L’Inter passa a Venezia, decide un tap-in di Darmian

Simone Inzaghi Inter darmian

La trasferta a Venezia era piena di insidie. Simone Inzaghi e i suoi giocatori lo sapevano bene. Anche i tifosi nerazzurri, consci della ferita aperta dalla recente sconfitta in Supercoppa, si aspettavano una partita tesa, una sfida che avrebbe richiesto una risposta, più che una semplice vittoria. La squadra si è presentata al Penzo con il peso delle aspettative e quello, ancor più pressante, di una serie di infortuni che hanno complicato le scelte iniziali. Nonostante tutto, l’Inter è riuscita a strappare i tre punti, ma non senza sofferenza.

Il Venezia di Di Francesco si è dimostrato un avversario tutt’altro che semplice da scardinare, come già successo a San Siro nella gara d’andata. L’approccio dei lagunari è stato quello di chi non ha nulla da perdere e tutto da guadagnare. E anche se il triplice fischio ha sancito la vittoria nerazzurra, il risultato finale racconta solo una parte della storia.

 

Venezia – Inter: i presupposti tattici

Simone Inzaghi si è presentato a Venezia con una formazione rimaneggiata, costretto dai forfait di alcuni pilastri, soprattutto a centrocampo. L’assenza di Çalhanoğlu ha spostato le responsabilità di regia sulle spalle di Asllani, chiamato a guidare la manovra nerazzurra. In attacco, accanto a Lautaro Martínez, è stato schierato Taremi, ancora in cerca di concretezza sotto porta.

Di Francesco, dal canto suo, ha optato per uno speculare 3-5-2, progettato per neutralizzare l’Inter con marcature a uomo a tutto campo e ripartire rapidamente. Un’idea coraggiosa, che ha esaltato la fisicità dei suoi uomini.

  • Venezia (3-5-2): Stankovic; Sagrado (26’ Haps), Idzes, Sverko; Zampano (88’ Gytkjaer), Busio, Nicolussi Caviglia (88’ Conde), Doumbia (70’ Bjarkason), Ellertsson; Oristanio (70’ Yeboah), Pohjanpalo.
  • Inter (3-5-2): Sommer; Darmian, De Vrij, Bastoni; Dumfries (76’ Pavard), Barella (83’ Dimarco), Asllani (63’ Frattesi), Zielinski, Carlos Augusto; Taremi (63’ Thuram), Lautaro (76’ Arnautovic).

 

Il primo tempo: il gol di Darmian

Dopo il minuto di silenzio in memoria di Fabio Cudicini, l’Inter è entrata in campo con un approccio deciso. I nerazzurri hanno preso da subito il controllo del pallone, cercando di abbassare il ritmo e costruire con pazienza. Il Venezia, però, ha risposto con un pressing ordinato, cercando di spezzare il fraseggio avversario e ripartire velocemente.

La chiave tattica del match si è rivelata la capacità dell’Inter di sfruttare le giocate in verticale. Al 17’, una di queste azioni ha portato al gol del vantaggio. Asllani, abbassatosi tra i difensori per impostare, ha lanciato una palla profonda per Lautaro Martínez. L’argentino, dopo un controllo impeccabile, ha calciato a rete trovando la respinta di Stankovic. Sulla ribattuta, Darmian è stato il più rapido a intervenire, firmando l’1-0.

Dopo il vantaggio l’Inter ha provato a spingere ulteriormente. Carlos Augusto ha sprecato un’occasione invitante, mentre Lautaro e Taremi non sono riusciti a incidere negli ultimi 16 metri. Il Venezia, dal canto suo, ha faticato a creare vere opportunità, ma la difesa nerazzurra ha dovuto restare vigile. Bastoni, in particolare, è stato determinante nel contenere Pohjanpalo, neutralizzando l’unico vero pericolo lagunare del primo tempo.

 

Il secondo tempo: Di Francesco ci prova

Se nei primi 45 minuti l’Inter era riuscita a gestire il vantaggio senza troppi patemi, nella ripresa la partita ha cambiato volto. Il Venezia ha aumentato l’intensità e sfruttato la propria arma migliore: i calci piazzati. Al 48’, da un corner ben orchestrato, Doumbia si è trovato libero di colpire di testa, ma Sommer è stato attento a sventare il pericolo.

Il campanello d’allarme ha costretto Inzaghi a rivedere i suoi piani, ricorrendo alla panchina. L’ingresso di Frattesi ha dato nuova energia al centrocampo, ma il Venezia ha continuato a spingere. Al 76’, Busio ha accarezzato l’impresa, colpendo il palo con un tiro a giro che ha lasciato immobile Sommer. Un episodio che ha scosso i nerazzurri e galvanizzato il pubblico di casa.

Gli ultimi dieci minuti sono stati un mini assedio del Venezia, con l’Inter incapace di uscire dalla propria metà campo. Arnautovic e Thuram, subentrati per dare peso all’attacco, non sono riusciti a mantenere il possesso del pallone, esponendo la squadra a ripartenze pericolose. Solo la solidità della difesa e un pizzico di fortuna hanno permesso all’Inter di mantenere il vantaggio fino al fischio finale.

 

Segnali d’allarme?

Il triplice fischio è arrivato con l’Inter a difendere la palla vicino alla bandierina, un gesto apparentemente semplice che racconta molto della partita. Questa non è stata la miglior versione dei nerazzurri: la squadra è apparsa a tratti confusa, stanca, quasi timorosa di fronte a un avversario che, nonostante l’inferiorità tecnica, ha giocato con personalità. Eppure, è proprio nelle difficoltà che l’Inter ha trovato la sua forza. Portare a casa i tre punti da partite come questa è un segnale importante, una caratteristica che spesso distingue le grandi squadre.

La vittoria al Penzo non cancella però i segnali di allarme. Se da un lato l’Inter può gioire per aver superato un ostacolo insidioso, dall’altro è evidente come alcuni nodi restino irrisolti. La gestione delle rotazioni, ad esempio, non sembra ancora ottimale. Giocatori come Carlos Augusto e Taremi, che dovrebbero essere alternative di qualità, non hanno offerto prestazioni all’altezza delle aspettative. Allo stesso modo, gli ingressi di Dimarco e Arnautovic non hanno inciso come avrebbero dovuto.

Un’altra questione riguarda la capacità di mantenere alta la concentrazione per tutti i 90 minuti. L’Inter ha mostrato spesso una pericolosa tendenza a calare d’intensità nella ripresa, concedendo troppo agli avversari. Contro squadre più attrezzate, questi cali potrebbero costare caro.

 

Salvezza difficile

Al Venezia va invece dato atto di aver giocato per lunghi tratti alla pari contro i campioni d’Italia. La sensazione è che manchi più di qualcosa a livello di rosa per mantenere la categoria. D’altra parte, però, Di Francesco sta spremendo il meglio da una rosa che di sicuro è tra le più povere di talento della Serie A. Ad oggi la salvezza dei lagunari appare non un miraggio ma di sicuro un obiettivo lontano. Il tutto al netto del calciomercato aperto fino al 2 febbraio e di possibili crolli di squadre che ad oggi guardano dall’alto la banda di Di Francesco.