Ogni anno le migliori testate giornalistiche del mondo si riuniscono per decretare il Golden Boy, il premio destinato al giovane che durante l’anno solare ha impressionato più degli altri in termini di prestazioni. Tanti sono i talenti che si sono passati il premio di anno in anno, ma pochi hanno confermato la fiducia riposta in loro. Molti sono finiti nel dimenticatoio, altri sono diventati oggetti misteriosi, altri ancora sono caduti nel completo anonimato. Le motivazioni dietro al crollo di un calciatore possono essere numerose e complesse, quello che rimane molto spesso è il rammarico per ciò che poteva essere e, di fatto, non è stato. Da Anderson a João Félix, passando per Martial, tutti i Golden Boy mai sbocciati definitivamente dal 2003 ad oggi.
Anderson – 2008
Anderson Luís de Abreu Oliveira, o semplicemente Anderson. Se ad alcuni di voi il nome non ricorda nulla, sappiate che Sir Alex Ferguson non fa parte di questo gruppo. Ma andiamo con ordine. Il centrocampista brasiliano arriva in Europa giovanissimo grazie al Porto, dopo aver passato i primi anni della carriera al Grêmio, nei quali si è messo immediatamente in mostra per doti tecniche fuori dal comune. Un infortunio piuttosto serio – il primo di una lunga serie – non gli permette di mettersi in mostra come vorrebbe con la maglia dei Dragões. Eppure i pochi lampi di classe mostrati bastano per stregare Ferguson: il tecnico scozzese fa carte false per portarlo a Old Trafford nel 2007, spendendo circa 31 milioni di euro e lanciandosi addirittura in un azzardato quanto improprio accostamento con Roy Keane.
Sarà per un ambiente sempre carico di pressioni, per i mille riflettori puntati addosso o semplicemente per la saudade, sta di fatto che a Manchester il brasiliano smarrisce completamente la via. I continui problemi al ginocchio gli fanno spesso alzare bandiera bianca e le prestazioni stentano ad arrivare. Dopo sette anni senza particolari sussulti con la maglia dei Red Devils, Anderson tenta di dare una svolta alla propria carriera trasferendosi in prestito alla Fiorentina. Tuttavia anche qui le cose non funzionano, come dimostra il deludente bottino di 7 presenze. Quando rientra al Manchester è solo di passaggio: mette insieme appena due gettoni tra campionato e coppe, quindi a febbraio 2015 saluta tutti e torna in Brasile per ritrovare sé stesso, all’Internacional, ma la sua carriera è ormai compromessa. L’ultimo tentativo di risollevare le proprie sorti lo porta in Turchia, all’Adana Demirspor, prima del ritiro a soli 31 anni. Quelli che restano sono i trofei portati a casa – quattro Premier League e una Champions League, per riportare i più rilevanti – e più di qualche rimpianto per una carriera che poteva regalargli molto di più.
Mario Balotelli – 2010
Anche Super Mario si aggiunge alla lunga lista dei rimpianti, in particolar modo per l’intero sistema calcistico italiano. Perché forse Balotelli è stato l’ultimo vero numero nove italiano ad avere le stigmate del grande attaccante. Una vita, quella calcistica, costellata da alti e bassi che non gli hanno mai permesso di performare con continuità. Può sembra la classica frase fatta – e in fin dei conti un po’ lo è – ma se avesse avuto la testa, Balotelli avrebbe potuto ottenere molto di più, in proporzione al suo talento.
Il premio di Golden Boy arriva nel 2010, dopo il triplete vinto con l’Inter e il passaggio al Manchester City, dove inizia un rapporto da odi et amo con Mancini. Sempre al centro delle polemiche per comportamenti sopra le righe – impossibile non citare l’iconica maglia “Why always me?” in risposta alle continue critiche mosse nei suoi confronti – Super Mario ha poi continuato la sua avventura da attaccante errante, nella vana ricerca della squadra giusta per esplodere definitivamente. Milan, Liverpool, Nizza, Marsiglia, ma anche Brescia e Monza, fino ad arrivare alle esperienze in Turchia e al Sion, in Svizzera. Una carriera vissuta a mille all’ora, fatta di grandi colpi e di altrettanti rimpianti, che a un certo punto gli ha presentato il conto. Come rivelato dal giocatore stesso, il sostegno della psicologia lo ha aiutato a rialzarsi dopo i momenti difficili, che oggi fortunatamente sembrano un lontano ricordo. Balotelli ora è passato al Genoa, voluto fortemente dall’ormai ex tecnico rossoblù Gilardino con la speranza di invertire il trend negativo del Grifone.
Nel derby di Manchester, Balotelli decide di fare le cose in grande
Paul Pogba – 2013
In fin dei conti, probabilmente avrebbe meritato di essere tenuto fuori da questa lista. Ma è innegabile che, per il talento che lo ha contraddistinto, Pogba poteva essere molto di più. Dopo la breve avventura al Manchester United, il centrocampista francese arriva a Torino, sponda bianconera, nel 2012 a parametro zero. Quello che doveva essere un colpo in prospettiva si rivela invece un acquisto fondamentale già nel presente: nelle sue prime uscite bianconere Pogba giganteggia, mettendo in mostra doti atletiche e tecniche fuori dal comune. La promozione a pieni voti gli vale il premio di Golden Boy nel 2013, ma nella mente di Paul è tutto chiaro:
Ringrazio il Manchester e la Juve per avermi fatto crescere molto, ma io non sono nessuno. Non ho fatto niente. Da qui parto per provare a vincere il Pallone d’Oro.
Gli anni passano e Pogba cresce ancora, fino a diventare un top mondiale nel suo ruolo. Nel 2016 arriva il richiamo del Manchester United, non solo una sfida calcisticamente ed economicamente stimolante ma anche la voglia di prendersi una rivincita verso la società che qualche anno prima non aveva creduto in lui. Il francese torna in Inghilterra per una cifra stratosferica – 105 milioni, all’epoca l’acquisto più oneroso della storia – per tentare di vincere tutto con la maglia dei Red Devils. Quello che succede è un po’ la copia carbone degli avvenimenti capitati ad Anderson: Paul non riesce a imporsi, un po’ per gli infortuni e un po’ per il fatto che il Manchester United sta assumendo sempre più i connotati di una polveriera, ben lontano dai fasti di un tempo. Nonostante la FA Cup e l’Europa League vinte con la maglia dei mancuniani, gli assoli più alti di Pogba sono con la Nazionale francese, vedasi il Mondiale vinto in Russia nel 2018.
Nel 2022, dopo sei anni travagliati, Pogba lascia nuovamente il Manchester United a parametro zero, per tornare ancora alla Juventus. Quello che doveva essere il Pogba-bis della rinascita, con tanto di numero 10 sulle sue spalle, si trasforma nel peggiore degli incubi possibili: lesione al menisco nel precampionato e inizio in salita. Tenta il tutto per tutto adottando una terapia conservativa, ma alla fine è costretto ad operarsi, mancando la convocazione al Mondiale del 2022. A tutto questo si aggiunge un ricatto operato per mano del fratello Mathias insieme a un gruppo di malavitosi, che va ulteriormente ad aggravare la situazione.
Una storia divenuta sempre più tragicomica quando, al momento del classico controllo antidoping al termine di Udinese-Juventus del 20 agosto 2023, Paul viene trovato positivo al DHEA, una sostanza simile al testosterone e bandita da tempo dal WADA. Nonostante le controanalisi, Pogba risulta positivo, ricevendo una squalifica di quattro anni. Solo recentemente la stangata inizialmente comminatagli è stata ridotta a 18 mesi, a seguito della richiesta del centrocampista al Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna. Pogba potrà tornare a calcare i campi da gioco dal marzo del 2025, ma lo farà lontano da Torino, causa la rescissione del contratto a decorrere da fine novembre 2024. Gli Stati Uniti sembrano attualmente l’ipotesi più probabile per ridare slancio alla propria carriera. La triste parabola intrapresa da Pogba di certo fa rimanere l’amaro in bocca, soprattutto se negli occhi si hanno ancora le giocate del francese.
Anthony Martial – 2015
Anthony Martial è l’ennesimo prodotto della grande fucina di talenti rappresentata dal calcio francese, che da qualche anno a questa parte sembra avere una riserva infinita di giocatori pronti a esplodere. Dopo due anni di buon livello al Monaco, nel 2015 arriva la chiamata del solito Manchester United – praticamente una costante in questa rubrica – proprio in concomitanza con la vittoria del Golden Boy. Da lì il vuoto. Il francese gioca prima come ala sinistra, poi come punta, poi come ala destra, uno sballottamento su tutto il fronte d’attacco che non gli fa trovare una posizione in cui potersi esprimersi al meglio. Nel frattempo si susseguono le guide tecniche sulla panchina del club di Manchester, ma Martial rimane un oggetto non identificato.
Il prestito al Siviglia nel 2022 non sembra risolvere le cose, tanto che conclude la sua avventura in terra spagnola si conclude con appena 12 presenze e un gol segnato. Torna alla casa base per altri due anni, prima di finire nella famigerata lista degli svincolati al termine del suo contratto con il Manchester United. Nel corso di questa estate si erano susseguite voci su un possibile trasferimento al Como, ma le richieste di ingaggio troppo elevate hanno di fatto interrotto le trattative. Oggi Martial gioca all’AEK Atene, a soli 29 anni. Forse sfuggire dai riflettori potrà aiutarlo a ritrovare la calma e la forma migliore, ma oggi resta l’ennesimo talento incompiuto.
Renato Sanches – 2016
I tifosi della Roma non dimenticheranno facilmente Renato Sanches, che nella sua recente avventura in maglia giallorossa ha lasciato pochi segni, per di più confusi. E dire che agli inizi di carriera sembrava l’ennesimo talento sfornato da un altro vivaio di tutto rispetto come quello del Benfica. Nel 2016, subito dopo quello di Martial, arriva il premio di Golden Boy e il passaggio in Baviera, al Bayern Monaco. Anche qui la storia si ripete: infortuni e prestazioni opache di certo non lo aiutano, tanto che l’avventura del portoghese in Germania si interrompe temporaneamente dopo solo una stagione. Lo aspetta un prestito allo Swansea, che tuttavia saluta la Premier League al termine della stagione 2017-18. Al ritorno in Germania, il futuro è tutto da definire ma, sotto la guida del nuovo tecnico Niko Kovač, la curva di crescita del centrocampista portoghese sembra pronta a risalire. L’epilogo però è sempre lo stesso: gli infortuni lo limitano e per lui l’esperienza al Bayern si conclude definitivamente.
Nel 2019 Renato passa al Lille, dove, pur al netto di un fisico molto provato, finalmente trova terreno fertile per poter crescere, tanto che nel 2021 riesce a vincere la Ligue 1. Il titolo vinto dal Lille attira l’attenzione del PSG, che nell’estate successiva preleva Renato dai neo-campioni per tentare di tornare immediatamente sul tetto di Francia. Al Parco dei Principi tuttavia non funziona nulla, né tatticamente né a livello fisico, tanto che nella stagione successiva viene girato in prestito alla Roma. E nella capitale il canovaccio è sempre lo stesso: Sanches viene perseguitato da problemi fisici e non lascia il segno, risultando praticamente sempre indisponibile. Delusione dopo delusione, in questa stagione Renato Sanches è tornato al Benfica, pur trovando pochissimo spazio per i suoi ormai cronici problemi fisici.
João Félix – 2019
E arriviamo a un Golden Boy recente, che ha passato gli ultimi anni di carriera in chiaroscuro. João Félix arriva all’Atletico Madrid per una cifra monstre di 127 milioni di euro e con un bagaglio di pressioni niente male. L’avventura con i colchoneros non è totalmente da buttare, ma il rapporto tutt’altro che idilliaco con il Cholo Simeone e i continui acciacchi fisici hanno contribuito a rendere la sua esperienza sostanzialmente un flop. Dopo quattro stagioni in Spagna decide di volare in Inghilterra nel 2023, inghiottito in quello che era (ed è in parte ancora oggi) un Chelsea con la nomea di buco nero.
A Londra João sembra impalpabile, l’ombra del giocatore brillante ammirato ai tempi del Benfica. E l’incertezza che aleggiava attorno alla sua figura è perdurata anche nella stagione successiva, passata con i colori del Barcellona. I 10 gol sono stati sicuramente un bottino più sostanzioso rispetto agli altri Golden Boy, ma non hanno giustificato le aspettative riposte in lui. João Félix oggi è tornato al Chelsea, questa volta a titolo definitivo, per provare a fare quello che non gli è riuscito qualche anno prima: segnare e trovare la continuità che gli manca da tempo.
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