Quella di Ekaterina Antropova non è solo la storia di una giovane campionessa emergente, ma anche un viaggio complesso tra lingue, Paesi e ostacoli burocratici. Poliglotta, capace di parlare fluentemente cinque lingue, Ekaterina nasce in Islanda nel 2003 da genitori russi, entrambi ex sportivi: sua madre, Olga, è stata una giocatrice di pallamano, mentre suo padre ha giocato a basket. Quando Kate ha tre meno di tre mesi, la famiglia torna in Russia, stabilendosi a San Pietroburgo. È lì che inizia a costruire il proprio futuro, ma il vero punto di svolta arriva a 15 anni, quando si trasferisce in Italia.
L’Italia diventa subito il posto giusto per crescere e formarsi, sia tatticamente che tecnicamente. Eppure, il percorso verso il volley è tutt’altro che lineare. Antropova, infatti, comincia con ginnastica ritmica e danza, due discipline che abbandonerà ben presto, complice un’altezza fuori dal comune. A 14 anni era già alta 1,94 metri (oggi è 2,02), ma aveva un fisico acerbo: pesava appena 60 chili. “Aveva tecnica e coordinazione, ma non un fisico da atleta” ha raccontato in un’intervista a Tuttosport, la madre che per aiutarla le affianca un preparatore atletico. Da quel momento, il suo futuro assume la forma di un pallone da pallavolo.
Gli ostacoli della burocrazia
Nonostante il talento sia evidente, gli inizi di Antropova in Italia non sono semplici, e non per ragioni sportive. Il primo avversario da affrontare è la burocrazia, una presenza lenta e opprimente che complica i piani di una carriera promettente.
La sua avventura italiana comincia a Reggio Calabria, dove si stabilisce insieme alla madre, ospitata dalla pallavolista russa Dina Yasakova. A supportarle ci sono coach Giovanni Caprara e sua moglie Irina Kirillova, che decidono di portare Ekaterina a Carmelo Borruto, dirigente che la lancerà nel volley professionistico. È con lui che avviene il primo vero passo: l’esordio in A2 con Sassuolo. Ma prima, come racconta sua madre, è necessario risolvere il nodo del primo tesseramento:
Borruto si è occupato del tesseramento in Italia. Ha dovuto verificare che la Federazione Russa non l’avesse mai fatto. E così è stato: Kate è stata tesserata come giocatrice italiana.
La storia, però, si complica quando nel 2021 arriva il momento di iscrivere Antropova alla Cev Challenge Cup con la Savino Del Bene Scandicci. Qui entra in scena la FIVB (Federazione Internazionale di Pallavolo), che nei propri registri la considera russa. L’inghippo emerge a causa di un training che Antropova aveva svolto con la Nazionale Russa in vista degli Europei Under 16 del 2017, nonostante non avesse mai giocato partite ufficiali con quella selezione. La Federazione Russa nega ripetutamente di averla tesserata, ma spunta un documento che collega Ekaterina a una scuola di volley a San Pietroburgo, rendendo la situazione ancora più intricata.
Di conseguenza, Antropova è costretta a rivolgersi al TAS di Losanna, l’organo supremo di giustizia sportiva. Il verdetto è parziale: la sua nazionalità sportiva viene riconosciuta come italiana, ma solo a livello di club. Per poter giocare in Nazionale, serve un passo ulteriore: la cittadinanza.
La lunga attesa per la cittadinanza
Il 3 agosto 2023, dopo anni di attese e ostacoli burocratici, arriva finalmente la svolta. Il Consiglio dei Ministri italiano delibera per il conferimento della cittadinanza italiana a Ekaterina Antropova, grazie a una segnalazione del CONI. Nel comunicato ufficiale si legge:
L’attivazione della procedura di concessione della cittadinanza italiana è stata proposta dal Presidente del Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI), che ha segnalato la giovane atleta per gli ottimi risultati sportivi conseguiti nella sua disciplina.
Pochi giorni dopo, il 10 agosto 2023, Antropova presta giuramento, diventando ufficialmente cittadina italiana. La tempistica è perfetta: il Campionato Europeo Femminile 2023 è alle porte, e la pallavolista diventa subito disponibile per il CT azzurro Davide Mazzanti.
La sua presenza al torneo non è solo una conquista personale ma anche un simbolo del lungo e complesso percorso che l’ha portata a essere finalmente parte della Nazionale. Antropova è pronta a scrivere nuove pagine della sua carriera, questa volta senza più ostacoli burocratici a rallentarne il cammino.
L’Europeo come svolta e il dualismo Antropova-Egonu
Cosa sarebbe successo se la cittadinanza italiana di Ekaterina Antropova non fosse arrivata in tempo per l’Europeo? Una domanda legittima, soprattutto considerando la portata della decisione presa da Mazzanti durante il torneo: schierare Antropova come titolare e relegare Paola Egonu, l’opposta di riferimento del volley azzurro negli ultimi anni, in panchina. Una scelta audace, forse inevitabile, ma che di fatto ha riscritto le gerarchie della Nazionale in uno dei momenti più delicati della sua recente storia.
In quella competizione, conclusa senza podio per l’Italia, Kate si è fatta strada in un contesto che sembrava più grande di lei. L’idea iniziale era di utilizzarla come schiacciatrice, un esperimento mai concretizzato. Mazzanti la impiega nel suo ruolo naturale di opposta, e lei risponde con prestazioni solide, nonostante l’inesperienza. L’esordio arriva contro la Romania, e il risultato è positivo: 12 palloni messi a terra, un inizio promettente per una giocatrice che non aveva mai affrontato un torneo di quel livello. Nonostante la giovane età e il poco tempo passato con compagne come Orro ed Egonu – cresciute insieme nel vivaio di Club Italia – Antropova dimostra di essere all’altezza.
E non solo sul campo. Schiva con eleganza le polemiche sulla presunta rivalità con Egonu, una questione che rischiava di mettere in ombra il resto della squadra. Gioca sette partite, senza incertezze contro avversarie non di primissima fascia. Ma in semifinale contro la Turchia di Daniele Santarelli, il peso della partita e la pressione si fanno sentire. Kate subisce il contraccolpo emotivo, e Mazzanti è costretto a rispolverare Egonu dalla panchina per provare a ribaltare la situazione. Ma è troppo tardi. L’Italia perde e non solo manca la finale, ma fallisce anche la conquista del bronzo, finendo fuori dal podio.
L’Europeo segna un passaggio cruciale: non è solo una questione tecnica o di risultati, ma un segnale del cambiamento in corso nella Nazionale. Tuttavia, il torneo preolimpico di Lodz è un altro duro colpo. La qualificazione a Parigi 2024 viene rimandata, lasciando l’Italia costretta a giocarsi il tutto per tutto nella VNL dell’estate successiva.
Parigi 2024: il sogno e il riscatto
La delusione di Lodz costa la panchina a Mazzanti, sostituito da un nome storico del volley: Julio Velasco, che lascia il progetto della UYBA Busto Arsizio per rispondere alla chiamata azzurra. Il suo approccio è chiaro fin da subito: definire ruoli precisi e stroncare qualsiasi rivalità, soprattutto tra Antropova ed Egonu.
Non permetterò che l’estate giri intorno a questi due nomi
dichiara perentorio a maggio 2024, durante la conferenza stampa che inaugura la nuova stagione azzurra. E quando parla Velasco, non c’è margine per discutere.
La gestione paga subito. L’Italia vince la VNL e stacca il biglietto per Parigi 2024, dove si presenta con la consapevolezza di poter ambire a qualcosa di grande. Il torneo olimpico è perfetto. L’11 agosto, nella finale contro gli USA, l’Italia rompe il tabù olimpico e conquista uno storico oro.
Antropova vive il torneo con maturità: impiegata come cambio di Egonu nel doppio cambio diagonale (opposto-alzatrice), sfrutta al massimo le sue occasioni, facendo esattamente ciò che le viene richiesto. A fine competizione, riconosce l’importanza della coesione mentale:
Eravamo consapevoli di poter fare un torneo importante, ma la differenza l’ha fatta la testa.
La crescita e i record di Antropova
Con la maglia della Savino Del Bene Scandicci, Antropova è una forza inarrestabile. Il club ha già raggiunto i quarti di Champions League e di Coppa Italia. In Europa, domina la fase a gironi della CEV Champions League, chiudendo al primo posto nella Pool grazie anche a una prestazione stellare contro il Bielsko-Biała, dove Kate si impone con 16 muri, 3 ace e il premio di MVP. Il suo spirito di squadra emerge anche fuori dal campo: al termine della partita contro le polacche, Antropova divide simbolicamente il premio di MVP con la compagna Emma Graziani, autrice di 12 punti. Un gesto semplice ma significativo, che racconta molto del carattere di Kate: una ragazza genuina, ambiziosa e sempre attenta al prossimo.
Antropova non è solo il presente del volley, ma anche il suo futuro. Tra ace e schiacciate, domina il campionato italiano e illumina il panorama europeo. Allo stesso tempo, mantiene un lato umano che la rende unica: lettrice accanita, viaggiatrice curiosa e studentessa di psicologia, è capace di bilanciare la vita in campo con interessi personali. Il mondo della pallavolo sembra essere in ottime mani. E in quelle mani c’è un sogno che Ekaterina continua a inseguire, partita dopo partita.