Evolution, Four Horsemen, Shield. Queste sono solo alcune delle grandi fazioni che hanno fatto la storia del wrestling. Nella seconda metà degli anni ‘90, però, un gruppo formato da tre membri si è fatto strada all’interno della WCW riscrivendo le regole del gioco. Stiamo parlando dell’nWo, stable che a quasi trent’anni dal suo esordio viene considerata tra le migliori, se non la migliore di tutti i tempi, anche e soprattutto per l’impatto che ha avuto nel riscrivere le gerarchie tra le varie federazioni e per quanto è stata in grado di rivoluzionare per sempre il mondo del wrestling in termini di storyline e seguito in tutto il mondo.
L’ascesa della WCW
La svolta che sembrò finalmente fornire alla WWF un rivale degno di tal nome, in grado di contrastare il dominio della federazione di Stamford nel mondo del wrestling, arrivò nel 1988. Dopo anni passati all’interno del circuito della National Wrestling Alliance, la Jim Crockett Promotions era sull’orlo del fallimento. A rilevarla dal proprietario Jim Crockett Jr. fu nientemeno che il ricchissimo fondatore della CNN Ted Turner, che fin da subito alzò l’asticella promettendo cambiamenti e investimenti di una certa importanza per quella che, dall’11 ottobre 1988, diventò nota con una nuova denominazione: World Championship Wrestling. All’epoca della fondazione, il volto della federazione era Ric Flair, sempre più influente e in grado di attirare in WCW, tra gli altri, Terry Funk e Ricky Steamboat. Oltre a Flair, anche Sting e Lex Luger – già da tempo nel giro della federazione – videro aumentare la loro importanza e considerazione, diventando contender per le cinture più importanti.
I primi segnali di rottura tra la WCW e la NWA, di cui la federazione di Turner faceva ancora formalmente parte, arrivarono nel 1991. Non senza strascichi: la NWA, infatti, continuava a riconoscere Ric Flair come proprio campione, nonostante fosse il volto di punta e il campione di una federazione con cui, di fatto, era in corso un doloroso divorzio. Un problema che di lì a poco sarebbe stato ben noto anche per la WCW, in questo caso nel ruolo di incudine e non di martello: a seguito di divergenze creative, infatti, il vicepresidente esecutivo della federazione Jim Herd a sorpresa licenziò il Nature Boy proprio nel corso del suo regno da campione. Una scelta, come potrete immaginare, con esiti tutt’altro che positivi. Flair infatti passò alla rivale WWF portando con sé la cintura, un duro colpo per l’immagine della WCW che, nonostante la presenza di stelle del calibro di Sting e Jake The Snake Roberts, perse valore e credibilità agli occhi degli spettatori.
La giovane federazione si ritrovò, quindi, in una situazione stagnante da cui sarebbe uscita solo nel 1993. Il punto di svolta arrivò quando Bill Watts – che insieme a Herd dirigeva le operazioni – venne rimpiazzato da Eric Bischoff. Uno dei primi atti del regno di Bischoff fu proprio il ritorno di Flair, con tanto di immediata riconquista della cintura di campione della NWA, che il Nature Boy avrebbe tenuto con sé anche a fronte del definitivo abbandono della WCW al circuito delle federazioni indipendenti nel corso dello stesso anno. Il 23 giugno del 1994, dopo aver battuto Sting confermandosi campione, Flair tornò a essere considerato il simbolo di una WCW in rampa di lancio per diventare regina dell’industria.
Bischoff e la guerra a McMahon
All’inizio degli anni ’90 la WWF era al centro del mondo del wrestling. A cavallo tra 1985 e 1988 aveva creato Wrestlemania, Survivor Series, Summerslam e Royal Rumble, i quattro eventi annuali più importanti. Nonostante ciò nel 1993, proprio l’anno di insediamento in WCW di Eric Bischoff, la WWF entrò in crisi. Vince McMahon e diversi dipendenti vennero accusati di abuso e spaccio di steroidi e il numero uno della federazione subì anche accuse di violenza sessuale. La WWF venne rapidamente travolta da una tempesta mediatica e le spese processuali, unite all’abbandono dell’uomo-simbolo Hulk Hogan, avevano aggravato la situazione. McMahon tagliò costi e stipendi nel nome di un progetto che, in assenza di Hogan, lo avrebbe portato a puntare sulla cosiddetta New Generation di cui facevano parte Bret Hart, Shawn Michaels, The Undertaker, Razor Ramon e Diesel.
Nel frattempo Eric Bischoff, come la più feroce delle tigri, si preparava ad aggredire la preda e ad approfittare della situazione a vantaggio della WCW. Potendo contare sui fondi pressoché illimitati di Ted Turner, ingaggiare lottatori in rotta con la WWF sarebbe stato semplicissimo. Per rendere realmente efficace il disegno del vicepresidente esecutivo, la WCW non poteva limitarsi alla quantità, semplicemente ingaggiando i wrestler in uscita dalla compagnia sin lì dominante. Doveva necessariamente puntare sulla qualità, sedurre con progetti e ingaggi stellari i campioni che la rendessero appetibile al grande pubblico. Bischoff voleva costruire il roster dei sogni e in effetti nel corso degli anni sarebbe riuscito a mettere sotto contratto lottatori straordinari, come Macho Man Randy Savage e, soprattutto, Hulk Hogan.
La WCW si stava accaparrando tutti i maggiori talenti del wrestling, persino la più grande star della storia della WWF aveva ceduto. Gli spettatori iniziarono a vedere la WCW in modo diverso. Serviva una mossa strategica che venne piazzata poco dopo, risultando decisiva. A gennaio 1993 la WWF aveva lanciato Monday Night Raw, programma che andava in onda in prima serata ogni lunedì. Una scelta estremamente redditizia, dal momento che la WCW andava in onda il sabato alle 18.05, due slot che non potevano competere a livello di visibilità e audience. Da qui l’idea di Turner, che riuscì a ottenere dal direttore della TNT (canale televisivo di sua proprietà) uno spazio di due ore ogni lunedì sera per lo show organizzato da Bischoff. Il 4 settembre 1995 andò in scena il primo episodio di WCW Monday Nitro, programma che fin da subito lasciò il segno. Nel bel mezzo della prima puntata si presentò Lex Luger che solamente la sera prima era stato presente in un live event della WWF. Il pubblico del palazzetto rimase sotto shock: da quel momento, sarebbe iniziata la Monday Night War.
Bischoff si rivelò spietato nel suo disegno di conquista del mercato. Il suo obiettivo era provocare McMahon, tanto da arrivare addirittura a rivelare i risultati di Raw durante le dirette di Nitro. La WWF rispose con diversi sketch ai danni di Turner, ma alcuni lottatori si rifiutarono di prendere parte a tali sceneggiate. Due su tutti Razor Ramon (Scott Hall) e Diesel (Kevin Nash) che, poco più tardi, avrebbero creato qualcosa di leggendario dall’altra parte del fiume.
Gli Outsiders e l’nWo
27 maggio 1996. Nel corso della puntata di WCW Monday Nitro sul ring irruppe Scott Hall, con tanto di bellicoso intento di invadere la WCW guidata da Bischoff e di dichiarazione sibillina circa il fatto di non essere solo. E infatti la settimana seguente, al fianco di Hall, ecco apparire Kevin Nash. I due si presentarono come lottatori della WWF che volevano distruggere la WCW. Ma come rivelato da Eric Bischoff, la realtà era ben diversa:
Volevo creare una storyline particolare, volevo che la gente non fosse in grado di capire se si trattasse di qualcosa di reale oppure no. Era la storia di due lottatori che dopo un passato difficile in WCW avevano trovato la gloria in WWF. Due wrestler che se ne erano andati, erano diventati grandi ed erano tornati per vendicarsi. La stable si fondava su questi concetti.
Riflettendo sulle parole di Bischoff, in effetti, si percepisce la genialità e il potenziale di questa idea. Nel 1996 internet non era presente nella vita delle persone come al giorno d’oggi, per i fan era sicuramente più complicato capire cosa stesse realmente succedendo. Verso la metà del 1996 nacque dunque la coppia denominata The Outsiders composta da Hall e Nash. Il duo interrompeva gli incontri, attaccava Bischoff in diretta, disturbava i wrestler nel backstage. In poco tempo Nash e Hall crearono disordine e caos, ma il peggio – o il meglio, a seconda dei punti di vista – doveva ancora arrivare. Poche settimane dopo i due dichiararono che a loro si sarebbe aggiunto un terzo membro. Si parlò di Sting, che però si rifiutò di diventare un heel, poi di Bret Hart, ancora sotto contratto con la WWF. Si arrivò dunque al pay-per-view Bash at the Beach del 7 luglio 1996, giorno in cui Hall e Nash avrebbero sfidato Sting, Randy Savage e Lex Luger. Nel corso del match Lex Luger si infortunò, uscendo in barella: l’incontro si trasformò in un 2 vs. 2 fin quando non si presentò Hulk Hogan, apparentemente pronto a difendere Sting e Savage. L’Hulkster salì sul ring, Nash e Hall uscirono di corsa. La folla apparve in delirio, ma poco dopo accadde l’impensabile: Hogan colpì Randy Savage e quella che era un’arena euforica si trasformò in un inferno.
Nessuno poteva credere a ciò che aveva appena visto, nemmeno un giovanissimo Cody Rhodes:
Io c’ero a Bash at the Beach, Hall e Nash erano i cattivi ragazzi in missione che avevano annunciato di avere un terzo uomo con loro. Quello è stato un momento che ha segnato l’intero sport entertainment, il più grande babyface nella storia di questa disciplina era diventato un cattivo. Era tutto surreale. Sapevo che esisteva un limite, ma in quel momento, in quell’arena, per la prima volta ho capito che quel limite era stato oltrepassato.
Fu uno shock per tutti, persino Hulk Hogan stesso iniziò a preoccuparsi:
C’era trambusto, poi all’improvviso calò il silenzio e pensai di essere in pericolo perché non c’era nulla che potesse impedire ai fan di salire sul ring.
C’era chi urlava, chi lanciava spazzatura all’interno del quadrato, persino chi piangeva dalla disperazione e questo, più di qualsiasi altra cosa, aiuta a capire quale impatto ebbe e avrebbe avuto il turn heel di Hogan. La più grande star di sempre, il face per antonomasia, era passata al lato oscuro. Da quel momento, gli Outsiders si erano trasformati nel New World Order of professional wrestling.
Dominio assoluto
Ciò che era successo a Bash at the Beach, per quanto clamoroso, rappresentava solo un assaggio della rivoluzione che sarebbe stata scritta nelle settimane successive. Nel giro di poco tempo il trio si sarebbe preso tutto. Per cominciare, ad agosto 1996 Hulk Hogan sconfisse The Giant (successivamente noto come Big Show) e divenne campione WCW per la seconda volta. La fazione aveva carattere, appeal e carisma, caratteristiche che l’avrebbero portata a diventare addirittura più importante e autorevole della WCW stessa. L’nWo non era più una semplice stable, ma aveva assunto le sembianze di una federazione parallela, al punto da reclutare nuovi lottatori, sia all’interno della WCW che all’esterno: da lì a qualche mese avrebbero lottato sotto le insegne dell’nWo The Giant, Syxx (noto come X-Pac in WWF), Ted Dibiase, la stella della NBA Dennis Rodman e persino un falso Sting, tanto che in seguito a questa vicenda il vero Sting, deluso da tifosi e colleghi che credevano si fosse alleato con il nemico, si ritirò dalle scene per un anno e mezzo.
Non paga, la neonata stable reclutò un arbitro personale, arrivando perfino a creare un pay-per-view tutto nuovo chiamato Souled Out. L’nWo era il fulcro del mondo del wrestling e anche Randy Savage si unì al gruppo. L’ingresso più inaspettato fu però quello di Eric Bischoff che, successivamente, rivelò di essere la mente dietro a tutto quello che stava accadendo. Per l’intero il 1997 andò avanti una guerra tra WCW e nWo che fece le fortune di Bischoff e Turner: per ben 83 settimane la WCW superò la WWF negli ascolti, un qualcosa di impensabile fino a poco tempo prima. La WWF era al tappeto, gli introiti erano al minimo e McMahon non era più neanche in grado di offrire il giusto compenso all’allora campione Bret Hart. Al punto che, dopo negoziazioni infruttuose, McMahon si rassegnò a veder partire The Hitman. Un mese dopo aver perso il titolo nel discusso Screwjob di Montréal, Bret Hart si unì alla WCW.
Lo scioglimento della banda
L’nWo ha sempre dovuto fare i conti con Sting. Una volta rientrato, The Icon decise di sfidare Hulk Hogan in un match per il titolo atteso e sponsorizzato per un anno intero, per quella che ancora oggi è riconosciuta come la più grande campagna pubblicitaria di tutti i tempi per un match di wrestling. L’incontro disputato a Starrcade ’97 fu dominato da Hogan, ma nonostante il conteggio dei tre secondi da parte dell’arbitro personale dell’nWo Nick Patrick, la campana non suonò. Bret Hart aveva impedito al Timekeeper di suonare il gong e, dopo aver colpito Hogan, rispedì nel quadrato quest’ultimo che, sorpreso da uno Sting rinvigorito, perse il match. Neanche l’intervento degli altri membri dell’nWo permise ad Hulk di evitare la fatale Scorpion Deathlock. L’intera WCW salì sul ring per festeggiare quella che sembrava la fine del dominio di Hogan. La federazione, però, decise di invalidare l’incontro. I festeggiamenti furono solamente rimandati perché, nel rematch di Superbrawl 1998, Sting conquistò definitivamente la cintura di WCW World Heavyweight Champion.
L’episodio in questione sancì l’inizio dei problemi per la fazione che da anni controllava il mondo WCW. Circa due mesi dopo, complice una faida tra Hogan e Savage, la WCW annunciò che l’nWo si era diviso: da una parte c’era l’nWo Hollywood comandato da Hollywood Hogan, dall’altra l’nWo Wolfpac capeggiato da Kevin Nash. La federazione, divisa in heel (quelli che erano dalla parte di Hogan), tweeners (quelli che erano dalla parte di Nash) e face (che non erano legati a nessuna delle due fazioni), subì un duro colpo.
Dopo essere tornato campione WCW, Hulk Hogan venne nuovamente sconfitto in un match per il titolo a luglio 1998, stavolta da Goldberg. Un episodio che determinò una notevole perdita di popolarità per Hogan e tutto l’nWo. Il leader della stable si ritirò dalle scene, salvo poi rientrare nel gennaio 1999 con il botto. Ad attenderlo sul ring c’era il neo-campione ed ex alleato Kevin Nash che, in un incontro valido per il titolo, decise incredibilmente di lasciarsi schienare senza opporre resistenza, colpito e “mandato al tappeto” esclusivamente con un simbolico colpo con un dito sul petto, tanto che l’incontro divenne noto come Fingerpoke of Doom. Ne seguì un festeggiamento di gruppo che coinvolse anche Scott Steiner – che nel frattempo era divenuto il leader dell’nWo Hollywood – e Scott Hall, che dopo un’iniziale separazione era recentemente tornato al fianco di Nash, suo vecchio compagno di tag team.
L’nWo era rinato sotto le insegne del Wolfpac. Un tentativo di cavalcare l’onda della stable che aveva ribaltato le gerarchie del wrestling. Fu solo un fuoco di paglia che si sarebbe spento nel giro di pochi mesi. Per i fan del trio originario, tuttavia, la speranza si riaccese un paio di anni più tardi. Era il 2001 e la Monday Night War era ormai un ricordo: la WWF aveva acquisito la WCW, riprendendo il comando delle operazioni nello sport entertainment. Tuttavia, con la storyline della Invasion dei lottatori di WCW e ECW per prendere il comando della WWF, i figli di McMahon cedettero le loro quote a Ric Flair – proprio lui, il simbolo della WCW pre-nWo – rendendolo comproprietario della WWF. In tutta risposta, Vince McMahon promise di distruggere la WWF con una “dose di veleno” che, nella sua mente, era proprio il leggendario nWo. Il trio tornò a No Way Out 2002 – non casualmente, condividendo l’acronimo proprio con quello del pay-per-view – e dominò fino a Wrestlemania X8, evento durante il quale Hogan sfidò The Rock in un incontro epico. In seguito alla vittoria del People’s Champ, Hogan fu attaccato dai suoi ex compagni, che decisero di reclutare The Big Show e X-Pac ai quali, in seguito al rilascio di Scott Hall, si aggiunse Shawn Michaels. La banda però era ormai morta, ciò che aveva funzionato in passato non andava più di moda, ciò che attirò milioni di fan era ormai superato. E il 15 luglio 2002 Vince cancellò definitivamente l’nWo dalla WWF.
Un trio leggendario
Mettere d’accordo tutti quando si parla di sport e di vicende del passato è davvero complicato, forse impossibile. Di certo l’nWo ha rappresentato qualcosa di leggendario e unico nel mondo del wrestling. Il marchio nWo è riuscito perfino a surclassare WWF e WCW, non solo grazie alla fama e al seguito dei singoli componenti, ma anche e soprattutto grazie all’alchimia creatasi fra i tre. La stable, oltre ad aver fatto le fortune della federazione di Turner, ha anche involontariamente aiutato la WWF, spingendo McMahon a migliorarla per non fallire.
Senza il dominio della WCW infatti non avremmo avuto la Attitude Era e la Ruthless Aggression e, forse, l’Evolution e lo Shield non sarebbero mai esistiti. Questo è il grande merito dell’nWo, quello di aver contribuito alla crescita e all’espansione non solo di una federazione, ma di un intero movimento. Probabilmente già nel 1996 Bischoff e i lottatori avevano l’impressione di aver creato qualcosa di speciale, sicuramente ne siamo certi oggi. A distanza di quasi 30 anni si parla ancora molto dell’nWo, la stable che ha rivoluzionato il wrestling, la più importante di sempre.
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