Torino-Lazio è sempre una partita a scacchi

Nella loro storia da allenatori, Juric e Sarri si sono sempre affrontati in partite equilibrate. La loro prima volta da avversari è l’emblema di cosa ci dobbiamo aspettare quando si affrontano: uno 0-0 secco tra Genoa e Napoli. Ad oggi il bilancio tra i due tecnici vede 2 vittorie per il tecnico croato, 4 pareggi ed altrettanti successi dell’allenatore della Lazio.

 

Le difficoltà offensive del Torino

Nonostante sulla carta abbia un reparto offensivo di grande potenziale, il Torino è tra le squadre più in difficoltà dal punto di vista offensivo della Serie A. Per renderci conto di questa problematica basta un dato basilare come quello dei gol segnati: i granata in 24 partite hanno messo a segno 23 reti, soltanto Salernitana ed Empoli hanno fatto peggio.

La creazione di occasioni è un problema che persiste da quando Juric si è seduto per la prima volta sulla panchina del Toro ma i dati sembrano peggiorare di stagione in stagione. I granata sono terzultimi per tiri totali a partita, penultimi per tiri in porta a partita e terzultimi per creazione di occasioni ogni 90 minuti.

Avevamo già avuto modo di analizzare il calo del Torino in questa terza stagione sotto la guida di Juric, che ha deciso di cambiare sistema di gioco rispetto alle annate precedenti. Per sfruttare la presenza di due attaccanti di ruolo, il tecnico croato ha deciso di passare al 3-4-1-2, con Vlasic dietro i due attaccanti, sebbene spesso e volentieri il trequartista ex West Ham si posizioni a destra, con Sanabria al centro e Zapata in una posizione più esterna sul lato sinistro.

 

Le potenziali soluzioni in fase di possesso

Nella gara d’andata, il Torino ha alternato due tipi di strutture in fase di costruzione. Il primo caso prevedeva un avanzamento a centrocampo da parte di Buongiorno, andando a trasformare il modulo in un 2-5-3. L’intento era quello di aprire orizzontalmente la squadra avversaria, che però non ha avuto particolari problemi, dato che il centro del campo veniva coperto bene.

 

Gradualmente la Lazio alzava la pressione per evitare un’eventuale palla lunga alle spalle della linea. Ad uscire in pressing sul braccetto non era l’ala bensì la mezzala lato palla, in modo da evitare di lasciare scoperta la corsia e coprendo allo stesso tempo il centro del campo.

 

Le cose per il Toro sono cambiate nel momento in cui si è passati ad una costruzione 4+1, con lo scivolamento di Ricci nella linea difensiva. In questo modo una mezzala era costretta ad uscire in pressione sul numero 28 e Tameze poteva ricevere indisturbato tra le linee.

 

Una volta superata la prima pressione biancoceleste, il Toro ha potuto in gran parte affidarsi alle catene laterali per sviluppare l’azione, specialmente sul lato sinistro. Un aspetto su cui il tecnico croato punta molto è quello del cambio gioco: in caso si riuscisse a creare densità con passaggi interlocutori sul lato sinistro, si libererebbe completamente il canale destro, dove Bellanova potrebbe attaccare la profondità.

 

Attaccare l’ampiezza

Sulla catena di sinistra si potrebbe trovare agevolmente la superiorità numerica, dato che la difesa a zona della Lazio presenta dei difetti. Nel momento in cui Lazaro va a ricevere in ampiezza, Lazzari deve rompere la linea e uscire in pressione sul quinto, ma alle sue spalle può liberarsi uno spazio che non viene sempre coperto a dovere dal difensore centrale.

 

In questo aspetto è stato molto bravo De Ketelaere in Atalanta-Lazio, il quale ha propiziato il gol del vantaggio effettuando un inserimento tra terzino e difensore. Il Torino potrebbe sfruttare Zapata in questa posizione, come ha già fatto nelle precedenti partite, ma verrebbe meno il suo peso realizzativo in area di rigore. Si potrebbe allora optare per Ilic, che ha già svolto questo tipo di funzione in altre partite.

In fase di rifinitura il Torino può puntare specialmente sui cross in area di rigore. Questo aspetto può sfruttare una falla nella linea difensiva biancoceleste, nella quale non c’è nessun elemento che spicca per altezza. D’altro canto, nel reparto offensivo del Toro c’è un abile saltatore come Duván Zapata che può far male ai capitolini.

 

Le assenze e le scelte di formazione

Nella conferenza stampa di presentazione della gara, Ivan Juric ha annunciato che a livello fisico la situazione della sua squadra non è una delle migliori. Infatti, il pacchetto difensivo titolare composto da Schuurs, Buongiorno e Rodriguez si trova interamente ai box e ci sono stati ulteriori infortuni che hanno decimato la rosa.

Vojvoda sarà assente per via di un brutto colpo alla schiena, Tameze ha l’influenza e Djidji ha avuto problemi alla caviglia. Anche Vlasic è in dubbio, mentre Sanabria sembra possa recuperare. Il tecnico croato ha poi rassicurato l’ambiente affermando che Ricci può eventualmente prendere il posto di Vlasic, in una posizione dove è più libero di muoversi. I dubbi rimangono in difesa, riguardo a quello che pare essere un ballottaggio tra Djidji e Sazonov, due giocatori con caratteristiche diverse.

 

Il crollo offensivo della Lazio

Se c’è un punto di contatto tra Torino e Lazio, è proprio la difficoltà a segnare. Secondo i dati Opta via Fbref, infatti, i biancocelesti sono negli ultimi posti in Serie A per molteplici valori offensivi. La squadra di Sarri è 17ª sia per occasioni da tiro create (SCA) che per numero di tiri totali ogni 90′. Numeri non molto in controtendenza con la stagione passata, nella quale i capitolini sono arrivati secondi in classifica. La Lazio non ha mai creato una grande mole di occasioni ma aveva due pregi che stanno venendo meno: la qualità delle scelte al momento della rifinitura e la precisione sotto porta.

Se nella scorsa annata l’allenatore toscano ha potuto godere della massima espressione calcistica di Zaccagni e Felipe Anderson, oltre che di un giocatore del livello di Milinkovic-Savic, adesso guarda i suoi faticare a calciare in porta. La squadra è 5ª come passaggi nell’ultimo terzo di campo. Il tecnico laziale ha più volte spiegato come il problema non sia arrivare nelle zone calde, ma sbagliare le scelte che trasformano quelle occasioni da potenziali a reali.

Come detto pocanzi, i biancocelesti hanno sempre ricercato la qualità dei tiri più che la quantità. Per questo, nel 22/23 sono stati all’8º posto per numero di tiri nello specchio della porta. Tutto ciò aveva premiato gli uomini di Sarri col 2º miglior rapporto tra xG, rigori esclusi, e tiri totali. Una capacità, quella di creare tiri ad alta pericolosità, che è andata però scemando.

In questa Serie A la Lazio ha visto calare entrambi i dati e, conseguentemente, il conto delle reti realizzate. Una difficoltà a creare occasioni, sia in quantità che in qualità, che ha fatto male anche alla precisione della squadra. Solo Cagliari, Napoli ed Empoli hanno fatto peggio quanto a differenza tra gol segnati e xG prodotti, rigori esclusi. Un’underperformance in totale controtendenza rispetto al 3º miglior dato dell’anno passato, che ha trainato la squadra fino ai 74 punti finali. Non solo i biancocelesti creano poco, ma quel poco non viene nemmeno concretizzato.

 

Le armi della Lazio contro il Torino

La fase di possesso della Lazio non ha subito molti cambiamenti. La costruzione 4+1 è finalizzata a formare quelle connessioni sulle catene laterali che consentono alla squadra di liberarsi della prima pressione. I triangoli che il 4-3-3 permette di creare vengono sfruttati però in modo diverso sulle due fasce. Quella di sinistra è il regno di Luis Alberto, e isolare Zaccagni col suo diretto avversario è il principale obiettivo. Proprio il rendimento non eccelso di quest’ultimo, frenato anche dai problemi fisici, ha fatto scivolare i biancocelesti dall’11º al 15º posto per tiri creati attraverso l’uno contro uno.

La classica disposizione della Lazio in costruzione

 

A destra invece è il dinamismo a farla da padrone. Lazzari, Guendouzi e l’ala di parte, che sia Felipe Anderson o Isaksen, sono sempre pronti a combinare tra di loro e a scambiarsi di posizione. Tutti e tre, infatti, possono attaccare la profondità, e questo rende le loro triangolazioni le più pericolose per gli avversari. In questo senso, è sicuramente la catena che può dare maggiori soddisfazioni tra le due per la gara di stasera per mettere in difficoltà il sistema marco-marco tipico del Torino di Juric.

Uno dei tanti tentativi di triangolazione sulla catena laterale di destra biancoceleste

 

Le scelte di Sarri

Sarri sarà chiamato a scegliere poi tra Immobile e Castellanos dall’inizio. L’argentino appare più adatto per il suo miglior apporto nel gioco spalle alla porta. Una delle sue migliori uscite fu proprio alla prima da titolare nell’andata contro l’Atalanta. Un gol, un assist, e una prestazione che ha consentito alla Lazio di manipolare a proprio vantaggio il sistema difensivo di Gasperini. Ecco perché, come in quella gara, si potrebbe vedere un Provedel più partecipe per punire le marcature a uomo dei granata.

Un esempio di come la Lazio sappia sfruttare le marcature a uomo degli avversari

 

Il tecnico toscano attende anche buone notizie da Vecino, autore del gol che ha stappato la sfida precedente tra queste due squadre. Gli inserimenti senza palla che lui può garantire tappano il buco lasciato dalla partenza di Milinkovic-Savic. L’uruguaiano si sta dimostrando l’unico in grado di rappresentare una presenza importante in un’area di rigore lasciata spesso vuota dai calciatori della Lazio. Non è un caso che lui e Zaccagni siano stati i marcatori nel match dell’Olimpico. Da una parte la capacità dell’ex Inter di impattare fisicamente e tatticamente con i suoi movimenti, dall’altra il miglior dribblatore e l’esterno che sa attaccare meglio la porta. Caratteristiche, queste, che danno fastidio al Torino.

 

I possibili accoppiamenti del pressing granata

Rispetto alla prima stagione di Juric, dove il Toro ci aveva abituato a una pressione iper-aggressiva, è cambiata molto l’attitudine in fase di non possesso. Nell’annata 2021/22 i granata hanno registrato il 2º PPDA più basso in Serie A (dato che misura in modo decrescente l’intensità del pressing), mentre in questa stagione è sceso all’8º posto. Da questo possiamo dedurre che il Torino ha cambiato l’intensità, ma non i propri principi. L’idea è sempre quella di mantenere il baricentro medio-alto e di marcare a uomo a tutto campo.

 

Sui terzini avversari il marcatore può cambiare a seconda della formazione titolare. Nella gara d’andata, sul terzino sinistro Marusic è uscito Schuurs in pressione alta, mentre Bellanova si è accoppiato con Zaccagni. Se Djidji dovesse giocare, è probabile che vada lui a marcare l’esterno alto e che Bellanova vada a pressare il terzino. Sul terzino destro potrebbe uscire normalmente Lazaro, ma nel caso in cui dovesse giocare Isaksen nel ruolo di ala destra, sarebbe preferibile che l’austriaco componga la linea difensiva e che in pressione esca la mezzala sinistra.

Un altro aspetto da controllare è sicuramente il riferimento che deve marcare Samuele Ricci. Il centrocampista toscano ha sempre mostrato grandi doti di regia, migliorando negli anni anche l’attacco della linea, ma mostra comunque delle carenze difensive in determinati aspetti. Quando si trova a marcare un giocatore che si inserisce costantemente in area di rigore tende ad andare in crisi, come ha fatto con Vecino all’andata.

 

Pregi e difetti della difesa a zona della Lazio

Quando si adotta un sistema di difesa posizionale nel calcio odierno si ricorre quasi sempre a una difesa a 5. Questo perché è il migliore quando si tratta di andare a marcare i famosi cinque corridoi offensivi. La Lazio, invece, sceglie una linea a 4. Una linea difensiva, quella sarriana, che viene rigidamente mantenuta senza mai rompersi per prendere i riferimenti. Il problema principale che si deve fronteggiare è sulla prima pressione. Quest’ultima non può essere aggressiva, e ci si rifugia in un blocco medio. Non spezzando la linea, il principale punto debole è nei mezzi spazi.

L’unico modo per ovviare ai pericoli che possono derivare da questo modo di difendere è quello di rimanere molto corti tra i reparti. Questo è sempre il primo indicatore per vedere se la difesa biancoceleste è in giornata. Quando la squadra è corta, le scalate del certosino sistema di Sarri sono più efficaci, oltre che più facili da attuare. L’obiettivo è indirizzare il gioco sugli esterni, o forzare un lancio lungo per la mancanza di linee passaggio concesse nella zona centrale.

Con squadre che faticano ad avere uno contro uno sugli esterni la Lazio tende a concedere poco al suo avversario. Gli 0.23 xG (dati Understat) concessi al Torino all’andata ne sono un indicatore. I biancocelesti dovranno guardarsi soprattutto dai movimenti alle spalle dei terzini. In queste situazioni, inevitabilmente la linea rischia di rompersi se il mediano non può assorbire quel movimento. A quel punto, se è il centrale a uscire esternamente, il mediano deve abbassarsi per riformare la linea a 4. Il rischio è che poi la zona del dischetto, come si vede nel gol di Zirkzee nell’ultima sfida col Bologna, sia quella che rimane sguarnita e che può essere attaccata.

Vlasic attacca Lazzari alle spalle con Rovella costretto ad assorbire il suo movimento

 

Identità imperfette

Seppur con i loro difetti, specie in fase di possesso, Torino e Lazio sono due squadre che rispecchiano i loro allenatori. Due tecnici differenti, con idee radicalmente diverse, ma entrambe ben visibili e riconoscibili. Due filosofie estreme, che partono da poli opposti, e che quando si scontrano tendono ad annullarsi. Arrivati alla terza stagione, sia per l’uno che per l’altro si respira un senso di chiusura. Sembra, dalle loro parole ma non solo, che sentano di aver fatto il massimo con il gruppo a disposizione.

Una situazione stagnante, un po’ come gli attacchi delle loro squadre. Due identità così definite, così polarizzanti, e così imperfette. Una saturazione, quella degli ambienti torinisti e laziali, che non potrà che portare a dei cambiamenti in estate. Siano essi una rivoluzione in termini di rosa o la fine del percorso in panchina per Juric e Sarri.

Di certo, a prescindere da cosa ne sarà del futuro loro e dei loro club dopo questo triennio, stasera ci accomoderemo sul divano a goderci l’ennesima battaglia tattica.

 


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catenaccio

Di Francesco Bonsi

Ho 16 anni, lavoro come match-analyst in una squadra di Prima Categoria, e vivo di calcio. Amo sconfinatamente Roberto De Zerbi e i suoi discepoli.