Noodles o fenomenologia del SuperTele

Il SuperTele ha segnato l'infanzia di tanti ragazzi, con le sue traiettorie improbabili.

Il terzo millennio è l’epoca dell’assenza di memoria. Viviamo in un tempo in cui ogni novità, ogni notizia, ogni scoperta viene subitamente superata a destra da un’altra novità, un’altra notizia, un’altra scoperta che ne ha preso il posto sulla timeline di [inserire qui nome di social network a vostra scelta]. Questo fa sì che tanti ricordi o abitudini della nostra quotidianità smettano progressivamente di essere per noi importanti o anche solo identificativi del nostro percorso di vita e finiscano per svanire come lacrime nella pioggia, per chi ha visto Blade Runner (spero chiunque stia leggendo queste righe). Poi però può capitare che un gesto, un profumo, un’immagine, ovviamente un oggetto riaccendano la lampadina del nostro archivio mentale ed emotivo, e ci riportino indietro ad un tempo in cui eravamo più felici o anche solo più inconsapevoli: stati d’animo che spesso coincidono.

Detta in altre e ben più prosaiche parole: ci sono tragici momenti in cui ci rendiamo indubitamente conto che siamo invecchiati. Uno di questi tragici momenti mi è capitato tra capo e collo il giorno in cui, mentre aspettavo non importa chi ai margini di un parco pubblico della mia città, mi sono imbattuto in un oggetto di cui apparentemente non ricordavo l’esistenza, e che è invece tornato prepotente alla mia memoria. E pure alla mia figura, giacché mi stava rotolando innanzi. Mentre ero lì, appostato in quella terra di nessuno dove finisce l’erba del prato e inizia il cemento del marciapiede, mi è venuto incontro un SuperTele.

 

Ricordi plasticosi

Lo sapete cos’è un SuperTele? È – o forse è meglio dire è stato – uno dei più remunerativi prodotti dell’industria plastica. Per entrare più nello specifico, trattasi di un pallone. Ma non un pallone vero tipo di cuoio (che poi li faranno ancora i palloni di cuoio? Io credo di no). È – come accennato – uno di quei palloni tutti plasticosi, solitamente di colori insospettabili tipo rosso, verde o rosa (giuro, ne ho visti anche di rosa) intervallati da pentagoni di colore nero, che probabilmente ogni ragazzino vissuto nell’emisfero occidentale nell’ultimo secolo ha calciato almeno una volta. In altre culture è conosciuto col nome di SuperSantos, ma noi qui siam campanilisti quindi rimane SuperTele.

Affinché possa essere definito tale, il SuperTele deve presentare tre fondamentali caratteristiche che a breve andremo a elencare ed enucleare. L’assenza di anche solo una delle tre squalifica l’oggetto dalla definizione. Come costumava dire una volta, diffidate delle imitazioni.

 

Caratteristiche del SuperTele

Caratteristica Numero Uno: il peso. Un SuperTele si distingue dalle altre sfere presenti in natura per la sua proverbiale leggerezza. Ma mica una leggerezza positiva, di quelle che ti permettono di calciarlo senza rischiare ogni metatarso. Nossignori, non solo. Il SuperTele è talmente leggero che ogni volta che si stacca dal suolo ha un comportamento dinamico assimilabile a quello tenuto da Armstrong durante lo sbarco sulla luna.

Il SuperTele non rimbalza: fluttua come una piuma. Non vola: orbita come un satellite. Si narra che una volta, in un giardino pubblico alla periferia di Reggio Emilia, un SuperTele fu calciato verso il cielo e fece ritorno al suolo solo quattro giorni più tardi, accompagnato da uno strato di brina e da un brandello di lanterna cinese con cui si sospettò avesse avuto una bruciante storia di passione carnale durante il suo peregrinare nella ionosfera.

Caratteristica Numero Due: la traiettoria. Caratteristica discendente della prima. Il fatto che il peso medio di un SuperTele vari tra i cinque e i dieci microgrammi fa sì che ogni suo movimento sia la risultante di una ragguardevole somma di variabili. Le tre principali, in ordine d’importanza, sono: potenza di tiro, intensità/direzione del vento, pressione barometrica. È praticamente impossibile prevedere la traiettoria che assumerà un SuperTele una volta che è stato calciato, a meno di non avere notevoli nozioni di fisica e meteorologia ed essere in grado di rielaborarle in tempo reale.

Alcuni lodevoli studiosi del CRST (Centro di Ricerca sul SuperTele, fondato nel 1979 e chiuso a seguito della pandemica diffusione dei palloni in poliuretano espanso nel 2002) avevano cercato di stilare una casistica delle possibili traiettorie di un SuperTele. Possiamo sintetizzarle così: 1) a proiettile; 2) a elica; 3) a collina; 4) a catapulta infernale; 5) a gambero.

Dimostrazione plastica dell’imprevedibilità delle traiettorie del SuperTele

 

Traiettoria “a proiettile”

La traiettoria “a proiettile”, detta anche “a sasso piatto che rimbalza sull’acqua”, è in realtà la più rara. Questo perché essa si manifesta tendenzialmente in assenza di agenti atmosferici esterni. Il grado zero della traiettoria “a proiettile” è stato ricreato artificialmente al CERN di Ginevra, altro che neutrini e materia oscura. Quando assume questa traiettoria, il SuperTele subisce un’accelerazione costante da zero a infinito, arrivando potenzialmente a superare la barriera del suono senza sforzi apparenti; ovviamente, l’attrito è il principale nemico della traiettoria “a proiettile”, ma quando il colpo assestato è ben dosato, il SuperTele può competere con i migliori esemplari di Formula Uno in circolazione.

La traiettoria “a proiettile” più notevole mai registrata in natura è stata riscontrata il 15 giugno 1997, durante la partita di calcetto en plein air Terza A – Quarta C tenutasi presso i Giardini Pubblici “Martiri di Belfiore” di Codroipo, provincia di Pordenone.

I giudici presenti all’evento hanno protocollato la velocità massima raggiunta dal SuperTele in 175 km/h, a fronte di un’accelerazione di 68 metri al secondo. L’autore del tiro, tale Nicola Bongiovanni di anni 8, fu premiato con apposita targa al merito. Sfortuna volle che il SuperTele da lui scagliato non entrò in porta, ma si stampò contro uno dei due pali, costituito per l’occasione da un platano secolare che per l’impatto crollò a terra e prese fuoco, dando così origine a uno dei più interessanti episodi di autocombustione mai registrati fino a quella data.

L’autore del prodigioso calcio fu prontamente sequestrato dalla mamma, che lo mise in punizione per un mese con l’accusa di aver esagerato con i miniciccioli. Si consumò così una duplice tragedia: da un lato, il calcetto en plen air perse una delle sue più preziose promesse; dall’altro, nessuno dei presenti poté dimostrare di aver assistito a un momento storico per la disciplina senza essere tacciato di incoscienza. Ma si sa, la storia la fanno i vincitori.

 

Traiettoria “a elica”

La traiettoria “a elica”, o “a Twister” in onore del mai dimenticato gelato stecco bigusto tanto in voga nella metà degli anni Ottanta, è più diffusa. Consiste in un movimento orizzontale del SuperTele la cui peculiarità risiede nella progressione spiraliforme. Se osservata in sezione longitudinale, questa traiettoria assume le fattezze di un vortice. Spesso, la sezione longitudinale di una traiettoria “a spirale”, appositamente disegnata e fatta ruotare su se stessa, diventa uno strumento di ipnosi.

Pare che lo stesso Freud avesse studiato un prototipo di tale rappresentazione grafica per le sue sedute, ma quando si accorse che il SuperTele non era ancora stato inventato lasciò naufragare il progetto e si lanciò nell’interior design, avviando la produzione dei proverbiali lettini da psicanalista (questa è una pagina ancora sconosciuta della storia dell’inventore della psicanalisi, ma i libri contabili dimostrano che Freud fu anche socio fondatore della Divani&Divani).

La traiettoria “a elica” si esprime al massimo del suo potenziale quando il SuperTele procede rasente al terreno: in questo modo, infatti, la forza centrifuga scatenata dalla traiettoria fa sì che il pallone trascini con sé i più svariati elementi naturali: erba, sabbia, ghiaia, tappini di plastica, siringhe, ecc. In questo modo, il compito del portiere che deve fermare un SuperTele calciato “a spirale” diventa ben più arduo perché egli deve individuare il pallone in mezzo alla masnada di oggetti che gli vengono incontro.

La traiettoria “a spirale” è più diffusa perché trova facilitazione in raffiche e/o refoli di vento estemporanei, nonché nella conformazione del terreno: nel momento in cui quest’ultimo non è perfettamente piano, infatti, il SuperTele è in movimento rotatorio già prima di essere calciato. Questo fa sì che la traiettoria assuma la caratteristica spiraliforme in seguito alle due direttrici di movimento a cui il pallone è sottoposto. Una frase molto probabilmente insensata sia dal punto di vista sintattico che logico, ma che consideriamo buona poiché utilizza un assai fascinoso linguaggio para-scientifico.

 

Traiettoria “a collina”

Veniamo ora alla traiettoria “a collina”, detta anche “a mari e monti”. Diffusa soprattutto nelle regioni più ventose, questa traiettoria si distingue per il moto a forma di onda che fa assumere al SuperTele, ragion per cui i fisici che si occupano dello studio della propagazione del suono la utilizzano come metodo esemplificativo per esporre suddetta teoria. È solo apparentemente difficile da gestire, in quanto solitamente la progressione delle onde ha uno sviluppo costante e regolare, senza accelerazioni o rallentamenti. È detta anche “traiettoria dei lunatici”, proprio perché la sua rappresentazione grafica descrive alla perfezione l’andamento ondivago dell’umore di questi ultimi. Si narra che le punizioni a foglia morta di Sarti prendessero spunto dalla parabola discendente della traiettoria “a collina” e che la spumeggiante ala della Grande Inter avesse perfezionato la sua tecnica di tiro proprio studiando le prestazioni del cuginetto Serafino nei campi di segale intorno ad Appiano Gentile.

 

Traiettoria “a catapulta infernale”

La traiettoria “a catapulta infernale”, altresì detta “dei gemelli Derrick” per ovvi motivi televisivi, appartiene – assieme alla successiva traiettoria “a gambero” – al sottoinsieme delle traiettorie dette “di rimbalzo”. Essa infatti si manifesta solo nel momento in cui il SuperTele, una volta calciato, rimbalza a terra almeno una volta nel corso del suo incedere.

Il rimbalzo causa un procedere del SuperTele a strappi e accelerazioni improvvise, come fosse uno scalatore al Tour de France che tenta la fuga sull’Alpe D’Huez. Non è un caso che i primi episodi in cui fu utilizzata la traiettoria “a catapulta infernale” venissero chiamati “alla Eddie Merckx”. La traiettoria “a catapulta infernale” è letale per il portiere avversario in otto casi su dieci. Questo perché è molto spesso impossibile prevedere quando il SuperTele effettuerà un’accelerazione o quando al contrario rallenterà il suo incedere.

Questo è dovuto alla imprevedibilità del rimbalzo e della forza elastica esercitata dal terreno al momento del nuovo contatto del SuperTele con esso. Stando agli annali, la traiettoria “a catapulta” più notevole mai registrata si ottenne durante gli Europei di Pallastrada del 1998 in Polonia. Durante l’ottavo di finale contro la Finlandia, il libero svizzero (Svizzera francese) Jean Fofòn eseguì un rinvio con traiettoria “a catapulta infernale” che portò il SuperTele a rimbalzare trentaquattro volte, con altrettanti cambi di velocità così divisi: ventuno accelerazioni, tredici decelerazioni. Il portiere avversario, Timo Kotipelto, ebbe quattro crisi epilettiche e due princìpi d’infarto mentre aspettava che il SuperTele arrivasse verso di lui.

Sorprendentemente, parò il tiro, ma lo sforzo fu talmente grande da farlo svenire. Di conseguenza, la Svizzera segnò otto volte nei dodici minuti successivi e passò il turno – va ricordato che le sostituzioni nella Pallastrada furono introdotte solo nel 2002 e solo a patto che al momento del cambio il nuovo entrato riuscisse a enunciare la filastrocca dei Trentatrè Trentini tutta d’un fiato su una gamba sola.

Per la cronaca, la Danimarca vinse quell’edizione dell’Europeo battendo in finale il Portogallo (per una storiografia più dettagliata sull’antico gioco della Pallastrada, rimandiamo all’opera del Più Grande Di Tutti in materia, e più precisamente a La Compagnia dei Celestini del sommo Stefano Benni. Non so se questa possa essere considerata pubblicità occulta, in tal caso mi scuso con l’editore e mando un saluto agli amici della Guardia di Finanza all’ascolto).

 

Traiettoria “a gambero”

Infine, eccoci alla seconda variante delle traiettorie “di rimbalzo”: la traiettoria “a gambero”, o “a sushi” per gli irriducibili della globalizzazione. Non c’è per la verità molto da dire riguardo a questa traiettoria. Essa è infatti la più recente mai riscontrata e per questo motivo anche la più controversa.

C’è chi sostiene che in realtà sia una traiettoria “a catapulta infernale” mascherata, mentre altri la definiscono la frontiera delle traiettorie “di rimbalzo”. Di fatto, consiste in un movimento del SuperTele in avanti e indietro, con queste proporzioni: tre rimbalzi avanti, uno indietro. Si ottiene colpendo con la suola il SuperTele mentre questo è in fase di rimbalzo, imprimendogli una rotazione opposta alla direzione che si vuol far prendere alla traiettoria stessa. Essendo già molto difficile anche solo da dire, lascio immaginare quanto lo sia da praticare.

Sta di fatto che questo tipo di traiettoria è la più studiata in questi anni di dibattito teorico, nonché la più citata nella bibliografia recente sulla fenomenologia del SuperTele. L’unico episodio omologato di traiettoria “a gambero” è quello relativo al controverso Derby Delle Due Cecilie, andato in scena a Prato il 20 ottobre 2006: le cugine omonime Cecilia Buonomo, al fine di stabilire la supremazia dell’una sull’altra, si sfidarono in un uno contro uno, da cui uscì vincitrice la prima Cecilia Buonomo, proprio grazie a un controverso gol ottenuto in seguito a una traiettoria “a gambero”.

O forse fu la seconda Cecilia Buonomo a vincere. Non l’ho mai capito. Sta di fatto che la Cecilia sconfitta assunse un secondo nome che la distinguesse dalla prima e che la facesse venire dopo negli elenchi di classe: ora si chiama Cecilia Maria Buonomo.

Caratteristica Numero Tre: la forma. Un SuperTele è solo inizialmente sferico. Già dopo i primi dieci minuti di utilizzo, la sua morfologia cambia. Stilare una casistica completa delle forme che può assumere un SuperTele è pressoché impossibile. E soprattutto, visto e considerato il fatto che è da almeno tre pagine di foglio A4 che mi sta venendo incontro un SuperTele e non ho più tempo da perdere, non ho intenzione di elencarvele tutte. Vi basti saper una cosa: se quello che vi sta venendo incontro ha la forma di un pallone, non è un vero SuperTele.

 

Appuntamento con i bei tempi andati

E insomma, ero lì che aspettavo il mio appuntamento, indeciso se estrarre una sigaretta per ingannare l’attesa, quando mi è arrivato incontro questo SuperTele. Il fatto è che, fino al momento in cui non me ne sono trovato davanti un esemplare, io non ricordavo minimamente che il SuperTele esistesse, nonostante fosse stato un elemento fondante per la costruzione della mia identità di calciatore amatoriale e quindi di essere umano.

Eppure alle mie pupille è bastato riconoscere il lampo colorato di questo prodigio in PVC per riaccendere le luci su un mondo fatto di pomeriggi sudati, Fior di Fragola, siepi da cui uscire scorticati perché il SuperTele era finito giusto lì dentro. Trent’anni dopo, questa cartolina dall’infanzia mi rotolava nuovamente incontro, mostrandomi come un vecchio amico un sorriso che non riuscivo a ricambiare a causa dell’imbarazzo di non averlo riconosciuto subito. “Cos’hai fatto per tutto questo tempo?” “Sono andato a letto presto”. Il mio personalissimo C’era una volta in America.

L’ho stoppato con la suola, à la Diego Armando, e ho alzato lo sguardo per capire da dove provenisse quella reminiscenza pseudo-sferica della mia gioventù under 10. Pochi metri più in là, sulla sinistra, un nugolo di ragazzetti mi osservava con quell’espressione mista tra speranza e insofferenza tipica di chi ha dovuto interrompere la cosa più importante della sua vita e sa che la possibilità di riprenderla non dipende totalmente da lui.

Ancora prima di sentire il tipico richiamo della foresta dei calciatori da parco pubblico (“Palla!”), ho servito il più vicino dei cinni con un piatto sinistro di discreta fattura. Se non ricordo male, il SuperTele ha assunto un accenno di traiettoria a spirale, ma potrei sbagliarmi. Sta di fatto che il cinno destinatario del pallone ha raccolto la, virgolette, sfera, virgolette, e rapido come un coguaro si è voltato ed è tornato alla partita. Stavo per contare i partecipanti nella speranza che fossero in numero dispari, così da potermi proporre per fare il decimo, quando è squillato il cellulare.

Oh ma dove sei?”

Al parco

Ma quale parco?”

È andata a finire che avevo sbagliato parco. Altro segnale indelebile che sono invecchiato.

Di Paolo Cenzato

Autore e sceneggiatore quando posso, esercente cinematografico quando riesco, ho scritto per il cinema e per la televisione. Calciatore amatoriale, sono alto un metro e novanta e non so colpire di testa, ma ritengo che i corner corti andrebbero vietati per legge.