Se sei un brand e pensi che lo sport possa portarti enormi guadagni, la Formula 1 è il posto dove dovresti investire. Ma c’è una condizione: la Formula 1 non è un luogo per tutti. Proprio come una setta massonica, ti accoglierà solo se hai qualcosa da offrire in cambio – e la semplice disponibilità economica non basta.
Oggi, non esiste uno sport più chiuso, elitario e scintillante della Formula 1, dove i confini sono disegnati da un sistema che accetta nuove scuderie solo se queste riescono a portare vantaggi concreti alla sua economia e al suo marketing. La notizia che Cadillac, il brand automobilistico statunitense, sia riuscita a “rompere” questo muro e ad entrare nel circus dal 2026 come undicesima scuderia è significativa, ma non tanto per la scuderia in sé quanto per il segnale che manda riguardo alle ambizioni della Formula 1 e alle garanzie che chiede a chi vuole farne parte.
Da Andretti a Cadillac
Michael Andretti, figlio dell’ex campione di Formula 1 Mario, ha passato anni a cercare di entrare nel mondo della Formula 1. Nonostante i suoi successi nel motorsport, tra cui la 500 Miglia di Indianapolis, Andretti ha sempre visto le porte chiuse davanti a sé. Eppure, la sua determinazione è rimasta intatta. Ha speso milioni per dimostrare di avere la capacità e i fondi necessari, ma la risposta dalla Formula 1 è sempre stata la stessa: “Non porti nulla in più alla F1”. Questo è il punto di partenza della “setta”: devi avere qualcosa che vada oltre la competenza sportiva.
Nel mondo della Formula 1 non basta essere un buon pilota o un team con un track record rispettabile per guadagnarsi un posto al tavolo. La Formula 1 è un business mondiale, e ogni scuderia deve portare con sé una parte di valore commerciale, un ritorno sugli investimenti, per giustificare la propria esistenza all’interno del sistema. Michael Andretti non ha mai avuto una “storia” che lo legasse in maniera esclusiva a marchi globali o mercati strategici come altri. In altre parole, il suo team non avrebbe avuto quella capacità di aprire nuove porte o attrarre nuovi sponsor con lo stesso impatto di un brand globale.
Ma Andretti non è stato rifiutato senza possibilità di ritorno. La chiave del suo fallimento, come evidenziato da Toto Wolff della Mercedes, non è mai stata la competenza, ma il fatto che non potesse portare un valore aggiunto significativo alla Formula 1. Il passo successivo? Trovare un partner con più peso, e soprattutto più soldi. Così è arrivata General Motors, che ha visto una possibilità di espandere la propria visibilità globale tramite il nome Cadillac, uno dei suoi marchi di punta. Con l’ingresso di Cadillac, la F1 ha aperto le porte, ma non senza chiedere un prezzo molto alto.
Pagare molto per guadagnare di più
Entrare nella Formula 1, per Cadillac, non sarà una passeggiata. Se nel 2023 la Formula 1 ha distribuito 1,2 miliardi di dollari alle sue dieci scuderie (120 milioni a testa), con l’ingresso di Cadillac questi fondi sarebbero stati ridistribuiti tra undici squadre, riducendo la quota di ciascuna delle scuderie esistenti a circa 109 milioni. La F1 ha così imposto a Cadillac una “tassa di ingresso” per compensare la perdita di ricavi: una cifra che la BBC stima in 450 milioni di dollari, che verrà poi divisa tra i team esistenti.
Questo è solo l’inizio del viaggio economico. Per capire meglio, è utile paragonare questa cifra con i costi necessari per gestire una scuderia di Formula 1. Oltre alla tassa d’ingresso, Cadillac dovrà fare investimenti enormi per sviluppare la propria macchina. In Formula 1, una squadra non può permettersi di non essere competitiva. Le prestazioni non sono solo il risultato di competenza tecnica, ma sono essenzialmente il biglietto da visita per attrarre sponsor e garantire visibilità globale. Così, il valore di mercato di una scuderia F1 dipende direttamente dalla capacità della squadra di produrre risultati.
La scuderia Cadillac dovrà non solo affrontare l’investimento immediato per entrare nel sistema, ma sarà anche chiamata a sviluppare una vettura all’altezza degli standard più elevati. In un contesto come quello della Formula 1, dove tutti i team sono supportati da ingenti risorse finanziarie, il rischio di non essere competitivi è alto, e i costi per costruire una macchina in grado di vincere una gara vanno ben oltre la semplice iscrizione alla competizione.
Made in USA
L’ingresso di Cadillac nella Formula 1 non è solo un atto sportivo, ma una mossa strategica ed economica. La Formula 1, sotto la guida di Liberty Media, ha trasformato il proprio modello in un sistema chiuso dove l’ingresso è riservato solo a chi ha le risorse per contribuire all’enorme ecosistema economico che la sostiene. La decisione di accogliere Cadillac non riguarda solo il suo potenziale in pista, ma la sua capacità di alimentare l’impero finanziario della F1, portando visibilità e profitti dal mercato americano, un obiettivo centrale per la crescita del campionato.
Negli ultimi anni, la F1 ha introdotto i GP di Miami (2022), Las Vegas (2023) e ha potenziato il GP di Austin (2012), che, pur essendo già presente prima dell’acquisizione di Liberty Media, è stato trasformato in uno degli eventi principali del calendario, con un maggiore appeal commerciale e un impatto economico crescente. Con Cadillac, la F1 non solo ottiene un altro team, ma una potenza economica in grado di spingere ulteriormente questo piano di espansione. Per entrare nel “circo” della F1, però, Cadillac ha dovuto pagare una tassa di ingresso di 450 milioni di dollari, dimostrando che il valore sportivo è solo un aspetto secondario rispetto ai ritorni economici.
La Formula 1 oggi somiglia sempre di più a una massoneria commerciale, un club esclusivo dove l’ingresso non dipende solo dal talento, ma da quanto denaro e visibilità un team può portare al sistema. Solo chi ha il potere economico per alimentare il circolo globale della F1 riesce ad entrare. Questo non è più sport: è un sistema elitario, dove chi non può garantire ricavi viene escluso. La Formula 1 si è trasformata in un gioco di potere finanziario, dove il talento sportivo è solo un mezzo per sostenere il mercato globale che gira attorno a essa.
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