Dibattito al bar su quale Chiesa è più forte

Due chiacchiere tra amici davanti ad un caffè, che parlano del più e del meno. Ma il calcio catalizza sempre le discussioni e una semplice pagella letta su un quotidiano può diventare lo spunto per un discorso più ampio. E voi? Da che parte state in questo confronto generazionale?

 

Quale Chiesa è più forte

Dario: “Bonsa! Sono qua!”

Manuel: “Eccoci! Ciao Dario, come va? Il piccolo?”

Dario: “Tutto ok, dai. Cresce. Tu? Come va il lavoro nuovo?”

Manuel: “Alla grande, piano piano sto entrando nei meccanismi. Fermo, ci penso io… Cosa prendi?”

Dario: “Un caffè e un cornetto vuoto. Ti aspetto al tavolo?”

Manuel: “Sì sì, vai tranquillo. Prendo tutto e vengo”

 

Lo sguardo cade su un giornale sportivo.

 

Dario: “Viste le partite ieri? Che fatica la Juve… Guarda qua! Chiesa 4,5: nel primo tempo un angolo e un passaggio sbagliato, il primo e unico tiro in porta al 12’ della ripresa. Prova assolutamente incolore: per lunghi tratti sembra invisibile e Allegri lo sprona inutilmente a entrare in partita. Involutissimo il buon Federico eh! Mi sa che gli manca qualcosa rispetto al padre. Qui ci sono gli estremi per panchinarlo fino a fine anno.”

Manuel: “Esageri sempre. Non ha giocato bene ieri ma ricordiamoci di chi stiamo parlando, dai.”

Dario: “È un po’ che non sta propriamente brillando… Mi sa che Allegri si è rotto di aspettarlo. E lui non è più quello dell’Europeo. Suo padre era un giocatore più decisivo. Secondo me Enrico all’epoca era nettamente migliore del figlio oggi.”

Manuel: “Ma no dai, giocatori diversi, epoche diverse. Il padre era un buon giocatore ma non è mai stato un big, nemmeno in Nazionale. Lui invece è il più forte calciatore che abbiamo, è stato comprato dalla Juventus per un sacco di soldi. Non sono confrontabili, Federico è più forte.”

Dario: “Dici eh? Però da quando è alla Juve è costantemente in calo. Essersi rotto non lo ha aiutato, ma Allegri ormai piuttosto fa giocare Yildiz o addirittura Milik. Tra l’altro l’anno prossimo gli scade il contratto, no? Suo padre invece era un’altra cosa, al Parma con Crespo erano devastanti! Nell’1 contro 1 lui era incredibile! Pensa, il Parma… oggi non sarebbe minimamente pensabile! Che cazzo di periodo quello. Dai su, Enrico è stato più importante.”

Manuel: “Ma non fare il nostalgico! È cambiato tutto ormai, il calcio è più fisico, il ritmo e gli strappi sono tutto e Chiesa ce li ha. L’infortunio e forse il modo di giocare lo penalizzano – questo è sicuro – ma è un giocatore potenzialmente devastante. Nel calcio di oggi suo padre non so neanche in che posizione potrebbe giocare.”

Dario: “Beh perché, il figlio non ha lo stesso problema? Allegri gioca con due punte e mi pare che lui faccia molta fatica quando ha poco campo davanti. Certo a fare il quinto di centrocampo non ce lo vedo minimamente, però se Allegri non cambia modo di giocare per lui evidentemente non lo ritiene tutto ‘sto fenomeno. Da seconda punta invece suo padre era un drago. Sai con chi avrebbe fatto da dio? Con un centravanti tipo… Vlahovic. Ma poi quella Serie A era molto più dura, non scherziamo. Allegri ha detto che si aspettava quindici gol da Chiesa. Che ottimista Max!”

Manuel: “Federico non è e non sarà mai un realizzatore puro e giocare così gli fa perdere efficacia. La seconda punta, poi… Ormai è un ruolo che non usa più nessuno, nel calcio ora servono quelli come lui, che possono giocare a destra o a sinistra e puntano sempre l’uomo. Suo padre oggi con il gioco di Allegri farebbe fatica.”

Dario: “Questo è vero, pochi allenatori giocano con le due punte… però le prime due del campionato sì. Chiesa padre a fianco di Lautaro o di Vlahovic oggi farebbe 15 o 20 gol. Suo figlio se deve giocare in un tridente e Allegri non cambia schema, secondo te dove va? Perché è anche in scadenza l’anno prossimo. Napoli? Roma? Già al Milan non lo so se sarebbe più decisivo di Pulisic…”

Manuel: “Io penso che ovunque vada sarebbero contenti di averlo. Magari va all’estero. Alla fine dipende da quanto chiederà la Juventus, ma per me giocherebbe ovunque, con quella tecnica e quel passo.”

Dario: “Ma dai, ormai è finito! Non salta più l’uomo, non segna, non è decisivo in niente! Voglio essere buono: diciamo che è più un Bernardeschi che un Salah.”

Manuel: “No, dai, tu parli da hater del calcio italiano di oggi. Non è valorizzato ma rimane un top player, altro che Bernardeschi. Vedrai se va all’estero come lo rimpiangiamo. In Italia il talento non lo riconosciamo più.”

Dario: “All’estero andrebbe in una squadra di seconda fascia. Tottenham, Siviglia, una roba così… a fare lo Zaniolo con più hype forse. Mica come il padre, che in 19 presenze in Champions ha fatto 10 gol!”

Manuel: “Il figlio ha i mezzi per fare le stesse presenze in una big in due stagioni scarse, lottando anche per vincere. Al PSG o al Bayern non avrebbe problemi a trovare spazio.”

Dario: “Al PSG al posto di Dembelé? O al Bayern al posto di Musiala? Ne dubito… Io credo che l’unico modo che ha di rialzarsi è imparare a giocare in una posizione nuova: da quando si è fatto male è un giocatore completamente diverso. Allegri lo può aiutare a diventare una seconda punta, però lui ci deve credere.”

Manuel: “Va detto che il padre è sempre stato costante e poi si è anche rilanciato in provincia. Io non lo so se il figlio andrebbe in un Siena per rilanciarsi, per dire. Ma è vero anche che sono tempi diversi rispetto a quando giocava suo padre.”

Dario: “Andare a giocare in una piccola per rilanciarsi? Mah. Oh, come passa il tempo quando ci si diverte, dai che andiamo.”

Manuel: “Ciao Dario, buona giornata. E non fare il nostalgico, il calcio è sempre bello, anche la Serie A di oggi!”

Dario: “Ma smettila, niente a che vedere con gli anni ’90, le Sette Sorelle… Ciao Bonsa!”.

 

Nostalgia o contemporaneità?

Confrontare due giocatori di epoche diverse può sembrare difficile anche se portano lo stesso cognome e condividono gli stessi geni.

Meglio il passato segnato dal dominio della tecnica o il tatticismo e l’atletismo del presente, dove schierare uomini che paiono più mezzofondisti che calciatori può non sembrare un’eresia?

E che dire della famiglia Chiesa? Forse Enrico ha raccolto meno considerazione di quanta effettivamente ne meritasse. E su Federico vale la pena farsi delle domande ma, al tempo stesso, tenere duro e insistere.

Spalletti ha detto di lui che è il nostro Sinner eppure, a pochi mesi dall’Europeo, l’uomo di punta pare lontano dal campione che fu. La speranza è di ritrovarlo, affinché ci prenda per mano e tiri fuori dal cilindro il carattere e la classe che servono per risolvere le partite. Come faceva papà Enrico.

 


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catenaccio

Di Dario Tagliaferri

Informatico di professione, allenatore di calcio per bambini per diletto. 40 anni ma ne dimostro meno. Dicono che odio tutti, ma solo quando piove.