Cosa aspettarsi da Retegui e Kean in nazionale

Retegui e Kean stanno facendo una grande stagione che fa ben sperare in ottica Nazionale

Retegui e Kean sono chiamati a cambiare le cose per la nostra nazionale. L’Italia, da sempre patria di grandissimi difensori e iconici numeri 10, nel tempo ha faticato a trovare giocatori in grado di segnare con continuità.

Nonostante alcuni attaccanti di assoluto livello, nessuno di loro è mai stato in grado di trovare in azzurro la via del gol che invece veniva assiduamente percorsa con le maglie di club. Un trend che pone l’Italia in perfetta controtendenza rispetto alle altre grandi nazionali europee.

 

Bomber e nazionali

Basti pensare che il miglior marcatore nella storia della nazionale inglese è Harry Kane con 69 reti, quello della Francia è Olivier Giroud con 57, per le Furie Rosse in cima c’è David Villa con 59, il miglior marcatore della nazionale tedesca è Miroslav Klose con 71 e quello dei Paesi Bassi è Robin van Persie con 50.

Forse non servirebbe neanche citare il miglior marcatore della storia del Portogallo, che ovviamente è Cristiano Ronaldo (con 135 reti).

Noterete che sono tutti giocatori ancora in attività o che hanno smesso da relativamente pochi anni e non è un caso: negli ultimi vent’anni non sono aumentate solo le partite giocate dalle squadre di club ma anche quelle delle nazionali e quindi, avendo più partite da giocare, è normale che i migliori marcatori siano tutti recenti.

Tra le grandi nazionali europee c’è, come detto, un’anomalia: l’Italia, il cui miglior marcatore è Gigi Riva con 35 reti, che l’ultima partita con la maglia azzurra l’ha giocata ai Mondiali del 1974.

Nei cinquant’anni successivi all’ultima partita giocata dalla bandiera del Cagliari nessun calciatore italiano è riuscito a segnare più di 35 gol con la nazionale. Basti pensare che i Paesi Bassi hanno ben otto giocatori che hanno segnato almeno 35 reti (oltre al già citato van Persie ci sono Depay, Huntelaar, Kluivert, Bergkamp, Robben, Wilkes e van Nistelrooy).

Negli ultimi dieci anni il miglior attaccante italiano è stato Ciro Immobile, che ha segnato caterve di gol con la maglia della Lazio ma non è mai riuscito ad incidere con continuità in nazionale, nemmeno nell’Europeo vinto da titolare nel 2021.

A proposito di Europeo, nell’ultima rassegna continentale, in cui l’Italia è uscita agli ottavi contro la Svizzera, il riferimento offensivo è stato uno dei tanti problemi. Gianluca Scamacca, dopo uno straordinario finale di stagione con l’Atalanta, era il titolare ma ha reso al di sotto delle aspettative e la sua alternativa, Mateo Retegui, non ha fatto molto meglio.

Scamacca era alla prima esperienza da titolare designato – prima delle amichevoli preparatorie all’Europeo aveva giocato appena cinque partite da titolare nella nazionale maggiore – e c’era speranza che potesse crescere nei mesi successivi.

Tuttavia il 4 agosto scorso si è rotto il legamento crociato del ginocchio sinistro in un’amichevole estiva col Parma, apparentemente costringendo l’Italia a doversi arrendere alla mancanza di una prima punta di livello, almeno per un po’ di tempo.

E invece, dopo poco più di quattro mesi da quell’infortunio, sono emersi due giocatori che in pochi si aspettavano raggiungessero i picchi prestazionali di questo inizio di stagione. Per la prima volta dopo qualche anno, Retegui e Kean sembrano garantire alla nazionale una maggiore credibilità a livello offensivo.

 

Il sostituto di Scamacca nell’Atalanta

Per sostituire Scamacca l’Atalanta è stata velocissima: letteralmente quattro giorni dopo l’infortunio la società bergamasca ha ufficializzato l’acquisto proprio di Mateo Retegui del Genoa per circa 22 milioni di euro + bonus. Retegui arrivava a Bergamo come un giocatore completamente diverso rispetto a Scamacca.

Se il romano era migliorato tantissimo nella fase finale della scorsa stagione, diventando un elemento fondamentale nello sviluppo del gioco dell’Atalanta, Retegui al Genoa partecipava pochissimo alla manovra ed era il classico “attaccante d’area”: capace di arrivare al posto giusto al momento giusto, bravo ad anticipare i difensori sui cross e molto forte di testa.

Nella scorsa stagione il Genoa era una squadra che faceva della solidità difensiva il proprio punto di forza, affidandosi tantissimo alle giocate di Guðmundsson per rendersi pericolosa, stante la scelta di attaccare con pochi uomini. Di conseguenza Retegui, pur muovendosi bene nei pressi dell’area, non riceveva molti palloni puliti per segnare.

Nell’Atalanta invece si è ritrovato in un contesto quasi opposto. Attorno a lui c’è molto più talento e l’approccio tattico è infinitamente più offensivo di quello del Genoa. Retegui ha quindi più compagni vicini, più bravi a servirlo nelle situazioni in cui può essere pericoloso e, di conseguenza, più occasioni per segnare.

Secondo i dati di Opta, escludendo i rigori, nella scorsa Serie A Retegui aveva una media di 0,20 xG ogni 90 minuti (tra le prime punte con almeno 500 minuti giocati solo Pinamonti, Caputo, Beltrán e Đurić avevano numeri peggiori), mentre in questa ne ha una di 0,68 (primo tra chi ha giocato almeno 500 minuti, con Kean secondo a 0,67).

La caratteristica tecnica in cui Retegui eccelle maggiormente sono i colpi di testa: è bravo a staccarsi dal difensore, saltare e poi indirizzare la palla nello specchio della porta con forza e precisione. Escludendo i gol su rigore, Retegui ha segnato 16 gol in Serie A con la maglia di Atalanta e Genoa.

Di questi 16, ben 6 sono arrivati di testa, come quelli di destro (e 5 di sinistro, dimostrando capacità di segnare anche col piede debole).

Non è un caso quindi che, secondo le elaborazioni pubblicate da Calcio Datato qualche settimana fa, la combinazione su azione più utilizzata in Serie A per entrare in area fosse quella tra Zappacosta a Retegui (3 volte ogni 90 minuti), con l’esterno che prova spesso il cross per il compagno.

Se ci si poteva attendere che Retegui segnasse molti gol (ma forse non così tanti da essere capocannoniere a quasi metà campionato), la più grande sorpresa del suo inizio di stagione è il lavoro che sta facendo spalle alla porta. Al Genoa, come scritto prima, era spesso isolato e coi compagni molto lontani.

Ora invece ha tanti compagni vicini e, dopo qualche difficoltà nelle prime partite, ha mostrato diversi miglioramenti: è più coinvolto e fa buone sponde, soprattutto nei pressi dell’area, come successo nell’assist per Samardžić per il gol dell’1-0 contro il Monza.

Non è improvvisamente diventato un fenomeno, sia chiaro, ma si è rivelato un giocatore utile ed efficace, anche grazie al contesto creato da Gasperini che come sempre riesce a mettere i propri attaccanti nelle condizioni di dare il meglio, ad esempio creando tracce di passaggio libere verso di lui e chiedendo ai giocatori di andargli incontro quando riceve palla spalle alla porta.

Nonostante anche l’Italia faccia un calcio di possesso, questi miglioramenti devono ancora vedersi con la maglia azzurra, dove Retegui sembra ancora il giocatore relegato alla finalizzazione e poco partecipe al gioco: nelle sei gare di Nations League giocate dopo l’Europeo ha una media di 28,6 tocchi ogni 90 minuti, con l’Atalanta in Serie A di 36,2; con la Dea assiste 1,25 tiri ogni 90 minuti, con l’Italia ne ha assistiti due in tutto il girone di Nations League.

Complice l’infortunio di Scamacca, Retegui sembrava aver strada libera per la maglia da titolare e invece sulla sua strada si è parato Kean, anch’egli a caccia del posto da centravanti titolare della nostra nazionale.

Un video dei progressi mostrati da Retegui in questi primi mesi all’Atalanta

 

Kean in fiducia è tutto un altro giocatore

Sebbene Retegui stia giocando molto bene, non può considerarsi un giocatore imprescindibile per Gasperini, che nelle partite contro Napoli, Milan e Real Madrid ha preferito schierare un tridente composto da Pašalić, Lookman e De Ketelaere. Lo stesso discorso non si può fare per Moise Kean, che invece è uno dei giocatori più importanti della Fiorentina di Palladino.

L’ex attaccante della Juve sembrava molto sfiduciato dall’ultima stagione alla Juve, in cui aveva giocato poco e non aveva segnato nemmeno un gol. La Fiorentina ci ha puntato, spendendo circa 13 milioni + bonus, Palladino lo ha messo al centro del suo progetto tecnico, e lui lo sta ripagando: è protagonista, in fiducia, lotta, segna.

Fino a quella in corso, la miglior stagione nella carriera di Kean era stata la 2020-21, in cui aveva vestito la maglia del PSG – spesso giocando da ala – e aveva segnato 17 gol tra le varie competizioni. In tutte le altre esperienze aveva fatto intravedere delle qualità importanti ma sempre con discontinuità e limitatamente a poche caratteristiche di gioco.

All’inizio era un attaccante da area di rigore che però non dava il minimo contributo nello sviluppo del gioco e poi, nell’ultima stagione alla Juventus, è diventato un attaccante opposto a quello che era prima: poco bravo a muoversi in area e impreciso al tiro, molto bravo a lottare coi difensori avversari e a farsi valere nel gioco spalle alla porta.

In questi primi tre mesi con la Fiorentina sembra aver unito i pregi delle annate passate, cancellando quasi totalmente i difetti. Tra campionato, Coppa Italia e Conference League – preliminari compresi – ha già segnato 13 reti, con una media di 0,8 ogni 90 minuti, una in meno di quelle realizzate complessivamente nelle tre precedenti stagioni in bianconero.

Dopo un inizio tutt’altro che positivo con la difesa a tre, la Fiorentina ha cambiato marcia quando è passata a giocare con il 4-4-1-1 o 4-2-3-1 e ha abbassato il baricentro in fase di non possesso, aumentando notevolmente la solidità difensiva. In fase di possesso la Viola è una squadra piuttosto verticale e Kean viene spesso ricercato spalle alla porta.

In un calcio come quello italiano, in cui molte squadre si orientano a uomo, è fondamentale vincere i duelli e Kean da questo punto di vista si sta rivelando importantissimo, dato che ne sta vincendo molti, peraltro mostrando grande impegno e abilità nel lottare anche contro giocatori più grossi di lui pure sulle palle alte, dato che la Fiorentina non disdegna di saltare la prima costruzione e lanciare lungo verso il suo attaccante. Nonostante il risultato negativo, nel match di Bologna ha fatto tre sponde di petto su lanci dei compagni.

Contrariamente a Retegui, che di solito quando riceve un passaggio con la porta alle spalle al massimo fa un tocco prima di cercare una sponda per un compagno, Kean tiene di più la palla e non di rado cerca di partire a testa bassa in conduzione, talvolta allargandosi sulla sinistra. Non è un attaccante particolarmente elegante ma è dannatamente efficace e non a caso tra gli attaccanti centrali è secondo in Serie A per numero di dribbling riusciti, con 1,76 in media ogni 90 minuti (davanti a lui c’è solo Vitinha a 1,77).

Nel corso della stagione sarà interessante vedere come Kean reagirà mentalmente a eventuali periodi negativi. Dal punto di vista del gioco, un aspetto in cui può ancora migliorare sono i movimenti in profondità. Infatti, pur avendo la tendenza a venire incontro, Kean non disdegna attaccare lo spazio ma spesso si distrae per qualche secondo o sbaglia proprio i tempi del movimento e finisce in offside.

In Serie A nessun giocatore finisce più spesso di lui in fuorigioco in media ogni 90 minuti (2,08). Tuttavia i progressi sono evidenti e oggi Kean è un credibile rivale di Retegui per la maglia numero 9 della nazionale. Oppure per una coesistenza in azzurro.

Attacco allo spazio, presenza in area, dribbling: tutto il repertorio di Kean versione 2024-25 nella tripletta al Verona

 

Retegui e Kean insieme in nazionale?

Difficilmente Retegui e Kean batteranno il record di Riva ma se fino a qualche mese fa la situazione dell’attaccante per la nostra nazionale sembrava tragica, ora lo è molto meno. L’Italia ha due attaccanti forti, che devono ancora dimostrare molto sia nella continuità delle prestazioni che nel rendimento in nazionale dove il contesto tattico è diverso e le pressioni sono maggiori, ma su cui si può puntare senza quella tristezza che aleggiava qualche mese fa.

Due giocatori diversi tra loro, uno più esuberante come Kean, l’altro più sfuggente come Retegui. Spalletti nelle ultime uscite ha schierato l’Italia con un 3-5-1-1 molto fluido, dove in campo c’era una prima punta (Retegui) e un trequartista alle sue spalle (Pellegrini, Raspadori o addirittura Barella).

L’allenatore toscano non ha mai amato l’attacco a due punte ma, viste le grandi stagioni che stanno giocando, non è da escludere un tentativo, anche solo a partita in corso, di Retegui e Kean in coppia, una soluzione che garantirebbe imprevedibilità alla nazionale azzurra.

Non sarebbe una coppia molto associativa, però con il giusto coordinamento nei movimenti potrebbero lavorare bene: uno – preferibilmente Kean – viene incontro per fare da sponda, mentre l’altro attacca la profondità.

Giocando con un attaccante al suo fianco, Kean potrebbe defilarsi più di frequente sulla fascia, così da non perdere troppo quella fluidità tanto cara a Spalletti. E, grazie ai cross di giocatori tecnicamente validi e bravi a fare l’ultimo passaggio come Dimarco, Barella e Cambiaso, i due sarebbero molto difficili da gestire in area di rigore per i difensori avversari.

Certo, sarebbe un grosso cambiamento per una squadra che è abituata ad avere tanti centrocampisti e paradossalmente sarebbe una coppia più adatta a un allenatore come Conte che a Spalletti, però sarebbe interessante vederli giocare assieme anche solo per uno spezzone.