William Foulke, il portiere di 150 chili che inventò il clean sheet

William Foulke, malgrado fosse un portiere decisamente sovrappeso, è entrato nella leggenda dello Sheffield e del calcio inglese.

Da anni ormai il calcio sembra aver compiuto una transizione irreversibile: l’abilità tecnica ha lasciato sempre più spazio alla prestanza atletica. È il risultato dell’evoluzione di questo sport, ma anche di un calendario serrato che non concede tregua. Oggi è impensabile vedere un calciatore professionista privo di un fisico scolpito, ma c’è stato un tempo in cui era la tecnica, più del fisico, a determinare le sorti di un campione. A ricordarcelo è la figura di William “Fatty” Foulke, portiere inglese che, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, ha costruito una carriera memorabile nonostante un corpo che oggi verrebbe definito inadatto allo sport d’élite. Con il suo fisico imponente, più vicino a quello di un lottatore che a quello di un atleta, Foulke arrivò a difendere la porta della nazionale inglese, scrivendo una storia singolare e irripetibile.

 

L’ascesa del minatore William Foulke

Per comprendere la storia di Foulke, dobbiamo partire da un luogo ben preciso: Dawley, una comunità mineraria che oggi fa parte della new town di Telford, nella contea dello Shropshire. Nato qui il 12 aprile 1874, William Foulke visse l’infanzia in piena epoca vittoriana, un periodo in cui le trasformazioni industriali ridefinivano la geografia sociale ed economica dell’Inghilterra. Non è un caso che Dawley venga associata al concetto di “città-giardino”, un’idea che nasce negli Stati Uniti nel 1869 e approda in Inghilterra solo nel Novecento, per dare forma a quelle che oggi conosciamo come new town. Queste cittadine, pensate per contenere l’espansione incontrollata di Londra, incarnano uno spirito di modernità che si riflette anche nella storia di Foulke, cresciuto a Blackwell, nel Derbyshire, una cittadina mineraria dominata dall’estrazione del carbone.

Come tanti giovani dell’epoca, Foulke iniziò a lavorare nelle miniere, ma la sua carriera prese presto una direzione diversa. Alto 187 centimetri e dotato di una corporatura massiccia, William era al tempo stesso agile e scattante, qualità che non passarono inosservate nei campetti polverosi dove giocava con il Blackwell Miners Welfare F.C., la squadra locale dei minatori. Le sue prestazioni in porta cominciarono a far parlare di sé ben oltre i confini di Blackwell.

A soli 20 anni, lo Sheffield United decise di puntare su di lui, acquistandolo per 20 sterline. Era il 1894, e quel trasferimento avrebbe cambiato per sempre la sua vita. Lo Sheffield United era un club ambizioso, nonostante i soli cinque anni di storia, e aveva il privilegio di giocare in uno degli stadi più iconici d’Inghilterra: Bramall Lane. Fondato nel 1862, l’impianto aveva già ospitato il leggendario Sheffield F.C. (il club più antico del mondo) e gli acerrimi rivali dello Sheffield Wednesday, facendo di Foulke il protagonista di un capitolo unico nella storia del calcio inglese.

 

Leggenda dello Sheffield

“Fatty” Foulke rimane allo Sheffield United per 11 stagioni, vincendo praticamente tutto. Nel 1897/1898 il club ottiene il primo e unico titolo di Prima Divisione della sua storia, restando non solo imbattuto ma anche in testa alla classifica per 37 giornate consecutive (un record per una neopromossa). L’anno successivo arriva il primo trionfo in FA Cup (4-1 contro il Derby County), bissato nella stagione 1901/1902 con un successo per 2-1 contro il Southampton.

Foulke era straordinario tra i pali, quasi insuperabile. Alle sue doti tecniche si aggiungevano caratteristiche fisiche che lo rendevano unico, come suggerisce il soprannome. Da 187 cm di altezza arrivò a ben 193 cm, e il passaggio da un modesto stipendio da minatore a quello da professionista, insieme ai frequenti pasti abbondanti, lo portò a pesare circa 150 kg. Questo aumento di peso gli fece perdere agilità e velocità, ma la sua enorme stazza si rivelò un vantaggio. All’epoca, infatti, i portieri potevano essere aggrediti fisicamente fino a essere spinti in porta con il pallone tra le mani. La regola sarebbe cambiata solo negli anni ’20, in seguito alla tragica morte del portiere Jimmy Thorpe.

A causa del suo peso, Foulke fu spesso vittima di body shaming – come diremmo oggi – diventando il bersaglio di quello che viene ricordato come il primo coro da stadio indirizzato a un singolo giocatore. Secondo la leggenda, il pubblico cantava:

“Who ate all the pies? You fat bastard! You fat bastard! You ate all the pies!”

Foulke, però, non si lasciava intimidire. Una volta rispose agli insulti con ironia:

“Chiamatemi come volete, basta che non mi chiamiate tardi per il pranzo.”

Questa battuta svelava un lato sorprendentemente ironico di un uomo noto per il suo carattere irascibile, tanto da essere considerato un precursore di portieri eccentrici e vagamente folli come Oliver Kahn.

 

Il passaggio al Chelsea

Un titolo di Prima Divisione, due FA Cup vinte su tre finali giocate, una presenza in nazionale e due secondi posti in campionato: questo il bilancio di William Foulke nei suoi undici anni a Sheffield. Poi, nel 1905, l’addio. A bussare alle porte di Bramall Lane fu il neonato Chelsea, che già sognava in grande. Al club londinese serviva solidità e certezze in difesa: il prescelto fu “Fatty”, acquistato per 50 sterline. Al primo anno, il portiere parò dieci rigori, contribuendo al raggiungimento del terzo posto finale. Ma la favola londinese durò poco: il suo carattere iracondo creò tensioni con il club, e dopo una sola stagione Foulke fu ceduto al Bradford City per 50 sterline.

Con i Paraders, William collezionò 22 presenze in campionato nella stagione 1906/1907, che fu l’ultima della sua carriera. Gli anni successivi furono segnati dagli eccessi: aprì un pub con la moglie vicino a Bramall Lane, ma i problemi di alcolismo e il coinvolgimento in scommesse clandestine minarono le sue finanze. Secondo alcune storie – forse leggendarie – Foulke si unì a circhi itineranti, sfidando il pubblico a segnare al “portiere più grande del mondo”. Morì a soli 42 anni, devastato dalla cirrosi.

 

L’eredità di “Fatty” Foulke

Oltre a una carriera che a suo modo è stata leggendaria, Foulke ha lasciato un’impronta  profonda sul calcio. Fu il primo a utilizzare una tecnica ancora oggi comune tra i portieri: tenere le braccia larghe e oblique per coprire più spazio e intimidire gli avversari. A lui si attribuisce anche l’origine del termine clean sheet. Durante una partita del 1907 contro l’Accrington, Foulke indossò un lenzuolo bianco sopra la maglia, troppo simile a quella degli avversari. La gara finì 1-0 per il Bradford e, poiché non subì gol, il portiere tornò negli spogliatoi con il lenzuolo intatto: un “clean sheet”, appunto.

Foulke fu anche responsabile di cambiamenti nelle regole. A causa sua, fu vietato ai portieri di avanzare oltre la linea durante i rigori. Inoltre, la FA raccomandò l’uso di pali di riserva dopo che “Fatty” spezzò una traversa in un derby contro lo Sheffield Wednesday. Infine, introdusse indirettamente i raccattapalle: per apparire ancora più imponente, posizionava dietro la porta due ragazzi di bassa statura. Col tempo, questi iniziarono a recuperare i palloni, dando origine a una figura che avrebbe vissuto per decenni a bordo campo.

Di Alessandro Amici

Romano, 27 anni. Vivo la mia vita una partita di calcio alla volta.