Dalla maledizione alla presidenza: Milito e la rinascita del Racing

Diego Milito da presidente, ha risollevato il suo Racing, spezzando la maledizione dei gatti neri.

Se si cerca una storia di calcio unica, Avellaneda, in Argentina, è la città giusta. E questa storia parla di calcio, della rivalità tra Racing e Independiente, di maledizioni e gatti neri. A pochi chilometri dalla capitale Buenos Aires sorge una città che ospita circa 185.000 abitanti, divisi tra la passione per l’Independiente e quella per il Racing Club. Un derby sanguigno e molto sentito, ma con una particolarità. Tra l’Estadio Libertadores de America, conosciuto come La Doble Visera, stadio dei diablos rojos – soprannome dell’Independiente, e l’Estadio Presidente Perón, comunemente conosciuto come El Cilindro, casa del Racing Club, ci sono appena 300 metri di distanza. La rivalità tra due delle squadre più vincenti della storia del calcio argentino è racchiusa in uno spazio grosso quanto un quartiere di una normale cittadina.

Racing, storia di una squadra imbattibile

Quasi sessant’annianni fa, questa distanza diventò un fattore in una storia che affascina e spaventa ancora oggi. Torniamo al 1967 e spostiamoci verso il Cilindro per incontrare una delle squadre più forti della storia dell’Argentina. In quell’anno, addirittura la più forte del mondo: il 5 novembre 1967 l‘Academia – così è conosciuto il Racing in Argentina – ha sconfitto il Celtic Glasgow campione d’Europa sul campo neutro di Montevideo, vincendo la Coppa Intercontinentale.

La prima squadra argentina a farlo nella storia del calcio. L’ennesimo trofeo che va a sommarsi a 15 campionati argentini, diverse coppe nazionali e, soprattutto, la recente Copa Libertadores, vinta proprio in quell’anno. Una vera e propria macchina da guerra che non accennava a fermarsi, comandata da un ex prodotto del vivaio, Humberto Maschio, tornato dall’Italia all’età di 34 anni per chiudere la sua carriera. Diventando così profeta in patria.

Eppure, proprio nel momento di maggior splendore della formazione biancoazzurra, inizia uno dei periodi più oscuri e tormentati della sua storia. Il motivo è da ricercare proprio nella relativa vicinanza con lo stadio degli acerrimi rivali. E nell’incursione notturna che alcuni di loro fecero mentre i tifosi del Racing seguivano la radiocronaca della partita da Montevideo. I tifosi dell’Independiente seppellirono sotto il manto erboso del Cilindro i cadaveri di sette gatti neri, creduti portatori di sfortuna. E da lì nacque quella che è ricordata come la maledizione dei sette gatti neri.

La maledizione dei sette gatti neri

Il calcio in Argentina ha un legame viscerale con la superstizione e i riti scaramantici. E il gesto dei tifosi dei Diavoli Rossi ha quindi un effetto dirompente. Ma anche se non si vuole credere alla malasorte, ciò che è successo resta sorprendente. L‘Academia – soprannome dovuto al gioco principesco ed entusiasmante del Racing, in contrasto con il calcio più rude ed essenziale del resto dell’Argentina – semplicemente smette di vincere.

Ma non basta. Non si tratta solo di smettere di vincere, ma di come accade: con partite perse per episodi di sfortuna, campionati sfumati sul più bello o coppe perse in semifinale. Addirittura una retrocessione. E una sola vittoria, nel 1988, quando la squadra conquista la prima edizione della Supercoppa Sudamericana. Contemporaneamente, l’Independiente iniziò a offrire alla nazionale alcuni dei migliori giocatori in circolazione e si guadagnò il soprannome di “Rey de Copas, grazie alla vittoria di ben sette Libertadores – di cui quattro consecutive, negli anni Settanta – e due Coppe Intercontinentali.

Ma la cosa più incredibile è che la maledizione colpisce prima di tutto l’umore dei tifosi e della società del Racing, ancor prima della squadra in campo. Nel corso degli anni, il club ha organizzato messe nere, convocato esorcisti e stregoni nel tentativo di scacciare la maledizione. Nel 1980 il neo-tecnico del Racing Juan Carlos Lorenzo detto El Toto – noto in Italia per aver giocato nella Sampdoria e aver allenato Lazio e Roma – organizzò persino una spedizione per cercare i resti dei gatti neri, facendo smantellare l’intero prato del Cilindro per sconfiggere questa maledizione. Il risultato? Ne fu trovato solo uno.

Un ritrovamento parziale, insufficiente a spezzare il sortilegio. Tutt’altro: il punto più basso della storia del Racing arrivò nel 1983. Dopo una sconfitta per 4-3 contro il Racing Córdoba, l’Academia subisce l’onta della prima retrocessione della sua storia, proprio mentre l’Independiente si assicura la vittoria del campionato. E mentre il Racing sprofonda, i Diablos Rojos festeggiano: conquistano un’altra Libertadores e persino una Coppa Intercontinentale.

Il ritorno in massima serie nel 1985, così come altri tentativi di spezzare la maledizione, non sarebbero bastati: nel 1998 il club ingaggiò addirittura un esorcista, che benedisse il terreno di gioco del Cilindro con acqua santa. Ma non servì a nulla. Solo l’ascesa di un calciatore simbolo del Racing sarebbe riuscito a spezzare la maledizione dei sette gatti neri.

Il ritorno del Principe

C’è però una persona che più di tutte ha aiutato il Racing Club a spezzare la maledizione. Il suo nome è Diego Alberto Milito, conosciuto anche come “Il Principe“, per la sua somiglianza fisica con Enzo Francescoli, che per primo fu insignito di tale nome. Un giovanissimo Milito, nel 2001, trascinò la squadra alla vittoria del primo campionato argentino dopo più di trent’anni. Era l’epoca in cui, attaccante e promessa del calcio argentino, trafiggeva i difensori a suon di gol. Ed è diventato iconico l’aneddoto di un derby contro l’Independiente in cui rivolse insulti molto coloriti alla madre di uno dei difensori dei rivali. La particolarità? Quel difensore era Gabriel Milito, suo fratello.

Questo dimostra quanto il calcio sia sacro in Argentina. E quanto Milito sia stato provvidenziale per il Racing. Alcune dichiarazioni lo dimostrano. Ma, ancora di più, quello che è successo nel 2014: reduce dai trionfi con l’Inter, il Principe scelse di tornare a vestire la maglia del Racing. E in quella stessa stagione il club si è laureato nuovamente campione d’Argentina. Accadde di nuovo nella stagione 2018-19, con il Racing campione d’Argentina e vincitore del Trofeo de Campeones. Milito c’era ancora: non da calciatore, ma da dirigente. Ma non c’era l’altro grande talento del Racing: Lautaro Martínez, volato all’Inter proprio nell’estate del 2018, un anno prima del doppio trionfo.

Milito ha davvero cancellato la maledizione? I presupposti ci sono, dato che da dicembre 2024 è diventato ufficialmente il presidente del club, ma il futuro è tutto da scrivere. Di sicuro, come tutte le maledizioni, questa storia ha contribuito a conferire al derby di Avellaneda una mistica ancora più intensa. E ora al Cilindro sperano che anche il ricordo di quei sette gatti neri venga cancellato da nuove vittorie.

Eroe sul campo e forse arma per sconfiggere la maledizione: Diego Milito ha cambiato la storia del Racing

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