Miguel Muñoz, l’allenatore che ha insegnato al Real come si vince

Miguel Muñoz è stato il primo grande allenatore vincente del Real Madrid.

Ancelotti, Rijkaard, Trapattoni, Cruijff, Guardiola, Zidane. Sei allenatori uniti da un primato: aver vinto la Coppa dei Campioni – oggi Champions League – sia da calciatori che da allenatori. Un club esclusivo che spesso dimentica il suo primo membro. Il settimo uomo. Il primo a riuscirci: Miguel Muñoz, leggenda del Real Madrid e protagonista assoluto dei primi trionfi europei del club.

Miguel Muñoz, da Madrid al Real Madrid

Muñoz ha incarnato un sogno archetipico del calcio: quello del ragazzo che indossa la maglia della propria città fino a diventarne il simbolo. Un percorso che lo accomuna a figure come Cruijff, Totti, De Rossi, ma anche Guardiola e Gerrard, pur se nati in periferie geografiche o calcistiche. Prima ancora di tutti loro, c’era Miguel Muñoz, madrileno doc che ha conquistato il cuore del Bernabéu come giocatore e come allenatore. La sua strada, però, è stata tutt’altro che lineare.

Nato nel 1922, cresce calcisticamente tra Mérida e Madrid, passando per una lunga trafila di squadre minori: Imperio de Mérida, Escolapios, Buenavista, Pavon, Girod. Nessuna chiamata dal grande club cittadino, il Real, che allora viveva stagioni interlocutorie. Così, Muñoz decide di cercare altrove la sua occasione: debutta nel professionismo con il Logroñés (1943-44), poi due stagioni al Racing Santander.

La svolta arriva nel 1946, quando si trasferisce a Vigo per vestire la maglia del Celta, club fondato nel 1923, solo un anno dopo la sua nascita. In Galizia trova la sua dimensione e una spalla ideale: Pahiño, attaccante prolifico e beniamino locale. La coppia Muñoz–Pahiño incanta la Spagna e nella stagione 1947-48 trascina il Celta fino a una storica finale di Coppa del Generalísimo (persa 4-1 contro il Siviglia) e al quarto posto in Liga – miglior piazzamento nella storia del club.

Muñoz detta i tempi, Pahiño finalizza. I 21 gol dell’attaccante galiziano valgono il titolo di Pichichi, il primo dei due che conquisterà in carriera (l’altro nel 1951-52, con il Real Madrid). Ed è proprio il club blanco, finalmente interessato, a cambiare le carte in tavola: nel 1948 chiama Muñoz e con lui arriva anche Pahiño. La coppia simbolo del Celta si trasferisce nella capitale.

Nuova avventura, nuovi traguardi

In quel momento, il Real Madrid è una squadra in cerca d’identità. Ha vinto la Coppa del Generalísimo nel 1947, ma non la Liga dal 1933. Gli arrivi da Vigo portano entusiasmo, ma non bastano a cambiare subito il corso della storia. Nei primi cinque anni in bianco, Muñoz colleziona 149 presenze e 21 gol tra campionato e coppe: numeri solidi per un centrocampista, ma ancora nessun trofeo nazionale.

Il primo titolo arriva finalmente nel 1953-54: il Real torna campione di Spagna, rompendo un digiuno lungo 21 anni. È l’inizio di una trasformazione epocale. L’anno successivo (1954-55), la squadra vince la Coppa Latina, battendo il Reims in finale, e bissa il titolo in Liga. Questo successo vale la qualificazione alla prima edizione della Coppa dei Campioni.

Sedici squadre partecipano alla competizione inaugurale. Il Real Madrid apre con un netto 7-0 complessivo sul Servette: il primo gol lo segna proprio Muñoz. Un segnale? Forse. Ai quarti, però, il Partizan Belgrado mette paura: dopo il 4-0 dell’andata, il 3-0 al ritorno fa tremare il Real. In semifinale arriva il Milan, battuto con un aggregato di 5-4. La finale si gioca il 13 giugno 1956, a Parigi: 4-3 al Reims e primo trionfo europeo della storia blanca. Muñoz, da capitano, alza al cielo la prima Coppa dei Campioni della storia.

Dominio europeo e finale in casa

L’anno successivo è ancora più brillante. Il Real domina la Liga (+5 sul Siviglia), vince la Coppa Latina contro il Benfica e torna in finale di Coppa dei Campioni. Stavolta l’avversario è la Fiorentina, prima italiana a raggiungere l’ultimo atto. Ma si gioca al Santiago Bernabéu, davanti a oltre 130 mila spettatori. La Viola resiste, ma cede nella ripresa ai gol di Di Stefano e Gento: 2-0 e seconda coppa consecutiva.

Il tris arriva nel 1958, in una finale epica contro il Milan, a Bruxelles. Due volte in svantaggio, il Real rimonta entrambe le volte e vince 3-2 ai supplementari, con rete decisiva di Gento al 107’. È la terza Coppa dei Campioni per Muñoz, che chiuderà da giocatore con 9 titoli complessivi in maglia blanca. Al termine della stagione successiva, lascia il campo e si prepara a scrivere un altro capitolo: quello in panchina.

Le immagini del primo, storico successo del Real Madrid in Coppa dei Campioni nella finalissima contro il Reims del 1956

Allenatore leggendario

Stabilire chi sia stato il più grande allenatore nella storia del Real Madrid è un’impresa quasi impossibile. La panchina blanca è passata per le mani di Capello, Heynckes, Zidane, Ancelotti, Mourinho — solo per citarne alcuni. Ma Miguel Muñoz non è stato da meno. Anzi, forse è stato il più grande di tutti.

Dopo una stagione alla guida del Plus Ultra (oggi Real Madrid Castilla), Muñoz viene scelto per sostituire Luis Carniglia al timone della prima squadra. In realtà, l’ex capitano aveva già vissuto un’esperienza transitoria in panchina nella stagione 1958-59, quando era subentrato per sette partite durante l’assenza dell’allenatore argentino, convalescente per motivi di salute. Quell’anno il Real conquista la quarta Coppa dei Campioni, ancora una volta battendo il Reims, e anche il titolo nazionale.

La nomina ufficiale arriva nell’aprile del 1960. Muñoz eredita una macchina già rodata, ma riesce a spingerla verso vette ancora più alte. Il 18 maggio, all’Hampden Park di Glasgow, il suo Real rifila un leggendario 7-3 all’Eintracht Francoforte, in quella che molti considerano la più grande finale europea di sempre. Quattro mesi più tardi arriva anche il primo titolo intercontinentale.

La neonata Coppa Intercontinentale mette di fronte le vincitrici della Coppa dei Campioni e della Copa Libertadores. L’avversario è il Peñarol di Montevideo. L’andata, giocata il 3 luglio in un campo ai limiti della praticabilità, finisce 0-0. Ma al ritorno, al Santiago Bernabéu, il Real domina: 5-1, davanti a un pubblico globale stimato in oltre 150 milioni di spettatori.

L’epopea bianca

Sotto la guida di Muñoz, il Real apre un ciclo che definire glorioso è riduttivo. Tra il 1961 e il 1965 arrivano cinque Liga consecutive, e altre tre tra il 1966 e il 1969. Nell’unica stagione priva del titolo nazionale — il 1965-66 — il club si consola con la sesta Coppa dei Campioni della sua storia.

In quattordici anni alla guida delle merengues, Miguel Muñoz conquista:

  • 9 campionati spagnoli

  • 2 Coppe di Spagna

  • 2 Coppe dei Campioni

  • 1 Coppa Intercontinentale

14 trofei ufficiali che, per decenni, lo rendono l’allenatore più vincente nella storia del club. Un primato infranto solo nel 2024, quando Carlo Ancelotti lo supera con il suo quindicesimo titolo da allenatore madridista.

La seconda vita in panchina

Dopo aver lasciato la panchina del Real a Luis Molowny, con all’attivo 605 partite ufficiali, Muñoz prosegue la carriera tra le panchine della Liga: Granada, Hércules, Las Palmas, Siviglia. Ma il capitolo più significativo è quello che si apre nel 1982, quando viene chiamato alla guida della nazionale spagnola.

Non vince titoli, ma lascia un segno profondo. Alla guida della Spagna fino al 1988, Muñoz accompagna una generazione d’oro — la famosa Quinta del Buitre — fino ai quarti di finale del Mondiale 1986 e soprattutto alla finale di Euro 1984, persa contro la Francia di un Platini in stato di grazia.

L’Europeo del 1988, chiuso nella fase a gironi, segna la fine della sua avventura. Due anni più tardi, nel 1990, Miguel Muñoz si spegne a 68 anni. Ma il suo ricordo resta intatto. Figura centrale nell’epopea blanca, primo a vincere la Coppa dei Campioni da calciatore e da allenatore, Muñoz rimane uno dei più grandi madridisti della storia.

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