Il basket italiano è spesso associato alle grandi metropoli e ai loro club di riferimento, come l’Olimpia Milano o la Virtus Bologna, squadre che monopolizzano l’attenzione mediatica e attraggono i migliori talenti. Tuttavia, negli ultimi anni, le realtà di provincia stanno emergendo con sempre maggiore incisività, non solo sul parquet ma anche nella costruzione di un sistema sportivo capace di valorizzare talenti, coinvolgere le comunità locali e aumentare l’appeal del campionato di Serie A.
In questo reportage esploriamo l’importanza strategica delle squadre di città più piccole, analizzando come queste società stiano ridefinendo la narrativa del basket italiano attraverso strategie innovative e un forte legame con il territorio.
Identità locale e modelli virtuosi nel basket di provincia
Le squadre di provincia rappresentano un modello alternativo e affascinante nel panorama sportivo italiano. In città dove il calcio non esercita un dominio assoluto – come Brindisi, Tortona o Reggio Emilia – il basket si è radicato come elemento identitario fondamentale. La passione delle tifoserie locali, spesso tramandata di generazione in generazione, trasforma i palazzetti in vere fortezze sportive, dove il sostegno della comunità gioca un ruolo determinante. Queste squadre hanno saputo costruire un’identità forte, basata su sostenibilità, senso di appartenenza e valorizzazione del talento locale. Un progetto solido che dimostra come, anche lontano dai riflettori del grande basket, si possano ottenere risultati sorprendenti.
Uno dei punti di forza delle squadre di provincia è la loro capacità di adattarsi alle sfide economiche, sviluppando modelli di gestione fondati sulla sostenibilità. Mentre i grandi club possono contare su investimenti rilevanti e sponsorizzazioni internazionali, le realtà più piccole operano con budget limitati, trovando soluzioni creative per restare competitive. Questo si traduce in una maggiore attenzione alla programmazione, alla formazione dei giovani e alla costruzione di un ambiente stabile. L’obiettivo è diventare un punto di riferimento per lo sviluppo dei talenti, grazie a vivai di altissimo livello e a una filosofia che privilegia la crescita graduale dei giocatori.
Inoltre, molte di queste società investono nel rapporto con il territorio, stringendo partnership con aziende locali e coinvolgendo le comunità attraverso eventi, iniziative sociali e collaborazioni con le scuole. Questo non solo rafforza il legame tra club e tifosi, ma contribuisce alla creazione di un ecosistema virtuoso in grado di sostenere l’intero movimento cestistico nazionale.
La valorizzazione del talento italiano
Le squadre di provincia sono spesso la prima tappa nella carriera di molti talenti italiani. Diversi club hanno storicamente offerto spazio ai giovani, permettendo loro di crescere in un contesto competitivo senza la pressione eccessiva dei grandi palcoscenici. Questo ruolo è cruciale per il basket italiano, che soffre di una cronica difficoltà nel trattenere i suoi migliori giocatori. Dare spazio ai giovani significa non solo offrire loro un’opportunità di crescita, ma anche aumentare la competitività della Serie A e preparare una nuova generazione di atleti per la Nazionale.
Esempi recenti, come quello di Nico Mannion, dimostrano l’importanza di avere un sistema che sappia accompagnare i giovani talenti nel loro percorso. Anche giocatori come Matteo Spagnolo, cresciuto nelle fila di squadre minori prima di approdare a livello internazionale, sono la prova di quanto le realtà di provincia possano essere un trampolino di lancio fondamentale.
Matteo Spagnolo con la maglia della Stella Azzurra Roma, prima di passare nientemeno che al Real Madrid
Le rivalità portano visibilità al basket
Un altro elemento distintivo delle squadre di provincia è la rivalità territoriale, che contribuisce a mantenere viva la passione per il basket. I derby non sono solo eventi sportivi, ma vere e proprie celebrazioni della cultura locale. Queste partite attirano pubblico, aumentano l’attenzione mediatica e rafforzano il senso di appartenenza dei tifosi.
Tali rivalità locali hanno anche un impatto positivo sulla crescita economica delle squadre. Gli incassi al botteghino, le sponsorizzazioni legate agli eventi e la vendita di merchandising rappresentano un’importante fonte di entrate, che permette ai club di investire ulteriormente nel proprio sviluppo.
Uno degli effetti più rilevanti dell’ascesa delle squadre di provincia è l’aumento della base di appassionati del basket in Italia. Anche in territori in cui la passione per il calcio domina, il basket è riuscito a ritagliarsi uno spazio importante grazie alla capacità delle varie società di coinvolgere attivamente le comunità. Eventi come camp estivi, tornei scolastici e incontri con i giocatori creano un legame diretto tra il club e i giovani, alimentando una nuova generazione di tifosi.
In diverse città il basket è diventato parte integrante della cultura locale, contribuendo a rendere lo sport un elemento di aggregazione e orgoglio comunitario. Questo non solo aumenta l’interesse per il campionato, ma crea anche le condizioni per uno sviluppo a lungo termine del movimento cestistico italiano.
Sfide e opportunità per il futuro
Nonostante i successi e l’aumento di visibilità del basket su scala nazionale, le squadre di provincia devono affrontare diverse sfide. La limitatezza dei budget, la difficoltà nel trattenere i talenti migliori e la mancanza di strutture adeguate sono ostacoli che richiedono soluzioni innovative. Tuttavia, queste difficoltà possono essere trasformate in opportunità, attraverso investimenti mirati nella formazione, nell’infrastruttura e nella tecnologia.
In questo senso, la collaborazione tra club, federazioni e istituzioni locali è fondamentale. Creare un sistema che supporti le squadre di provincia significa non solo garantire la loro sopravvivenza, ma anche rafforzare l’intero movimento cestistico italiano, rendendolo più competitivo a livello internazionale.
In un’epoca in cui il basket italiano cerca di riconquistare la sua dimensione internazionale, il ruolo delle squadre di provincia è più che mai centrale. Sono loro a tenere vive le radici del gioco, dimostrando che passione e dedizione possono sopperire ai limiti strutturali. Se il futuro del basket italiano passa da una maggiore competitività e da una base più ampia di appassionati, allora il successo delle squadre di provincia non è solo auspicabile, ma necessario.
Nell’ottica di questo reportage, abbiamo sentito i protagonisti di alcune tra le realtà di provincia più interessanti del basket odierno, come Pistoia in Serie A, ma anche Vigevano 1955, Cividale e Cento in A2. Ecco le loro storie e le loro esperienze.
Cosa pensa Pistoia Basket delle realtà di provincia
Il percorso fatto dal Pistoia Basket fin dalla sua nascita, ovvero nel 1999 per poi prendere l’attuale denominazione dal 2000, è sempre stato costante: rapporto diretto e specifico, diremmo one-to-one con partner, sponsor, istituzioni. In una realtà di provincia andare a curare quello che è il tessuto economico locale è fondamentale, per non dire spesso e volentieri vitale. L’esempio di Pistoia, però, è ancora più particolare: l’antica rivalità con Montecatini, divisa dal capoluogo dalla collina del Serravalle, fa sì che purtroppo non si riesca a trovare unità d’intenti a livello di partner e sponsor in tutta la provincia nel suo insieme e quindi si riduce drasticamente anche quello che è il bacino di utenza dal quale attingere. È per questo che, storicamente, Pistoia ha poi guardato come aziende e realtà imprenditoriali all’area metropolitana verso Firenze e Prato, da dove per esempio proviene oramai da due stagioni il Title Sponsor Estra (colosso dei servizi energetici) che ha ancora un anno di contratto con il club dopo aver costruito un connubio molto stretto.
Il supporto locale, poi, si vede anche in tema di ticketing: è ovvio che il principale bacino d’utenza è quello cittadino o prettamente della prima periferia o comuni limitrofi, ma i cambiamenti mondiali dopo il Covid-19 hanno fatto sì che, in tema di prevendita, per esempio, sia diventato più importante il botteghino virtuale di quello fisico. E così le distanze si annullano e aumentano le richieste di biglietti da tutta la Toscana: le stime fatte dal club nella stagione 2023/24, quella del ritorno in Serie A, parlano di un 25% di spettatori ogni domenica provenienti da fuori provincia.
Per quanto riguarda Pistoia avere avuto, nel corso degli anni, giocatori e dirigenti di riferimento che sono dei punti di riferimento in città è indubbiamente un valore aggiunto. Dallo storico presidente Roberto Maltinti, purtroppo prematuramente scomparso, che a Pistoia è stato alla guida di squadre di calcio, basket e ciclismo, fino agli storici capitani come Fiorello Toppo, Andrea Daviddi, Giacomo Galanda che poi sono rimasti a vivere in città rappresentano un plus che nelle metropoli difficilmente si trova. In più, tanti giocatori italiani nelle ultime stagioni sono arrivati in prima squadra partendo dal settore giovanile: Gianluca Della Rosa, Lorenzo Saccaggi, Angelo Del Chiaro, Joonas Riisma, Lorenzo Querci e molti altri. Questo perché anche il Pistoia Basket Junior, con gli investimenti in tema di talenti fatti a livello toscano, è diventato un bel volano di attrattività e si sa quanto sia importante, per una società di provincia, potersi costruire qualche “talento” in proprio. A questo proposito, il progetto portato avanti dal nostro settore giovanile del “Pistoia Basket Project” è fondamentale a riguardo: instaurare dialoghi e rapporti di collaborazione con varie società giovanili toscane per condividere metodologie di allenamenti, clinic, incontri tecnici e quant’altro per costruire una vera e propria “rete” e, dal lato ragazzi, avere sempre giovani generazioni desiderose di assistere alla partita della domenica della prima squadra, accompagnati dai loro familiari e amici. Tutto questo porta ad allargare la rete di contatti, di spettatori e di possibili nuovi supporters anche al di fuori della città.
I numeri legati al pubblico sono abbastanza eloquenti: nell’ultima stagione di A2, 2022/23, siamo passati da una media intorno alle 1300 persone durante la regular season a più del doppio durante i playoff per arrivare, nel campionato del ritorno in Serie A, ad una percentuale di riempimento del palasport che arriva intorno al 95%. Essere l’unica società toscana in Serie A, e sostanzialmente anche del centro Italia perché adesso da Bologna a Napoli in mezzo c’è soltanto Pistoia, è una spinta importantissima. E la nuova fisionomia societaria, con l’arrivo di una proprietà americana, non può far altro che dare linfa ad un’idea differente di club che, però, deve per forza di cose partire dalle infrastrutture con un allargamento del palasport, la realizzazione di una vera e propria Cittadella dello sport adiacente all’arena di gioco per essere ancora più capillari. A livello di media locali, invece, l’attenzione rivolta è sostanzialmente la stessa per quelli provinciali mentre ovviamente la vetrina della Serie A porta maggior visibilità su tv e quotidiani regionali che si occupano più e meglio delle questioni della squadra.
Marino Spaccasassi, presidente di Vigevano 1955
Sicuramente la passione di chi dirige e di chi fa parte del processo, dagli sponsor fino a chi lavora sul campo per fare in modo che sia tutto in ordine, è fondamentale. Facciamo sempre più fatica e per crescere servirebbero ancora più risorse, senza contare che si tratta di un processo lungo. Abbiamo sempre cercato di non fare il passo più lungo della gamba, consapevoli che la passione sia il motore trainante. Tenete conto che per noi questa è la prima stagione con un dirigente stipendiato.
Sui giovani, per noi lo sviluppo fa parte di un progetto sociale, ma purtroppo a Vigevano nessuna società ha aderito, mentre in zona Trecate ha partecipato. Abbiamo anche CAT, che lavora con noi sui giovani, e anche in questo caso il percorso è lungo, i frutti si vedranno fra qualche anno. Il tema delle strutture è altrettanto importante, e qui da noi servirebbero spazi adeguati per permettere ai ragazzi di giocare.
Vigevano è una piazza storica, con una passione viva per il basket, ma fatichiamo a competere con altre città. Abbiamo una media di 2000 spettatori su circa 3800 posti a sedere, e per portare più gente al palazzetto dobbiamo essere bravi noi con i risultati. Abbiamo fatto una convenzione con una dozzina di scuole, e lavoriamo con impegno e dedizione, assieme ai nostri sponsor, per far crescere il progetto.
Davide Micalich, presidente di Cividale
Questo club rappresenta una specie di sintesi di una vita dedicata al basket sia da parte mia che da parte di coach Pilastrini. Abbiamo cercato di creare una sintesi più possibile vicina alla perfezione del nostro prototipo di basket: prima di tutto vengono i rapporti umani, tutti navighiamo dalla stessa parte, nessuno rema contro e cerchiamo di non fare il passo più lungo della gamba. Siamo partiti da zero, è stato decisivo poter istruire e coinvolgere il pubblico in una maniera per noi nuova, seppur con semplicità: tifo sempre a favore, grande accoglienza degli avversari, ampio spazio ai bambini e alle giovani leve durante l’intervallo e, a fine partita, una grande festa popolare.
A livello poi di risorse abbiamo cercato di costruire senza spendere più di quello che incassiamo. Abbiamo una base di sponsor ampissima, oltre 230, che ci permettono di poter programmare anche i prossimi anni. Senza dimenticare il grande coinvolgimento delle istituzioni, che vedono il benessere della gente e, di conseguenza, valutano il ritorno di immagine per la Regione e il Comune, che ci ha concesso in gestione il Palazzetto, senza dimenticare tutte le varie realtà di questa piccola regione.
Coach Pilastrini dà spazio ai giovani, cercando però sempre di ottenere risultati. Non parliamo, quindi, di giovani buttati in campo a caso ma selezionati con sapienza. Fuori dal parquet dirigo uno staff di prim’ordine: giovane, competente, con grande fame e consapevole di dover spendere bene i soldi in cassa.
Per noi il territorio è decisivo. Personalmente ho sempre lavorato in Friuli, una regione piccola ma con un grande cuore. Qui ho fatto tante cose per il basket e il nostro club rappresenta una sintesi del legame col territorio. Un legame reale, non fittizio, quindi la gente e le istituzioni sono in grado di giudicare. C’è un grande rispetto per la gente e per la comunità e partendo da qua tentiamo di raccogliere più talenti possibili da sviluppare.
Due anni fa abbiamo raggiunto i quarti di finale di finale nazionali col gruppo 2004 Under 19, interamente composto da ragazzi locali. Tentiamo di fare selezione dagli Under 17 in su in sinergia con le società a noi collegate e diamo spazio alle più piccole tra di esse per il reclutamento nel minibasket: noi andiamo nelle scuole a fare reclutamento per loro nelle categorie Under 13 e Under 15 e selezioniamo i più bravi per portarli nelle nostre Under 17 e Under 19. Abbiamo creato una nostra scuola di basket ed è in progetto un potenziamento per arrivare a una vera e propria Academy, così da permettere che ci siano sempre più casi come i Ferrari e i Marangon che arrivano in Serie A.
Quando è partito questo progetto molti storcevano il naso perché si diceva che non potevano coesistere due squadre a 15 chilometri di distanza. Io ho sempre creduto al contrario, una sana competizione alza il livello di interesse degli investitori, del pubblico e anche dei giovani che vogliono approcciare a questo magnifico sport. E così è stato, a Cividale ho raccolto tantissimi sponsor nuovi che a Udine non avevano neanche mai pensato di avvicinarsi e quindi si è creata una sana rivalità che vede due società a livelli mai raggiunti. Senza dimenticare l’aumento di interesse dei media: il Messaggero Veneto dedica al basket una pagina ogni giorno, Tele Friuli ha creato una specie di tv del basket e trasmette le partite sia nostra che dell’Apu, i social sono scatenati, noi e l’Apu abbiamo molti abbonati, credo a livello dei primissimi in Italia.
Quest’anno abbiamo aumentato la presenza del pubblico palazzetto del 27% secondo i dati ufficiali della Lega. Ogni anno c’è una crescita in tal senso, siamo partiti il primo anno con qualche centinaio di spettatori e in questa stagione siamo arrivati a 2000 abbonati e un palazzo praticamente sempre sold out, che risulta sempre occupato con l’87% dei media dei posti. Ciò significa che ci sono sempre 3000 persone e ciò crea appeal nei confronti degli sponsor ma soprattutto grande partecipazione popolare nei confronti della squadra, che sente molto l’effetto casalingo.
Poi sta a noi, al nostro ufficio stampa e a tutti i nostri mezzi di comunicazione tenere sempre calda questa cosa. Ci mettiamo sempre a disposizione per qualsiasi iniziativa e siamo molto attivi nel sociale, soprattutto con le scuole come dicevo prima, ma soprattutto ci piace fare in modo che il palazzetto sia la casa di tutta Cividale e di tutto il territorio. Anche in questo dobbiamo ringraziare il Comune, perché ha creato anche un nuovo impianto luci unico in Italia che fa sì che il palazzo di Cividale anche all’esterno rappresenti uno spettacolo nello spettacolo.
Vigevano e Cividale una contro l’altra
Matteo De Rosa e Giulia Artoni per la Benedetto XIV Cento
La forza di questa realtà viene principalmente dal territorio e dalla comunità che lo anima. Il sostegno del tessuto imprenditoriale locale, che 61 anni fa ha deciso di investire e che continua a farlo ancora oggi, ha acceso la passione e ha fatto sì che il basket entrasse nell’animo dei centesi. Questo legame ha creato un forte senso di appartenenza, riflesso nel supporto costante dei tifosi e nella crescita della squadra. La comunità di Cento e dintorni, unita dalla stessa passione, ha contribuito a costruire una base solida, motivando il club a puntare sempre più in alto e a diventare simbolo di identità per il territorio. Per noi la “provincia” non è assolutamente un limite, anzi: è il primo dei nostri valori fondanti. È proprio il territorio che ci accoglie a determinare la nostra identità.
Il futuro rappresenta il secondo valore fondante. Le nuove generazioni sono i principali destinatari del nostro operato, a cui cerchiamo di trasmettere la Benedetto Culture, un concetto che raccoglie tutto ciò che la Benedetto vuole portare verso l’esterno. Le scuole e la recente creazione del settore giovanile sono gli incubatori generazionali su cui stiamo lavorando di più, intrattenendoli con iniziative volte a coinvolgerli il più possibile. A settembre abbiamo inaugurato il settore giovanile, una tappa strutturale importantissima nel nostro percorso di crescita e di affermazione come società. In partenza a brevissimo la prima edizione della Cento School Cup che coinvolge in maniera multidisciplinare i tre istituti superiori di Cento. Il progetto Benedetto Impegno che portiamo avanti con orgoglio dalla scorsa stagione, volto a valorizzare l’impegno scolastico dei ragazzi, consente a chi ha la media superiore all’8 di venire a vedere gratis le nostre partite, una sorta di premio per l’impegno. Non solo tifosi e sportivi, la Benedetto in questi anni sta lavorando per creare un progetto formativo sportivo che possa far nascere nuovi professionisti nella comunicazione e nel marketing.
La Benedetto XIV Cento sta vivendo un momento di crescita in termini di coinvolgimento del pubblico e di radicamento sul territorio. Il recente dato diffuso dalla LNP, che evidenzia un incremento del 20,1% nell’affluenza rispetto alla scorsa stagione, rappresenta un segnale inequivocabile.
Questo risultato testimonia l’efficacia del percorso intrapreso dalla società, che sta riuscendo ad attrarre un numero sempre maggiore di tifosi alla Baltur Arena, consolidando così il legame con la comunità locale. Il fatto che tra gli spettatori siano sempre più numerose le famiglie è un ulteriore indicatore positivo, poiché dimostra che la Benedetto non è solo una realtà sportiva di spicco, ma anche un punto di riferimento sociale e aggregativo per la provincia di Ferrara.
Parole che confermano quanto le squadre di provincia siano cruciali per la crescita del basket italiano. Non si tratta solo di competere sul campo, ma di costruire un movimento più solido, capace di valorizzare il talento locale e rafforzare il legame tra club e territorio. La sfida per il futuro sarà quella di consolidare questi progetti, creando le condizioni per una maggiore sostenibilità economica e una più ampia visibilità mediatica.
Se il basket italiano vuole tornare a brillare, anche a livello internazionale, non può prescindere da queste realtà. Le radici del gioco sono vive, pulsano nei palazzetti di provincia e nelle comunità che le sostengono. Sta ora al sistema basket saperle coltivare, trasformando il sogno di una crescita condivisa in una solida realtà.