Pione Sisto: la depressione, la setta e tutto il resto

Pione - Puntero

Se bazzicate le dirette gol di TV8, vi sarete sicuramente imbattuti in un ragazzo brevilineo dal nome curioso, che giocava sulla fascia sinistra del Midtjylland. Pione Sisto aveva le stigmate del campione, eppure la sua carriera ha preso una piega totalmente differente da quella che molti ipotizzavano. Complici molti fattori, certo, ma le motivazioni principali vanno ben oltre il campo da gioco.

 

Origini di un potenziale mito

Sisto nasce in Uganda da genitori provenienti dal Sudan del Sud che decidono di trasferirsi in Danimarca in seguito alla guerra civile, quando il piccolo Pione ha soltanto due mesi. Il bambino cresce a pane e pallone, fino a quando non gli si spalancano le porte di uno dei club più importanti del Paese: il Midtjylland lo preleva dalle giovanili del Tjørring, facendolo giocare con i pari età per qualche stagione prima di gettarlo in Superligaen a soli 17 anni, consapevoli di avere tra le mani una piccola stella. Il ragazzo non delude le aspettative, iniziando a macinare minuti e prestazioni sempre più convincenti, fino a diventare un riferimento della squadra di Herning. Dopo aver ricevuto la cittadinanza nel 2014, la federazione danese riesce a convincerlo a rappresentare la terra dove è cresciuto. Un episodio curioso accade proprio nel corso della conferenza stampa indetta per annunciare la scelta di giocare per la Danimarca: nel bel mezzo delle classiche domande di rito sbucano i genitori del baby prodigio, entrambi con il viso ricoperto di polvere bianca, che approfittano del momento di convivialità per sfoggiare un rito benaugurante. Pione da un buon discepolo si unisce alla danza dei genitori, per poi sorridere ai fotografi.

Pione - Puntero

Rito di famiglia durante la conferenza stampa

 

Pione di Spagna

Dopo le ottime prestazioni in terra danese, molti club europei si attivano per accaparrarsi le prestazioni dell’esterno di origine africana. Manchester City, Juventus, Lione, Valencia. Realtà ambiziose per un ragazzo pronto ad essere catapultato nel mondo dei grandi. Pione però decide di andare controcorrente, accasandosi in Galizia, al Celta Vigo, per continuare il proprio processo di crescita. In Spagna però qualcosa comincia a scricchiolare, come evidenziano le parole di Iago Aspas, bandiera del Celta:

È giovane, lontano da casa ed è quasi sempre da solo. Non esce praticamente mai né beve quando andiamo a cena.

Pione è un giovane decisamente lontano dal canone del calciatore tipo: ama le passeggiate all’alba, la lettura di trattati filosofici e non trascorre troppo tempo davanti allo schermo dello smartphone. Quest’ultima sana abitudine è la causa di un inconveniente per cui viene preso in giro per settimane dai compagni: nonostante la marea di e-mail e messaggi inviati dalla federazione danese per avvisarlo che lui e i compagni non avrebbero dovuto partecipare ad una partita contro la Slovacchia, Pione si presenta puntale in aeroporto a Vienna, pronto a sostenere il viaggio. Si ritrova da solo, contatta la squadra che nel frattempo si è radunata a Copenaghen e solo allora scopre dell’annullamento della partita. Interrogato dai cronisti spiega la sua versione:

Ho ricevuto molti messaggi negli ultimi giorni, ma non li ho letti tutti. Uno di questi dovrebbe essere della federazione. Devo dare un’occhiata.

 

La fuga

Il bizzarro intoppo con la nazionale è solo il primo di una lunga serie di episodi a dir poco inconsueti. In particolare, il periodo del lockdown imposto per la pandemia di Covid-19 risulta molto duro per il ragazzo: sebbene già prima della diffusione del virus non fosse troppo avvezzo alla socialità, l’isolamento e l’impossibilità di incontri con la famiglia e gli affetti, comunque sporadici da quando si era trasferito nella penisola iberica, lo segnano al punto da comprometterne la salute mentale. Contattato da giornali e riviste sportive nella sua casa in Galizia, rilascia una serie di dichiarazioni abbastanza enigmatiche sull’inutilità degli allenamenti. In seguito, per tre settimane, decide di adottare una dieta esclusivamente fruttariana che gli causa diversi scompensi a livello fisico.

Una volta ristabilitosi, Sisto non risponde alle telefonate dei dirigenti e decide di mettersi in viaggio: parte in auto alla volta della Danimarca perché vuole tornare a casa dei genitori e documenta tutto sui social. Al suo ritorno in Spagna la dirigenza del Celta organizza una conferenza stampa:

Pione Sisto ha un problema, non sta collaborando con il club per risolverlo ed è un problema di cui non possiamo parlare.

Il danese infatti non si è più presentato agli allenamenti dopo lo stop dettato dal Covid, non solo a causa della vana fuga in Danimarca, ma anche perché, una volta rientrato a Vigo, ha spiegato alla società di preferire la meditazione allo sforzo fisico.

 

Il regno fantasma

La fuga non andata a buon fine rappresenta la pietra tombale sulla permanenza di Pione al Celta. Il club decide di multarlo pesantemente e metterlo sul mercato. Nel 2020 torna davvero a casa, al Midtjylland, pronto a rimettersi in gioco dopo la parentesi fallimentare in Spagna. Il ragazzo però non è più quello di un tempo e rimane bloccato in un limbo tecnico per tre stagioni prima di dover fare nuovamente le valigie. Per lui si aprono le porte del campionato turco: viene ingaggiato dall’Alanyaspor. La magia però è ormai svanita, Pione non riesce più a trovare le forze di rimettere in sesto la carriera.

Diventato a tutti gli effetti un ex calciatore, acquista quattro ettari di terreno nel piccolo comune di Oliveira do Hospital, nella regione di Coimbra, in Portogallo, per favorire l’insediamento di una setta religiosa che vuole fondare uno stato autonomo. A capo della congrega c’è un santone che si fa chiamare Água Akhabl Pinheiro, promotore della nascita del Reino do Pineal, che vorrebbe riconosciuta l’autonomia dal Portogallo per vivere secondo le proprie regole. Sui social Sisto commenta così quanto sta accadendo:

La fondazione Pineal è uno dei tanti progetti spirituali, culturali ed ecologici a cui ho donato tempo ed energia. Penso che il mondo abbia bisogno di più organizzazioni che mettano natura, ambiente e salute al primo posto.

Sebbene gli intenti siano decisamente lodevoli, Sisto non fa menzione delle mire secessioniste dell’associazione, particolare di non poco conto e che in Portogallo ha suscitato polemiche veementi.

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Pione e i suoi “fratelli”

 

Giù la maschera

Per tentare di comprendere le difficoltà incontrate durante la propria carriera da una promessa del calcio internazionale qual era Sisto, è neccessario un ampio passo indietro nella storia del suo Paese di origine. Dal 1955, infatti, il Sudan è dilaniato dalla guerra civile, deflagrata nuovamente nel 1983 dopo una pace durata circa un decennio. Da bambino Pione ha vissuto in prima persona gli orrori del conflitto e ne ha fatto ulteriore conoscenza attraverso i racconti dei suoi genitori. Prima di abbracciare gli ideali di Pinheiro, in un’intervista al quotidiano danese Politiken il calciatore aveva raccontato di come già nel 2018 avesse conosciuto il baratro della depressione, tanto da aver progetto la fuga dal ritiro nazionale danese durante i Mondiali di Russia:

Volevo davvero solo andare a casa. Non mi importava come sarebbe andata. Se fossimo stati eliminati, per me andava bene.

 


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catenaccio

Di Marco De Gaspari

Totalmente dipendente da calcio e musica. Tutto si basa sulla più grande massima mai espressa: chi sa fare sa capire.