Sport

Matthias Steiner: amore, oro e tragedia

A volte l’allenamento e l’applicazione tecnica non bastano per raggiungere l’apice. Serve qualcosa di più: la volontà data da una promessa, una forza superiore. L’amore. Matthias Steiner ne è l’esempio più fulgido, per la sua incredibile capacità di reagire agli schiaffi della vita e al tempo stesso di ricavarne la forza giusta per scrivere il capitolo più importante della propria storia sportiva.

 

Chi è Matthias Steiner

Matthias Steiner nasce a Vienna il 25 agosto 1982. Lo sport scorre nel suo sangue: il padre Friedrich, dopo una discreta carriera nel mondo del sollevamento pesi, è diventato una leggenda nella categoria Masters della IWF (International Weightlifting Federation) dedicata agli atleti meno giovani, tanto da laurearsi per ben 24 volte campione del mondo. Matthias decide di cimentarsi con la disciplina e sin da giovane si distingue in ambito nazionale ma, purtroppo, nel suo sangue non scorre solo lo sport: a 18 anni gli viene diagnosticato il diabete di tipo 1, che lo porta a perdere peso e a fare enorme fatica nell’acquisire massa muscolare. Un problema non di poco conto per un pesista.

Ma di certo a Steiner non manca la forza di volontà e dà tutto quello che ha in corpo, se non di più, per potersi ritagliare uno spazio nel professionismo. E ci riesce. Già nel 1998 ha avviato con profitto una buona carriera a livello juniores nella quale, dopo la diagnosi di diabete, riesce a ottenere un bronzo agli Europei di Kalmar del 2001 e a quelli di Havířov nel 2002. È solo l’antipasto di ciò che lo attende, perché ad appena 20 anni è l’atleta di punta del movimento austriaco, tanto che per tre anni di fila, dal 2002 al 2004, vince il titolo nazionale nella sua categoria (105 chilogrammi). Un rendimento che rappresenta l’ovvio preludio all’onore di rappresentare il proprio Paese alle Olimpiadi, che nel 2004 si tengono ad Atene. Steiner le conclude con il settimo posto.

Il canovaccio pare chiaro: Steiner è un ragazzo buono, generoso e volenteroso, a livello senior non ha rivali in ambito nazionale ma non è abbastanza forte da essere competitivo al di fuori dei confini austriaci, non risultando mai realmente in corsa per piazzamenti di spicco in ambito continentale e men che meno mondiale. Oltre a questo, a porre un freno alla carriera di Matthias arrivano le numerose vicissitudini nel corso degli Europei del 2005 a Sofia, prima competizione nella nuova e definitiva classe di peso destinata ad atleti oltre i 105 chilogrammi. In prima battuta l’austriaco viene escluso dalla finale A: il motivo è la penalizzazione applicata dai commissari di gara per la mancata accettazione dei pesi di partenza indicati dallo staff tecnico.

I problemi vengono acuiti dalle frizioni con la federazione austriaca: già alla vigilia, il diniego impostogli di portare in Bulgaria il proprio allenatore personale – l’ex ct della Nazionale Maged Salama – non lascia sereno Steiner. L’esclusione dalla finale A lo mette ulteriormente alla prova, è vicino al crollo. Che si manifesta il giorno della finale B, quando il suo allenatore gli impone un peso di partenza che Matthias non condivide: al primo tentativo il tempo scade e il pesista viene accusato dal tecnico e da dirigenti e staff al seguito di aver sabotato deliberatamente la prova. Un’accusa grave che Steiner non condivide, i rapporti sono ormai compromessi. La federazione austriaca esclude momentaneamente il ragazzo dalla Nazionale e lui, per tutta risposta, annuncia che non difenderà più i colori dell’Austria. Sembra la fine della carriera internazionale ma all’orizzonte c’è una nuova chance, grazie alle Olimpiadi e al potere dell’amore.

Un ventenne Steiner ai Mondiali juniores del 2002

 

Una promessa impegnativa

È vero, talvolta nella narrativa si abusa del concetto di “gigante buono” ma, nel caso di Steiner, è una definizione calzante. Perché si tratta di un ragazzo affabile e disponibile con gli altri, con uno sguardo gentile che sa conquistare tutti. Anche bucando lo schermo, tanto che l’episodio che cambierà la sua vita arriva grazie alla tv, mentre Matthias si trova ad Atene per inseguire il suo sogno olimpico. Oltre duemila chilometri separano il Nikaia Olympic Weightlifting Hall e la cittadina tedesca di Zwickau, in Sassonia.

È lì che vive Susann, una giovane ragazza tedesca che, come milioni di altri connazionali e non solo, sta seguendo le Olimpiadi. Quando il suo occhio cade su Steiner scocca un colpo di fulmine che la spinge all’azione. Perché anche se l’atleta austriaco non la conosce, lei ha visto in lui qualcosa che non si può spiegare razionalmente. E così manda una e-mail a Eurosport, il broadcaster scelto per trasmettere i Giochi in tv, chiedendo all’emittente di poterla mettere in contatto con Steiner.

Un’iniziativa temeraria e con poche possibilità di riuscita, è vero. Ma che diventa un po’ più concreta con il tempo, perché Susann non molla e di e-mail ne manda dozzine. Tanto che nella sede di Eurosport ci sono persone colpite dalla tenacia dimostrata e che si attivano per soddisfare la di questa giovane ragazza innamorata di un uomo che non ha mai visto se non attraverso lo schermo. Ci vuole tempo prima che tutti i pezzi del puzzle vadano al loro posto ma proprio nel 2005, in concomitanza con la frattura con la federazione austriaca, il contatto di Steiner finisce finalmente tra le mani di Susann.

La donna lo chiama, i due iniziano a parlare al telefono, a scriversi e decidono di incontrarsi nella Bassa Austria: la ragazza non sbagliava, quel qualcosa che sentiva dentro era reale e giustificato. È innamorata di Steiner e lui la ricambia, è nato un feeling inaspettato che da una fiammella diventa un incendio. Susann è l’ammiratrice numero uno dell’atleta, lo spinge a non mollare anche al netto dei problemi per cui ha abbandonato la sua nazionale. E ha pronta la soluzione: il matrimonio. Con le nozze e il trasferimento in Germania, in meno di tre anni Steiner può diventare cittadino tedesco. Significherebbe non poter competere a livello internazionale per un lungo periodo ma al tempo stesso, con un buon allenamento, essere pronto per le Olimpiadi di Pechino.

Matthias è carico, è una nuova opportunità di fare ciò che ama e grazie a chi ama. I due si sposano e avviano le pratiche per la cittadinanza, Steiner si allena con costanza nel centro federale di Leimen alle dipendenze di Frank Mantek, il coach della Nazionale tedesca, così da farsi trovare pronto per quando potrà concorrere ufficialmente sotto la nuova bandiera. Susann è la sua groupie, lo segue ovunque per le gare nazionali e durante gli allenamenti, finché un giorno, durante una sessione in palestra, arriva una promessa, un proclama pesante, di quelli che probabilmente alcuni atleti fanno pur sapendo che difficilmente possono rispettare: “Vincerò alle Olimpiadi per te, amore”. D’altronde sente di doverglielo, la sua vita e la carriera sono cambiate grazie a lei, rincorrerà quel risultato miracoloso e lavorerà ancor più duramente per raggiungere un livello sin lì mai avvicinato.

 

Per Susann

Lo abbiamo già visto, la storia di Steiner ha subito molti sbalzi e altrettanti stop, dal diabete al litigio con la federazione austriaca. E ogni volta Matthias si è prodigato per trovare un rimedio, sia in palestra che nella vita. Ma stavolta è diverso, la mazzata è troppo dura da assorbire anche per il più resiliente degli esseri umani. È il 16 luglio 2007, da due anni il pesista vive in Germania e sta vedendo la luce, manca meno di un anno per ottenere la cittadinanza e tornare alle competizioni internazionali e, perché no, puntare alle Olimpiadi di Pechino. Sembra una giornata come tutte le altre ma non lo è, perché il telefono squilla e dall’altro lato c’è qualcuno che sta dando a questo ragazzo la più terribile delle notizie.

Un incidente d’auto, l’utilitaria guidata da Susann si è scontrata con un SUV che stava procedendo a velocità sostenuta e contromano. Troppo violento l’impatto, troppo grande l’altra vettura. L’autista dell’altra auto dirà di essere svenuto, di soffrire di amnesia, di non essersi reso conto. Tutte cose che in tribunale verranno sconfessate, tutte cose inutili a prescindere, perché Susann è morta. La vita di Steiner va a rotoli, il ragazzo che tanto spesso ha saputo reagire cade in uno stato depressivo che lo porta a perdere 8 chili nel giro di pochi giorni. Nella sua testa è la fine di tutto, figuriamoci cosa può importargli della carriera sportiva. Finché un giorno il suo interminabile viaggio nei ricordi di questa storia d’amore così bella e, purtroppo, così breve lo riporta a un momento che il dolore gli aveva offuscato.

La mente di Matthias torna a quel giorno in palestra, a quella promessa di vincere alle Olimpiadi. Niente gli restituirà Susann ma adesso la sua vita ha di nuovo uno scopo. Avrebbe voluto andare a Pechino con il suo grande amore, farà di tutto per esserci e vincere per lei. E così Steiner torna in palestra, deve riprendere il ritmo e anche il peso, recuperare ciò che ha perso così da poter concorrere nella sua categoria di peso. I pochi mesi che mancano alla concessione della cittadinanza passano rapidamente, Steiner recupera massa e vigore e a gennaio 2008 arrivano i documenti: è ufficialmente tedesco, può ambire a partecipare ai Giochi e l’occasione si presenta il 23 gennaio, con il preolimpico. 423 chilogrammi totali tra strappo e slancio valgono la vittoria per Steiner, che parteciperà alla sua seconda Olimpiade, per due Paesi diversi. E questa ha un sapore speciale.

 

Oro a sorpresa

La data segnata con il circoletto rosso è il 19 agosto 2008. È l’ultimo giorno del programma di sollevamento pesi e al Beihang University Gymnasium si tiene la finale della categoria +105 kg. Alla luce del ritiro dalle competizioni della leggenda Hossein Rezazadeh, ancora oggi recordman mondiale, i favori del pronostico riguardano gli atleti provenienti dai Paesi del blocco sovietico. Tra i partecipanti alla finale anche rappresentanti di Stati non esattamente avvezzi alle medaglie, quali Sam Pera Junior per le Isole Cook, Ma’ama Lolohea per Tonga e, soprattutto, Itte Detenamo, portabandiera di Nauru, la repubblica più piccola al mondo con una tradizione olimpica pressoché nulla e che deve la sua partecipazione ai Giochi quasi esclusivamente a questa disciplina.

Se per tutti è una data da ricordare per l’importanza dell’appuntamento, per Steiner c’è una componente in più, quella promessa a cui si aggrappa per onorare la memoria della sua Susann. Promessa difficile da onorare in generale e ancora più complicata nello specifico: il miglior personale in carriera del neo-tedesco non è sufficiente a essere competitivo neanche per una medaglia. La prova consiste in tre strappi e tre slanci, al termine del quale la somma tra il miglior strappo e il miglior slancio dà origine al peso totale, che determina la classifica finale.

L’andamento della finale ricalca le previsioni, tranne che per Steiner: Matthias è in palla e al primo strappo fa registrare 198 chilogrammi, secondo miglior punteggio alle spalle del russo Evgenij Čigišev, il grande favorito. Allo slancio, tuttavia, Steiner fallisce. Ma al termine del secondo tentativo è sorprendentemente in corsa per il podio: con 203 chili fa registrare il miglior personale in carriera nello strappo e si issa al secondo posto a un solo chilo dal primato grazie a uno slancio in cui fa addirittura meglio di Čigišev, 248 contro i 247 del russo. Che al terzo tentativo mostra al mondo perché è il favorito: 210 chilogrammi di strappo, 250 di slancio, totale 460 chili.

I giochi sembrano chiusi, Steiner è fermo a 451 chili e gli avversari sono ancora più indietro: il lettone Viktors Ščerbatihs, argento quattro anni prima ad Atene, tenta il colpaccio con uno slancio da 257 chili, che non gli riesce. Chiude a 448, al terzo posto, per Steiner è già un’impresa perché, dopo una carriera senza risultati a livello internazionale, un argento olimpico sarebbe un traguardo quasi miracoloso.

Ma c’è una promessa da mantenere e non si limita all’argento: deve vincere per Susann. Allo strappo tenta un’alzata a 207 chilogrammi, che non gli riesce. Servirebbe un miracolo ma c’è una forza superiore a guidarlo e, d’altronde, non ha nulla da perdere, avendo già il secondo posto in tasca. Lo slancio a 258 chilogrammi va nettamente al di là di ogni precedente tentativo mai effettuato, significa chiedere forse troppo a se stesso e al proprio corpo. Ma non al proprio cuore: Matthias Steiner ci prova e ci riesce, i 258 chilogrammi portano il totale a 461, uno in più di Čigišev.

È l’oro che voleva, la promessa che doveva mantenere perché quel dolore non fosse vano. Un risultato imprevedibile e imprevisto, una vittoria fuori da ogni pronostico. Steiner urla, esulta, salta, strepita e piange, quindi poco più tardi regala al mondo dello sport un’immagine indimenticabile: si presenta sul podio per ricevere la medaglia più ambita da ciascun atleta con una foto, quella della sua Susann. Perché anche lei fosse lì con lui a Pechino, come avevano programmato, a riscattare insieme al suo amato quei tre anni di dolore e sacrifici. A fine gara rivelerà:

Durante la finale Susann era con me. Solitamente non credo in queste cose o in poteri paranormali, ma era con me. Spero che mi abbia visto e sia orgogliosa di me.

Lo slancio finale, valso l’oro a Matthias Steiner

 

Un modello per i giovani

Il legame tra la televisione e l’amore non si è concluso con la storia con Susann ma è stato anche l’occasione per voltare pagina in ambito sentimentale. A due mesi di distanza dai Giochi, in un evento televisivo, Matthias ha conosciuto la conduttrice televisiva Inge Posmyk, di dodici anni più grande. Che è divenuta sua moglie nel 2010, anno in cui è nato Felix, primo figlio della coppia.

A livello sportivo, Steiner non ha mai raggiunto il livello mostrato a Pechino: il personale toccato quel giorno non è stato più migliorato né sono arrivati altri successi nel panorama internazionale, dove il figlio d’arte ha dovuto accontentarsi al massimo della piazza d’onore ai Mondiali di Antalya nel 2010 o agli Europei – a Lignano Sabbiadoro nel 2008 e nuovamente ad Antalya nel 2012, intervallati dal bronzo a Minsk nel 2010 – ed è stato costretto a rinunciare alle Olimpiadi del 2012 a causa di un grave infortunio al collo causato da un urto con un bilanciere durante un’alzata.

Ma nella vita di tutti i giorni, Steiner è diventato un esempio di dedizione e spirito di sacrificio: ritiratosi nel 2013, ha saputo rimettere in ordine gli aspetti rimasti in sospeso nella sua vita, con una dieta ferrea che gli ha permesso di perdere 45 chili e sconfiggere il diabete. Da allora si è districato tra traguardi più frivoli – un buon terzo posto all’edizione tedesca di Ballando con le Stelle – e obiettivi più importanti: oggi promuove uno stile di vita e di fitness più sano, basato sul cosiddetto Principio Steiner, che unisce attività sportiva, dieta e, soprattutto, il principio di vita cosciente, che permetta ai giovani, atleti o meno, di saper fronteggiare le sfide che il destino ha in serbo per loro, per quanto tremende esse siano. Un principio che Steiner riassume in poche ma semplici parole:

La cosa più importante è accettare ciò che non si può cambiare. Una volta accettato, hai vinto la metà della battaglia perché hai lasciato andare tutto e sei in grado di concentrarti su ciò che puoi fare e non su ciò che non puoi fare. Questa è la chiave, essere consapevoli di ciò che si può avere e di ciò che si vuole veramente, un’auto-riflessione che chiamo egoismo positivo: sentirsi bene per esserci anche per chi ha bisogno di te.

E quell’immagine sul podio assieme alla foto di Susann sono la prova inconfutabile di quanto la forza del cuore e della mente abbiano aiutato Matthias Steiner a scrivere una pagina indimenticabile nel grande libro dello sport.

 


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Manuel Fanciulli

Laureato in giurisprudenza e padre di due bambini, scrivo di sport, di coppe e racconto storie hipster. Cerco le risposte alle grandi domande della vita nei viaggi e nei giovedì di Conference League.

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Manuel Fanciulli

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