Ahhh come gioca Bernabé! Il 10 del Parma è già pronto per una big

Adrián Bernabé - Puntero

Adrián Bernabé ad oggi ha collezionato appena 3 presenze in Serie A. Eppure sembra già pronto per una big del nostro campionato. Durante l’estate che sta per terminare il suo nome è stato accostato all’Inter. Qualche mese prima, mentre il Parma si dava da fare per riemergere dalla B, si era parlato di Juventus e prima ancora di Milan. Al netto di ciò che sarà della sua carriera, rimane un fatto: il 10 catalano è diventato uno dei centrocampisti più interessanti della Serie A nel momento stesso in cui i ducali sono stati promossi.

A rendere speciale Bernabé, che ha compiuto 23 anni lo scorso 26 maggio, è la capacità di combinare una tecnica individuale di altissimo livello con una grande visione di gioco e una notevole intelligenza tattica. I paragoni con David Silva che lo accompagnano sin da quando era adolescente non sono casuali: come il connazionale, Bernabé è in grado di muoversi tra le linee, di dettare i tempi di gioco e di creare spazi per i compagni con passaggi millimetrici. Ma rispetto a Silva ha sviluppato anche una capacità difensiva notevole, diventando un centrocampista box-to-box completo. La sua evoluzione nelle ultime tre stagioni da esterno offensivo a mezzala, e infine a regista arretrato, racconta molto della sua duttilità. Al Parma, Bernabé ha interpretato diversi ruoli, adattandosi alle necessità della squadra e mostrando una maturità calcistica rara per un giocatore della sua età.

 

Da dove sbuca Bernabé

Bernabé, nativo di Barcellona, è uno di quei bambini cresciuti con il pallone tra i piedi, di quelli che oggi sui reel di Instagram capita di vedere rotolare per terra dopo aver calciato una palla di spugna, con il pannolino ad attutire la botta. Già a 7 anni inizia a far parlare di sé quando è tesserato per il CF Damm, una piccola società catalana, tanto che l’Espanyol decide di portarlo nel proprio settore giovanile. Per dare un’idea di quanto il club credesse nel suo campioncino, gli mette a disposizione un taxi privato per la tratta casa-campo di allenamento e ritorno. Nelle partite con i coetanei, Adrián dimostra una superiorità troppo schiacciante e viene fatto giocare con bambini anche di quattro anni più grandi.

Quando ha 12 anni viene corteggiato insistentemente dal Barcellona e spuntano i primi articoli sui media locali: c’è un nuovo fenomeno in città, le aspettative aumentano a dismisura. Lui però sembra programmato per giocare a calcio e continua segnare gol a ripetizione. Ogni giorno aggiunge una nuova giocata al suo repertorio da predestinato, si inventa un dribbling di suola che non aveva mai provato prima, inizia a specializzarsi nei tiri a giro sul secondo palo. Pensa già da professionista e si allena per diventarlo.

Nonostante il forte legame emotivo con l’Espanyol, la squadra tifata da tutti in famiglia, alla fine Adrián sceglie La Masia, dove perfeziona ulteriormente il suo stile di gioco sotto la guida di allenatori esperti che hanno svezzato gente del calibro di Xavi e Andrés Iniesta. Qui inizia a sviluppare quelle abilità che lo caratterizzeranno negli anni successivi: il controllo di palla in velocità al limite della perfezione (in Spagna alcuni media hanno scomodato persino Messi), la capacità di leggere il gioco e la precisione nei passaggi.

 

Il passaggio al Manchester City

Nel 2018, con il passaggio di Pep Guardiola al Manchester City, molti giovani talenti della cantera del Barcellona seguono il tecnico spagnolo in Inghilterra. Tra questi c’è Bernabé. I Citizens vedono in lui un elemento perfetto per mandare a memoria lo spartito che prevede possesso palla, costruzione dal basso e fluidità di movimento tra i reparti. Nonostante le sue qualità indiscutibili, però, Bernabé non sfonda. Nei tre anni trascorsi a Manchester, colleziona appena cinque presenze con i “grandi”, tutte in Coppa di Lega, ma si afferma come uno dei protagonisti assoluti dell’Under 23, dove gioca 54 partite, segnando 11 gol e servendo 16 assist.

Questa esperienza consente all’attuale 10 del Parma di imparare da vicino da giocatori di livello mondiale e da un mammasantissima come Guardiola. Nell’Under 23 viene spesso impiegato come esterno della difesa a 4 con compiti di regia, una sorta di João Cancelo della fascia sinistra. L’esperimento sembra non funzionare. Lo staff tecnico del City non sottovaluta Adrián, semplicemente non lo ritiene ancora pronto. Del resto da quelle parti la concorrenza è a dir poco spietata.

Un po’ di giocate di Bernabé ai tempi del City, quando era considerato il nuovo David Silva

 

Uno dei punti cruciali della sua permanenza a Manchester nonostante le crescenti difficoltà, è l’incontro con Enzo Maresca, allora allenatore dell’Under 23 del City, che giocherà un ruolo chiave nel successivo capitolo della sua carriera. Quando Maresca viene chiamato a guidare il Parma, infatti, decide di portare con sé il giovane centrocampista catalano. L’arrivo in Italia, però, si rivela l’inizio di un calvario lungo 300 giorni. Pochi giorni dopo il suo trasferimento, infatti, al nuovo acquisto viene diagnosticata un’aritmia cardiaca che richiede un intervento chirurgico che lo costringe a restare lontano dai campi per quasi un anno. Ora l’ex enfant prodige di Barcellona vede soltanto buio e teme che sia tutto finito ancora prima di cominciare davvero.

 

La rinascita a Parma

Dopo mesi di riabilitazione, Bernabé fa il suo ritorno in campo il 5 febbraio 2022 contro il Benevento. Da quel momento in poi, conquista progressivamente un ruolo centrale nel Parma, mettendo in mostra tutto il suo talento, soprattutto sotto la guida di Fabio Pecchia, chiamato a sostituire Maresca. Le sue prestazioni sono talmente convincenti che nell’aprile 2022 Marca gli dedica un articolo definendolo “La nuova perla del calcio spagnolo“. L’arrivo dell’ex mister del Verona coincide con la rinascita di Bernabé. Il buio, i dubbi di quando e se tornare a giocare spariscono nel giro di poche settimane: il centrocampista spagnolo sembra più forte di prima, molto più forte. E non è una frase fatta. I dieci mesi di stop paiono aver restituito al calcio un ragazzo che ha aggiunto quel filo di cattiveria agonistica utile a rendere un campione chi già lo è in potenza.

Pecchia intuisce subito che Bernabé non può essere limitato a un solo ruolo, ma che la sua duttilità e intelligenza tattica possono trasformarlo in un giocatore chiave del Parma. Bernabé ha dei compiti in campo molto prima che una posizione da ricoprire: ecco la vera svolta. L’allenatore nativo di Formia lo fa partire spesso da una zona del campo più arretrata rispetto a quella abituale, davanti alla difesa, per sfruttare la sua visione di gioco in fase di impostazione. La scelta è vincente: Adrián dimostra una notevole capacità di adattamento, diventando uno dei migliori centrocampisti del campionato non solo in fase offensiva, ma anche in quella difensiva. I suoi numeri parlano chiaro: è uno dei migliori recuperatori di palloni della Serie B, un mediano che, pur non essendo fisicamente imponente (1 metro e 70 e un corpo non certo da culturista), compensa con sagacia tattica e tempismo negli interventi.

 

Troppo forte per la Serie B

Nella stagione 2023/2024, con 8 gol e 4 assist, Bernabé contribuisce significativamente alla promozione del Parma dalla Serie B. Ma soprattutto dà l’idea di aver completato la sua formazione calcistica. Le prestazioni si distinguono per la qualità tecnica e le giocate spettacolari, ma a rubare gli occhi agli scout sono altre caratteristiche. Pur essendo spesso il più talentuoso sul terreno di gioco e di certo tra le menti più raffinate in campo, lo spagnolo è maledettamente intenso, sia quando imposta nella propria metà campo sia quando calpesta le zolle più scottano, quella della trequarti avversaria.

Ma c’è dell’altro. Una corsa in più durante la transizione negativa della propria squadra, un contrasto duro per fermare una ripartenza, una scivolata alla disperata per non esporre i compagni all’inferiorità numerica: sono queste le giocate – e ce ne sono decine nella passata stagione di Bernabé – che fanno drizzare le antenne a mezza Serie A e pure a diversi club spagnoli.

Sei minuti e passa di Bernabé che fa cose spaziali con il sinistro

 

Come gioca Bernabé

Bernabé è un centrocampista dal profilo tecnico estremamente raffinato, che ricalca perfettamente il modello di calciatore cresciuto all’interno di scuole calcistiche d’élite come La Masia e il Manchester City. Il suo stile di gioco riflette non solo la formazione ricevuta, ma anche la versatilità innata che lo caratterizza. Dotato di un mancino estremamente educato, il centrocampista catalano si distingue per la sua capacità di dominare il pallone e di creare opportunità sia in fase di possesso che di finalizzazione.

La sua posizione naturale, quella di mezzala destra a piede invertito, gli permette di sfruttare al meglio le sue qualità di dribbling e visione di gioco ma può partire da diverse zone del campo. Non serve la sfera di cristallo per intuire che un profilo simile potrà essere assorbito senza battere ciglio da sistemi tattici flessibili, quando non totalmente liquidi, come quelli di Simone Inzaghi o Thiago Motta, giusto per fare due esempi di casa nostra. Ed è altrettanto semplice immaginarlo in contesti che prediligono il palleggio anche difensivo (avete detto Liga?).

Bernabé è un regista e questo a prescindere dalla sua posizione di partenza e dal modulo impiegato. Grazie al baricentro basso, riesce a gestire il pallone in spazi stretti, disorientando gli avversari con movimenti fluidi e cambi di direzione improvvisi. Nonostante la giovane età mostra una maturità tattica impressionante ed è in grado di associarsi con i compagni in combinazioni rapide e veloci, che spesso risultano decisive per aprire le difese avversarie.

Uno degli aspetti cruciali del gioco di Bernabé è la sua capacità di dettare i tempi. Sebbene non sia un playmaker classico, la sua abilità nel palleggio corto, nell’orientamento del corpo e nel trovare linee di passaggio tra le maglie avversarie lo rendono un perno fondamentale nel centrocampo del Parma e i suoi frequenti scambi di posizione con Simon Sohm (schierato da centrocampista più avanzato in questo inizio di campionato) hanno permesso al Parma di creare scompiglio e di sorprendere Fiorentina, Milan e Napoli nelle prime tre giornate di A.

 

Il dominio discreto contro il Milan

In particolare, nella vittoria del Parma sul Milan è emerso chiaramente quanto Bernabé sia il centro di gravità del progetto tattico di Pecchia. Il catalano ha dominato il centrocampo nonostante il piano degli emiliani prevedesse soprattutto ripartenze veloci per esaltare le due frecce Man e Mihăilă – che in effetti hanno messo a ferro e fuoco entrambe le fasce – e una fase di palleggio ridotta all’osso. Per far sì che la strategia votata alla verticalità funzionasse a dovere, è stato fondamentale il lavoro in buona parte oscuro del regista di Barcellona, che ha percorso 11,1 chilometri (più di ogni altro compagno) ed è risultato di gran lunga il giocatore ad aver giocato più palloni tra i gialloblù, 65, con una percentuale di passaggi riusciti che ha sfiorato il 90% (dati Lega Serie A).

Non solo, Bernabé ha messo a referto la bellezza di 8 recuperi: meglio di lui ha fatto soltanto Pavlović (9), che è stato giustamente descritto come l’ultimo baluardo di un Milan apparso per larghi tratti in balia delle folate emiliane. Se i contrattacchi immediati del Parma hanno funzionato, il merito va soprattutto all’ex Barcellona e City, capace di trasformare in oro praticamente ogni singolo pallone toccato, distinguendo con una maturità rara per un 23enne i momenti in cui verticalizzare e quelli per far rifiatare i compagni grazie al possesso.

L’avvio di stagione convincente del Parma – sconfitto soltanto dal Napoli in pieno recupero dopo l’espulsione del portiere Suzuki e finito con il terzino Delprato tra i pali – sta mettendo in vetrina soprattutto Man, altro giocatore che come Bernabé poco aveva a che fare con la Serie B, ma il vero crack tattico degli emiliani è indubbiamente il catalano. Pecchia gli ha cucito addosso un abito che somiglia molto a quello che Inzaghi ha progettato un paio di stagioni fa per Çalhanoğlu. Ovvio, il paragone con il turco al momento non regge per esperienza e pedigree, senza contare che il 10 gialloblù andrà testato a livelli superiori, ma ad oggi è lecito attendersi un’evoluzione ulteriore di Bernabé che lo porti a traslare le propri doti in contesti tattici in cui il primo obiettivo è scardinare la resistenza più o meno passiva dell’avversario.

Il contratto del 10 gialloblù scade nel 2027 ma, a meno di infortuni o altro di imprevedibile, l’interesse di diverse big (non solo italiane) per lui è destinato a crescere con il passare dei mesi, forse delle settimane. Milan, Juventus e Inter da almeno un anno gli hanno messo gli occhi addosso, resta da capire quanto la prima stagione di A farà aumentare il prezzo del suo cartellino, che ad oggi non vale meno di una dozzina di milioni.

 


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Di Vincenzo Corrado

Giornalista professionista, scrittore e altre cose che andavano di moda prima dell'intelligenza artificiale. Nato al mare e cresciuto tra la nebbia: avrei preferito il contrario.