Mattia Bellucci ha deciso di crederci

Dopo un inizio di carriera difficile, il 2025 può essere l'anno della consacrazione di Mattia Bellucci.

Folta zazzera contenuta a fatica da una bandana, mascella squadrata da duro, sguardo deciso. Chi segue il tennis in maniera più assidua avrà imparato già da un po’ ad associare questi tratti a Mattia Bellucci, tennista 23enne di Busto Arsizio, mancino ‒ e dunque particolarmente estroso, come vogliono i luoghi comuni relativi agli sportivi che propendono per la mano o il piede di sinistra. Tanti lo avranno invece scoperto negli ultimi mesi, diciamo dall’estate 2024 in poi, quando ha raggiunto il secondo turno agli U.S. Open, sconfiggendo lo svizzero Stan Wawrinka, e ha fatto vedere buone cose nei tornei nordamericani sul cemento, da Atlanta a Washington, tanto da riuscire ad avvicinare il traguardo della top 100 della classifica ATP.

Quelli che invece magari seguono il tennis per Jannik Sinner, Matteo Berrettini e pochi altri si saranno accorti di Mattia Bellucci pochi giorni fa, quando, al Rotterdam Open, provenendo dalle qualificazioni, il lombardo ha sconfitto nel giro di tre giorni il russo Daniil Medvedev ‒ numero 8 al mondo, ma in passato anche numero 1 ‒ e il greco Stefanos Tsitsipas ‒ attualmente undicesimo in classifica, ma con un passato recente in terza posizione ‒ fino ad arrivare per la prima volta alle semifinali di un torneo ATP, dove ha poi perso con il numero 6 al mondo, l’australiano Alex De Minaur.

Alcuni giornali generalisti italiani, con un po’ troppo sensazionalismo, si sono già affrettati a definire Bellucci “il nuovo Sinner”. Che ovviamente è la speranza di tutti gli appassionati italiani di tennis, ma che è un paragone di certo troppo forzato, sia nelle tempistiche che nello specifico, visto che i due sono molto diversi, in campo e fuori.

 

Meglio tardi che mai

La prima vittoria in carriera contro un top 10 e il numero 68 in classifica dopo la conclusione del torneo di Rotterdam non sono arrivati in maniera del tutto improvvisa, ma piuttosto al culmine di un percorso iniziato già nelle prime settimane dell’anno, dopo una carriera che fino ad allora aveva seguito percorsi piuttosto peculiari, spesso ondivaghi.

In comune con Sinner, Mattia Bellucci ha l’anno di nascita, il 2001. Al contrario del suo connazionale, ci ha messo un po’ di più a trovare la sua strada nel tennis che conta, nonostante il suo nome fosse fra quelli più “attenzionati” nelle categorie giovanili, in particolare nella fascia di età 11-14, quando riusciva spesso a sconfiggere anche l’attuale numero 1. Da adolescente preferì però sacrificare il tennis per la scuola, allenandosi con suo padre nei momenti liberi.

Al termine degli studi, decise di saltare le categorie giovanili e approdare direttamente al professionismo, nei tornei Futures. Il primo assaggio dei campi del circuito Challenger ‒ i tornei di categoria appena inferiore a quelli ATP ‒ arrivò solo nella seconda metà del 2022. Da lì, però, la sua ascesa prese una rapida accelerata, tanto che già nell’autunno dello stesso anno vinse i suoi primi due titoli nel giro di una settimana, a Saint-Tropez e Vilnius, diventando giocatore più giovane di sempre a riuscirci. “L’apprendimento non è una linea retta”, così come ha sintetizzato la sua carriera fino a questo punto lo stesso Bellucci.

A gennaio 2023 esordì poi per la prima volta nel tabellone principale di uno Slam, agli Australian Open, con una sconfitta al primo turno. Nel 2024 è riuscito invece a conseguire le prime vittorie a livello ATP e una presenza fissa nei tornei dello Slam, avendo superato le qualificazioni sia al Roland Garros che a Wimbledon, oltre che ai già citati U.S. Open. È arrivata, insomma, una stabilità di risultati, che a novembre lo ha portato a entrare per la prima volta in top 100, anche se in maniera fugace.

 

Mattia Bellucci il creativo

Il primo aggettivo che viene in mente pensando al gioco di Mattia Bellucci è “divertente”. Perché con il tennista in campo i colpi spettacolari si avvicendano con grande frequenza, tra palle corte, volée e colpi al volo vari. Il suo servizio non è di certo potente, complice anche una stazza non particolarmente imponente (1 metro e 78 centimetri per 72 chilogrammi, quasi un anacronismo vivente, per il tennis contemporaneo). Però è molto efficace, per la capacità di Bellucci di variare soluzioni, forza e angolazioni, con uno slice particolarmente velenoso, senza nemmeno disdegnare l’uso strategico della battuta da sotto.

Le sue variazioni di gioco sono in grado di fare perdere agli avversari i loro punti di riferimento, soprattutto nelle giornate in cui gira tutto per il verso giusto. Il gioco di Bellucci è principalmente aggressivo: anche se veloce di piedi e in grado di recuperi eccezionali in difesa, il suo piano primario è sempre quello di cercare la verticalità, attaccando il più possibile, grazie anche a un polso piuttosto educato. Questo tipo di gioco è però anche una necessita: l’azzurro non è infatti dotato di colpi da fondo campo “alla Sinner”, in grado di ammazzare lo scambio.

Al contrario del bolzanino, Bellucci è un giocatore creativo, che difficilmente ripete due volte di fila lo stesso colpo o la stessa tattica. E che spesso si inventa anche qualche mattana, come il colpo fra le gambe ‒ più spettacolare che necessario, anche se il punto è arrivato ugualmente ‒ proposto in uno dei primissimi scambi della semifinale contro De Minaur a Rotterdam. Partita in cui ha poi dato vita ad altre giocate simili, compreso “un colpo che non esiste nel manuale del tennis”, come ha commentato in diretta la telecronista di Sky Elena Pero a proposito di un dritto di contrabbalzo preso nuovamente fra le gambe.

Il divertimento però è anche quello che Bellucci mette in campo, come ha sottolineato anche dopo le vittorie contro Medvedev e Tsitsipas, e che è poi mancato in semifinale, complice forse la stanchezza accumulata nei giorni precedenti. A questo, l’azzurro aggiunge la capacità di affrontare anche i momenti più delicati delle partite apparentemente senza paura, come hanno dimostrato le tante palle break a sfavore annullate fra ottavi e quarti, con tanta lucidità e molto estro.

Come ripete più volte nelle interviste, in campo, Bellucci cerca prima di tutto di essere se stesso, soprattutto da quando ha iniziato a lavorare con il suo attuale allenatore, Fabio Chiappini, che lo ha portato sulla giusta strada:

In Fabio ho trovato coerenza, un filo conduttore, stimoli giornalieri volti ai miglioramenti tecnici, tattici, mentali. Sono sempre stato disordinato nella vita, Fabio mi ha aiutato a eliminare la confusione e trovare il percorso di cui avevo bisogno.

La sicurezza, invece, era probabilmente congenita. Bellucci non sembra mai dubitare di se stesso, del proprio gioco e delle proprie qualità. Nel 2024, alla scadenza del contratto di sponsorizzazione tecnica con Lotto, ha deciso di aspettare. Invece di accettare le offerte dei primi arrivati, ha preferito scommettere su se stesso, convinto di poter monetizzare di più nell’immediato futuro.

A Rotterdam si è presentato così con maglia Adidas e scarpe Nike, quasi un inedito a questo tipo di livello, considerando anche che si tratta di due aziende di livello mondiale rivali fra loro. Scommessa vinta: ora di sicuro le offerte saranno più numerose e più proficue. Intanto, ha chiuso un accordo di sponsorizzazione per l’abbigliamento extra campo con C.P. Company, marchio italiano attivo già da anni nel calcio, ma che con Bellucci “scende in campo” per la prima volta nel tennis.

 

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ll 2025 sarà l’anno di Mattia Bellucci?

Già nelle settimane di preparazione alla stagione 2025, sia lo stesso Mattia Bellucci che il suo staff avevano fissato l’asticella piuttosto in alto, con un ritorno ‒ questa volta stabile ‒ fra i primi 100 della classifica come primo passo. Forse però nessuno, neanche loro stessi, si aspettavano un’ascesa così rapida, soprattutto dopo un avvio di stagione con qualche sconfitta inattesa di troppo.

Più di recente, invece, il tennista italiano ha impresso un’accelerata improvvisa alla propria carriera, fino a raggiungere la posizione numero 68 dopo la semifinale di Rotterdam, con nel mezzo un ottavo di finale conquistato a Montpellier. Prima dell’inizio della stagione si trovava alla posizione 102, e l’impressione è che la scalata possa ancora continuare, considerando anche che nelle prossime settimane Bellucci avrà pochi punti da difendere, almeno fino all’estate.

Cosa è cambiato, allora, in queste ultime settimane? Secondo lo stesso tennista, è arrivato un approccio diverso alle partite, frutto di un lungo lavoro sulla testa ‒ dentro e fuori dal campo ‒ con il suo allenatore:

Il mio coach mi diceva di smetterla di pensare troppo in campo. Mi ha consigliato di essere più libero.

Il sogno, come per tutti i tennisti, è quello del numero 1. Parlando di Jannik Sinner, tempo fa Bellucci ha dichiarato:

Anche io ce la posso fare. La sua grandezza viene dal lavoro. Lui non è un alieno. Arrivare dove è arrivato lui si può, lo possono fare anche altri e lo potrei fare anche io. Ha però il grandissimo vantaggio che ha iniziato a farlo prestissimo e ora è una macchina da punti.

Non si tratta di presunzione, né di sopravvalutazione gratuita di se stesso. Né tantomeno di un tentativo di discreditare Sinner, anzi. Nelle parole di Bellucci c’è tanta ammirazione per il suo collega, ma anche una precisa presa di coscienza. Il tennista sottovaluta però un fattore importante: il lavoro non basta se a monte non ci sono il talento e la mentalità giusta. E Bellucci ha dimostrato a Rotterdam di avere entrambe.

Di Andrea Antonazzo

Giornalista dal 2008, scrivo di sport, fumetti e cultura pop. Nel tempo libero mi dedico a calcio, Formula 1, ciclismo, tennis e nuoto... tutto rigorosamente dal divano di casa.