Sono finalmente arrivati i playoff NBA, fase più calda e attesa della stagione cestistica americana. Assenti eccellenti, campioni sulla via del tramonto, delusioni e sorprese sono le variabili impazzite pronte a sparigliare il tavolo dei bookmakers. È il momento in cui concretizzare il duro lavoro svolto da giocatori, coaching staff e management: 16 squadre al via, tra big storiche, habituèe della postseason e graditi ritorni, ma solo una metterà al dito l’ambito anello. Chi riuscirà a sgominare la concorrenza? Vediamo se questo primo turno ha già dato qualche preziosa indicazione.
Minnesota Timberwolves (voto 9,5) vs. Phoenix Suns (voto 3)
Risultato finale: 4-0
La prima sentenza della postseason NBA arriva dall’Ovest ed è una di quelle che lascia il segno: Minnesota torna a vincere una serie playoff dopo 16 anni e lo fa in grande stile, schiantando con un sonoro cappotto i Suns, ritenuti questa estate tra i favoriti al titolo. Ma il campo ha raccontato tutt’altra storia.
Trascinatore assoluto dei T-Wolves Anthony Edwards (voto 9 per lui), che ha probabilmente messo in chiaro chi sia oggi la guardia pura più forte della Lega. Il 22enne prodotto di Georgia ha giocato una serie connotata da un dominio tecnico-fisico tale da ammaliare gli avversari, che a fine Gara 4 non hanno lesinato complimenti all’esterno di Minnie. Le cifre di Ant-Man in questo sweep parlano di 31 punti col 51,2% dal campo e un ottimo 43,8% da tre punti, conditi da 8 rimbalzi e oltre 6 assist a partita.
Minnesota però non è solo la sua stella. Anzi, durante tutta la stagione regolare ha dimostrato di avere un collettivo – soprattutto in difesa – di assoluto livello, tanto da chiudere ad una sola partita dalla vetta della Conference. Sugli scudi, in questa serie, anche i lunghi di Minnesota, che hanno permesso ai Lupi di dominare soprattutto a rimbalzo contro i Suns, con uno scarto di oltre 14 rimbalzi a partita tra le due squadre. Karl Anthony Towns e Rudy Gobert (voto 8 per loro) sono stati due fattori su entrambi i lati del campo combinando per quasi 35 punti e oltre 20 rimbalzi, con il francese addirittura vicino al 90% ai liberi, punto storicamente debole del suo arsenale.
Ottima anche la serie degli altri due titolari del quintetto di Minnie: l’esperto Mike Conley (voto 7) ha portato una regia saggia e sempre sotto controllo mentre il giovane Jaden McDaniels (voto 7,5) si è confermato tra i migliori difensori della NBA, con tanto di exploit offensivo in Gara 2, chiusa con 25 punti a referto. A chiudere un ingranaggio quasi perfetto, dalla panchina, il fresco vincitore del premio di sesto uomo dell’anno Naz Reid e Nickeil Alexander-Walker, utilissimi a mantenere costante il livello della squadra di Finch sull’arco di tutta la partita.
Delusione fortissima invece in Arizona per questo 4-0 che chiude una stagione nata sotto ben altri auspici. I Suns avevano fatto all-in nella scorsa offseason, creando un instant team col solo intento di portare a Phoenix il tanto agognato anello. Ma la stagione degli uomini di Vogel (voto 2) ha dato diverse volte segnali poco incoraggianti. I Suns non sono mai riusciti a trovare continuità fisica e tecnica e la serie con Minnesota non ha fatto altro che accentuare tutti i problemi visti nel corso delle 82 partite stagionali.
Il migliore in casa Phoenix è stato Durant (voto 6) unico a dare sempre continuità alle sue prestazioni ma trovatosi in maniera inaspettata troppo solo di fronte al dominio atletico dei Timberwolves. Devin Booker (voto 5) ha straperso il confronto diretto con Edwards e nonostante alla fine sia stato il miglior marcatore dei suoi – dato gonfiato dagli inutili 49 punti in Gara 4 – non ha mai inciso come ci si aspetterebbe da un giocatore del suo talento. Il terzo violino designato Bradley Beal (voto 4) si è fermato a soli 16,5 punti di media, davvero troppo pochi per uno scorer del suo calibro e più in generale la presenza di due Alpha come KD e Booker ha contribuito ad oscurare l’ex Wizards.
Emblematico poi come il quarto giocatore per punti realizzati dei Suns sia stato il veterano Gordon, con un poco scintillante 32,1% dal campo, che racconta delle enormi difficoltà di Phoenix contro la miglior difesa NBA. Altro giocatore travolto dalla mareggiata T-Wolves è il centro Jusuf Nurkic (voto 4), ennesimo pezzo pregiato del mercato estivo che si è sciolto contro i lunghi di Minnesota, al pari di una panchina inesistente e di uno staff incapace di trovare alternative di livello ai titolari. I Suns sono attesi da mesi roventi e scelte pesanti da fare, mentre Minnesota prosegue meritatamente il suo viaggio, iniziando a sognare in grande.
La straordinaria prestazione di Anthony Edwards in Gara 4
Oklahoma City Thunder (voto 8) vs. New Orleans Pelicans (voto 5)
Risultato finale: 4-0
Restiamo a Ovest per l’unica altra serie del primo turno finita in sole quattro partite. Passaggio del turno abbastanza scontato alla vigilia per i Thunder, forti del loro primo seed nella Conference, con inoltre il vantaggio di incontrare i Pelicans senza il loro miglior giocatore, Zion Williamson. NOLA ha espresso un basket offensivo davvero di basso livello, scoprendosi estremamente poco efficace in contumacia di Zion. Primo imputato nella débâcle Pelicans è Brandon Ingram (voto 3,5). L’ex Lakers ha chiuso una serie orribile con appena 14,3 punti di media, tirando dal campo con un misero 34,5% e segnando solamente due triple in tutta la serie, entrambe in Gara 3. Il suo 2/14 in Gara 4 è stato il chiodo definitivo sulla stagione di NOLA.
I ragazzi di coach Willie Green non hanno raggiunto in nessuna delle quattro sfide i 100 punti e, tra le sedici squadre in corsa in questo primo turno, New Orleans è stata la peggiore per punti a partita (89,5), percentuale dal campo (unica del lotto sotto il 40%), percentuale da tre punti (26,7%), palle perse (18 a partita), riuscendo a pareggiare la serie solamente a rimbalzo grazie soprattutto alla stazza di Valanciunas e Nance. Gara 1 ha dato l’illusione di una serie equilibrata, con la vittoria in volata dei Thunder grazie ad un paio di canestri decisivi di SGA e alla super difesa del rookie Wallace sull’ultimo possesso di McCollum.
La stella Gilgeous-Alexander (voto 7,5) è stato come da copione il faro dell’ottimo collettivo di coach Daigneault, sebbene sia sembrato meno brillante rispetto all’incredibile regular season che lo ha portato a essere tra i tre finalisti per il premio di MVP. Il prodotto di Kentucky può sicuramente migliorare nei prossimi turni le percentuali dal perimetro e nel mettere in moto i compagni. Ma al pari di Minnesota OKC ha costruito un grandissimo gruppo alle spalle della sua giovane superstar, a partire da Jalen Williams (voto 7) che ha confermato in questa serie di essere pronto a un ruolo importante nella NBA che verrà.
Ottimo anche l’impatto del rookie Chet Holmgren, che ha retto fisicamente contro la frontline avversaria riuscendo ad avere numeri più che discreti anche in attacco. Benissimo poi sul perimetro le prestazioni di Giddey e Dort che hanno combinato insieme per 21/41 dall’arco dei tre punti. I Thunder danno l’impressione di essere la squadra più profonda della lega e, a riprova di questo, ben 9 giocatori sono andati in doppia cifra di minutaggio medio nella serie. L’ostacolo più grande per OKC in questa run verso il titolo potrebbe essere proprio l’inesperienza ma di certo saranno un avversario durissimo per chiunque.
Gli highlights di Gara 1, un match che sembrava garantire maggior equilibrio alla serie
Denver Nuggets (voto 7) vs. Los Angeles Lakers (voto 6)
Risultato finale: 4-1
Il remake delle scorse finali di Conference termina nuovamente con una netta affermazione dei campioni in carica. Ma i Lakers trascinati da LeBron e Davis (voto 8 per entrambi) hanno disputo una serie molto più combattuta di quanto dica il punteggio finale, con un differenziale sulle cinque partite di appena 11 punti e con Gara 2 e 5 decise all’ultimo canestro, peraltro in entrambi i casi realizzato da Jamal Murray. Denver si è dimostrata nel complesso più forte soprattutto nel supporting cast, dove per i Lakers il solo Austin Reaves è stato costante e consistente, soprattutto in Gara 5 dove ha trascinato quasi da solo nel finale i gialloviola, sforzo vanificato poi dal già citato canestro decisivo di Murray.
D’Angelo Russell (voto 4) per l’ennesima volta nella sua carriera non è riuscito a incidere nei momenti che contano e, a sublimare questa sua tendenza, una “straordinaria” Gara 3 in cui ha chiuso con zero punti in 24 minuti di gioco. Il resto della squadra è stato puramente marginale e i Lakers chiudono qui una stagione e forse anche un ciclo mai del tutto sbocciato, dopo il titolo del 2020. Capitolo a parte merita però LeBron James. Il quasi quarantenne nativo di Akron dopo 21 stagioni nella Lega non dà segni evidenti di cedimento e, anzi, si permette il lusso di chiudere la serie contro la miglior squadra NBA con praticamente 28 punti, 7 rimbalzi e 9 assist. Davvero inossidabile, e la sua leggenda sembra ben lungi dall’essere finita.
In casa Denver invece si è già detto di Murray (voto 8) che sebbene abbia giocato una brutta serie al tiro – appena il 40% dal campo – ha confermato di essere uno dei giocatori più letali e decisivi quando arrivano i momenti caldi dei playoff. Sebbene appunto i canestri più importanti siano arrivati dalla guardia dei Nuggets, il faro della squadra resta sempre Nikola Jokić (voto 9), semplicemente il miglior giocatore al mondo. Il centro serbo – molto vicino a vincere il suo terzo titolo di MVP della regular season – ha giocato l’ennesima serie da padrone incontrastato sfiorando una clamorosa tripla doppia di media: 28,2 punti – 16,2 rimbalzi – 9,8 assist – 59,1% dal campo – 92,6% ai liberi: queste le cifre del Joker che non raccontano nemmeno fino in fondo del suo dominio sui Lakers.
Molto bene anche Michael Porter Jr. (voto 7,5) autore di prestazioni di alto livello, soprattutto in attacco, dove ha tolto le castagne dal fuoco a Denver in diversi momenti cruciali. Solidissima serie anche da parte di Aaron Gordon (voto 7), sempre a suo agio nei panni del super role player sotto le plance. Unico neo per i campioni in carica una panchina non all’altezza, con il solo Braun in grado di portare un piccolo contributo. L’addio in estate da parte di Bruce Brown potrebbe essere quel piccolo punto lasciato scoperto a cui cercheranno di aggrapparsi gli avversari per impedire il bis ai Nuggets.
Il game winner con cui Jamal Murray ha chiuso la serie, con 3,6 secondi residui sul cronometro
Boston Celtics (voto 6,5) vs. Miami Heat (voto 6)
Risultato finale: 4-1
Dopo aver chiuso la stagione regolare in vetta all’NBA, i Celtics si sbarazzano di Miami in cinque gare, scacciando i fantasmi dello scorso anno, quando proprio gli Heat li avevano sorpresi, eliminandoli a un passo dalle Finals. Per la squadra della Florida la sfida sembrava già dalla vigilia un ostacolo insormontabile, soprattutto dopo aver perso il miglior giocatore della squadra, Jimmy Butler, infortunatosi nella gara di play-in contro Philadelphia. La squadra di coach Spoelstra (voto 8) ha messo in campo tutto quello che poteva per fronteggiare la corazzata biancoverde ma la differenza tra le due compagini è stata davvero troppa. Complice una serata magica al tiro – 23/43 da tre punti – gli Heat hanno compiuto una mezza impresa espugnando il TD Garden in Gara 2 ma per tutto il resto della serie hanno subito lo strapotere di Boston.
Riesce difficile parlare dei singoli in una squadra dal talento medio molto livellato, con l’unica vera eccezione di Bam Adebayo (voto 7), autore di una serie solida. L’altra stella della squadra – o presunta tale – Tyler Herro (voto 6) è stato troppo incostante, non riuscendo a incidere soprattutto al tiro. Il resto del roster dato in mano a un altro coaching staff porterebbe a un disastro epocale, nota ulteriore di merito per la franchigia degli Heat, capace nel corso delle ultime stagioni di cavare letteralmente il sangue alle rape.
Lato Boston, la grande sorpresa è l’uomo meno atteso del quintetto ossia Derrick White (voto 8). L’ex Spurs è ormai una colonna dei Celtic e la sua Gara 4 – seconda prestazione all-time per punti segnati senza neanche un tiro libero – è il coronamento di una serie di altissimo livello. L’uomo più atteso, Jayson Tatum (voto 7), ha faticato un po’ con le percentuali ma è comunque stato il miglior rimbalzista della squadra – oltre i 10 di media – e più in generale ha dato l’impressione di essere estremamente in controllo e di avere ancor parecchie marce da scalare. Al solito, concrete anche le prestazioni di Jaylen Brown (voto 7) risultato alla fine il miglior marcatore in casa Celtics, oltre ad aver portato in dote un discreto lavoro oscuro su entrambi i lati del campo.
Più in difficoltà invece Holiday (voto 5) che ha chiuso col 35% dal campo e appena 7,8 punti e soprattutto Porzingis. L’infortunio del centro lettone è la notizia peggiore per coach Mazzulla: le prime analisi parlano di stiramento al polpaccio destro, con almeno un paio di settimane di stop. Porzingis salterà quanto meno il secondo turno e se per Boston non dovrebbe essere un problema troppo grande nell’immediato, il rischio di arrivare corti con la rotazione dei lunghi alle sfide decisive per il titolo è alto. Unico giocatore sotto le plance davvero affidabile resta l’esperto Al Horford, decisamente un po’ poco nella lega degli Embiid e dei Jokić.
Prestazione monstre in Gara 4 per Derrick White
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