Chi parla di sport si sarà ritrovato, prima o poi, a dover rispondere – o almeno a provarci – alla domanda più difficile di tutte: “Chi è l’atleta italiano più forte di sempre?”. Un quesito praticamente impossibile da risolvere, perché i criteri da prendere in considerazione sono troppi e perché mettere a confronto epoche lontane e discipline diverse è complesso, forse persino fuorviante. Certo, esistono dati oggettivi a cui aggrapparsi per sostenere le proprie tesi, ma alla fine non tutti arrivano alla stessa conclusione. C’è però un nome che, inevitabilmente, torna in ogni discussione: Federica Pellegrini.
Per un ventennio, la nuotatrice azzurra ha incarnato il modello dell’atleta vincente, ma anche quello della donna tormentata, trasformando la propria carriera in una narrativa epica. Gli elementi c’erano tutti: risultati mai visti prima, una giovane donna senza peli sulla lingua, scandali sentimentali, cadute e rinascite. Un racconto avvincente, mai banale, che ha reso Pellegrini un personaggio divisivo, ma mediaticamente potente come nessuno. È entrata nelle case degli italiani a soli sedici anni, poco più che bambina, sorprendendo il mondo con un argento olimpico ad Atene 2004 che l’ha resa la più giovane azzurra della storia a salire su un podio individuale a cinque cerchi. Nel 2025, ventun anni dopo, entrerà nell’International Swimming Hall of Fame, riconoscimento che certifica il suo impatto sulla crescita del nuoto e la straordinarietà della sua carriera.
Federica Pellegrini, elogio della longevità
Uno degli aspetti più incredibili della carriera di Pellegrini è stato la sua longevità. Non si è limitata a vincere titoli e a firmare record del mondo: è riuscita a restare al vertice dal 2004 al 2021, attraversando epoche, avversarie e rivoluzioni nel nuoto. Per quasi due decenni è stata la donna da battere o, quantomeno, un pericolo costante per le avversarie, nonostante il logorio del tempo. E tutto questo in una disciplina spietata come il nuoto, il cui livello di universalità è paragonabile solo all’atletica: senza voler stilare una classifica dell’importanza dei risultati, è giusto sottolineare che in questi due sport la concorrenza è enorme e il ricambio continuo. Le motivazioni del riconoscimento assegnatole dall’International Swimming Hall of Fame spiegano con dati concreti perché Federica Pellegrini meriti un posto nel gotha del nuoto.
È l’unico nuotatore – maschio o femmina – ad aver vinto otto medaglie di fila nella stessa specialità, i 200 metri stile libero, ai Campionati del Mondo. Inoltre è la prima campionessa olimpica italiana di nuoto e l’unica nuotatrice italiana ad aver stabilito più record mondiali in più di un evento. Ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020 è diventata la prima nuotatrice a qualificarsi per cinque finali olimpiche consecutive nello stesso evento, i 200 metri stile libero.
Dal 2005 al 2019, in otto edizioni consecutive dei Mondiali, Federica Pellegrini è sempre salita sul podio nei 200 stile libero: in quattordici anni ha conquistato quattro titoli iridati, tre argenti e un bronzo, a cui si aggiungono i due ori nei 400 stile libero del 2009 e del 2011. Un dominio lungo quasi un quindicennio, qualcosa di mai visto prima. A Montréal 2005 era la più giovane in gara, con i suoi sedici anni. A Barcellona 2013, Budapest 2017 e Gwangju 2019, invece, era sempre la più grande anagraficamente. Nell’ultima occasione, in cui conquistò il suo sesto oro mondiale, Pellegrini era prossima ai trentun anni (li avrebbe compiuti dodici giorni dopo la finale), mentre le altre finaliste avevano un’età compresa tra i venticinque e i diciassette anni. Un arco generazionale di atlete che si sono susseguite, ma che hanno sempre trovato lei come punto di riferimento.
Per quindici anni, i 200 stile libero femminili hanno avuto una sola padrona. Pellegrini ha lasciato in questa gara un’impronta indelebile, tanto da essere considerata la più grande duecentista della storia. Lei stessa ha sempre definito questa distanza “casa mia”, il suo territorio: quattro vasche di adrenalina pura, da condurre in rimonta, da amare alla follia.
Tutte le atlete che volevano emergere nei 200 stile libero sapevano di dover fare i conti con lei. Pellegrini non era solo una campionessa, era il riferimento assoluto, l’esempio da guardare. Una predisposizione naturale unita a una dedizione totale, che portava a un’unica certezza: in ogni competizione, già prima delle batterie, tutti sapevano che i posti in finale sarebbero stati sette, perché una corsia avrebbe sempre avuto il nome “Pellegrini” scritto sopra.
Ed è stato sempre così, anche nei momenti più difficili. Anche quando, in teoria, non avrebbe nemmeno dovuto essere lì. A Barcellona 2013, Pellegrini aveva deciso di prendersi una pausa dai 200 stile libero. Era iscritta solo per le staffette e per il dorso. Ma al cuor non si comanda. Con un colpo di teatro, annunciò a sorpresa che avrebbe provato a gareggiare comunque, pur senza essersi allenata per quella distanza. Il risultato? Finale conquistata e una medaglia d’argento, a soli 0”33 dall’oro. Era l’ennesima dimostrazione che i 200 stile libero erano il suo destino. Non un dettaglio, non una gara qualunque, ma la sua gara.
Il record fatto segnare da Federica Pellegrini ai Mondiali di Roma del 2009. È stato il più longevo della storia del nuoto femminile
Gli anni dell’affermazione
Anche dopo i Giochi di Parigi 2024, Federica Pellegrini rimane l’unica donna della storia ad essersi qualificata a cinque finali olimpiche consecutive nello stesso evento (dal 2004 al 2020). Un traguardo che, nel nuoto, è stato raggiunto solo dal più grande di sempre, Michael Phelps, nei 200 farfalla dal 2000 al 2016.
Un record accompagnato da molte lacrime. Le prime sono arrivate agli Assoluti di Riccione, nell’aprile 2021, quando Pellegrini ha vinto i 200 stile libero con un tempo valido per la qualificazione a Tokyo 2020. Le seconde quando ha ottenuto l’ultimo pass per la finale olimpica. Dentro quelle lacrime c’era tutta una vita. Vent’anni vissuti, bracciata dopo bracciata, tra acque calme e tempeste. I sogni di una ragazzina di provincia che si ritrova, all’improvviso, sul tetto del mondo. I dolori di una giovane donna che deve affrontare il distacco da casa, la morte del suo allenatore-mentore, Alberto Castagnetti, le critiche feroci che nessuno le ha mai risparmiato.
Dopo Londra 2012 la davano per finita. Dopo Rio 2016, probabilmente anche lei ha pensato che il meglio fosse ormai alle spalle e che fosse il momento di lasciar perdere. Ma ogni volta è tornata. Ogni volta ha dimostrato a tutti, ma soprattutto a sé stessa, di poter ancora migliorare. Pellegrini ha continuato a nuotare, a sfidare il destino, a inseguire il suo elemento. Dopo un quinto e un quarto posto olimpici, risultati che avrebbero spezzato le gambe a chiunque, ha trovato la forza di scrivere una seconda vita sportiva, forse ancora più emozionante della prima.
Tra il 2007 e il 2011, Pellegrini ha vissuto anni di dominio assoluto, un periodo in cui sembrava inarrivabile. Nessuna avversaria era in grado di tenerle testa nei 200 e nei 400 stile libero, una supremazia tecnica e mentale che l’ha portata a stabilire undici record del mondo e a riscrivere la storia della sua disciplina. In quegli anni è stata la prima e unica nuotatrice capace di vincere l’oro nei 200 e nei 400 stile libero in due edizioni consecutive dei Mondiali, e la prima donna a scendere sotto i 4’00 nei 400 stile libero e sotto 1’53 nei 200 stile libero. Il suo nuoto era un misto di potenza e leggerezza, un equilibrio perfetto tra talento e lavoro ossessivo sulla tecnica.
Con l’oro olimpico di Pechino 2008 e i due titoli ai Mondiali di Roma 2009, davanti a un pubblico in delirio, è nato il mito della Divina. Pellegrini non era più solo un’atleta straordinaria, ma un’icona, un simbolo di eccellenza e carisma, una presenza che andava oltre il nuoto.
Esempio di dedizione a fine carriera
Ma se negli anni d’oro Pellegrini sembrava una predestinata, è dal 2017 al 2021 che ha dimostrato di essere qualcosa di più. Ha affrontato allenamenti estenuanti, sfidando sé stessa fino allo stremo. Chiunque l’abbia vista in piscina lo ha raccontato: non usciva dall’acqua finché non raggiungeva il risultato voluto. Non accettava scorciatoie. Non si accontentava.
Ma soprattutto, nel 2016, ha fatto una scelta che spiega più di ogni altra cosa chi è Federica Pellegrini. Ha deciso di gareggiare ancora, nonostante tutto, perché non riusciva a separarsi dall’acqua. Perché il nuoto continuava ad emozionarla, nonostante le delusioni, nonostante il tempo che passava. E forse è proprio in questa ostinazione che si nasconde il segreto della sua grandezza. Ai Mondiali di Budapest 2017, Federica Pellegrini compie il capolavoro della sua carriera. Davanti a tutto il mondo, firma la prima sconfitta iridata in carriera della stella americana Katie Ledecky, dimostrando ancora una volta che lei c’è, che non è una comparsa, che i 200 stile libero sono sempre casa sua.
La trama di questo film è sempre la stessa: le avversarie scappano nelle prime due vasche, lei resta in scia, si riavvicina nella terza e nella quarta lascia andare tutto. È quinta ai 50 metri, quarta ai 100 e ai 150, prima al tocco finale. Un oro inatteso, un capolavoro di strategia ed emozioni, una rivincita. Alle interviste, con la voce rotta, dice solo una frase:
Adesso posso dire di essere in pace.
Pellegrini pensa di chiudere così la sua storia con i 200 stile libero, lasciandoli da vincente. Ma il richiamo dell’acqua è più forte. Due anni dopo, ai Mondiali di Gwangju 2019, ci ricasca. Si rimette in gioco. Si qualifica alla finale col miglior tempo, parte dalla corsia 4, quella delle favorite. Nuota con fluidità e lucidità, legge la gara come solo lei sa fare. Non si lascia sorprendere né dall’australiana Ariarne Titmus, né dalla svedese Sarah Sjöström. Al tocco, è ancora lei la prima. Quarto titolo mondiale nei 200 stile libero. Secondo consecutivo.
Poi arriva la pandemia. I piani cambiano, i Giochi Olimpici si allontanano e in un momento in cui un anno in più pesa come un macigno, il rinvio a Tokyo 2021 sembra una condanna. Ma Federica Pellegrini non molla. A pochi giorni dal trentatreesimo compleanno riesce comunque a regalarsi la quinta finale olimpica della sua carriera. Non sapremo mai come sarebbero andate le cose se i Giochi si fossero disputati nel 2020, come previsto. Ma forse non importa. Perché ormai la storia è scritta.
Il trionfo su Ledecky a Budapest, una delle più perle della carriera di Federica Pellegrini
Federica Pellegrini è stata una fonte di ispirazione
Federica Pellegrini è stata un’atleta che ha segnato la storia dello sport italiano, capace di trionfi memorabili e di cadute eclatanti, ma sempre di grandi emozioni. Ha affrontato bulimia, attacchi di panico e numerose crisi, ma l’ha fatto sempre a viso aperto, assumendosi le responsabilità delle sue scelte senza mai nascondersi. Ha preso in mano la sua vita e l’ha condotta verso traguardi straordinari, là dove, forse, nemmeno lei avrebbe pensato di arrivare. Federica è stata divina e umana, capace di soffrire, di temprarsi con le critiche e i fallimenti, e di uscirne sempre più forte. Una vera e propria fenice che è rinata ogni volta dalle proprie ceneri, più forte e determinata.
L’International Swimming Hall of Fame ha deciso di assegnarle questo prestigioso riconoscimento, consapevole che i suoi risultati saranno difficilmente eguagliabili. Ma, soprattutto, perché Federica Pellegrini ha ispirato una generazione di atleti, coinvolgendo appassionati in tutto il mondo, non solo per ciò che ha vinto, ma per come lo ha vinto. È stata capace di catalizzare l’attenzione, grazie al suo carisma naturale e a una capacità unica di non scegliere mai la strada più semplice: né nella scelta degli allenatori, né quando si trattava di rilasciare dichiarazioni. Diretta, sfrontata, sicura di sé perché consapevole del lavoro e dei sacrifici fatti. La sua reazione a Montréal 2005, dopo aver vinto l’argento, ne è la prova: “Questa medaglia è da buttare”, disse, lasciando tutti senza parole.
Federica Pellegrini è ora la quarta nuotatrice italiana a entrare nella Hall of Fame, dopo Novella Calligaris, Giorgio Lamberti e Domenico Fioravanti. La cerimonia di premiazione si terrà a Singapore, il prossimo 28 luglio, durante il 60° anniversario del premio e in concomitanza con i Campionati Mondiali di nuoto.
Sono onorata e lusingata di questo prestigioso riconoscimento. Sono felice di entrare a far parte del Tempio della storia del nuoto e di ritrovare tanti grandi atleti italiani e soprattutto il mio maestro Alberto Castagnetti.
Oggi Federica Pellegrini è membro della Commissione Atleti del CIO, un ruolo che ha scelto di ricoprire per rendere più facile la vita di ogni atleta che approccia le Olimpiadi. Il 26 luglio 2023, dopo 14 anni, è finalmente caduto il suo record del mondo nei 200 stile libero, realizzato il 28 luglio 2009 ai Mondiali di Roma. Era il record femminile più longevo della storia del nuoto.