A metà degli anni ’90, nel Principato iniziò a splendere la stella di un calciatore che avrebbe poi scritto la storia del suo sport, negli anni a venire. Thierry Henry fece innamorare Arsene Wenger, allora allenatore del Monaco, quando ancora non aveva compiuto 17 anni. Fu proprio il vecchio Arsene a lanciarlo tra i grandi, anche se a raccoglierne i frutti più succosi nel Principato fu Jean Tigana. Il coach di Bamako sfruttò le straordinarie annate 96/97 e 97/98 di Henry, all’epoca ventenne, per vincere la Ligue 1 prima e ottenere una semifinale di Champions League poi. Sono passati quasi 30 anni da quei giorni gloriosi. Henry, nel frattempo, è divenuto una leggenda dell’Arsenal e della Nazionale francese: inutile dilungarsi sulla sua abbacinante carriera. Tuttavia, è proprio attorno al suo nome che si intreccia la storia di uno dei talenti più fulgidi del momento in casa Monaco: Maghnes Akliouche.
Il calcio tra i palazzi
Nato nel 2002, Akliouche impara a fare la conoscenza del suo stesso talento per il calcio giocando nei campetti che spuntano come funghi nelle aree urbane che circondano l’immensa città metropolitana di Parigi. La sua storia parte infatti da Tremblay, nella regione dell’Ile-de-France, venti chilometri di strada dal quartiere di Saint Denis, dove sorge la casa dei Galletti: lo Stade de France. Come il cognome suggerisce, Maghnes è un francese di seconda generazione, nato in Europa da genitori di origini algerine. Più precisamente, la famiglia Akliouche arriva dalle montagne della Cabilia, roccaforte della resistenza berbera durante la Guerra d’Algeria a cavallo tra gli anni ’50 e i ’60.
Il padre lo spinge a giocare con i ragazzi più grandi per affinare tecnica e carattere, dimostrando presto di aver avuto un buon intuito. È un ragazzo mingherlino, guizzante, con un delicato piede da trequartista e una folta chioma di capelli ricci in testa. Difficile non notarlo, anche nelle polverose resse delle partite di quartiere. Ben presto, Akliouche viene adocchiato dalle squadre della zona e inizia ad indossare delle vere divise da calcio, togliendosi dalle spalle quelle dei suoi idoli che veste nel campetto sotto casa. Prima passa dal Villemomble, poi, all’età di 12 anni, va al Torcy Sport, 25 minuti di macchina da casa. Fin qui sembra la classica storia del ragazzino che passa la mattinata a scuola, mangia un panino di corsa e poi sale sul pulmino della squadra che lo porta ad allenarsi. Non sa ancora che presto il suo destino cambierà.
Il centro sportivo di Clairefontaine
La svolta di Clairefontaine
Prima di arrivare sulle coste del Principato, tuttavia, Maghnes deve affrontare un passaggio intermedio. Il più importante di tutti, visto che a convincere il sedicenne Akliouche a salutare il tetto dei genitori sono gli osservatori dell’Institute National du Football di Clairefontaine. Inaugurato nel 1988, Clairefontaine è diventato nel 1990 un centro di pre-formazione calcistica, destinato a raccogliere i migliori talenti sparsi nel sottobosco del pallone francese. Sotto l’attenta supervisione di Gerard Houllier e la preparazione tecnico-tattica di alcuni dei migliori maestri di calcio della nazione, gli eletti a far parte di questo mitologico luogo di calcio hanno l’occasione di apprendere nozioni calcistiche più velocemente e con maggiore profitto. Alcuni nomi passati dal centro di Clairefontaine? Nicolas Anelka, Christopher Nkunku, Marcus Thuram, Hatem Ben Arfa, Kylian Mbappé. Corsi e ricorsi storici, anche Thierry Henry è passato da quelle parti, nel 1991, prima di essere prelevato dal Monaco.
Oltre a funzionare come puro centro di apprendimento, Clairefontaine rappresenta per i giovani talenti francesi che non fanno parte di prestigiosi vivai l’occasione di essere osservati dalle squadre di Ligue 1. Una situazione vincente per tutti. I ragazzi possono sperare in una carriera che altrimenti si sarebbe persa nei dedali delle periferie, i club hanno la possibilità di rintracciare talenti che non avrebbero modo di scovare altrimenti. Infine, pure l’intero sistema calcio francese ne trae giovamento: pensate che il calcio d’Oltralpe sarebbe stato lo stesso se un fenomeno come Henry fosse rimasto completamente fuori dai radar?
Akliouche arriva al Centro di Formazione di Clairefontaine nel 2015. Nella nidiata di talenti di quell’anno c’è anche Brandon Soppy, che dopo quell’esperienza verrà reclutato dal Rennes e poi prenderà il volo per l’Italia. Dopo un paio d’anni di apprendistato, anche Akliouche è finalmente pronto per spiccare il volo. Il Monaco lo nota prima degli altri e, come già fatto con Titì Henry e Mbappé prima di lui, se lo porta nel Principato, Per Maghnes Akliouche si aprono le porte del calcio dei grandi.
Allez les Bleus
Il mancino di Akliouche non tarda a farsi notare anche in un’accademia prestigiosa come quella del Monaco. Il ragazzo brucia le tappe, conquistando i suoi allenatori per l’estro e la visione di gioco che lo contraddistinguono. Nel settore giovanile del Monaco gioca con le 10 sulle spalle, attirando anche le attenzioni delle nazionali giovanili. La prima presenza con la Nazionale Under 20 della Francia arriva a marzo del 2022, schierato in un altro ruolo rispetto a quello di trequartista centrale che occupa al Monaco. Il CT Diomède, ex leggenda dell’Auxerre, lo impiega largo a sinistra nel suo 4-2-3-1, con il coetaneo del Nantes Mohamed Achi ad occupare le zolle centrali della trequarti, contro i pari età del Portogallo
Sarà la prima di 7 presenze, fin qui, con la maglia dell’Under 20. Nel giugno del 2022, al Torneo Maurice Revello (l’ex torneo di Tolone) arrivano anche i gol. Contro l’Arabia Saudita, partendo da mezzala, realizza di testa la rete che sblocca il risultato, poi sforna due assist nel giro di mezz’ora, in un match a senso unico finito 5-0. Qualche giorno dopo a soccombere sotto i colpi di Akliouche e compagni è un avversario di ben altro rango, l’Argentina di Javier Mascherano. È un’altra goleada per i francesini di Diomède e un’altra giornata memorabile per Maghnes, che sigla una doppietta e regala un assist a Sékou Mara. La partita finisce 6-2, e Akliouche inizia a farsi conoscere davvero. Chi segue il calcio giovanile francese inizia a parlare di due giovani numeri 10 in rampa di lancio. Uno è Adli Aouchiche, franco-algerino anche lui, fantasista all’epoca in forza al Saint Etienne e ora al Sunderland. L’altro è Maghnes Akliouche.
Il giorno in cui Maghnes Akliouche e Adil Aouchiche fecero a pezzi l’Argentina
Scampoli di Monaco
Le ottime prestazioni con le giovanili monegasche non aprono soltanto le porte della Nazionale ad Akliouche. Nei mesi precedenti alla chiamata di Diomède, infatti, il giovane franco-algerino aveva fatto capolino sul palcoscenico della Ligue 1. Impegnato sempre in piccoli spezzoni, Akliouche colleziona 7 gettoni di presenza nella Ligue 1 2021/22, ponendo le basi per un impegno più continuo nella stagione successiva.
Promesse che però vengono mantenute solo a metà. Nel 2022/23 Akliouche trova appena 11 volte il campo col Monaco, giocando però cinque volte da titolare. La concorrenza è tanta, per trovare con continuità un posto al sole nell’undici di Philippe Clement. A contendersi una maglia nei ruoli adibiti alle giocate di fantasia ci sono già Golovin e Minamino. Per giocare dall’inizio, spesso Akliouche deve traslocare sulla fascia destra. Non esattamente l’habitat naturale per le sue caratteristiche, nonostante di questi tempi vada piuttosto di moda schierare da quella parte i mancini.
Lo splendido sinistro con cui Akliouche segna il suo primo gol nei professionisti
Una lenta ma inesorabile ascesa
Un gol, in questa stagione, Akliouche riesce pure a trovarlo. Ma è una serata amara per la sua squadra e quindi anche per lui. Giocando a sostegno di Ben Yedder nel vivo dell’attacco monegasco, Akliouche segna di sinistro il gol del vantaggio nel 3° turno di Coupe de France contro il Rodez. La partita finirà 2-2 e il Monaco uscirà inopinatamente ai rigori, abbandonando la Coppa. Non la miglior occasione per festeggiare il primo gol con i grandi.
L’inizio della stagione 2023/24 di Akliouche è sotto gli occhi di tutti. Con uno zidanesco 21 sulle spalle, il talentuoso ragazzo di Tremblay ha iniziato col botto, trovando già tre gol in Ligue 1. Il primo all’esordio stagionale, appena entrato, contro il Clermont. Gli altri due un mese e mezzo più tardi, nel big match contro il Marsiglia, alla prima stagionale da titolare. Schierato da Adi Hutter alle spalle del tandem Balogun-Ben Yedder, Akliouche ha messo lo zampino in tutti i gol monegaschi del 3-2 finale. Oltre ad un assist per Balogun, infatti, Akliouche si è inventato una doppietta che gli ha puntato addosso i riflettori della Francia intera. E di un uomo in particolare.
🇫🇷 Maghnes Akliouche (21) vs. Marseille:
☑️ 75 minutes
⚽️ 2 goals
🅰️ 1 assist
🚀 3 shots
🤩 Up 3-2 when he was subbed offHis first start for @AS_Monaco this season. ✅
119 minutes played this season, 3 goals, 1 assist. 🔥
A goal involvement every 30 minutes. pic.twitter.com/OPyNhbt3qV
— Football Wonderkids (@fbwonderkids) September 30, 2023
La notte in cui Maghnes Akliouche si è rivelato al mondo
Al cospetto del mito
Ad allenare la Nazionale Under 21 della Francia, infatti, non c’è un allenatore qualsiasi. A capo della selezione c’è quel Thierry Henry con cui Akliouche condivide tante tappe, soprattutto all’inizio del percorso. Subentrato a Sylvain Ripoll dopo il deludente Europeo di categoria, Henry decide di apportare alcuni cambiamenti nel roster de “Les Espoirs”. Uno dei primi a cui Henry pensa è proprio Akliouche, che diventa parte integrante del gruppo incaricato di qualificarsi agli Europei del 2025. Akliouche ha già collezionato 4 caps per l’Under 21, e per il ragazzo del Monaco Henry ha speso anche parole al miele.
Ciò che mi impressiona di più di lui è il modo in cui pressa e l’insistenza con cui cerca la palla. Ha un gran voglia di fare ed è sempre molto attivo in campo. Inutile poi parlare delle sue qualità col pallone al piede, che sono evidenti. Maghnes è bravissimo a girarsi verso la porta per cercare l’ultimo passaggio, ma sa anche capire quando fermarsi senza incaponirsi in dribbling rischiosi. Ha la rara intelligenza di capire esattamente cosa sta succedendo, sia quando ha la palla che quando non ce l’ha.
Parole che fanno un certo effetto, se a pronunciarle è uno dei calciatori francesi più forti di sempre.
Pronto per la prossima evoluzione
Guai però a pensare che Akliouche possa ripetere sul campo da gioco le gesta del suo attuale commissario tecnico. Se Henry era un attaccante strepitoso, con un istinto per la porta sovrumano e una batteria di colpi pressochè infinita, Akliouche ha nel suo arsenale colpi diversi.
La dote principale è la visione di gioco, che combinata ad un QI calcistico sopra la media lo rende qualcosa di più di un semplice trequartista. Non è impossibile vedere nella sfera di cristallo una sua prossima trasformazione in playmaker, che sia da regista avanzato o da perno davanti alla difesa. Un percorso che, a detta di scout e addetti ai lavori, potrebbe in qualche modo somigliare a quello di Sergio Canales.
Come per ogni trequartista vecchio stile, tutto tecnica ed estro, le mancanze più evidenti di Akliouche arrivano dalla (poca) prestanza fisica. Forse un po’ troppo leggero per reggere l’urto di difese aggressive, spostare il suo raggio d’azione qualche metro più indietro potrebbe essere la giusta soluzione per regalarsi una carriera di alto livello.
E il futuro in Nazionale? Maghnes, al momento, è dato come uno dei sicuri presenti alle Olimpiadi del 2024 con la maglia della Francia. Ma quel passaporto algerino gli brucia in tasca e nel paese nordafricano sono già partite le speculazioni. Se Akliouche non dovesse raggiungere la convocazione in Nazionale maggiore, in Algeria sono sicuri che il ragazzo ci metterebbe pochi secondi ad optare per la nazione d’origine dei genitori.
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