Chiunque abbia un minimo di dimestichezza con il mondo dei videogiochi, in particolare quelli calcistici, conosce bene il significato di “super-sub”. Il “super-sub” è quel giocatore che, una volta entrato in campo, stravolge la gara e spesso regala la vittoria alla sua squadra. Ecco, il super-sub della Lazio oggi è stato Isaksen: regolarmente schierato in campo dal primo minuto nelle ultime uscite dei biancocelesti, il danese si è rivelato l’arma in più nel secondo tempo e ha regalato tre punti fondamentali alla Lazio in casa dell’Atalanta con un gol da veterano dell’area di rigore.
Atalanta e Lazio vogliono reagire alla flessione
Atalanta e Lazio arrivano a questa partita con diverse cose in comune: entrambe sono vittime di un calo, più o meno fisiologico, rispetto all’inizio della stagione ed entrambe sentono addosso la pressione del mondo circostante. I bergamaschi hanno abbandonato il sogno tricolore e sentono il fiato sul collo di Bologna e Juventus, la cui distanza dalla Dea si è ormai ridotta a pochi punti; i biancocelesti, invece, vogliono tornare a fare sul serio nella lotta per il quarto posto e ritrovare una vittoria che manca, ormai, dal 2 marzo (1-2 a San Siro contro il Milan). Un altro aspetto da non sottovalutare è quello psicologico: nell’Atalanta tiene banco la questione Gasperini, sempre più lontano da Bergamo e dai suoi giocatori. Discorso simile per Baroni che, secondo molti addetti ai lavori, sarebbe stato messo in discussione dalla dirigenza biancoceleste.
Il Gasp sorprende e ripropone dal 1’ minuto il tridente composto da Cuadrado, Lookman e Retegui capace di rifilare uno storico 0-4 alla Juventus un mese fa. Éderson torna a occupare la cabina di regia insieme a De Roon, supportati sulle fasce da Zappacosta e Bellanova.
Baroni riabbraccia il suo uomo-assist di fiducia, Nuno Tavares, ma perde Romagnoli per influenza e Guendouzi per squalifica; Gila e Gigot occupano il centro della difesa, mentre Belahyane è chiamato a sostituire il centrocampista francese. La vera sorpresa, tra le fila della Lazio, è tra i pali: Mandas titolare, Provedel in panchina.
Primo tempo di lotta e di governo
Nei primi minuti di gara i ritmi sono piuttosto alti, entrambe le squadre cercano l’affondo decisivo verso la porta avversaria ma entrambe le difese tengono bene agli assalti. Il primo squillo della partita arriva al 5’ minuto da un calcio d’angolo per l’Atalanta battuto da Lookman: Kolašinac allunga il pallone di testa, Tavares spazza, ma De Roon si avventa nel tentativo di una conclusione al volo, rimpallata prontamente dalla retroguardia biancoceleste.
Le iniziative offensive nerazzurre passano principalmente dai piedi dei propri esterni di sinistra, incaricati di rifornire Retegui in area: tuttavia l’organizzazione difensiva certosina di Baroni permette ai biancocelesti di annullare ogni possibile pericolo. La Lazio prova a uscire dall’impasse attraverso il fraseggio, cercando di giocare soprattutto per vie centrali, ma il pressing altissimo dell’Atalanta le impedisce spesso di arrivare nella trequarti offensiva: emblematica, in questo senso, la rimessa dal fondo battuta da Mandas verso Rovella al 20’, quando Éderson pressa talmente alto da costringere il centrocampista laziale a concedergli un calcio d’angolo.
Al 27’ si accende Lookman: il nigeriano, abile ad agire nel traffico in velocità, scambia con Cuadrado e si prepara alla conclusione, tuttavia Rovella si rende autore di una grande giocata difensiva prima di guadagnarsi un fallo utile a spezzare il ritmo. La Lazio, a questo punto, risponde con Dele-Bashiru che vede e serve Dia in area con un bel pallonetto, ma l’intervento salvifico di Kolašinac blocca tutto. Intorno alla mezz’ora la partita si scalda anche dal punto di vista umano: Tavares finisce giù ma l’Atalanta non butta fuori il pallone e ne consegue un battibecco, fortunatamente sedato in pochi secondi.
A causa dell’infortunio occorso all’esterno portoghese, Baroni spende il primo cambio al 34’ e Luca Pellegrini fa il suo ingresso in campo: proprio l’italiano è autore di una chiusura che dà il via a una bella ripartenza guidata da Lazzari il quale, però, non riesce a trovare Zaccagni dall’altro lato del campo. La prima frazione di gara si conclude con un calcio d’angolo in favore della Dea, battuto corto da Lookman verso Zappacosta: il numero 77 crossa verso Kolašinac che, di spalle alla porta, colpisce il pallone spedendolo largo senza impensierire Mandas.
La ripresa nel segno di Isaksen
Alla ripresa del gioco, Baroni decide di sostituire uno spento Tchaouna per Isaksen, scelta che si rivelerà presto azzeccata. Il primo tiro della seconda frazione è proprio della Lazio: Dele-Bashiru prova a sorprendere Carnesecchi con un destro potente indirizzato verso l’angolino basso, ma il portiere si fa trovare pronto e respinge la palla. Scampato il pericolo, l’Atalanta torna a caricare a testa bassa e accarezza il vantaggio con Retegui: Lookman vede l’inserimento di Kolašinac in area e lo serve, il bosniaco appoggia per il centravanti italo-argentino che colpisce in corsa trovando la grande parata di Mandas a negargli la gioia del gol.
A passare in vantaggio, però, è la Lazio: al 54’, Dele-Bashiru è bravo a ripulire un lancio proveniente dalle retrovie e serve Isaksen che, in versione rapace d’area di rigore, si avventa sul pallone e infila Carnesecchi. Gasperini coglie la necessità di una scossa e inserisce De Ketelaere per Cuadrado, ma qualcosa non va: la Dea, soprattutto in uscita, sbaglia parecchio e regala spesso palla agli ospiti, sintomo di grande agitazione tra i giocatori. Il belga, quindi, si prodiga immediatamente per la causa e scodella in area un bel pallone diretto a Retegui, deviato in angolo dall’intervento di testa di Gila; dopo pochi minuti ancora lo spagnolo è chiamato a un intervento simile sull’ennesimo cross a spiovere verso l’area.
Al 71’, sugli sviluppi di un calcio d’angolo, Zappacosta prova la conclusione da fuori area che impegna Mandas nella parata in tuffo. La Lazio torna a farsi vedere in avanti con Pellegrini: al termine di un lunghissimo possesso palla, il terzino biancoceleste batte a rete ma Carnesecchi smanaccia in corner ed evita il raddoppio ospite. L’Atalanta prova a spingere in avanti anche attraverso le sostituzioni (fuori Retegui, Lookman ed Éderson per Samardžić, Maldini e Brescianini), tuttavia la Lazio dà l’impressione di poter far male a ogni ripartenza proprio sfruttando l’assetto estremamente offensivo dei padroni di casa.
All’82’ l’ennesimo inserimento di Kolašinac crea grande apprensione nell’area biancoceleste: solamente l’intervento di un gigantesco Rovella, autore di una prestazione difensiva maiuscola, evita il pareggio. All’89’ Zappacosta raccoglie l’invito di De Ketelaere e crossa verso il secondo palo dove, da posizione molto invitante, Brescianini colpisce il pallone senza inquadrare lo specchio della porta. Sul finire della gara la Dea assedia l’area di rigore avversaria con diversi cross provenienti da ogni dove, scoprendo il fianco alle ripartenze della Lazio che, però, non riesce ad approfittarne. La partita termina, quindi, sul risultato di 0-1 in favore della formazione guidata da Baroni.
La Lazio insidia l’Atalanta e allarga la corsa alla Champions
La Lazio sbanca il Gewiss Stadium al termine di una gara tirata, soprattutto nel primo tempo, quando nessuna delle due squadre è riuscita davvero a prendere il sopravvento. Nel secondo tempo la squadra di Baroni ha cominciato a rendersi più pericolosa grazie all’ingresso del match-winner, Gustav Isaksen, che ha dato seguito a una fase di gara in cui quasi tutte le migliori azioni offensive della Lazio sono passate dai suoi piedi. Da sottolineare la prova sontuosa di Rovella, l’ennesima della sua stagione: corsa, lotta e sacrificio garantiscono alla squadra di Baroni equilibrio e geometrie utili per non sopperire alle incursioni offensive dell’Atalanta.
La Dea, però, è ormai irriconoscibile: con la terza sconfitta consecutiva, la squadra di Gasp è passata dal sentire l’odore dello scudetto a rischiare di perdere anche il terzo posto. Lo scollamento tra l’allenatore e i suoi giocatori si è visto chiaramente al momento delle sostituzioni dei suoi totem offensivi, Lookman e Retegui, che non hanno preso benissimo l’avvicendamento: è la fine di un ciclo? Nulla è certo, ma se l’Atalanta vuole esibirsi sul palcoscenico della Champions League anche il prossimo anno ha bisogno di una sterzata importante.