La Serie B sta mettendo a dura prova il Palermo del City Group

Palermo - Puntero

A pochi giorni dall’uscita del documentario distribuito da DAZN “Palermo Sunrise”, dedicato alla storia della squadra rosanero e alla rinascita della società dopo il fallimento avvenuto nel 2019, il Palermo si trova ad affrontare un periodo tutt’altro che positivo dal punto di vista dei risultati di campo. Il bilancio sportivo recente recita 2 sconfitte, 3 pareggi e 1 sola vittoria, vale a dire 6 punti nelle ultime 6 partite, una media da retrocessione diretta. Se a questo si aggiunge che gli avversari affrontati in questo arco temporale non sono squadre costruite per competere ai vertici del campionato (Modena, Reggiana, Mantova e Cittadella) o comunque squadre che si sono trovate in difficoltà per via della retrocessione (Salernitana e Frosinone, le quali hanno già cambiato allenatore in corsa), si intuisce facilmente che la condizione in cui versa la squadra siciliana non è rosea.

Il dato, ovviamente, è contestualizzato all’ultima frazione di campionato, anche se, estendendo il ragionamento alle tredici giornate di campionato giocate fino ad ora, non si può dire che la situazione sia migliore. Sommando i punti già totalizzati prima di questa striscia negativa, in questo momento il Palermo si colloca virtualmente in zona play-off – al sesto posto in coabitazione con Bari, Brescia e Juve Stabia – con 17 punti in 13 partite, ma il dato dei punti per partita (1,30 punti per 90’) non rispecchia certamente il passo di una squadra che, almeno sulla carta, è stata pensata e costruita per puntare alla promozione diretta. Insomma, al momento la squadra sta disattendendo ciò che la dirigenza e, forse ancor di più, la piazza si aspettavano ai nastri di partenza.

 

È già tutto finito?

Nonostante la premessa catastrofista, il campionato di Serie B si è sempre mostrato aperto a ogni scenario: la classifica corta è ormai un marchio di fabbrica del campionato cadetto e nessun verdetto è necessariamente definitivo, specialmente quando è trascorso appena un terzo della stagione. Anche quest’anno, tra l’ottava posizione (l’ultima utile per guadagnarsi un posto ai play-off) e la ventesima intercorrono solamente 7 punti, mentre tra l’ottava e la seconda posizione (l’ultima disponibile per la promozione in Serie A senza passare dai play-off) ci sono ben 11 punti di distanza. Questa considerazione, però, apre necessariamente un altro scenario che non gioca certamente a favore del Palermo: se si legge la classifica nella sua interezza, si può notare abbastanza facilmente che le altre contendenti alla promozione diretta stanno correndo senza sosta e stanno creando un ampio divario con le loro dirette inseguitrici. Pisa, Sassuolo e Spezia  – con onorevole menzione per la neo-promossa Cesena – sembrano non perdere un colpo e viaggiano ad una media di oltre 2 punti per 90 minuti. Lo Spezia, addirittura, è ancora imbattuto nella stagione 2024-2025.

Ciò non vuol dire che i giochi debbano ritenersi già chiusi, ma colmare il gap potrebbe essere sempre più difficile, a maggior ragione in questa fase del campionato in cui molte squadre sono alla ricerca di punti preziosi. Senza contare, poi, che classificarsi al settimo o all’ottavo posto – per quanto terrebbe accesa la flebile speranza di giocarsi la promozione in Serie A – vorrebbe dire partire già svantaggiati nel mini torneo di fine stagione.

Al di là dei modesti risultati, che certamente avranno impatto sul prosieguo del campionato, la condizione del Palermo va ben oltre l’ultimo periodo. Dal ritorno in Serie B, dopo la vittoria dei play-off di C nell’annata 2022, i rosanero sembrano destinati a vivacchiare nel campionato cadetto, con percorsi molto altalenanti. Per certi versi, esclusa la prima stagione di assestamento, è come se il Palermo si accontentasse di raggiungere il massimo risultato con il minimo sforzo. I rosanero hanno assaporato da vicino la Serie A, arrendendosi solo in semifinale dei play-off a un Venezia nettamente superiore, ma il risultato in sé è come se fosse arrivato per inerzia, senza aver meritato né demeritato.

La posizione finale, di fatto, era già stata acquisita anche prima del cambio allenatore a sole 6 giornate dal termine del campionato: Eugenio Corini, già tecnico del Palermo dalla stagione 2022-23, è stato sollevato dall’incarico alla trentunesima giornata per lasciare spazio a Michele Mignani, sotto la cui guida il Palermo ha totalizzato 7 punti in 6 giornate. Non ci vuole molto per capire che il cambio allenatore non ha avuto gli effetti sperati. L’attuale tecnico del Cesena, ovviamente, non avrebbe potuto fare miracoli, ma il raggiungimento dei play-off si doveva (e si deve) considerare un obiettivo minimo per una squadra costruita appositamente per evitare di rimanere troppo tempo nelle categorie inferiori alla A.

 

L’ossessione per il Palermo del passato

Dopo il brutto momento che ha investito la squadra rosanero e che ha costretto la società ad una ricostruzione dalle fondamenta, il mantra – giustamente – è stato solo uno: riportare il Palermo in Serie A. Dario Mirri, che nel 2019 si è aggiudicato il titolo sportivo della squadra, non ha mai nascosto quest’ambizione e l’ingresso in società del City Football Group – che ha acquisito la quasi totalità delle partecipazioni societarie – non ha fatto altro che accrescere il legittimo desiderio di tornare a giocare il massimo campionato italiano e, perché no, di creare una squadra competitiva per ambire a qualcosa in più rispetto che alla mera partecipazione. Il processo, tuttavia, si è rivelato più lungo del preventivato e, nonostante l’ingresso nella governance di uno dei gruppi più influenti nel mondo del calcio, dopo cinque anni il progetto tecnico del Palermo stenta a decollare: se la permanenza in Serie D e C è sembrata poca cosa, la Serie B si sta dimostrando un osso più duro di quanto forse si poteva pronosticare, nonostante, come detto, la squadra sia stata allestita con pezzi pregiati per la categoria.

Col senno di poi, la strategia di arricchire la rosa con tanti giocatori top per la categoria non si è rivelata una scelta vincente. La ricerca di elementi “pronti all’uso” – come può essere su tutti Thomas Henry – vanno in controtendenza anche solo con gli investimenti infrastrutturali che il City Football Group sta mettendo (e in larga parte ha già messo) in pratica per rendere più sostenibile nel lungo periodo la società siciliana. Danilo Pagni, ex direttore sportivo Chievo e collaboratore tecnico del Milan, parlando di alcune squadre-delusioni di questa prima parte di stagione di Serie B (includendo Sampdoria, Cremonese e Palermo) ha ribadito che:

Le figurine non servono: è vero che i giocatori di qualità si pagano, ma l’abilità di un direttore sportivo sta nel costruire una squadra composta da calciatori complementari tra di loro.

In un certo senso, la voglia irrefrenabile di tornare anche solo ai fasti dei primi anni del 2000quando il Palermo garantiva quattro giocatori nella rosa della nazionale campione del mondo – non sta rappresentando uno sprone per progredire, quanto più un peso da portare addosso, come se i rosanero non fossero mai riusciti a liberarsi dai fantasmi del passato. Ne risulta che il Palermo è incappato nel circolo vizioso di voler essere all’altezza del passato, piuttosto che in quello virtuoso che prevede la costruzione di un futuro su delle basi solide. Eppure, il mix tra identità e innovazione, rappresentato dal connubio tra Dario Mirri (un pronipote del presidentissimo Renzo Barbera) e il City Football Group – con tutti i rischi del caso, cioè della possibilità di veder trasformare la squadra siciliana in una “succursale” – poteva davvero segnare un punto di rottura con il passato. Il che non vuol dire abbandonare la tradizione, ma, al contrario, abbracciarla, conservarla e lasciarsela alle spalle. Non è detto che ciò non succeda, anzi, è molto probabile che in qualche anno il Palermo tornerà a giocare in palcoscenici adatti ad una piazza storica di Serie A. Tuttavia, la voglia di risultati immediati stride un po’ con i tempi che ci vogliono per apportare una rivoluzione profonda.

 

Cosa non sta funzionando tatticamente

Terminata l’esperienza di circa un anno e mezzo di Eugenio Corini sulla panchina rosanero e l’intermezzo di poche partite di Michele Mignani, la dirigenza ha scelto Alessio Dionisi come nuovo allenatore. Una decisione di questo tipo non poteva nascondere le ambizioni della società: si tratta pur sempre di uno dei profili più interessanti nel panorama dei nuovi tecnici italiani. La filosofia di gioco di Dionisi si basa su un calcio offensivo e proattivo, il che certamente deve aver convinto la dirigenza del Palermo nell’ottica di voler costruire una squadra che potesse essere protagonista  del campionato cadetto. Si può dire che i principi di gioco siano rimasti sostanzialmente immutati rispetto a quelli visti a Sassuolo, con il consolidamento della manovra dal basso che può considerarsi il vero marchio di fabbrica del tecnico. A questo proposito, il Palermo è una delle squadre che effettua più tocchi nella propria area (851 secondo i dati forniti da fbref).

Tuttavia, come si è avuto modo di dire, la squadra siciliana sta affrontando parecchie difficoltà nel corso del campionato, specialmente per ciò che concerne la fase di finalizzazione. Al momento, il Palermo è la seconda peggior squadra del campionato (dopo il Frosinone) in termini di differenza tra goal segnati (13) e gol attesi (17,5). Vale a dire, cioè, che la squadra ha concretizzato meno reti di quanto avrebbe dovuto. A questo dato si aggiungono le difficoltà degli attaccanti rosanero, che complessivamente hanno realizzato appena 3 gol nelle 13 giornate di campionato. Il già citato Henry, Matteo Brunori e Jérémy Le Douaron – nomi sicuramente di spicco per la categoria – risentono abbastanza del loro isolamento in fase offensiva, a maggior ragione quando si trovano a fare i conti con difese schierate. Le Douaron, ad esempio, nella sfida pareggiata fuori casa contro il Frosinone ha sofferto particolarmente i duelli fisici con Monterisi, non riuscendo praticamente mai a ripulire palloni per i compagni.

L’incapacità del Palermo di affrontare squadre compatte si deve principalmente alla mancanza di fluidità nello sviluppo della manovra ed a un’occupazione meccanica degli spazi, che facilita gli avversari nell’individuare riferimenti nelle varie zone di campo. In questo contesto, ovviamente, si esaltano i giocatori in grado di rendersi imprevedibili. Non è un caso che Roberto Insigne (4 gol e 2 assist) e Federico Di Francesco (5 assist), indiscutibilmente i più talentuosi della rosa, stiano tenendo a galla i rosanero.

 

Da dove ripartirà Dionisi

Nonostante alcune lacune ancora da colmare, Dionisi si è dimostrato sempre piuttosto soddisfatto delle prestazioni della squadra. È ovvio che il tecnico non avrebbe potuto dire diversamente, tuttavia anche la dirigenza si è dimostrata compatta nel ribadire fiducia nel lavoro del tecnico. Se in fase offensiva il Palermo sta faticando, c’è un risvolto positivo della medaglia: al momento è una delle squadre meno battute dell’intero campionato di Serie B (11 gol subiti). Per quanto possa sembrare un dato apparentemente poco significativo, il numero dei gol subiti è nettamente migliorato rispetto allo scorso anno in cui la difesa del Palermo è stata una delle più perforate.

Per colmare le carenze offensive, invece, Dionisi durante la sosta delle nazionali avrebbe lavorato su alcuni accorgimenti tattici. Ad esempio, sembra che il tecnico rosanero stia provando a inserire Brunori come trequartista per sfruttare le qualità dell’attaccante nella cucitura del gioco. Il capitano del Palermo, che sembrava potesse lasciare il capoluogo siciliano da un momento all’altro, è stato di fatto messo ai margini della rosa per un po’ di tempo. In questa nuova veste potrebbe cercare contemporaneamente il proprio rilancio e quello della sua squadra.

Il Palermo dovrà fin da subito ingranare per riprendere il cammino e non rimanere troppo indietro rispetto alle altre pretendenti alla Serie A. Già da questa domenica i rosanero affronteranno la Sampdoria in una sfida che sarà determinante per entrambe le squadre: la sconfitta dell’una o dell’altra squadra potrebbe costare la panchina al proprio allenatore e nel caso del Palermo, ancora una volta, vorrebbe dire allontanarsi dall’obiettivo.

 


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Di Rocco Nicita

Classe 1996. In giro per il web da un paio di anni. Mi trovate su Sportellate o in qualche campo di Serie B.