Abbiamo visto Victor Wembanyama da vicino alle Paris Games

Wembanyama Paris Games

A pochi minuti dall’inizio della prima sfida tra San Antonio Spurs e Indiana Pacers in terra francese, in occasione delle Paris Games 2025, il commissioner NBA Adam Silver ha rilasciato il solito discorso preliminare nella caldissima – letteralmente – press conference room di un’altrettanto incandescente – stavolta in senso figurato – AccorArena. “Ha superato le mie aspettative. Molte prime scelte al Draft, per svariate ragioni, non ce la fanno, ma con lui è diverso.”, ha detto riguardo a Victor Wembanyama, enfant prodige nativo di Chesnay, località a una ventina di chilometri da Parigi, e prima scelta assoluta al Draft 2023. Sentire il commissioner esprimersi sulla carriera di una prima scelta al Draft, dicendo che “ha superato le aspettative” nonostante sia solo al secondo anno, potrebbe far storcere il naso.

Dopo tutto, San Antonio ha un record stagionale negativo, 20 vittorie e 22 sconfitte – valido per il 12esimo posto nella Western Conference, fuori non solo dalla zona playoff ma anche da quella play-in. E l’anno scorso è andata pure peggio, con appena 22 successi totali su 82 gare disputate, che hanno relegato gli Spurs nei bassifondi della lega. Lo stesso Wembanyama arriva da un periodo di difficoltà, in cui ha girato a poco più di 18 punti a partita con una true shooting del 49,6% (quasi 8 punti percentuali sotto la media della lega) in una span di sette gare, sei delle quali chiuse con una sconfitta. Eppure, avendo visto coi miei occhi quanto successo all’AccorArena, posso assicurarvi che quella di Adam Silver non è una frase di circostanza.

 

Prima delle Paris Games

Per la prima volta, al di là del nome, l’evento è davvero al plurale. A Parigi si giocano infatti due gare in questi giorni e non era mai accaduto che più di una singola partita di regular season si svolgesse nella stessa città fuori degli Stati Uniti, prima di quest’anno. E ovviamente tutto ciò è collegato alla presenza di Wembanyama. Ma questa è solo la conseguenza, il prodotto finale, e non si può iniziare dall’epilogo.

No, l’impatto di Wembanyama non si limita alle Paris Games, parte da ben più lontano. Dall’inedita scelta della lega di trasmettere le partite della stagione 2022-23 del Metropolitans 92 (campionato francese) su NBA TV, di modo che tutti negli Stati Uniti potessero dare un primo sguardo al fenomeno in arrivo, e per quanto possibile prepararsi. La risposta di Silver parte proprio da questo, dal fatto che nel giro di un paio di anni si sia passati da vedere quel ragazzino bislungo a bordo campo di una partita tra Bulls e Pistons, a parlarne come volto, se non della lega, dell’intera operazione commerciale in terra europea.

Wembanyama è una figura già polarizzante, per svariate ragioni. In primis, sul campo ha il fascino del “freak”, dello Slender Man di oltre 220 centimetri capace di muoversi e tirare dal palleggio come una guardia, di stoppare avversari più grossi di lui grazie alle braccia infinite, nonostante all’apparenza sembri fragile come una foglia. Questo mix letale lo rende il terzo giocatore più “streammato” sui social NBA del 2024, a quota 402 milioni di visualizzazioni (davanti a lui solo un mostro sacro come LeBron James e il pirotecnico Ja Morant). Stando ad Adam Silver, la sua jersey è anche la quinta più venduta in assoluto. Impressionante per un giocatore al secondo anno e per di più in una squadra mediocre.

Quello che piace ancora di più al commissioner NBA, e al pubblico, è il personaggio fuori dal campo. In conferenza stampa, come un papà fiero, ha menzionato due o tre volte la partita a scacchi giocata da Wemby al Washington Square Park di New York City (dopo il Christmas Day contro i Knicks), organizzata seguendo i consigli di alcuni fan su X. Silver ha detto che “Victor ama la gente”, ed è chiaro che episodi del genere rendano impossibile per la gente non amare lui. Il suo è un profilo peculiare, fatto di ossessione per i racconti fantasy (in particolare di Brandon Sanderson) e di una grande passione per gli scacchi, ma anche di un’attenzione maniacale per la cura della mente e del corpo. E anche in quest’ultimo aspetto, non si fa per dire.

Già a febbraio 2023, dopo aver assistito a una débâcle del Metropolitans 92 in Coppa di Francia sul campo del Monaco, avevo avuto la fortuna di testimoniare l’attenzione di Wemby per il suo strumento di lavoro, quel corpo letteralmente mai visto sui campi da basket. Subito dopo la gara, ricordo che Victor è corso negli spogliatoi insieme a Guillaume Alquier, suo trainer personale, per effettuare una lunga serie di esercizi muscolari e articolari, in particolare alla schiena. Pochi minuti dopo l’ho visto, quasi per caso, mentre stava uscendo dal retro dell’arena, diretto al pullman in compagnia di coach Vincent Collet, con un libro in mano. Può significare poco, ma fin da subito mi è sembrata una variazione piacevole rispetto al classico smartphone e cuffie (non che una cosa escluda l’altra, ma spesso è così).

Proprio al netto di questo suo personaggio, riportarlo a Parigi, nel suo habitat naturale, è una combinazione necessariamente vincente – e anche questo Silver lo sa fin troppo bene. Più di una partita significa più giorni di permanenza da parte delle squadre, di conseguenza maggiore visibilità ed esposizione al pubblico. E Wembanyama è un fenomeno anche in questo, non limitando il suo apporto alle Paris Games: tra le altre cose, è riuscito a portare al Fashion Show di Louis Vuitton vari compagni, tra cui Chris Paul. Dopo l’allenamento mattutino di martedì, ho ascoltato CP3 mentre parlava con alcuni giornalisti, seduto a bordo campo. Ha ammesso di non essere troppo avvezzo a contesti simili, e di preferire passare il tempo libero in modo diverso con la propria famiglia. Ma per Victor, questo e altro.

La stessa San Antonio lo ha coinvolto in svariate iniziative cittadini in questi giorni, come quella del 21 gennaio a Le Chesnay, sua città natale, dove sono stati inaugurati due campetti outdoor (uno 5×5 e l’altro 3×3). Con tanto di clinic in compagnia di bambini e bambine delle giovanili, nel contesto del progetto Play Paris, guidato da Spurs Give. E come non citare, infine, il suo “riscaldamento” à-la-Maradona, più o meno, al Parc des Princes, in occasione della sfida di Champions League tra PSG – club con il quale, non a caso, San Antonio ha avviato una partnership – e Manchester City, presenziata anche dai compagni.

 

Wembanyama trascinatore e dominatore durante le Paris Games

Tutte queste premesse sono necessarie per tornare alle dichiarazioni iniziali di Silver, a quel “superare le aspettative” – che si adatta alla perfezione, tra l’altro, alla prima partita delle Paris Games all’AccorArena di Victor Wembanyama. Già dall’allenamento del giorno prima, standogli di fianco, non ho potuto che pensare alle sue dimensioni. Può sembrare scontato, ma vi assicuro che non ci si può rendere conto di cosa significhi vedere quelle braccia sollevate, finché non le si ha davanti.

Ho in mente una delle scene finali dell’allenamento. Charles Bassey – quasi due metri e dieci, fisico molto “quadrato” – prende un rimbalzo offensivo superando proprio Wemby, il quale di seguito assume posizione verticale, a braccia estese, per difendere il ferro. Ecco, basta: lì l’azione è completamente morta. Bassey ha provato un tiro che ha visto a malapena il tabellone, e io mi sono sentito Eren Jaeger alla vista del Gigante Colossale. E ripeto: non è l’altezza, ma la lunghezza che fa davvero paura. Su quel parquet si è proiettata un’ombra lunga chilometri.

Con questa scena in testa, le aspettative personali prima della partita sono cresciute a dismisura. Anzi, sarò onesto: osservando i giornalisti locali in sala stampa, indifferenti a qualunque dichiarazione – degli allenatori prima, di Silver poi – su argomenti di ogni genere, salvo poi scattare come molle, e far schizzare i tasti delle tastiere al suono di “Wembanyama” un po’ ho sperato, lo ammetto, nella prima partita l’idolo di casa si schiantasse contro il muro dell’emozione. Già dai primi minuti, però, le cose sono andate in un’altra direzione.

Teoricamente i Pacers stavano giocando “in casa”, almeno stando al calendario NBA  e al tono dello speaker dell’AccorArena. Di fatto, i 15.000 presenti erano tutti, indistintamente, pronti a schizzare in piedi qualunque cosa facesse Wembanyama. I primi due tiri sbagliati? Applausi, è giusto provarci. Un rimbalzo difensivo non contestato? È partita la òla. Il primo canestro dalla media distanza? Il pandemonio. E il bello doveva ancora arrivare. Con questo spirito, quando ha iniziato ad accumulare punti, triple, assist e stoppate, è diventato impossibile non empatizzare con i tifosi parigini. Anche se, coerentemente con quanto visto contro Bassey in allenamento, se anche non fosse entrato il tiro, se anche non fosse arrivato il “trentello”, sarebbe stato inevitabile rimanere scioccati dalla fase difensiva.

Myles Turner è visibilmente finito fuori dalla partita già dal secondo minuto, quando ha provato ad attaccare Wembanyama dal palleggio, lo ha fatto apparentemente abboccare sulla finta e ha pensato di godersi una tranquilla passeggiata verso la schiacciata. Salvo poi vedersi mangiare dal titano nero-argento tutto il vantaggio creato. Il lungo dei Pacers, da lì, ha continuato a sparacchiare da fuori, nonostante i pessimi risultati. Ed è stato plateale ed eloquente il suo gesto di stizza alla prima tripla segnata (dopo 5 tentativi a vuoto, nel terzo quarto), quando ha alzato braccia e occhi al cielo, scrollando la testa e trascinandosi imbronciato in difesa. Questa è la strategia di Wembanyama: sfidare gli attaccanti avversari “in una partita a scacchi”, una metafora più che calzante, usata da lui stesso in conferenza stampa dopo l’allenamento di mercoledì.

Quando si dice che stia cambiando le geometrie del campo, si intende anche questo, perché Wemby costringe l’intero quintetto avversario a mettere in discussione le proprie certezze. Uno degli effetti più visibili, nello schermo e ancora di più dal vivo, è che i Pacers avessero fretta, su ogni tiro. Se avete guardato la partita, potreste aver notato una serie di conclusioni contestate al primo spiraglio disponibile, con un paio di mattoni sul tabellone del solito, malcapitato Turner, ma anche di Andrew Nembhard o Bennedict Mathurin. La sua deterrenza, ma anche il semplice costringere a “scannerizzare” il campo – per controllare che non stia arrivando in aiuto, o che non stia intasando la linea di passaggio scelta con quelle braccia chilometriche – ha costretto Indiana a dover usare il primo tiro con un po’ di spazio disponibile come valvola di sfogo per un sovraccarico insostenibile di pensieri.

Non a caso, quando i Pacers hanno iniziato a prendere l’imbarcata nel terzo quarto, facendosi travolgere dalla fretta di mettere punti a referto, hanno definitivamente perso la partita. Le penetrazioni al ferro senza aver costruito nulla sono un atto di incoscienza, e non di coraggio, contro Wemby. Qualunque movimento basilare, qualunque spot apparentemente sicuro, qualsiasi soluzione meccanizzata dopo centinaia e centinaia di ripetizioni in allenamento, perde di senso contro il numero 1 degli Spurs. Ricordo, sul tiro di TJ McConnell (00:35 nella clip sotto) stoppato dal francese nel terzo quarto, di aver detto ai colleghi in tribuna stampa: “No, non una grande idea”. Eppure, riguardandolo, l’uso del perno del giocatore dei Pacers probabilmente gli avrebbe permesso di aggirare la maggior parte dei lunghi su quel cambio difensivo. Victor Wembanyama, però, costringe gli avversari a ripensare le proprie certezze.

 

Oltre le Paris Games: cosa attendersi da Wembanyama?

Uscendo al di fuori del giocatore e personaggio, però, quello che traspare dalle parole di Adam Silver è che gli piaccia ancora di più la “vendibilità”, la dimensione commerciale di Wembanyama. Protagonista assoluta del discorso pre-partita del commissioner è stata infatti la questione della potenziale “espansione” in terra europea, con la possibile creazione di un’altra lega in collaborazione con FIBA. Ecco, avere a disposizione un volto così popolare e ben voluto, in un bacino vasto e ricco di potenziale come quello francese, crea un ponte con questa parte dell’oceano. E soprattutto con un’organizzazione come i San Antonio Spurs, da sempre più esposta di altre alla globalizzazione della lega (si pensi a Tony Parker o Boris Diaw, ma anche ai vari Ginóbili, Belinelli e Tiago Splitter, volti familiari nel Vecchio Continente).

Dietro a questo doppio appuntamento parigino si cela, neanche troppo velatamente, un’operazione commerciale che l’NBA Board of Governors porta avanti da anni, racchiusa in concetti – ripetuti fino alla nausea dal commissioner – come “studio dell’ambiente”, “percorso da esplorare”, “opportunità da sfruttare” e “supporto dell’ecosistema locale”. E Victor Wembanyama, nelle parole di Silver e nei fatti della AccorArena, ha dimostrato di poter, anzi dover essere il fulcro di tutto ciò. Negli anni a venire, e non solo: già adesso, nonostante la tenerissima età. 

Se si dovesse trovare un modo per aprire un varco nella scorza dell’immobilista tradizione cestistica europea, con ogni probabilità quella soluzione arriverebbe dall’interno. Seguendo un po’ la stessa strategia che in questi giorni ha portato a tempestare di faccioni NBA (indovinate quello più gettonato?) gli Champs-Élysées, e in generale le vie del centro di Parigi: si può esplorare qualsiasi scenario, anche il più ambizioso, a patto che sia presente almeno un volto familiare. Un ambasciatore che veicoli il senso di un tale sfoggio commerciale. Queste, guardando il pubblico delle Paris Games e ascoltando le parole di Adam Silver, sono le enormi aspettative che potrebbe superare Victor Wembanyama fuori dal campo.

Di Mattia Tiezzi

Caporedattore per Around the Game, co-fondatore di STAZ. La mia esistenza si riflette nei fallimenti sportivi dei Minnesota Timberwolves ed è vincolata a un rapporto tossico con Karl-Anthony Towns.