Sabato si è conclusa la diciannovesima edizione del Mondiale U17. Ad alzare il trofeo è stata la Germania, dopo una gara stoica, giocata in 10 per più di mezz’ora contro la Francia. La finale è stata il remake dell’ultimo Europeo di categoria nel quale la nazionale teutonica ha vinto ai rigori contro i pari età transalpini.
Durante la premiazione, il tedesco Paris Brunner, ala sinistra classe 2006 in forza al Borussia Dortmund, ha alzato al cielo non solo il trofeo, ma anche il premio di miglior giocatore di tutta la competizione. Per Flaubert, i dettagli sono il luogo in cui si annida la potenza mistificatrice del diavolo e in questo mondiale la frase sembra trovare una nuova identità. Infatti, le prime impressioni post-mondiale sembrano far apparire un quadro molto chiaro: senza quel rigore sbagliato in semifinale, il golden ball avrebbe trovato casa tra le braccia di Claudio Echeverri.
Dal Chaco alla capitale
Claudio Echeverri è nato a Resistencia, un paese di nemmeno 300.000 abitanti, nella provincia di Chaco. Si tratta di una delle zone coi peggiori indicatori sociali di tutta l’Argentina. Infatti, ben il 49,3% della popolazione totale è costretta a vivere sotto la soglia della povertà. Tra le strade della sua città, Claudio ha iniziato a muovere i primi passi nel mondo del calcio, dando i primi calci ad un pallone nella squadra del suo paese natale.
Claudio era ancora un ragazzetto mingherlino, basso e introverso, quando ha conosciuto Claudio Otermín e Daniel Brizuela, i due osservatori che hanno permesso a Echeverri di lasciare il Deportivo Lujàn e di fare il primo grande passo della sua carriera. A soli 11 anni, nel 2017, si è accasato al River Plate. In pochi mesi, el diablito è così passato da giocare scalzo di strada, a entrare a far parte del settore giovanile del Màs grande. Quel ragazzino timido e magrolino ha impiegato pochissimo tempo prima di diventare un tassello fondamentale dalle parti del Rio de la Plata.
Claudio Echeverri muove i primi passi nel River Plate
Il viaggio nel Vecchio Continente
A soli 6 mesi dal suo approdo nella capitale argentina, Echeverri ha preso il primo aereo della sua vita, per volare nella laguna veneziana. La Venice Trophy Cup raggruppa in un torneo le migliori selezioni U11 dell’intero pianeta. El diablito ha concluso la competizione da assoluto protagonista, nonostante la sconfitta dei Millonarios in semifinale, ai danni del Benfica. Il numero 8 del River, però, è già sulla bocca di tutti: 9 reti in 6 partite, di cui 4 contro la Juventus.
Proprio contro la Vecchia Signora, Echeverri ha dato sfoggio di doti fuori dal comune per un ragazzino della sua età. La prima rete, infatti, è un gioiello: raccolta una palla vagante al limite dell’area, elastico col destro e conclusione a giro che non ha lasciato scampo al portiere della formazione bianconera. Poi un delizioso pallonetto da fuori area per concludere il suo personalissimo poker. Quattro gol non banali, per un ragazzo che da quel giorno ha iniziato a girare sui taccuini degli addetti ai lavori di tutti i club più importanti al mondo.
Il poker di Echeverri contro la Juventus nel 2017
Competizioni del genere di solito non sono in grado di dare una descrizione reale di un calciatore, ma sono bastate due occhiate per capire che Echeverri non era come gli altri. Non è un caso, infatti, che qualche anno dopo Scaloni lo abbia chiamato ripetutamente nel ritiro con la nazionale vincitrice dell’ultimo mondiale.
L’esordio
Il 22 giugno 2023 è una data che Claudio non potrà mai dimenticare. Martin Demichelis, allenatore dei Millonarios, lo ha convocato per la sfida contro l’Instituto e tutta l’Argentina è in fibrillazione per il suo possibile esordio. Il tecnico del River, ex difensore di Bayern Monaco e Manchester City, non ha mai nascosto la sua fiducia nei confronti del talento di Resistencia. Nell’ultima gara di Copa de la Lega, proprio contro l’Instituto, “Micho” non ha perso l’occasione per parlare del capitano della selezione U17, impegnata nel mondiale in Indonesia:
“Quando arrivai al River, sapevo che Echeverri era un diamante grezzo da potenziare. Nessuno discute il talento tecnico che ha Claudio e l’intelligenza per risolvere diverse situazioni: ha sofferto molto, però, le prime uscite, soprattutto dal punto di vista fisico. Non è la stessa cosa giocare con ragazzi di 16 anni o giocare con la Reserva. Ed è ancora diverso giocare in prima squadra. Claudio è migliorato tantissimo tecnicamente e fisicamente: è destinato a giocare nel River”
Nonostante il fisico non ancora completamente formato, nella gara di campionato contro l’Insituto ha esordito come meglio non poteva. A soli ventisette minuti dal suo ingresso in campo ha messo a segno l’assist per il 3-1 decisivo di Lucas Beltràn, che ha avvicinato la compagine rioplatense al titolo. Il ragazzo ora a livello fisico appare nettamente cambiato. La muscolatura negli arti inferiori è più definita e, infatti, regge gli urti con più facilità. Come ha detto mister Demichelis, il futuro nel River sembra già definito.
Il sogno mondiale
Dopo aver disputato un Sudamericano da protagonista, il CT della nazionale U17 argentina ha deciso di responsabilizzare ulteriormente Echeverri. Il talento del River, infatti, si è presentato alla prima giornata del mondiale indonesiano con la maglia numero 10 sulle spalle e la fascia di capitano. L’avventura, però, parte male. Il Senegal batte la squadra di Placente per 2-1 nella gara inaugurale. Allo stesso modo, anche la nazionale maggiore aveva iniziato il proprio cammino nel mondiale in Qatar perdendo 2-1 la prima partita del girone. Che potesse essere un segno del destino?
El Diablito è deciso a fare un mondiale da protagonista. Ecco che allora nella seconda gara del girone D impiega solo cinque minuti a sbloccare la partita. E lo ha fa nel migliore dei modi: una pennellata su punizione che si spegne all’incrocio. Agli ottavi mette a segno il terzo dei cinque gol con cui l’Argentina schianta il Venezuela. Il destino ha bussato ancora una volta alla porta di Claudio Echeverri: ai quarti c’è il Brasile. Quando il fato chiama, el Diablito risponde: una tripletta condanna la squadra di Phelipe Rodolpho.
L’ultima delle tre reti è un gioiello. Raccoglie l’assist di Acuña e punta la difesa schierata. Supera due avversari con due tocchi di destro. Al terzo difensore che entra in scivolata, Echeverri pare perdere l’equilibrio, ma laddove un calciatore normale sarebbe caduto, lui riesce a toccare il pallone una terza volta e prepararsi al tiro. Un bacio al palo e poi via dritto tra le braccia dei suoi compagni in festa. Un gol che ha ricordato quello di un altro 10 argentino, che ora gioca a Miami. In particolare, la rete al Malaga di alcuni anni fa. Nella partita in cui Henry ha capito che quell’argentino tanto umano, forse, non lo era.
Il giorno in cui Henry capì che Messi non era umano
Maledetti dettagli
La dote migliore di Echeverri non risiede nei suoi piedi, ma nel cervello. L’abilità di capire l’andamento della partita e adattare le proprie scelte di conseguenza, è innata. Il talento del River ha sempre dimostrato una padronanza totale del campo e di ciò che accade su di esso. Inoltre, nel momento decisivo non si è mai tirato indietro. Nonostante la giovane età è sempre il primo a metterci la faccia nei momenti di difficoltà. Ma tutto ciò che lo rende speciale, ne ha pregiudicato la presenza in finale.
Contro la Germania, la squadra di Placente parte male. Brunner porta la nazionale teutonica sull’1-0 dopo meno di 10 minuti. Con un moto d’orgoglio, però, l’Argentina riesce a ribaltare il risultato, chiudendo il primo tempo sul 2-1 grazie alla doppietta del bomber Ruberto. La Germania però cambia il destino del match nella seconda frazione di gioco. È il momento Echeverri. Al 97′ el Diablito serve un pallone magistrale per il suo numero 9 che infila nuovamente Heide. Tripletta per Ruberto e gara virtualmente ai rigori.
I dettagli. Quei maledetti dettagli hanno compromesso la semifinale di Claudio Echeverri. Infatti, proprio il 10 dell’Albiceleste a pochi secondi dal fischio finale si è trovato tra i piedi la palla del 4-3. Ma proprio lui che ha sempre fatto del decision making il suo cavallo di battaglia, nel momento decisivo compie la scelta sbagliata. A tu per tu col portiere si è fatto prendere dall’emozione: il tiro esce debole e si va ai rigori. Proprio il 10 dell’Argentina si presenta sul dischetto per il secondo tentativo. Heide lo ipnotizza nuovamente: la Germania vola in finale, mentre l’Argentina verrà sconfitta poi dal Mali, nella finalina per il terzo posto. Echeverri, invece, conclude tra le lacrime quello che doveva essere il mondiale della consacrazione.
El diablito si farà
Per un ragazzino così giovane sarà solamente la prima di tante delusioni calcistiche che potranno arrivare durante la sua carriera. L’importante sarà affrontarle sempre con lo spirito di quel bambino di Resistencia, che calciava il pallone a piedi nudi per strada. Senza la pressione inutile di dover a tutti i costi seguire le orme degli altri grandi numeri 10 dell’Albiceleste. Evitando, quindi, quella similitudine che tanto facilmente si forma nella mente degli argentini. Lui non deve farsi risucchiare dal vortice che ha fagocitato i nuovi Messi e Maradona degli ultimi trent’anni. Perchè in fin dei conti lui non è altri che Claudio Echeverri: il diablito che sta nei dettagli.
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