La squadra giamaicana di bob ci ha fatto sognare

La squadra di Bob Giamaicana alle Olimpiadi di Calgary 1988 ha stupito il mondo.

C’è un’immagine delle Olimpiadi invernali di Calgary 1988 che è rimasta scolpita nella memoria collettiva: la squadra della Giamaica nel bob. Un gruppo di giovani atletici, sorridenti e decisamente fuori dal comune, pronti a sfidare la forza di gravità e le convenzioni sportive. La loro storia, divenuta un film grazie al cult Cool Runnings del 1993, è molto più di una commedia hollywoodiana. È una favola sportiva fatta di coraggio, determinazione e dal desiderio di rompere barriere culturali e perfino climatiche. Ma come ha fatto una squadra proveniente da un’isola tropicale a ritrovarsi sul ghiaccio delle Olimpiadi invernali?

 

Com’è iniziata l’avventura della Giamaica nel bob

Il viaggio della squadra di bob giamaicana ebbe inizio nel 1987, quando due uomini d’affari americani, George Fitch e William Maloney, partorirono un’idea apparentemente folle: portare una squadra giamaicana alle Olimpiadi invernali. Non si trattava di un Paese scelto per caso: entrambi vivevano infatti sull’isola e conoscevano bene lo spirito competitivo dei suoi abitanti, soprattutto gli sportivi che si dedicavano all’atletica leggera. La Giamaica, difatti, vantava – ben prima dell’era Bolt – una lunga tradizione di velocisti straordinari. Basti pensare a Don Quarrie, già recordman mondiale nei 100 metri piani e oro olimpico nei 200 metri, e a Lennox Miller, capace dapprima di far registrare il record mondiale nella 4×100 metri con la squadra dei Trojans della University of Southern California assieme a O.J. Simpson, quindi con la selezione nazionale in squadra con i connazionali Errol Stewart, Mike Fray e Clifton Forbes.

Fitch e Maloney si resero conto che il bob, con la sua enfasi sulla velocità e sull’esplosività nella spinta iniziale, poteva essere il veicolo perfetto per un esperimento che unisse follia e genialità. Nonostante il loro entusiasmo, l’idea fu inizialmente accolta con scetticismo e gli stessi atleti giamaicani non mostrarono grande interesse. Bob e slittini erano concetti estranei a chi era cresciuto sotto il sole dei Caraibi, lontano anni luce dalle temperature gelide e dalle rampe ghiacciate necessarie per uno sport invernale. Fitch e Maloney, tuttavia, non intendevano demordere. Organizzarono una serie di tryout, rivolgendosi inizialmente ai velocisti più promettenti del Paese, per poi spostarsi a cercare talenti tra i membri dell’esercito giamaicano.

Fu proprio questa scelta a cambiare tutto. I soldati erano abituati a una disciplina rigorosa, e la loro resistenza mentale e fisica li rendeva candidati perfetti per un’avventura tanto unica quanto impegnativa. Il team originale fu così composto da Devon Harris, Dudley Stokes, Michael White e Chris Stokes, con il fratello maggiore di Dudley, un pilota di elicotteri dell’esercito, che assunse il ruolo di guida del bob.

Ma selezionare i componenti della squadra era solo il primo passo. La vera sfida era prepararli per competere contro squadre ben più esperte, dotate di risorse infinite e anni di allenamento tecnico alle spalle. La Giamaica non aveva piste ghiacciate, né strutture adeguate per il bob. La squadra dovette adattarsi, allenandosi inizialmente su piste asfaltate con carretti artigianali simili ai bob ma privi di freni. Per perfezionare la tecnica i giamaicani si spostarono negli Stati Uniti e in Austria, dove poterono finalmente fare esperienza sulle piste ghiacciate.

Don Quarrie oro a Montréal nel 1976. L’atletica è stata il volto dello sport giamaicano prima e dopo la storia della nazionale di bob

 

Le Olimpiadi di Calgary

Quando scoccò l’ora dei Giochi olimpici invernali di Calgary, nessuno credeva che la Giamaica fosse davvero pronta a competere. Ma il sogno di Fitch e Maloney non si era mai basato sul realismo: era un atto di fede, una sfida lanciata al mondo per dimostrare che, con il giusto spirito, nulla sarebbe stato impossibile. La Giamaica entrava così nella storia come la prima nazione tropicale a partecipare alla competizione olimpica di bob a quattro.

Il giorno della cerimonia di apertura i bobbisti giamaicani attirarono immediatamente l’attenzione del pubblico e della stampa internazionale. I grandi sorrisi, le giacche colorate che richiamavano la bandiera giamaicana e il loro entusiasmo contagioso li trasformarono in un’attrazione mediatica ancora prima di scendere in pista. Per molti spettatori rappresentavano una curiosità esotica, un’eccezione pittoresca nel rigido mondo delle discipline invernali. Per altri, invece, erano l’incarnazione del vero spirito olimpico, che travalica ogni limite geografico e culturale.

Ma l’impatto emotivo dato dalla loro apparizione durante la cerimonia d’apertura non poteva nascondere la cruda realtà: la squadra giamaicana era tecnicamente impreparata. Nonostante mesi di allenamento intensivo, i quattro bobbisti mancavano di esperienza rispetto ai veterani che rappresentavano nazioni dalla grande tradizione come Germania, Svizzera e Stati Uniti. La pista di Calgary, con le sue curve strette e le discese vertiginose, era inoltre tra le più impegnative al mondo e i giamaicani avevano avuto pochissime occasioni per allenarsi su un percorso simile.

La loro prima gara, quella del bob a due, rivelò tutte le difficoltà che affrontavano. Devon Harris e Dudley Stokes, i due atleti scelti per questa disciplina nella coppia, lottarono non solo contro squadre più forti ma soprattutto con un mezzo non all’altezza delle prestazioni richieste. Il bob che utilizzavano era stato infatti preso in prestito ed era di qualità era inferiore rispetto a quelli dei rivali. Nonostante ciò, i due giamaicani completarono la gara senza incidenti, guadagnandosi il rispetto dei colleghi e degli spettatori per il coraggio e l’attitudine mostrati.

 

La sfida del bob a quattro

La prova più attesa, tuttavia, era quella del bob a quattro, nella quale i giamaicani decisero di allenarsi con maggior impegno. Dopo giorni di allenamento sulla pista di Calgary, la squadra era pronta a dimostrare che non si trattava solo di simpatici outsiders, ma bensì di atleti seriamente intenzionati a competere.

Le prime due manche furono un misto di emozione e nervosismo. La squadra riuscì a portare a termine entrambe le corse, anche se con tempi lontani dalle squadre in lizza per le medaglie. I giamaicani, però, conquistarono il pubblico con la loro grinta. Ogni discesa era accompagnata da un boato di incoraggiamento e la folla guardava con entusiasmo i volenterosi atleti giamaicani lottare contro ogni previsione.

Arrivati alla quarta e ultima manche la tensione era palpabile. I giamaicani speravano in una discesa pulita per concludere la loro avventura con dignità e orgoglio. Purtroppo il destino aveva altri piani. Durante la corsa il bob si ribaltò in una curva particolarmente impegnativa, scivolando sul ghiaccio per diversi metri. Fu un momento drammatico: il pubblico trattenne il fiato, temendo per la salute dei ragazzi.

Fortunatamente i quattro non rimasero feriti. Anzi, reagirono con orgoglio, in una scena che definì per sempre lo spirito della squadra giamaicana. Uno dopo l’altro, i membri del team si alzarono, e, mentre lo staff trascinava il bob, camminarono fino al traguardo sotto gli applausi del pubblico. Non avevano vinto una medaglia, ma avevano conquistato qualcosa di molto più prezioso: l’ammirazione di milioni di persone in tutto il mondo. Erano diventati delle star.

L’ultima discesa di Calgary 1988 del team giamaicano

L’eredità dell’avventura della Giamaica del bob

La storia delle Giamaica del bob a Calgary non terminò con quella drammatica discesa. In primo luogo, la loro partecipazione alle Olimpiadi divenne un simbolo universale di determinazione e spirito sportivo. Tornati in Giamaica, i ragazzi furono accolti come eroi e negli anni sono stati presi come esempio per molti atleti stimolati a credere nei propri sogni, indipendentemente dalle avversità. Quella di Calgary non fu l’ultima partecipazione della squadra di bob giamaicana alle Olimpiadi invernali. Anzi, la squadra caraibica migliorò costantemente le proprie prestazioni. La loro presenza nel circuito internazionale non fu più considerata una curiosità ma una legittima dimostrazione che dedizione e duro lavoro potevano garantire possibilità insperate.

Sul piano culturale, la loro avventura contribuì a sfidare gli stereotipi sul ruolo delle nazioni tropicali nello sport e a dimostrare che il talento può emergere ovunque, se coltivato con passione. Oggi la storia della squadra giamaicana di bob continua a essere raccontata come una delle più grandi favole delle Olimpiadi moderne. È un promemoria del potere dello sport di unire le persone, abbattere barriere e trasformare i sogni impossibili in realtà. Rappresentando, probabilmente, il vero spirito olimpico.

Negli anni successivi il team di bob giamaicano continuò a perfezionarsi. A Lillehammer 1994 conquistò un insperato 14º posto nella competizione a quattro, davanti a squadre ben più esperte come Stati Uniti e Russia. Da allora, la Giamaica ha inviato squadre a numerose edizioni delle Olimpiadi invernali, tra cui Salt Lake City 2002, Sochi 2014 e Pechino 2022, mantenendo viva la tradizione iniziata a Calgary.

 

Nuove sfide

L’uscita del film Cool Runnings nel 1993 amplificò ulteriormente il mito della squadra giamaicana. Diretto da Jon Turteltaub, il film romanzò la loro avventura con un mix di comicità e dramma, catturando il cuore del pubblico. Anche se la trama non rispecchiava totalmente la realtà dei fatti, rimaneva fedele al messaggio di fondo: con determinazione e spirito di squadra, è possibile superare qualsiasi ostacolo. Cool Runnings divenne un successo planetario, consolidando l’immagine della squadra come una delle storie sportive più amate di tutti i tempi.

Tuttavia il film fu solo una parte dell’impatto globale della loro impresa. Negli anni la nazionale di bob della Giamaica ha ricevuto inviti per partecipare a eventi, documentari e programmi televisivi. I suoi rappresentanti sono diventati ambasciatori non ufficiali dello spirito olimpico. Persino il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) ha riconosciuto il valore del loro contributo, sottolineando come la loro partecipazione abbia arricchito il movimento olimpico.

Mentre la leggenda del team di Calgary vive ancora, le generazioni successive di bobbisti giamaicani hanno dovuto affrontare sfide complesse. Il finanziamento rimane un problema costante, con risorse limitate che spesso obbligano gli atleti a cercare sponsorizzazioni o donazioni per finanziare l’equipaggiamento e gli allenamenti. Negli anni successivi, Paesi come Trinidad e Tobago, le Isole Vergini e il Ghana hanno schierato i propri atleti nelle Olimpiadi invernali, dimostrando che Calgary 1988 ha rappresentato un punto di svolta per la diversità nello sport.

 

Giamaica Bob

In Cool Runnings gli atleti portano di peso il bob fino al traguardo, una scena che non corrispondente alla realtà

Di Lorenzo Bartolucci

Elegante mitomane stregato dalla scientificità del basket. Mi diverto a sputare sentenze su The Homies e Catenaccio, bilanciando perfettamente il mugugno ligure con l'austerità sabauda.