Appuntamento atteso con trepidazione da milioni di persone da una parte del Mediterraneo, atavica croce di presidenti e giocatori di fantacalcio dall’altra: signori, la Coppa d’Africa è di nuovo tra noi.
Ritorna come suo solito senza chiedere il permesso di quanti, a cadenza biennale, ammoniscono su come non si possano decimare intere squadre nel mezzo della stagione, in barba al proposito di allineamento dei calendari internazionali che nel 2019 aveva sdoganato l’idea di un torneo estivo ma che già due anni più tardi dovette arrendersi alla piogge torrenziali che tra maggio e ottobre sono solite sferzare le regioni tropicali dell’emisfero boreale.
È la stagione delle piogge che la scorsa estate ha fatto almeno 30 vittime in Costa d’Avorio e che ha convinto una volta di più gli organizzatori a chiedere di posticipare ai canonici mesi invernali anche questa 34a edizione.
Come è ormai consuetudine da un decennio a questa parte – da quando cioè la guerra in Libia, paese assegnatario dell’edizione 2014, poi anticipata al 2013, sconvolse i piani della CAF – anche questa Coppa d’Africa non avrà luogo dove originariamente stabilito.
La rinuncia da parte del Camerun ad organizzare il torneo nel 2019, recuperato poi nel 2021, ha provocato infatti lo slittamento delle successive edizioni, con la Guinea, sede designata per il 2023, che nel frattempo è stata sfilata dal Marocco in veste di paese ospitante per il 2025 e la Costa d’Avorio che, dopo un’attesa durata due anni più del previsto, si appresta ad accogliere la massima manifestazione sportiva del continente a 40 anni esatti dall’ultima volta.
Gruppo A
Costa d’Avorio
Oggi come allora i padroni di casa arrivano all’appuntamento con aspettative altissime. Acciuffato il successo di una vita quando ormai la generazione d’oro degli anni Duemila sembrava aver esaurito il suo ciclo, del trionfo del 2015 rimangono poche ma significative spoglie, a cominciare dal capitano Serge Aurier, che vedremo anche questa volta sulla fascia destra. A dargli manforte da quella parte di campo, la prima scelta sarà il giovane Simon Adingra, convocato nonostante le perplessità di De Zerbi a seguito dell’infortunio al ginocchio che lo ha costretto a uscire anzitempo nella partita con il Crystal Palace del 18 dicembre scorso e che ad oggi rimane l’ultima disputata dal giovane esterno.
Nei piani del ct Gasset, l’attaccante del Brighton avrebbe dovuto essere l’arma in più di un reparto offensivo di livello ma un po’ appannato. Se quest’anno Haller è ancora a secco con il Borussia Dortmund, la ricerca di se stesso intrapresa da Nicolas Pépé al Trabzonspor sembra destinata a durare ancora a lungo.
Nemmeno convocato Wilfried Zaha, poco più che un rincalzo quest’anno al Galatasaray e che probabilmente ha pagato caro il rifiuto nell’ultima partita di qualificazione ai Mondiali contro le Seychelles. La sua assenza libera un posto a sinistra, dove Jérémie Boga sembra favorito sul fiorentino Kouamé. Entrambi, tuttavia, dovranno guardarsi le spalle dalla concorrenza di Jonathan Bamba, esterno del Celta titolare nelle ultime amichevoli.
A vegliare su di loro ci sarà il sempiterno Max Gradel. La convocazione di quest’ultimo ha allontanato una volta per tutte il fantasma di un altro campione del 2015: quello di Gervinho, che a 36 anni continua ad allenarsi con le riserve del Lille e che fino all’ultimo ha alimentato le fantasie di quanti lamentano lo scarso peso offensivo degli Elefanti.
Qualità che invece non manca affatto a centrocampo, dove Franck Kessié, Ibrahim Sangaré e Seko Fofana formano una delle linee mediane più forti del torneo. Dietro il romanista Ndicka dividerà il centro della difesa insieme a Diomandé dello Sporting Lisbona, con Willy Boly del Nottingham Forest pronto a subentrare assieme all’ex Torino Singo, ormai pienamente a suo agio nel ruolo di centrale qualora si dovesse difendere a tre.
Una concorrenza che ha finito per schiacciare l’ex Manchester United Eric Bailly, scartato dai 27 selezionati e fuggito al Villarreal dopo essere stato coinvolto dall’epurazione in corso al Besiktas.
I fasti di Drogba e dei fratelli Touré sono lontani ma a Jean-Louis Gasset non sembrano mancare le carte per arrivare lontano. Il tecnico francese, storico vice se non vero e proprio ghostwriter di Laurent Blanc al PSG e con i Bleus, si trova a 70 anni compiuti a guidare per la prima volta in carriera una nazionale che dalla sua avrà il sostegno del pubblico ma anche il peso di un paese che chiede quel successo mancato 40 anni fa.
Nigeria
Prima contendente dei padroni di casa dovrebbe essere la Nigeria, magnifico rompicapo che il ct José Peseiro rischia seriamente di lasciare irrisolto. Il paradosso delle Super Eagles è quello di disporre di una inusitata quantità di talenti ma tutti concentrati in un solo reparto.
Una mancanza di equilibrio che finora si è tradotta nella prematura eliminazione all’ultima Coppa d’Africa, nella mancata partecipazione ai Mondiali e in un girone di qualificazione meno agevole di quello che si possa pensare. A un pacchetto offensivo a dir poco ipertrofico – dal quale il tecnico portoghese si è trovato costretto a tagliare nomi eccellenti senza che giocatori emergenti come Gift Orban, Akor Adams o Chuba Akpom siano stati nemmeno presi in considerazione – fa da contraltare un centrocampo che a distanza di tempo si direbbe ancora orfano di Obi Mikel, per anni foglia di fico di un reparto che sconta uno strutturale deficit qualitativo. L’infortunio che a pochi giorni dalla partenza ha tolto di mezzo Wilfried Ndidi apre una voragine nel centro del campo che vedremo se potrà essere colmata da Onyedika, giovane del Club Bruges di cui da tempo si dice un gran bene ma finora sempre rimasto nell’ombra del mediano del Leicester, del quale è visto come il sostituto naturale. Fino ad oggi Peseiro gli ha preferito Onyeka del Brentford mentre il posto di Ndidi in rosa è stato preso dal debuttante Alhassan Yusuf dell’Anversa. In un centrocampo di interdittori la funzione di raccordo con gli attaccanti sarà sulle spalle di Iwobi, principale, quando non unico, uomo in grado di guadagnare metri in una squadra che, nonostante la quantità di attaccanti, fatica terribilmente a rendersi pericolosa. L’improvviso forfait di Boniface a poche ore dalla partenza per la Costa d’Avorio toglie al centrocampista del Fulham la sponda giusta per avanzare, limitando non di poco una fase offensiva che rischia di appiattirsi sui cross per Osimhen e sulle penetrazioni forzate di Simon, Chukwueze o Lookman.
Nell’occhio del ciclone da quando un anno e mezzo fa si sedette per la prima volta sulla panchina delle Super Eagles, Peseiro ha comunque dimostrato di avere idee chiare, al limite della testardaggine, che gli hanno inimicato gran parte dell’opinione pubblica, oltraggiata per esempio dal reintegro di Ahmed Musa: pochissimi minuti nelle gambe con il Sivasspor ma un credito infinito agli occhi del ct, che a lui affiderà il compito di trasmettere esperienza e senso di appartenenza a un gruppo da sempre accusato di mancare di leadership.
Ulteriore prova dell’approccio integralista dell’allenatore è stata la fedeltà mostrata a Francis Uzoho all’indomani delle discutibili prestazioni offerte dal portiere dell’Omonia Nicosia nelle partite di qualificazione ai Mondiali di novembre. Una fiducia che comincia a vacillare solo ora, con la rapida ascesa nelle gerarchie di Stanley Nwabali: il portiere che Peseiro è andato personalmente a sondare in Sudafrica, dove ha giocato nell’ultimo anno e mezzo senza che nessuno ne avesse mai fatto il nome.
Quel che è certo è che tra l’uomo più criticato del paese e un perfetto debuttante, qualunque scelta farà il ct sarà un azzardo. Dove probabilmente non azzarderà sarà nel modulo. L’uscita di scena di Boniface, sostituito in extremis da Terem Moffi, potrebbe aver posto la pietra tombale sul 4-2-4 escogitato in alcune gare amichevoli per sfruttare appieno l’abbondanza di punte ed esterni. Una soluzione che si era mostrata particolarmente congeniale a Iheanacho, tra i più in forma nell’ultimo periodo ma anche lui messo in forse da un infortunio che rischia di privare la Nigeria del suo migliore rifinitore.
Date le circostanze, il 4-3-3 visto per gran parte dell’ultimo anno e mezzo dovrebbe essere la base da cui partire per innescare Osimhen, appena eletto miglior giocatore africano del 2023 e capocannoniere delle qualificazioni con 10 gol: quasi metà delle 22 messe a segno nella fase di qualificazione e che fanno della Nigeria il miglior attacco del torneo. Un dato notevole che però esce fortemente ridimensionato quando scopriamo che 16 di queste reti sono state segnate nei due incontri giocati contro São Tomé e Principe, cenerentola di un gruppo che ha visto le Super Eagles faticare contro la Sierra Leone e perdere con la Guinea-Bissau.
Guinea-Bissau
Proprio quello tra Nigeria e Guinea-Bissau sta diventando un piccolo classico, con tre incontri negli ultimi due anni, tra cui quello disputato nell’ultima Coppa d’Africa. Alla quarta partecipazione consecutiva, gli uomini di Baciro Candé daranno l’assalto al terzo posto che potrebbe garantirgli un primo storico passaggio del turno.
Incassato il rifiuto di Alexandre Mendy, attuale capocannoniere della Ligue 2 con il Caen, il tecnico dei Djurtus non si è scoraggiato, potendo contare sul 19enne Franculino: implacabile uomo d’area scuola Benfica che i più hanno imparato a conoscere con la tripletta messa a segno lo scorso agosto in Conference League con la maglia del Midtjylland.
Il rinnovamento è proseguito con l’esclusione della bandiera Piqueti, a segno anche sette anni fa in occasione della prima apparizione in Coppa d’Africa e con l’arruolamento di due binazionali come Zé Turbo – attaccante giramondo con trascorsi in Argentina, Paraguay, Cina e passato in gioventù anche nella Primavera dell’Inter – e il difensore del Basaksehir Edgar Ié, ex promessa del Barça B e dell’Under 21 portoghese, che alla soglia dei 30 anni ha riabbracciato la terra dei suoi avi.
Se chiedete a Yaya Touré chi siano le sue favorite per la vittoria finale, senza esitare l’ex centrocampista ivoriano vi farà il nome della Guinea-Bissau.
Guinea Equatoriale
Mina vagante del gruppo e non solo, la Guinea Equatoriale che nelle tre precedenti partecipazioni ha sempre raggiunto almeno i quarti di finale.
La squadra è quella collaudata due anni fa, quando riuscì a battere l’Algeria e ad avere la meglio sul Mali ai rigori. Come da tradizione gli elementi principali saranno giocatori nati e cresciuti fuori dal territorio nazionale come il centrocampista Federico Bikoro, primatista di presenze benché sia originario del Camerun, o Iban Edú: l’esterno di origine spagnola che tanta impressione fece all’ultima Coppa d’Africa ma che ora langue nella seconda divisione polacca. Tra i pochi autoctoni ci sarà il monzese José Machin.
Niente da fare, invece, per Pedro Obiang, recentemente tornato in nazionale dopo un’assenza prolungata ma fermato sul più bello da una lesione muscolare che nell’ottobre scorso ha richiesto un’operazione. Ancora della partita sarà, infine, il vecchio Emilio Nsue. Dopo la trafila delle giovanili spagnole, a 34 anni l’ex promessa del Mallorca è divenuto simbolo e capitano della Guinea Equatoriale, dove ormai è libero di scegliere con disinvoltura se giocare da terzino o prima punta.
Gruppo B
Egitto
A un primo sguardo anche il gruppo B parrebbe nettamente diviso tra due squadre candidate a una comoda qualificazione e altre due in cerca dei punti utili per agguantare un posto tra le migliori terze. Reduce da un girone quasi impeccabile, è difficile spiegare con i soli numeri il feeling speciale tra l’Egitto e la Coppa d’Africa.
Oltre ai sette successi che ne fanno la nazionale più titolata del continente, prova ne è stato anche il cammino dell’ultima edizione, in cui dopo una pessima partenza i Faraoni riuscirono a raggiungere la finale concludendo tutti gli incontri a eliminazione diretta oltre il 90’, finale compresa. Al quarto tentativo Mohammed Salah andrà ancora una volta alla ricerca dell’affermazione che gli aprirebbe definitivamente le porte del pantheon del calcio egiziano al fianco di leggende come El Gohary, El Khatib e Ahmed Hassan.
I compagni di reparto di Momo saranno ancora Mostafa Mohammed del Nantes e Omar Marmoush dell’Eintracht Francoforte, con il guastatore Mahmoud Trezeguet e Zizo pronto ad arretrare il suo raggio d’azione in cerca di spazio. Alle loro spalle un centrocampo guidato da Elneny sarà luogo di preghiera affinché si compia la promessa di Emam Ashour, mezzala a tratti esaltante vista recentemente anche al Mondiale per Club con l’Al Ahly.
Non avrà i favori del pronostico ma in fondo all’Egitto non sono mai serviti.
Ghana
Chi assolutamente non ne godrà è il Ghana. Alle prese con un travagliato ricambio generazionale, neanche il ct Chris Hughton è stato in grado di recidere il cordone ombelicale che da più di un decennio lega il destino delle Black Stars alla famiglia Ayew.
Jordan sarà presente per la sesta volta mentre André toccherà addirittura quota otto partecipazioni, eguagliando il record di Rigobert Song e Ahmed Hassan.
Dopo l’umiliante eliminazione al primo turno patita due anni fa per mano delle Comore, difficilmente si potrà ambire a qualcosa di più di un dignitoso quarto di finale. Per quanto incoraggianti possano essere state l’insperata qualificazione ai Mondiali ai danni della Nigeria e le prestazioni mostrate in Qatar, il rendimento offerto lungo la fase di qualificazione si è assestato su un livello di generale mediocrità, con tre pareggi esterni e risicatissime vittorie casalinghe contro Repubblica Centrafricana e Angola. Ancora più preoccupanti sono stati i pesanti passivi nelle ultime amichevoli contro USA (0-4) e Messico (0-2) oltre che l’ennesimo schiaffo ricevuto dalle Comore, impostesi ancora una volta nella gara di qualificazione ai Mondiali del novembre scorso.
Senza il capitano Partey, rimasto a casa infortunato, a centrocampo potrebbe liberarsi lo spazio per Majeed Ashimeru, sponsorizzato da Asamoah Gyan a dispetto dei pochi minuti all’Anderlecht.
Pezzo pregiato delle Black Stars è il reparto avanzato, che dovrà comunque reggere il peso di due assenze eccellenti come quelle di Fatawu Issahaku, che ha preferito accumulare le presenze che da contratto gli serviranno per rendere permanente il suo trasferimento dallo Sporting Lisbona al Leicester, e quella di Kamaldeen Sulemana del Southampton. Tutto dipenderà dal tridente composto da Ernest Nuamah, Iñaki Williams e, soprattutto, da Mohammed Kudus, i cui colpi al momento risultano essere l’unica arma davvero efficace di un Ghana che ancora attende di scoprire se ci sia o meno vita oltre i fratelli Ayew.
Capo Verde
Nulla è scritto, perciò attenzione anche al derby lusofono che metterà di fronte due squadre collaudate come Capo Verde e Mozambico. Come due anni fa, Capo Verde partirà dai suoi senatori: il capitano Vozinha, portiere di 37 anni ed eroe della storica qualificazione ai quarti di finale nel 2013 e il difensore centrale Stopira, chiamato così in onore dell’attaccante francese degli anni Ottanta Yannick Stopyra.
In mezzo troveremo gli “oranje” Jamiro Monteiro e Deroy Duarte, centrocampisti nati e cresciuti in Olanda da genitori capoverdiani così come l’esterno d’attacco Garry Rodrigues, che insieme al capocannoniere della squadra Ryan Mendes e all’ex meteora del Manchester United Bebé, ora al Rayo Vallecano, sosterrà la fase offensiva degli Squali.
Mancherà Julio Tavares, bomber di lungo corso che ha progressivamente perso minutaggio e gol dopo il passaggio dalla Ligue 1 alla Saudi Pro League, campionato dove invece ha ritrovato la forma un veterano come Djaniny, richiamato un po’ a sorpresa dopo tre anni di assenza.
Non stupitevi troppo qualora doveste trovarli agli ottavi.
Mozambico
Un gradito ritorno è quello del Mozambico, che a 14 anni dall’ultima volta è andato a prendersi una qualificazione in casa di Benin e Ruanda, dirette concorrenti per il secondo posto alle spalle del Senegal, grazie a due gol della stellina dello Sporting Lisbona Geny Catamo. Mancino bravo nell’uno contro uno, è facile prevedere come il grosso della fase offensiva dei Mambas passerà dai suoi tagli sulla destra e dai suoi scatti in profondità, magari azionati dal capitano Domingues, centrocampista di qualità già presente nell’ultima apparizione del 2010 e che, con i suoi 40 anni di età, sarà il giocatore più anziano del torneo.
Anche la difesa sarà agli ordini di un veterano: il 35enne Mexer, centrale con trascorsi in Francia, alla cui destra l’allenatore Chiquinho Conde si augura vivamente di poter schierare Reinildo. Il terzino sinistro dell’Atletico Madrid è stato convocato nonostante un infortunio ai legamenti gli abbia concesso solamente 17 minuti di gioco in stagione.
In quattro partecipazioni i Mambas non hanno mai vinto. Sono in Costa d’Avorio per sfatare il tabù.
Gruppo C
Senegal
Non appare sprecata la proverbiale definizione di “girone della morte” per un raggruppamento che comprende i campioni in carica del Senegal, la tradizione del Camerun, le individualità della Guinea e la sorpresa dell’ultima Coppa d’Africa, il Gambia.
Campione di tutto a livello continentale, il Senegal di fatto non perde una partita ufficiale dall’ottavo di finale contro l’Inghilterra degli ultimi Mondiali. Nel mezzo dodici mesi nei quali è arrivata una qualificazione più che agevole e il roboante successo sul Brasile nell’amichevole del giugno scorso. Sebbene abbia ritrovato il suo capitano Sadio Mané, assente per infortunio ai Mondiali, i grattacapi per Aliou Cissé non mancano.
Cissé e il suo staff ad esempio non riceverebbero lo stipendio da sei mesi, voce derubricata come secondaria ma non smentita dal ct, che sul piano tecnico dovrà far fronte anche a numerosi infortuni che hanno colpito alcuni dei suoi uomini chiave. A centrocampo i dubbi maggiori con Idrissa “Gana” Gueye, Nampalys Mendy e soprattutto Pape Matar Sarr del Tottenham, tutti convocati ma fortemente a rischio di non iniziare il torneo.
Ha gettato la spugna invece Boulaye Dia. L’attaccante della Salernitana alla fine ha dovuto cedere alla lesione muscolare che fin da subito aveva messo in forse la sua convocazione. Sarà sostituito da Bamba Dieng: pochi minuti e due reti nel Lorient penultimo in Francia. In difesa, invece, il lungodegente terzino del Betis Sabaly è stato chiamato nonostante non giochi da quasi sei mesi e abbia costretto il ct ad inventare l’inedita difesa a tre vista nella gara di qualificazione ai Mondiali contro il Sud Sudan, con Koulibaly e Jakobs al fianco del centrale del Nottingham Forest Niakhaté.
Nonostante l’avvio difficile con il Chelsea e stante il forfait di Dia, al centro dell’attacco dovrebbe partire Nico Jackson, affiancato da Mané e da uno tra Ismaila Sarr e Iliman Ndiaye, entrambi dell’Olympique Marsiglia. Occhio a Lamine Camara, centrocampista del Metz e ultimo discendente della rinomata accademia Génération Foot, così come Amara Diouf, la stella 15enne dell’ultimo Mondiale Under 17, al quale il CT ha però voluto risparmiare la grande ribalta nonostante lo avesse convocato per l’ultima gara di qualificazione.
Ad addensare le nubi sul capo di Cissé c’è, infine, la cabala che nelle ultime due edizioni ha visto la squadra campione in carica uscire sempre al primo turno mentre è addirittura dal 2010 che non raggiunge i quarti di finale.
Conscio dei favori del pronostico però Cissé ostenta sicurezza perché, come ha dichiarato in conferenza stampa, “Se non è fiducioso il Senegal, in Africa non vedo chi altro possa esserlo“.
Camerun
Chi non sembra godere di molta fiducia è invece Rigobert Song, al centro della spaccatura venutasi a creare tra il presidente della federazione e suo principale sponsor Samuel Eto’o e il Ministero dello Sport che lo aspetta al varco chiedendogli il più improbabile dei traguardi.
A conti fatti, dopo il gratificante ma inutile successo sul Brasile ai Mondiali, nel corso del 2023 il Camerun ha rimediato appena due vittorie contro Burundi e Mauritius, passando come prima del girone di qualificazione ma perdendo il confronto diretto con la Namibia seconda classificata.
Da parte sua, il commissario tecnico non ha certo fatto molto per stemperare gli animi, diramando una lista che ha attirato molte critiche per l’esclusione di Choupo-Moting – apparsa ancora più inspiegabile alla luce dell’assenza forzata di giocatori offensivi come l’infortunato Bryan Mbeumo – e dell’esclusione iniziale di Nicolas Ngamaleu, rientrato dalla finestra dopo la rinuncia di François Mughe che, destando lo scalpore dei connazionali, ha scelto di giocarsi le sue carte all’Olympique Marsiglia.
Anche la singolare scelta di portare quattro portieri è indicativa del clima che si respira nel ritiro, dove si rincorrono voci sulla rottura mai sanata tra André Onana ed Eto’o dopo l’epurazione del portiere del Manchester United agli scorsi Mondiali e che, evidentemente, Song teme possa riproporsi in questa Coppa d’Africa.
Onana da par suo ha rincarato la dose scegliendo deliberatamente di trattenersi in Inghilterra a costo di saltare la prima partita contro la Guinea. Per queste ragioni non appare così improbabile il ritorno tra i pali del cugino di Onana, quel Fabrice Ondoa già campione nel 2017 e reduce da una traversata nel deserto tra Croazia e Lettonia che lo aveva allontanato per alcuni anni dalla Nazionale.
In difesa da tenere d’occhio saranno soprattutto i terzini: l’italo-camerunense del Nantes Castelletto a destra e Nohou Tolo dei Seattle Sounders a sinistra, le cui belle prestazioni due anni fa non sono bastate a garantirgli un ingaggio in Europa. Senza Joel Matip, anch’egli infortunato, e Carlos Baleba, 19enne mediano del Brighton chiamatosi fuori da solo, Zambo-Anguissa sarà il padrone assoluto del centrocampo. Davanti la scelta sarà ampia con un Toko Ekambi in cerca di riscatto dopo il fin qui poco felice approdo in Saudi Pro League e gli scalpitanti Frank Magri del Tolosa e Faris Moumbagna: ragazzo di 23 anni da 15 gol nel campionato norvegese con il Bodø/Glimt.
Tra tanti papabili l’unico davvero sicuro del posto è Vincent Aboubakar, recentemente finito fuori rosa nel Besiktas insieme all’ivoriano Bailly, con l’aggravante di essersi finto indisposto per preservare il trapianto di capelli al quale si era sottoposto l’estate scorsa. Tutte voci che il capitano del Leoni Indomabili ha fermamente negato, portando come prova il primo gol stagionale segnato proprio di testa. Capelli che hanno sollevato i pettegolezzi attorno a un altro giocatore inserito in lista da Song: Nathan Douala, il cui cranio spoglio e il viso scavato sembrano tradire ben più dei 17 anni dichiarati, aggiungendo un ulteriore capitolo all’annosa questione delle carte di identità fasulle degli atleti africani.
Guinea
Aria pesante anche in casa della Guinea, dove la decisione stessa di svolgere la preparazione al clima secco di Abu Dhabi ha fatto storcere il naso a chi avrebbe preferito una meta più economica e soprattutto con un tasso di umidità paragonabile a quello che la Syli National troverà in Costa d’Avorio. Come se non bastasse l’annuncio della lista dei convocati ha provocato l’ira funesta degli esclusi che non hanno lesinato attacchi personali al ct Kaba Diawara.
Ibrahima Cissé, colonna della Guinea negli ultimi anni, ha letteralmente mandato a quel paese via social il suo ex allenatore, estendendo l’invito anche a chi si trovi d’accordo con quest’ultimo. Morlaye Sylla ha addirittura tirato in ballo il presunto furto ad opera del commissario tecnico di una maglia regalatagli da Vinicius dopo l’amichevole con il Brasile del giugno scorso. Un’altra scelta discutibile ma dall’esito meno cruento è stata l’esclusione di Mady Camara – il mediano dell’Olympiacos che dopo il passaggio a vuoto alla Roma sembra stia ritrovando una certa continuità – in favore dell’ex promessa blaugrana Ilaix Moriba, mai sceso in campo quest’anno con il Lipsia e prestato nei giorni scorsi al Getafe. Ad esacerbare il tutto i toni guerreschi del colonnello Mamadi Doumbouya, a capo della giunta militare al governo dopo il colpo di stato del 2021, e che è solito esternare la sua vicinanza alla Nazionale di calcio con proclami a metà strada tra il discorso motivazionale e la minaccia.
La spina dorsale della squadra sarà composta dal centrale del Valencia Diakhaté, da un centrocampo consistente fatto di giocatori di grande qualità ma molto discontinui come l’ex Roma e Napoli Amadou Diawara, Aguibou Camara e soprattutto Naby Keita, ormai ai margini nel Werder Brema ma comunque in grado di fare la differenza. Fare gol sarà invece la missione di Serhou Guirassy: raffinato finalizzatore dello Stoccarda che in questa prima parte di stagione è definitivamente esploso con 17 reti nelle prime 14 partite di Bundesliga. Nato e cresciuto in Francia, dopo la trafila delle giovanili transalpine, Guirassy ha aspettato fino all’anno scorso prima di accettare la chiamata della Guinea con cui, a 27 anni, si presenta da stella alla prima grande manifestazione internazionale della sua carriera.
Due anni fa Doumbouya cercò di spronare i giocatori agitando l’ipotesi di fargli restituire di tasca propria i fondi a loro destinati nel caso non avessero portato la coppa a Conakry. Quest’anno, al momento della partenza ha ricordato che: «Il popolo vi chiederà sempre di più, perché il popolo è esigente ed è normale. Non sarà mai abbastanza». Vedremo se servirà ad alleggerire la pressione.
Il colonnello Doumbouya saluta il CT Diawara prima della partenza.
Gambia
Consueti premi non pagati e il viaggio da brivido con cui gli Scorpioni sono atterrati in Costa d’Avorio non sono certo il viatico migliore per iniziare un’avventura che parte comunque con grandi aspettative. Il Gambia è stata la grande sensazione dell’ultima Coppa d’Africa e, come per tutte le sorprese, è ora chiamato al compito più difficile: quello di riconfermarsi.
Tolto il monumento Ebrima Sohna e il capitano Pa Modou Jagne, gli uomini chiave a disposizione di Tom Saintfiet saranno pressappoco gli stessi. Diverse le conoscenze del nostro campionato: dall’ex doriano Omar Colley, ora al Besiktas, al suo omonimo scuola Atalanta Ebrima Colley; dallo storico bomber Assan Ceesay, passato qualche mese fa anche al Lecce, a Musa Barrow, il gambiano che ad oggi ha avuto il maggiore impatto sulla nostra Seria A e partito l’estate scorsa per l’Arabia Saudita.
Altri reduci dell’impresa di due anni fa saranno Ablie Jallow, ennesimo prodotto dell’accademia senegalese Génération Foot; Alasana Manneh, mediano uscito dalla Masía che ora gioca in Danimarca con l’Odense; il centrale dello Sparta Praga James Gomez e la colonna di centrocampo Suleyman Marreh. La principale novità sarà il classe 2004 Yankuba Minteh, esterno mancino del Feyenoord che ha avuto la fortuna che è mancata invece al coetaneo Adama Bojang, punta del Brest già messosi in luce all’ultimo Mondiale Under 20. Sono loro l’avanguardia su cui Saintfiet conta di più per continuare a stupire tentando l’assalto a quello che già più di due anni fa confessò essere il suo obiettivo a lungo termine: la qualificazione ai Mondiali del 2026.
Gruppo D
Algeria
Gioca a nascondino il ct Djamel Belmadi, che rigetta l’etichetta di favorita che alcuni colleghi hanno affibbiato alla sua Algeria. Se non la vittoria l’obiettivo è cancellare la figuraccia di due anni fa, quando da campioni in carica i Fennecs raccolsero un’umiliante eliminazione al primo turno. Se i bookmakers quotano l’Algeria dietro ai soli Marocco e Senegal un motivo deve esserci. Numeri alla mano, l’Algeria non perde un incontro ufficiale da quasi due anni e cioè dallo spareggio per i Mondiali che qualificò a sorpresa il Camerun.
Quello che si pensava sarebbe stato il torneo del rinnovamento assomiglia però molto più all’ultima recita per il gruppo che quattro anni fa alzò la coppa in Egitto. In difesa troveremo ancora Aissa Mandi del Villarreal e Bensebaini, mentre sarà da valutare lo stato d’animo di un altro senatore: Youcef Atal, criticatissimo terzino destro del Nizza che, sebbene abbia visto la pena immediatamente sospesa, solo pochi giorni fa è stato condannato in primo grado a otto mesi di reclusione e al pagamento di una multa da 45.000 euro per istigazione all’odio religioso a seguito della pubblicazione di un filmato che ritraeva un presunto leader islamico minacciare lo Stato di Israele.
A sinistra la novità più rilevante: Aït-Nouri del Wolverhampton, nettamente avanti a Larouci dello Sheffield Utd e all’immarcescibile Faouzi Ghoulam, l’ex terzino del Napoli che all’Hatayaspor pare avere ritrovato un po’ di continuità e del quale Belmadi ha dovuto, anche questa volta, dare conto dell’esclusione a stampa e tifosi. Senza più il totem Guedioura a guardargli le spalle, l’acciaccato Bennacer dovrà accontentarsi della guardia del mediano del Feyenoord Zerrouki e di Boudai del Nizza.
A duettare con il milanista ci sarà ancora Sofiane Feghouli con il romanista Aouar sullo sfondo. Davanti le assenze di Benrahama del West Ham – che con Belmadi difficilmente vedremo ancora in maglia biancoverde – e, soprattutto, quella dell’infortunato Gouiri del Rennes spalancheranno le porte alla vecchia guardia rappresentata con entusiasmo da Bounedjah, Belaïli e dall’inossidabile Islam Slimani, che a 35 anni è finito a guadagnarsi la pagnotta nientemeno che in Brasile, al Coritiba. Il tutto sotto la supervisione del nume tutelare Riyad Mahrez e l’amichevole partecipazione del nuovo gioiellino dell’Union St. Gilloise Ahmed Amoura: 23 anni, 13 gol nel campionato belga e tante, tante aspettative.
Burkina Faso
Un dato che si tende a dimenticare quando si scorrono in rassegna le partecipanti di questa Coppa d’Africa è che tra le squadre più regolari delle ultime edizioni c’è il Burkina Faso. Con il senno di poi, la storica finale del 2013 fu tutt’altro che un’eccezione con il terzo posto del 2017 e il quarto del 2022 che fanno tre semifinali negli ultimi dieci anni. A conti fatti, con Egitto e Senegal, gli Stalloni sono la nazionale con i migliori piazzamenti nella competizione.
Le speranze di ripetersi anche quest’anno risiederanno essenzialmente in tre uomini, uno per reparto. A dispetto dei soli 24 anni, il difensore centrale del Bayer Leverkusen Edmond Tapsoba è già uno degli elementi di maggiore esperienza con oltre trenta presenze in Nazionale e uno status di uomo mercato che potrebbe vederlo presto in un top club europeo. Sarà lui a comandare la difesa al fianco del terzino del Luton Issa Kaboré, eletto miglior giovane dell’ultima edizione e di proprietà del Manchester City.
In mezzo l’uomo da seguire sarà Ibrahim Blati Touré, mediano non più di primo pelo ma di grande sostanza. Ci si aspettava da lui un salto di qualità che c’è stato solo in parte dopo l’ottima Coppa d’Africa di due anni fa. Iniziato il torneo da disoccupato, trovò casa al Pyramids. Da qui non si è più mosso, affermandosi come uno dei migliori passatori del campionato egiziano. C’è da scommettere però che gli occhi di tutti saranno su Dango Ouattara, a maggior ragione dopo che la sua sostituzione all’inizio del secondo tempo della partita tra Tottenham e Bournemouth ha tenuto i tifosi con il fiato sospeso. Lungi dal perseguire gli esperimenti di Iraola, che al Bournemouth lo sta praticamente reinventando terzino sinistro, il ct Hubert Velud dovrebbe attenersi al piano che fin qui ha voluto Ouattara come suo principale terminale offensivo, ora come esterno, ora come prima punta.
Un suo eventuale forfait o utilizzo a mezzo servizio potrebbe riportare in auge Bertrand Traoré, ex ragazzo prodigio del Chelsea già presente nel 2012 ma che alla soglia dei 30 anni fa la comparsa all’Aston Villa. A completare il tutto Mohamed Konaté, gigante proveniente dal campionato russo che con i suoi 190 centimetri avrà l’arduo compito di non fare rimpiangere il mitologico Aristide Bancé, il platinato centravanti di sfondamento a lungo protagonista con gli Stalloni e che, appese le scarpe al chiodo, vedremo ora a bordo campo in veste di team manager, possibilmente con il suo colore di capelli naturale.
Il trio magico del Burkina Faso
Angola
Candidata al ruolo di terzo incomodo, l’Angola corona un percorso cominciato quasi cinque anni fa agli ordini del tecnico portoghese Pedro Gonçalves. Accolto ad appena 23 anni nel team di osservatori dello Sporting Lisbona, Gonçalves ne ha trascorsi più di quindici a lavorare con le giovanili del club portoghese prima di essere chiamato a dirigere personalmente un’accademia per conto del Primeiro de Agosto, una delle squadre più titolate dell’Angola. Da lì, il passo verso le giovanili della nazionale fu breve, con gli ottavi di finale raggiunti ai Mondiali Under 17 nel 2019 e la conseguente proposta di assumere l’incarico della selezione maggiore.
Tra alti e bassi alla fine è arrivato il risultato tanto auspicato dalle Palancas Negras, che tornano a calcare il palcoscenico più importante a distanza di quattro anni dall’ultima volta.
Sebbene siano noti i tentativi compiuti dal ct portoghese in tempi non sospetti per guadagnare alla causa Rafael Leão, che conobbe durante il suo ultimo anno allo Sporting, l’Angola ha deciso di puntare decisamente sulla manodopera locale, mettendo a frutto il lavoro svolto con le selezioni giovanili. Della sua Under 17 Gonçalves porterà in Costa d’Avorio Zini – che oggi gioca, poco, in Grecia con l’AEK Atene – e soprattutto Zito Luvumbo, l’esterno rivelatosi lo scorso anno al Cagliari e che con i rossoblu sta affrontando la sua prima stagione in Serie A. Sempre impegnato nelle ultime uscite, è facile prevedere come l’attaccante del Cagliari, almeno inizialmente, dividerà il reparto con l’altra stella del nostro campionato, quel M’Bala Nzola che alla Fiorentina non è ancora riuscito ad esprimersi sui livelli a cui ci aveva abituato allo Spezia e che parte per la Coppa d’Africa con la speranza di svoltare la stagione. Il tempo per lui però non sarà troppo perché a soffiargli sul collo c’è Mabululu, giocatore che ha già esperienza nella competizione e che in Egitto sta dimostrando di essere la punta angolana più in forma del momento, come testimonia la media di quasi un gol a partita con l’Al Ittihad.
Della partita sarà anche Gelson Dala, semplicemente l’uomo con più reti in maglia rossonera e Milson, giovane esterno del Maccabi Tel Aviv.
In mezzo la squadra poggerà sui collaudati Fredy, capitano con licenza di avanzare, e Manuel Cafumana – in arte Show – un nome che è tutto un programma per il mediano del Maccabi Haifa, al cui fianco vedremo molto probabilmente il giovane Keliano, ventenne speranza dell’Estrela Amadora.
Insomma, con il marchio dell’outsider, alle Palancas Negras non mancano i mezzi per reggere il confronto con le due favorite del girone e coltivare il sogno di superare il primo turno per la prima volta dopo 14 anni, un obiettivo che passerà inevitabilmente dallo scontro diretto con la Mauritania.
Mauritania
Sulla carta la cenerentola del gruppo, tuttavia l’ascesa fatta registrare dai Mourabitouns negli ultimi tempi è un fatto da tenere in considerazione. Praticamente inesistente nel panorama continentale fino a pochi anni fa, la terza partecipazione consecutiva alla Coppa d’Africa è il segno più visibile di un percorso di crescita avviato una decina di anni fa sotto la guida del francese Patrice Neveu, che nel 2014 ottenne una storica qualificazione al Campionato delle Nazioni Africane (CHAN), il torneo continentale riservato ai soli giocatori locali.
Dopo due tentativi terminati senza vittorie, quest’anno la Mauritania ci riprova, forte di una qualificazione ottenuta a scapito di squadre di tradizione come Gabon e Sudan e di una pattuglia di naturalizzati di origine franco-senegalese che comprende, tra gli altri, l’attaccante del St. Truiden Aboubakary Koita, il centrale Lamine Ba, il terzino Ibrahima Keita e Babacar Niasse, il magrissimo portiere di riserva del Guingamp che, pur sfiorando i due metri di altezza, non raggiunge i 70kg di peso.
Koita, in particolare, è l’arma su cui i Mourabitouns contano per fare il salto di qualità. Gli 11 gol messi a segno finora in Belgio dovrebbero garantirgli il posto alto a sinistra nel tridente disegnato da coach Amir Abdou al fianco dell’idolo locale Hemeya Tanji ma non di Abdallahi Mahmoud, infortunatosi a pochi giorni dalla partenza nell’ultimo test contro la Tunisia.
L’uomo in più di questa nazionale però è quello che siede sulla panchina. Amir Abdou è l’allenatore che due anni fa condusse il piccolo arcipelago delle Comore al suo momento di massima esposizione mediatica quando riuscì a battere il Ghana e a raggiungere gli ottavi di finale della Coppa d’Africa, soccombendo contro il Camerun solo dopo aver passato 80 minuti in dieci uomini e con un difensore schierato in porta. Francese con origini comoriane, quello che i più ignorano è che già all’epoca Abdou si divideva tra l’incarico con la nazionale e il Nouadhibou, il club più vincente del campionato mauritano e che negli ultimi anni si è fatto conoscere anche a livello continentale prendendo parte alla CAF Champions League, ulteriore segnale del costante progresso di un movimento di cui sentiremo parlare.
Gruppo E
Tunisia
All’inizio non si parla mai di lei, raramente si è sedotti dalla sua concretezza, salvo poi trovarsela regolarmente ai quarti di finale con qualche vittima illustre lasciata sulla strada. In un altro luogo, in un altro periodo storico, si potrebbe pensare che si parli dell’Italia; ma siamo in Africa e qui il ruolo della squadra rognosa e dura a morire è tradizionalmente interpretato dalla Tunisia.
Nel corso del 2023 gli uomini del ct Jalel Kadri hanno confermato la solidità mostrata agli ultimi Mondiali, chiudendo il loro girone al primo posto con un solo gol subito, che fa delle Aquile di Cartagine la miglior difesa della fase di qualificazione.
Come in Qatar, la difesa poggerà sui centrali Montasser Talbi del Lorient e Yassine Meriah dell’Espèrance Tunisi, con l’ex Salernitana Kechrida a destra e il terzino del Caen Aly Abdi a sinistra. Quest’ultimo si giocherà il posto con Ali Maaloul, bandiera dell’Al Ahly che chi segue il Mondiale per Club ha ormai imparato a conoscere. È rimasto a Salerno Dylan Bronn, uscito dal radar di Kadri da ormai quasi un anno.
Centrocampo tecnico con il duo “made in Bundesliga” formato da Laïdouni e Shkiri e con il leccese Rafia possibile sostituto. Quelli che, invece, non vedremo neanche in panchina saranno il veterano Ferjani Sassi e soprattutto il gioiello Hannibal Mejbri. Ufficialmente, il centrocampista del Manchester United ha rifiutato la convocazione per concentrarsi sulla stagione in Inghilterra ma sono in molti a leggere in questa scelta la volontà del giocatore di facilitare il prestito al Siviglia. Davanti le soluzioni abbondano, soprattutto a sinistra, dove però a 33 anni troneggia ancora Youssef Msakni, capitano prossimo alla leggenda. Questa sarà la sua ottava Coppa d’Africa, traguardo da record che taglierà insieme al ghanese André Ayew. Potendo svariare un po’ dove meglio crede, c’è da aspettarsi che Msakni non farà mancare lo spazio per il compagno di tante battaglie Naïm Sliti o per il giovane Sayfallah Ltaief: 23enne di origine svizzera che aveva accettato il cambio di nazionalità prima dei Mondiali senza poi essere chiamato. Da valutare il peso che avrà l’assenza di Wahbi Khazri, tra i più talentuosi giocatori tunisini della storia recente e in grado di spaccare la partita in ogni momento. Il fantasista del Montpellier ha lasciato la nazionale dopo i Mondiali e ora i bene informati lo danno alla ricerca di un ingaggio milionario nei paesi del Golfo.
Mali
Sempre indicata come prossimamente destinata a qualificarsi a un Mondiale o futura vincitrice della Coppa d’Africa, il Mali è l’outsider che ti aspetti. A ben guardare però le Aquile non raggiungono le semifinali dal lontano 2013. Le assenze di Cheick e Abdoulaye Doucouré a centrocampo, oltre a quella contestatissima dell’atalantino El Bilal Touré in attacco, hanno smorzato il refrain ma è pur vero che da quando il ct Eric Chelle si è seduto in panchina il Mali non ha perso che una volta, terminando il girone di qualificazione con soli due gol subiti.
Una solidità che parte da un pacchetto difensivo retto da Mamadou Fofana e Boubakar Kouyaté al centro con il giovane Amadou Dante dello Sturm Graz sulla sinistra e soprattutto Hamari Traoré, storico terzino destro del Rennes alla sua prima stagione in Liga con la Real Sociedad.
Disattese anche questa volta le speranze di vedere con l’aquila sul petto l’ex Lione Moussa Dembelé, in mezzo la manovra passerà in gran parte dai piedi del centrocampista del Tottenham Yves Bissouma.
L’attacco, in cui è appena stato reclutato per l’occasione il francese del Saint-Étienne Ibrahim Sissoko, si direbbe ancora alla ricerca di un degno erede dei mitici centravanti che hanno fatto la storia recente del Mali: Frédéric Kanouté, Cheick Diabaté, Moussa Marega. Si ferma sulla scaletta dell’aereo, infine, l’avventura del 16enne Bourama Koné, portiere semifinalista agli ultimi Mondiali Under 17 che era stato inserito nella lista provvisoria insieme a due compagni classe 2006.
A fari spenti e desiderosi di prendersi la rivincita sulla Tunisia, che poco più di un anno fa le aveva beffate nello spareggio mondiale, non è detto che questa questa volta le Aquile non riescano finalmente a mantenere le promesse mai mantenute.
Sudafrica
Torna dopo quattro anni il Sudafrica, che si presenta in Costa d’Avorio con la squadra più autarchica di sempre. Sono soltanto tre, infatti, i giocatori che il tecnico belga Hugo Broos ha selezionato da campionati stranieri. Tra questi il principale è ancora Percy Tau, uno dei tre superstiti dell’ultima Coppa d’Africa dei Bafana Bafana e che in Egitto, all’Al Ahly, pare aver ritrovato lo smalto di qualche anno fa.
Per il resto la squadra si affiderà a un blocco d’altri tempi, con ben undici giocatori su 23 provenienti dal Mamelodi Sundowns, dominatore della Premiership sudafricana e fresco vincitore della prima African Super League.
In porta ci sarà il funambolico Ronwen Williams, che con un po’ di fortuna vedremo districarsi in complicati disimpegni da lui stesso favoriti. Davanti a lui Syianda Xulu avrà finalmente la sua occasione. Difensore centrale del Supersport United, il 32enne Xulu ha un rapporto particolarmente travagliato con la nazionale che incontrò giovanissimo a ridosso del Mondiale di casa del 2010 ma che non incrociò più per quasi dieci anni, prima che il CT Broos si ricordasse di lui e ne facesse il suo puntello difensivo.
In mediana attenzione a Teboho Mokoena, uno dei giocatori più interessanti del Sudafrica e non solo. 26 anni, corporatura compatta, Mokoena è un centrocampista box to box la cui capacità di coprire grandi distanze e il buon palleggio ne fanno l’elemento fondamentale della splendida macchina messa a punto da coach Rulani Mokwena al Mamelodi Sundowns.
Assenze più o meno forzate ridisegnano, invece, il reparto offensivo, dove oltre a Tau sulla sinistra, Broos si affiderà sicuramente a Themba Zwane, altro giocatore dalla storia intermittente con la Nazionale e tornato centrale nel progetto dell’attuale ct che, per sua stessa ammissione, indica il 34enne capitano dei Sundowns come uno dei migliori calciatori che abbia mai allenato.
Namibia
Derby di tradizione rugbistica quello che anche questa edizione proporrà nel gruppo E tra Namibia e Sudafrica. Sarà la terza volta su quattro che i Brave Warriors incontreranno gli ingombranti vicini, finora sempre vittoriosi. Le carte in mano al ct Collin Benjamin non sono molte, dovendosi basare su una rosa composta essenzialmente da giocatori locali e provenienti dal campionato sudafricano.
Tra questi spicca Peter Shalulile: l’uomo faro della squadra, attaccante del Mamelodi Sundowns che in campo si fa notare per la mise attillata ma anche per i gol che segna, come quello che nel marzo scorso ha regalato alla Namibia una prestigiosa vittoria sul Camerun nel girone di qualificazione.
Senza più l’oshilumbu (“bianco” in lingua oshiwambo) Manfred Starke, attrazione dell’ultima partecipazione quattro anni or sono, altri nomi per orientarvi nel caso vi trovaste accidentalmente sintonizzati su una partita della Namibia sono quello di Deon Hotto, veterano degli Orlando Pirates che probabilmente vedremo alto a sinistra o quello della punta Bethel Muzeu, centravanti della seconda divisione sudafricana dietro al quale Shalulile potrebbe abbassarsi alla ricerca del pallone.
L’obiettivo non potrà essere, ragionevolmente, molto diverso da quello di evitare figuracce, riuscendo magari a cogliere la prima vittoria nella competizione, preferibilmente contro il Sudafrica: rivale di sempre contro la quale non ha mai vinto ma, sorprendentemente, non perde da tre partite.
Il bomber Peter Shalulile nella sua classica tenuta
Gruppo F
Marocco
Non può più nascondersi la squadra di Regragui, le cui quotazioni, già in crescita durante la scorsa Coppa d’Africa, sono definitivamente schizzate dopo il prodigioso Mondiale in Qatar. Con tali premesse, il Marocco non potrà accontentarsi di nulla di meno che non sia un titolo che manca dalla bellezza di 48 anni.
Gli uomini scelti per l’impresa saranno pressappoco quelli di due anni fa e non hanno bisogno di molte presentazioni. Yassine “Bono” Bonou tra i pali, Aguerd e il recuperato capitan Saïss al centro della difesa, la letale coppia di terzini formata da Hakimi e Mazraoui.
In mezzo ci sarà l’ex viola Amrabat a fare da schermo davanti alla difesa, assieme ad Azzedine Ounahi, rivelatosi ai Mondiali e in cerca di riscatto dopo l’impatto non entusiasmante avuto all’Olympique Marsiglia, ed al 19enne El Khannous del Genk, che probabilmente questa volta partirà davanti a Selim Amallah.
Davanti l’estro di Ziyech e Boufal sosterrà il bomber del Siviglia En-Nesyri.
Le novità riguardano semmai la panchina, dove Regragui ha voluto sfruttare tutti i 27 slot disponibili attingendo a piene mani dalla selezione Under 23 che in estate ha strappato la qualificazione olimpica. Oltre al citato El Khannous, aspettiamoci qualcosa dal centrocampista del PSV Eindhoven Ismail Saibari, dall’attaccante del Betis Ezzalzouli e dal mediano Amir Richardson, piccolo Fellaini in forza allo Stade Reims.
Eppure qualcosa che può turbare il sonno del ct c’è. Del resto la storia della Coppa d’Africa insegna come un grande exploit mondiale non garantisca il successo sul continente. Innanzitutto sarà da verificare lo stato di forma di Ziyech e Boufal, gli uomini di maggiore fantasia ma anche a corto di minuti nei rispettivi club. Inoltre i risultati dell’ultimo anno dipingono un quadro contrastante, con il lampo del successo sul Brasile e la sconfitta con il Sudafrica.
Repubblica Democratica del Congo
Nel marzo 2021 la R.D. Congo perdeva rovinosamente con il Gabon il match decisivo per l’accesso all’ultima Coppa d’Africa. Una partita da dentro o fuori per la quale era stato richiamato alle armi addirittura il mitologico Trésor Mputu. Nel giugno scorso la R. D. Congo torna in Gabon e vince lo scontro diretto che di fatto vale la qualificazione a questa Coppa d’Africa.
Due scenari che raccontano di come, in meno di due anni, la situazione si sia pressoché ribaltata. Da quando Sebastien Desabres si è seduto sulla panchina dei Leopardi infatti qualcosa è cambiato e oggi la squadra si presenta in Costa d’Avorio con intenti bellicosi.
Il 2023, trascorso con una sola sconfitta ufficiale e una campagna di reclutamento che negli ultimi mesi ha rinforzato la difesa con due binazionali come il francese del Saint-Étienne Dylan Batubinsika e il belga Rocky Bushiri dell’Hibernian, non fa che alimentare le aspettative per una squadra che dopo la Coppa d’Africa potrebbe tentare la qualificazione mondiale aggiungendo alla rosa anche gli inglesi Wan-Bissaka e Tuanzebe.
Fatto fuori il veterano Tisserand, le new entries non dovrebbero comunque mettere a rischio la posizione dell’eterno 29enne Chancel Mbemba: tante edizioni alle spalle quante le quattro carte di identità attribuitegli in carriera. Solo uno spavento per il centrocampista del Nantes Moutossamy, per il quale si era temuto un forfait che avrebbe pesato non poco sulla manovra di Desabres.
Il meglio dei Leopardi però si trova dalla trequarti in su dove, messi in soffitta i monumenti Kebano e Mbokani, si scommette forte sul centravanti del Braga Simon Banza: attuale capocannoniere in Portogallo con 14 reti e fresco di naturalizzazione. A sostenerlo saranno l’ex promessa del Chelsea Gaël Kakuta e una batteria di esterni dal gol facile che comprende Theo Bongonda e Meschack Elia. Completano il reparto Fiston Mayele, autore di un ottimo inizio di stagione in Egitto e la vecchia volpe Cedric Bakambu, comparsa al Galatasary ma pronto a riprendersi la scena continentale.
Zambia
Il principale ostacolo al secondo posto per la R.D. Congo sarà lo Zambia, che si è aggiudicato l’unico posto messo in palio nel girone di qualificazione nel quale era inserita anche la Costa d’Avorio. I padroni di casa, infatti, hanno partecipato nonostante fossero qualificati d’ufficio facendo in tempo a rimediare un sonoro 3-0 a Lusaka che fa ben sperare i Chipolopolo.
Da quando Avram Grant – sì, proprio lui – si è seduto in panchina, lo Zambia ha perso un solo incontro ufficiale. A fare da traino è un reparto offensivo da due gol di media a partita che potrà contare su un Patson Daka in crescita. L’attaccante del Leicester non si è smentito neanche martedì scorso, andando a segno contro il Camerun nell’ultima amichevole giocata prima della partenza per la Coppa d’Africa. A dividersi con lui le attenzioni dei difensori avversari sarà l’ex Glasgow Rangers Fashion Sakala. Sicuramente Grant darà spazio anche a Lameck Banda del Lecce. Rivelatosi un paio di anni fa nella Israeli Premier League, è proprio con il tecnico israeliano che l’esterno del Lecce è entrato in pianta stabile nel gruppo.
Da segnalare anche la bizzarra storia di Kennedy Musonda, il giocatore divenuto noto suo malgrado a causa di uno scatto che lo ritraeva con un pacco di uova consegnatogli in qualità di migliore in campo nel campionato zambiano. Oggi il 29enne attaccante è emigrato in Tanzania, negli Young Africans, e a suon di gol si è guadagnato il diritto di partecipare a una delle manifestazioni più importanti che un calciatore africano possa giocare.
Chi non solo l’ha giocata ma è riuscito addirittura a vincerla è Stoppila Sunzu, difensore di 34 anni tornato a vestire la maglia dei Chipolopolo dopo una lunga assenza. Nel 2012 fu lui a calciare il rigore che decise una delle finali più sorprendenti della storia della Coppa d’Africa. Dodici anni dopo sarà ancora al suo posto al centro della difesa.
Tanzania
Insieme alla Namibia è l’oggetto misterioso di questa Coppa d’Africa. Composta in prevalenza da giocatori della lega locale, ha beffato sul filo di lana l’Uganda strappando un pareggio all’ultima giornata contro un’Algeria già qualificata. Con tre gol segnati in sei partite nel girone di qualificazione e sette difensori centrali convocati dal ct, l’algerino Adel Amrouche, la Tanzania è una squadra decisamente a trazione posteriore.
Contro avversari ben più quotati è ragionevole immaginare le Taifa Stars schierate con una linea difensiva di cinque giocatori andare alla ricerca di contropiedi che possano attivare i suoi due elementi di spicco e cioè Mbwana Samatta e Simon Msuva.
Samatta è una punta centrale adattabile anche sugli esterni che ha avuto un discreto passato in Belgio. Messosi in luce nell’ultima partecipazione della Tanzania alla Coppa d’Africa, si guadagnò anche la chiamata in Premier League dove però raccolse le briciole nella sua unica stagione all’Aston Villa.
Oggi, a 31 anni, gioca senza troppa continuità nel PAOK Salonicco, rimanendo tuttavia l’arma principale della squadra. Msuva è il suo storico compagno di reparto. Per anni bandiera della locale squadra degli Young Africans, si è costruito una reputazione sul continente calcando i campi di Marocco e Algeria.
Probabilmente lo vedremo agire alto a destra, dietro al compagno o a lui speculare nel caso Amrouche scegliesse di schierare una punta centrale di peso come Cyprian Kachwele, centravanti di neanche 19 anni che aspetta di esordire in MLS con i Vancouver Whitecaps ma che nel frattempo è sceso in campo pochi giorni fa nell’amichevole persa con l’Egitto.
Cosa aspettarsi
Guardando alla storia recente della competizione dovremmo aspettarci che almeno una tra Marocco e Senegal arrivi fino in fondo, con la prima leggermente favorita date le precarie condizioni di diversi elementi a disposizione di Aliou Cissé. Pur non risparmiando sorprese, le ultime due edizioni alla fine hanno sempre visto trionfare la squadra più forte.
Seconda fila per Costa d’Avorio e Algeria. Oltre che sul sostegno del pubblico e di un più o meno consapevole trattamento di riguardo, i padroni di casa potranno contare su un livello qualitativo mediamente alto e meglio distribuito rispetto ad altre rose. I Fennecs da parte loro hanno preparato bene l’appuntamento, cominciando per tempo il ritiro e senza concedere la minima proroga o concessione ai club.
Alle spalle di queste quatto ci sarà una vasta schiera di squadre di tradizione che, a seconda delle contingenze, non mancheranno di dire la loro come l’Egitto, il Burkina Faso, il Ghana, il Camerun o la sempre troppo sottovalutata Tunisia.
Aspettiamoci anche tonfi clamorosi come quelli che due anni fa costarono l’immediata eliminazione a Ghana e Algeria. In questo senso la Nigeria sembra un’ottima candidata sia per la serie inquietante di infortuni che ne ha falcidiato il pur profondissimo reparto offensivo che per la qualità del gioco espresso nelle ultime uscite.
Infine aspettiamoci gli underdog. Storie come quella del Malawi, delle Comore o del Gambia all’ultima Coppa d’Africa potrebbero ripetersi, facilitate anche dal formato a 24 squadre che per forza di cose proietterà agli ottavi di finale squadre che non avremmo immaginato. La R. D. Congo è la squadra più attesa a recitare questo ruolo, così come il Mali, outsider di professione o l’intrigante Sudafrica. Occhio però all’Africa lusofona, mai così presente come in questa edizione. Angola o Guinea-Bissau potrebbero giocare qualche scherzo inaspettato e magari chissà, dare ragione allo strampalato pronostico di Yaya Touré.
Dunque ora che sapete tutto non resta che mettervi e comodi e aspettare che l’inaspettato di compia. Akwaaba!