Sono passati ormai tre mesi dall’inizio della stagione collegiale e si avvicina a grandi passi il giorno del draft 2024. In questo periodo sono cambiate diverse cose rispetto alle previsioni contenute nel nostro pezzo di novembre ed alcuni prospetti hanno evidenziato lacune tali da lasciare qualche dubbio circa il loro futuro a livello NBA.
Se nella vostra mente c’è ancora l’hype che ha accompagnato l’approdo in NBA di Wembanyama, sappiate che quest’anno potreste restare delusi. Nella draft class del 2024 non sembra esserci un talento generazionale tale da spingere le franchigie ad una stagione di tanking selvaggio pur di assicurarselo. Ad oggi, il favorito per la corsa alla prima scelta sembra essere il francese Alexandre Sarr, attualmente impegnato nel campionato australiano con i Perth Wildcats. Un lungo moderno con un’ottima mobilità ed un grandissimo potenziale difensivo ma con ancora diversi punti di domanda sul suo futuro impatto offensivo in una lega di ben altra competitività quale la NBA.
Dopo un inizio molto incoraggiante, invece, Isaiah Collier sta trovando diverse difficoltà. Reclutato come uno dei potenziali migliori prospetti in vista della stagione NCAA, la point guard dei Trojans si sta rivelando il classico giocatore tutto fumo e niente arrosto. Pur producendo il gran numero di assist per i compagni atteso alla vigilia, preoccupano le troppe palle perse. In particolare per un creatore primario di gioco quale Collier ambisce ad essere anche al “piano superiore”. A ciò si aggiunga una shot selection poco brillante ed un atteggiamento in campo non molto incoraggiante ed ecco spiegata la deludente stagione dei Trojans, costretti ai bassifondi della classifica della Pac-12.
Anche i due prospetti più attesi del Team Ignite hanno faticato ad esprimersi, in parte anche a causa di una squadra oggettivamente più debole rispetto agli anni passati. Ron Holland, dato ad inizio stagione come il favorito numero uno per la prima scelta, ha mostrato grosse difficoltà nell’attacco a difesa schierata e nel decision making, pur confermando di essere un grandissimo atleta. Percorso ancora peggiore sta facendo il suo compagno di squadra Matas Buzelis, arrivato nel team Ignite come ottimo tiratore dall’arco ma ad oggi molto deludente proprio in questo fondamentale, con il 28% su tre tentativi a partita.
Stante l’indecisione e le delusioni tra le posizioni più alte, nei mock draft stanno salendo vertiginosamente alcuni prospetti che ad inizio anno erano poco considerati e che oggi paiono avere addirittura chance di ambire alla prima scelta. Molto potrebbe dipendere dal fit con le varie squadre detentrici delle principali pick. Pertanto, è il momento di scoprire chi sono questi nomi nuovi che potrebbero minare le certezze del prossimo draft.
Nikola Topić
Nikola Topić è probabilmente il miglior playmaker del draft 2024, nonché uno dei prospetti che sta risalendo maggiormente le varie board negli ultimi mesi.
Figlio d’arte del campione del mondo 1998 Milenko Topić, in estate ha fatto registrare il record di punti in una partita dell’Adidas Next Generation Tournament. In più è stato nominato MVP dell’Europeo U18. Dopo un ottimo inizio di stagione in prestito al Mega Basket, accademia serba produttrice di grandi talenti tra cui il due volte MVP Nikola Jokić, è stato richiamato dalla Stella Rossa con l’intenzione di concedergli spazio anche in Eurolega. Un ritorno sfortunato, durato appena tre partite a causa di un infortunio al ginocchio che lo costringerà a stare fermo fino a marzo inoltrato.
Alto 198 centimetri e con braccia molto lunghe, Topić possiede mezzi fisici tali da poter dominare fisicamente i propri pari ruolo. Una caratteristica che sfrutta per arrivare con costanza al ferro, come dimostra il fatto che circa il 60% dei suoi tiri arriva nel pitturato. Pur con delle lacune nel primo passo, un ottimo ball handling gli permette di penetrare anche nel traffico, riuscendo a concludere con profitto anche in situazioni di contatto, il tutto senza dimenticare un ottimo tocco, che lo rende uno scorer affidabile anche senza arrivare al ferro.
Con l’aiuto di un blocco è praticamente infermabile, risultando un’arma come portatore di palla nei pick ‘n roll, situazione che sfrutta nel 43% delle sue azioni offensive, convertite con profitto con un 62% al tiro ed una TS del 67,7%. Numeri che rispecchiano la sua capacità di gestione del bloccante e di lettura della difesa e che lo rendono uno dei migliori attaccanti da p&r della classe.
Se in Europa si affida molto alla predominanza fisica sui pari ruolo avversari, in NBA l’impatto sarà necessariamente minore, alla luce della fisicità dei giocatori made in USA. A quel punto potranno risultare ancora più importanti le sue qualità di playmaking, già spiccate nonostante la giovane età, tanto da potersi considerare il giocatore più creativo della draft class. Topić è molto bravo a sfruttare la gravity che genera grazie alle sue doti da penetratore per servire i compagni sul perimetro, qualità che lo rende ancora più pericoloso quando la difesa collassa su di lui. In stagione sta viaggiando a 6,1 assist e 2,7 palle perse a partita, aspetto su cui può migliorare.
Il problema principale del suo gioco offensivo sembra essere l’affidabilità nel tiro da fuori. Da tre punti sta tirando con il 28% su quattro tentativi a partita, risultando a volte un po’ troppo timido nelle conclusioni. Nonostante questi numeri, il suo buon tocco al ferro e l’88% con cui sta tirando i liberi lasciano qualche speranza, pur risultando evidenti alcuni problemi di meccanica che lo limitano nel tiro dalla media e dal palleggio: in fase di tiro tende infatti a non saltare tanto, determinando un punto di rilascio abbastanza basso e tiri facilmente contestabili.
L’altra grande red flag del suo gioco riguarda la metà campo difensiva dove spesso sembra essere spaesato e fuori posizione. Potrebbe essere per la mancanza di impegno vista l’età o per il grande usage che sta avendo in attacco ma, al momento, è da considerare come uno dei peggiori difensori della classe.
Topić si sta affermando come una molto probabile scelta in Top 5 e le chance di venire scelto addirittura alla 1 passeranno dal finale di stagione con la Stella Rossa. Sicuramente rappresenta l’archetipo di portatore di palla creativo ma anche dotato di un’ottima stazza che è molto richiesto nella NBA moderna.
Fatte le debite proporzioni e senza voler peccare di lesa maestà, lo stile di Topić ricalca quello di Dončić, pure al netto di un talento di base e di un’esperienza europea inferiore.
Zaccharie Risacher
In questa classe molto internazionale, la nazione dominante è sicuramente la Francia, in crescita costante dal punto di vista cestistico. Dopo il fenomenale Wembanyama, altri tre prospetti transalpini sembrano pronti a sbarcare in NBA: il già citato Sarr, il 18enne Tidjane Salaun e Zaccharie Risacher, ala di 205 centimetri per 93 kg che gioca in patria nel Bourg-en-Bresse, squadra che partecipa anche alla EuroCup.
Il suo nome circola da diversi anni tra gli scout NBA. Da quando ha fatto parlare di sé per l’esordio a soli 16 anni nel massimo campionato francese con la canotta dell’Asvel. L’ottimo Mondiale U17 con la sua nazionale nell’estate del 2022 aveva fatto salire tantissimo le sue quotazioni, con la speranza di un possibile sviluppo da scorer primario. Aspettative, tuttavia, frustrate dai Mondiali U19 della scorsa estate, in cui Risacher ha avuto molte difficoltà che hanno fatto calare nettamente l’hype nei suoi confronti.
In attacco è un giocatore molto pericoloso quando è senza palla, grazie alla sua capacità di lettura delle difese e dei loro movimenti, che sfrutta nei tagli verso il canestro. Ma è di alto livello soprattutto la capacità di farsi trovare pronto sul perimetro per il tiro da fuori. Dopo aver iniziato la stagione con qualche difficoltà, Risacher si è affermato come un ottimo tiratore perimetrale. La meccanica è molto buona, fluida e rapida, inoltre il punto di rilascio molto alto rende poco contestabili i suoi tentativi. In stagione sta tirando con il 45% dall’arco su più di tre tentativi a partita. Ad aumentare ulteriormente la sua pericolosità senza palla c’è anche l’ottima abilità nel tirare in movimento in uscita dai blocchi.
Al netto della stazza, è dotato di un discreto ball handling e col tempo è migliorato nel decision making e nella rapidità con cui decide cosa fare con la palla. Può sfruttare la gravity che genera sul perimetro per attaccare i closeout, concludendo al ferro con le sue lunghe leve o servendo i compagni grazie alla sua abilità da connettore. A difesa schierata gli manca un po’ di esplosività e creatività per superare l’avversario. Questo lo limita ancora nel gioco on ball, sebbene nel corso della stagione abbia mostrato miglioramenti nel tiro dal palleggio che, unitamente al buon tocco ed alla stazza, potrebbero farne un valido shot creator.
Per quanto concerne l’altro lato del campo, possiede la giusta combinazione di lunghezza, agilità e consapevolezza per risultare un buon difensore anche in NBA. Off ball è molto bravo nel tenere sempre la posizione giusta e leggere gli attacchi avversari. Comunica molto con i compagni e raramente fa ball-watching. È in grado di stare sul perimetro e contenere le penetrazioni e in alcuni momenti gli viene chiesto di marcare le point guard avversarie, un po’ come faceva Mikal Bridges ai tempi di Phoenix.
È proprio l’attuale giocatore dei Nets la comparison più calzante per il francese, soprattutto in termini di attitudine nella propria metà campo.
Tuttavia occorre precisare che, ad oggi, non ha la velocità di piedi per stare con le guardie più sguscianti, sebbene abbia ottimi istinti e l’impegno non manchi. Altro punto a suo favore è la capacità, quando viene battuto in palleggio, di recuperare da dietro con le sue braccia lunghe.
Fa le rotazioni giuste ed è un buon rim protector secondario in aiuto. Il grandissimo potenziale difensivo lo rende un prospetto da tener d’occhio, nonostante la limitazione in alcuni matchup in ragione del suo fisico gracile. Un aspetto che, comunque, avrà modo di correggere: ha soli 18 anni e tutto il tempo per mettere su massa.
In una classe con tantissime incertezze nelle prime posizioni, Risacher potrebbe essere una delle scelte più sicure. L’aver già giocato per diversi anni tra i professionisti lo ha reso più maturo degli altri prospetti e rispetto all’anno scorso sembra meno timido e molto più determinato e aggressivo in campo. Potrebbe adattarsi molto bene al gioco NBA ed essere quel tipo di ala che molte squadre cercano: dotata di lunghe leve, molto versatile difensivamente e in grado di allargare il campo in attacco. Dovrà migliorare in alcuni aspetti del suo gioco offensivo, ma ha tutto per finire in Top 5 a giugno.
Cody Williams
Cody Williams è un’ala alta 203 centimetri per 86 kg, dotato di braccia lunghe e di una buona fluidità nei movimenti. Alla sua struttura fisica aggiunge anche un feel for the game che in pochi hanno in questa classe. Nonostante la scarsa considerazione da parte degli scout ad inizio stagione, lo stuolo di ammiratori sta crescendo a vista d’occhio grazie alle ottime prestazioni.
Da non sottovalutare anche la presenza di uno sponsor molto importante, ossia il fratello Jalen Williams, stella emergente degli Oklahoma City Thunder. La presenza in NBA ad alto livello del fratello, gli sta consentendo di ricevere più attenzioni dagli scout della lega.
Sebbene sia più alto del fratello, Cody non ha ancora un fisico pienamente maturo e avrebbe bisogno di aggiungere massa per essere ancora più pericoloso. Nonostante ciò è un giocatore che attacca tantissimo il ferro, situazione da cui nasce il 48% dei suoi tiri. Numeri simili a quelli che avevano giocatori come Scottie Barnes o Jaylen Brown durante la loro stagione al college.
Soprattutto il giocatore dei Celtics, limitatamente al primo periodo in NBA, pare il più vicino a Williams, sebbene quest’ultimo sia più magro e, quindi, con una fisicità diversa che può penalizzarlo in alcuni aspetti del gioco offensivo.
Dotato di un buon ball handling, Williams ha tanta creatività, che gli permette di arrivare al ferro con continuità e con buoni risultati, nonostante la carenza di forza fisica: 73% su 66 tentativi totali.
È un buon giocatore off ball, capace di leggere bene le difese avversarie e di sorprenderle con tagli a canestro, particolarmente efficaci anche grazie al fatto che la sua altezza gli permette di agire da lob target. Inoltre è in grado di sfruttare il suo buon tocco per concludere con dei floater o tiri difficili anche con contatto.
Con la palla tra le mani si è dimostrato in grado di gestire un pick ‘n roll, qualità da non sottovalutare visto il ruolo e l’età: in particolare, sa leggere bene la difesa e gestire il bloccante per mettere in difficoltà il suo diretto avversario. Pur non essendo molto veloce possiede una buona fluidità ed è bravo nel cambiare passo.
È in grado di tenere vivo il palleggio e trovare la via per il canestro quando riesce a prendere un vantaggio sull’avversario. Senza un blocco, tuttavia, fa maggiore fatica a guadagnarsi questo vantaggio proprio a causa della scarsa velocità. In questi casi riesce comunque a cavarsela grazie all’intelligenza, riuscendo a leggere con profitto le difese avversarie e capire cosa potrebbero concedergli.
Tutto questo lo può rendere molto interessante come creatore secondario anche al piano superiore. Possiede una buona visione di gioco per l’età e sta mettendo insieme 1,9 assist a partita con un ast% di 11,4. Numeri solidi per un’ala freshman, considerando che non è la prima opzione offensiva a Colorado (terzo per usg rate nella squadra).
Rob Dillingham
Rob Dillingham è una giovane point guard di Kentucky, poco considerato dagli scout in preseason ma comunque piuttosto noto sul web grazie alle sue doti di scoring. Dopo aver giocato per diverse high school si è reso noto ai più nella Overtime Elite, durante la scorsa stagione, agendo da creatore primario ma lasciando più di qualche dubbio a causa di una scarsa efficienza. A Kentucky sta giocando da sesto uomo in grado di accendere la partita e sta risalendo le varie board grazie alle sue buone prestazioni, soprattutto al fianco di un altro giocatore di cui parleremo più avanti.
A causa di limiti fisici (1,88 m per 77 kg), Dillingham è un fattore solamente nella metà campo offensiva. Il suo mix di ottimo ball handling, rapidità e rilascio veloce lo rende una delle guardie più moderne di questi ultimi draft. I dubbi sulla sua efficienza, inoltre, sembrano essere crollati visto che sta tirando con una TS del 60% e con il 45% da tre punti su più di 4 tentativi a gara, frutto di un miglioramento netto rispetto alla scorsa stagione nei tiri dal palleggio e nella capacità di creare separazione dal difensore. A Kentucky sta trovando spaziature migliori e sembra aver migliorato la sua shot selection, senza forzare tutti quei tiri difficili che prima si prendeva.
Rispetto agli anni passati sembra essere migliorato anche nelle penetrazioni. Pur limitato dal suo fisico, ha imparato a sfruttare la sua rapidità e il ball handling per arrivare al ferro con costanza. In stagione sta tirando con il 54% al ferro su 83 tentativi totali, numeri che non lo rendono un buon finalizzatore nel pitturato ma sicuramente migliore di quanto ci si poteva aspettare a inizio stagione.
La stagione nella Overtime Elite aveva creato dei dubbi sulla shot selection e sulle doti di playmaking. Agendo da creatore primario tendeva a perdere veramente troppi palloni a causa di scelte scellerate. In un contesto diverso, con spaziature decisamente migliori e molto più talento a roster, si sta dimostrando un passatore più che decente. Fin qui sta registrando 4 assist a partita, il 30,8 di ast% e una ast/to ratio di 2,22. Nei minuti in cui è in campo agisce da vero floor general, prendendosi ciò che gli lascia la difesa e mostrandosi all’altezza sia nelle letture semplici che in quelle più complicate.
Il problema maggiore, come anticipato, arriva nella metà campo difensiva. A causa della sua taglia resterà sempre un grosso minus per la difesa perimetrale. Tuttavia sta cercando di colmare questo difetto strutturale mettendoci tanto impegno e sfruttando ottimi riflessi e mani rapide per generare palle perse.
Sa sia segnare su tre livelli che creare per i compagni. A questo aggiunge la capacità di giocare off ball accanto ad un altro portatore di palla, sfruttando un ottimo tiro da fuori e la capacità di attaccare i closeout. La squadra che lo sceglierà si troverà in squadra uno scorer molto versatile ma dovrà coprirlo nella metà campo difensiva.
Dillingham è un giocatore con tanti pregi ma anche con qualche difetto, sta risalendo piano piano le board e è al momento dato come una possibile scelta in Top 10.
Reed Sheppard
Ecco il turno del compagno di reparto di Dillingham, assieme a cui sta facendo sfracelli in uscita dalla panchina a Kentucky. Reed Sheppard era considerato da tutti un giocatore che aveva bisogno di qualche anno al college prima di potersi candidare per il draft NBA. Invece, dopo un ottimo inizio di stagione, è ormai chiaro a tutti che merita di essere chiamato subito tra i professionisti.
Quello che sta stupendo maggiormente di lui in questa stagione è l’efficienza, a dir poco straordinaria per un freshman, seppure apparentemente influenzata dal basso livello di utilizzo (18% di usg rate). Ma anche nelle partite in cui ha avuto più responsabilità è riuscito a confermare le ottime medie stagionali.
Sheppard è una guardia sottodimensionata (1,90 m per 84 kg) che si sta affermando come uno dei migliori tiratori della classe. Fin qui in stagione ha segnato 54 delle 105 triple tentate, una media del 51% che lo rende una minaccia costante per le difese. Ad aumentare ulteriormente la sua pericolosità sul perimetro c’è la varietà di soluzioni di cui dispone: è in grado di segnare dal palleggio, in situazione off ball, ma anche in transizione, spot up o da handoff.
Nonostante non parta in quintetto è il giocatore con più assist di Kentucky, con una media di 4,1 a partita e un assist rate del 22,6%. Pur non esplosivo ed appariscente come il compagno Dillingham, Sheppard è un playmaker intelligente ed efficace, dotato di grande visione di gioco e abilissimo nell’innescare i contropiedi, servendo i compagni in transizione ancor prima che la difesa si schieri e talvolta anche con passaggi molto lunghi.
Detto questo, è un buon play anche a difesa schierata. Nei drive tende a preferire l’assist per i compagni rispetto alla conclusione. È molto paziente nelle sue penetrazioni ed è in grado di servire il lungo sotto canestro anche all’ultimo secondo per garantirgli un tiro facile.
Il dubbio maggiore riguardo al suo gioco offensivo è la capacità di battere il difensore dal palleggio ed andare al ferro. Non è un pessimo atleta ma un primo passo non eccezionale e la complessiva mancanza di esplosività lo limitano un po’. Preferisce quindi attaccare grazie all’aiuto di un bloccante, facendo molta più fatica in situazione di isolamento (solo 10 in stagione). Ciò limita notevolmente la frequenza con cui va al ferro, arrivando al tiro nel pitturato di rado, solo 45 volte in stagione. Sebbene possa sfruttare un buon tocco ed assorbire il contatto, il volume in area è piuttosto basso.
In difesa ha un impatto statistico eccezionale, con una stl% di 5 e una blk% di 3. La squadra subisce molti meno punti quando lui è in campo, in quanto Sheppard è un ottimo difensore di squadra, abilissimo nelle rotazioni e nelle letture degli attacchi avversari. Non si può tuttavia non notare la tendenza a concentrarsi troppo sulla palla per cercare la rubata, talvolta lasciando il proprio avversario libero sul perimetro. Un’abitudine che in NBA potrebbe pagare cara.
Nella difesa sulla palla è un po’ limitato a causa del fisico e spesso “muore” sui blocchi, ferme restando la rapidità delle mani e l’abilità nel rubar palloni che gli permettono di recuperare da dietro quando viene battuto.
Sheppard è sicuramente un prospetto molto interessante. A causa della poca pressione che mette al ferro, a livello NBA non può agire da creatore primario ma potrebbe rivelarsi un ottimo comprimario grazie alla sua pericolosità perimetrale e le sue doti di playmaking. Sta conquistando molti scout grazie alla capacità di poter giocare accanto ad un creatore primario e potrebbe essere scelto in Top 10.
Per atletismo e skill difensive, Sheppard potrebbe risultare fin da subito un giocatore utile nelle rotazioni, con un’attitudine paragonabili a quella di Kevin Huerter. La capacità di creazione dal palleggio, pur con una inferiore capacità di arrivare al ferro, ricorda quella di C.J. McCollum.
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