Siamo entrati nel vivo dei Championships di Wimbledon, l’appuntamento più atteso del tennis mondiale, il più antico ed iconico torneo su erba ospitato nella suggestiva cornice dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club. Anche quest’anno i migliori tennisti del mondo si sfideranno per portare a casa l’ambito trofeo e le premesse per grande spettacolo ci sono tutte.
Wimbledon però non è soltanto sport. La mistica di un torneo così suggestivo non è determinata solo dai grandi campioni o dal circolo di tennis più esclusivo del pianeta. C’è molto di più. Wimbledon ormai è un’icona, un appuntamento talmente glamour e conosciuto, da rendere virale praticamente ogni aspetto che contorna queste due settimane di sport.
Rimedi anti-piccioni
A questo proposito, chi sapeva che a Wimbledon, per scongiurare il “pericolo piccioni”, è in servizio il falco Rufus? Dal 1999 l’utilizzo dei falchi ha l’obiettivo di prevenire invasioni di campo impreviste da parte di “spettatori non paganti” e Rufus dalle 5 alle 9 del mattino lavora per il circolo. Il volatile è a tutti gli effetti un dipendente della Avian Environmental consultants e può vantare un account su X da più di 11000 followers.
Il rapace più famoso di Inghilterra però non ha sempre avuto una vita rose e fiori. Qualche anno fa infatti, Rufus subì un rapimento. Era il giugno del 2012 quando venne prelevato dalla sua gabbia nell’auto della padrona con i finestrini aperti. Inspiegabilmente la costosa attrezzatura per monitorarne i voli fu lasciata intatta e solo dopo pochi giorni, fu ritrovato in una clinica per animali londinese. Non si è mai saputo chi sia stato l’artefice del rapimento: è il prezzo da pagare quando ci si trova nella nazione di James Bond.
L’utilizzo della falconeria è stato considerato talmente utile che anche a Parigi, negli ultimi anni, hanno scelto di avvalersi dello stesso servizio.
Il falco Rufus è una vera celebrità a Wimbledon
Wimbledon’s food: fragole, panna e champagne
Naturalmente non si può guardare un match all’All England Lawn Tennis and Croquet Club, senza assaggiare le immancabili fragole con la panna, uno dei simboli dell’estate inglese. In linea con gli elevati standard del torneo, le fragole sono di altissima qualità. Vengono coltivate nel Kent, raccolte il giorno precedente alla consumazione, per arrivare alle prime luci del mattino nei vari punti di ristoro del circolo. Si calcola che vengano servite circa 110.000 porzioni di fragole con panna durante l’evento.
Tradizione vuole che al dolce venga accostato il rinfrescante Pimm’s, un liquore a base di gin ed erbe inventato a Londra nel 1823 per mano di James Pimm, proprietario di un oyster bar vicino alla Banca d’Inghilterra. Il drink può essere servito anche con limonata, ghiaccio o menta, rendendolo una scelta perfetta per le torride giornate estive.
Non sono da meno anche le altre bevande. Il tè è per gli inglesi un’autentica religione e a Wimbledon si stimano più di 300.000 tazze bevute. Per i più abbienti, invece, c’è lo champagne, rigorosamente accompagnato con una fettina di salmone.
Gustarsi match e fragole con panna a Wimbledon
Ma come ti vesti!?
A Wimbledon, il dress code per gli atleti è obbligatorio, non si può andare vestiti con il primo completo tirato fuori dall’armadio. Il total white è sacro sia per giocatori che giocatrici e il mancato rispetto di questa regola ferrea, comporta multe salatissime. Ne sa qualcosa Roger Federer che nel 2013 venne sanzionato per aver indossato scarpe bianche… con la suola arancione.
Questa infatti è l’etichetta del torneo fin dalla seconda metà del XIX secolo, quando il tennis veniva esclusivamente giocato da esponenti dell’alta società: indossare il “bianco da tennis” infatti mascherava perfettamente imbarazzanti macchie di sudore.
Con l’eccezione di un centimetro di colore, ancora oggi i giocatori devono indossare una tenuta completamente bianca, dai pantaloni alla suola delle scarpe.
La “scarpa della discordia” indossata da Roger Federer nel 2013 contro Hanescu
Palle e raccattapalle
I raccattapalle, detti “Ball Boys“, sono ragazzi e ragazze provenienti direttamente dalle scuole della zona tra i quali The Shaftesbury Children’s Home e Goldings. Dal 1969 sono ammessi ball boys provenienti anche da istituti di quartieri limitrofi come Merton, Sutton, Kingston, Surrey e Wandsworth. I raccattapalle, come da tradizione, vengono scelti individualmente dai loro professori.
Le palline ufficiali del torneo sono prodotte dalla Dunlop Slazenger Group e nel tempo sono diventate un incredibile oggetto di merchandising. Ognuna delle 54.250 palline utilizzate ogni anno viene ispezionata nei minimi dettagli e a fine torneo vengono vendute in blocco ad altri tennis club o a tifosi, spesso con scopi benefici.
Da baluardo della tradizione, Wimbledon è stato l’ultimo grande torneo ad abbandonare le storiche palline bianche. Il servizio vincente di Becker nel 1985 con cui trasformò il Championships point fu l’ultimo punto giocato con palline bianche, rimpiazzate con quelle di colore giallo introdotte appunto nel 1986 per migliorare la visibilità di gioco, soprattutto a favore degli spettatori in tv.
I ball boys sfilano sul centrale di Wimbledon
L’erba del vicino
L’erba di Wimbledon è un elemento fondamentale per la riuscita dell’evento. Durante l’anno i 15 giardinieri del circolo curano in modo maniacale la perennial ryegrass, tagliata rigorosamente all’altezza di 8 millimetri, non uno in più e non uno in meno, cominciando i lavori per la preparazione del manto subito dopo la fine di ogni torneo.
Profilo X anche per i giardinieri di Wimbledon, vere e proprie star prima, durante e dopo la manifestazione: con 17.000 followers e più di 5.000 post, staccano nettamente il falco Rufus per gradimento del pubblico. La loro pagina, non solo è ricca di informazioni, foto e notizie sulla vita quotidiana nel circolo, ma rivela le curiosità più strane e particolari: il lavoro dei giardinieri, panoramiche sulle macchine tradizionali e approfondimenti su strumenti più moderni e all’avanguardia, come i misuratori della consistenza del manto. Si trovano inoltre foto spettacolari dell’impianto in momenti suggestivi della giornata, come l’alba o il tramonto.
La perfezione dell’erba di Wimbledon
Classicismo e orgoglio inglese nei trofei
Il trofeo del torneo maschile è una brocca d’argento placcata in oro e misura centimetri di altezza per 19 centimetri di diametro. Reca l’iscrizione “All England Lawn Tennis Club Single Handed Championship of the World“, una frase estremamente inglese, nel torneo più inglese di ogni altro. Il trofeo venne introdotto nel 1887, dopo che il precedente, una coppa d’argento, fu assegnato definitivamente al vincitore del torneo di quell’anno, William Renshaw, per la terza volta consecutiva.
Il premio riservato alle donne, invece, è il Venus Rosewater Dish un piatto dal diametro di 46 cm, introdotto nel 1886 ricopiando un manufatto in peltro del periodo rinascimentale conservato al Louvre. I piatti rosewater hanno un posto molto importante nella cultura e nella storia inglese in quanto erano anticamente dei vassoi usati dopo i pasti per raccogliere l’acqua di rose versata per lavare le mani tra una portata e l’altra. Wimbledon in questo modo rende perfettamente omaggio alla tradizione.
Il tema della decorazione non ha nulla a che fare con lo sport e il tennis nello specifico ma si rifà all’antichità classica. Il motivo centrale non raffigura Venere come può suggerire il nome del trofeo, bensì sophrosyne la personificazione della prudenza e dell’autocontrollo. Nel piatto, è seduta su un forziere con una lampada e una brocca tra le mani insieme vari oggetti intorno come una falce, una forchetta e un caduceo. I riferimenti alla Grecia antica non finiscono qui. Le sezioni più esterne raffigurano Minerva e le sette arti liberali: astronomia, geometria, aritmetica, musica, retorica, dialettica e grammatica, ciascuna con i propri attributi. Difficile trovare un trofeo più complesso.
Il Venus Rosewater Dish in tutto il suo splendore
Due trofei, due autentici gioielli che, come tali, vengono custoditi gelosamente. I vincitori infatti non conservano i premi, chiusi al sicuro nel museo dell’All-England Club, ma ricevono una replica, con i nomi di tutti campioni e le campionesse passati.
Verde e viola
Iconici i colori ufficiali di Wimbledon: il verde scuro e il viola si trovano ovunque nel club, così come nel richiestissimo (e costoso) merchandising. Sono stati introdotti nel 1909, per sostituire le precedenti tonalità simbolo del club: blu, giallo, rosso e verde. La decisione fu presa dal board del circolo per distinguersi dai colori dei Royal Marines, praticamente identici. Venne dunque adottato il verde, il simbolo dei campi in erba, accostato al viola, suo colore complementare, da sempre associato a regalità e prestigio, in quanto anticamente uno dei colori più difficili da creare.
Se è facile intuire dove si trova il verde all’interno dell’impianto, il viola è ricreato grazie a migliaia di curatissime piante di Petunia Calibrachoa.
Il verde e il viola si trovano ovunque, dallo stemma ad ogni angolo del Circolo
Sponsor discreti… o forse no
Uno degli aspetti che distingue Wimbledon dagli altri tornei di tennis professionistici è l’assenza di cartelloni pubblicitari sui campi. Il verde che circonda i court, dal Centrale al campo 18, è praticamente immacolato.
La forza economica e la tradizione del torneo sono talmente importanti da consentire questa scelta decisamente anacronistica. In modo assai discreto, tuttavia qualche brand è in realtà presente in campo: aguzzando la vista durante le partite, è possibile scorgere l’orologio ufficiale (Rolex) o il fornitore delle palle (Dunlop) con un minuscolo brand sui teloni posteriori.
Dal 2019 inoltre in un angolo del campo – sul Centrale appena sotto al tabellone dello score – è apparso il logo Oppo, marchio di hi-tech digital cinese, già partner di altri eventi del circuito come il Roland Garros. Una presenza molto discreta, ma che non sfugge all’occhio più attento.
La nota marca di orologi, sponsor del torneo di Wimbledon
Inchini
Uno dei rituali classici di Wimbledon era l’ingresso sul Centre Court: i protagonisti, una volta messo piede sul centrale, dopo pochi passi si fermavano e si giravano verso la tribuna reale per l’inchino, in segno di omaggio alla famiglia reale britannica. Questa tradizione è stata abolita nel 2003, eccetto il caso in cui sia presente in tribuna Sua Maestà il Re Carlo III o la consorte.
Curiosamente, sia prima che dopo la cancellazione dell’usanza, la Regina Elisabetta II, contemporanea di moltissime edizioni del prestigioso torneo londinese, raramente si è presentata ai Championships, avvistata solo nel 1957, nel 1962, nel 1977 e nel 2010. Ma si sa, la sua passione erano le corse dei cavalli.
Malgrado Elisabetta II, il rapporto tra i Reali d’Inghilterra e il torneo è molto stretto e antico e risale a oltre un secolo fa, quando il nonno della regina, Giorgio V, divenne addirittura socio dell’All England Club.
Il palco reale contiene 74 posti estremamente esclusivi, in cui hanno presenziato negli ultimi anni tutti i principali esponenti della Royal Family.
La regina Elisabetta II in una delle sue rarissime apparizioni ai Championships
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