Se è vero che esistono storie di rimonte che hanno reso epici vari eventi del mondo dello sport e, nello specifico, del calcio, difficilmente si può trovare un ribaltone più incredibile di quello del 21 dicembre 1957 al The Valley di Londra, stadio del Charlton. A ridosso del Natale di 67 anni fa si è disputato un incredibile Charlton-Huddersfield 7-6, dove il numero di gol realizzati non è neanche la parte più pazzesca della storia.
L’ambizioso Charlton contro le future glorie dell’Huddersfield
Lo scenario alla vigilia di questo scontro destinato a finire negli almanacchi è quello tra due squadre con diverse ambizioni. Siamo in Second Division, antenata dell’odierna Championship, dove l’Huddersfield è una squadra di metà classifica, reduce dal dodicesimo posto della stagione precedente. Il Charlton, invece, è uno dei principali pretendenti alla promozione, a seguito della retrocessione dalla massima serie della stagione precedente e assieme a una rosa di contendenti molto prestigiose come Blackburn, West Ham, Fulham e addirittura Liverpool. Quello che sulla carta dovrebbe essere un match piuttosto indirizzato, in realtà ha un esito tutt’altro che scontato. L’Huddersfield, infatti, è in crescita costante, frutto del lavoro del suo ottimo allenatore, quel Bill Shankly che lascerà i Terriers per approdare ai Reds, divenendone leggenda grazie ai tre titoli di campione d’Inghilterra e alla Coppa UEFA del 1973.
Tra le fila dell’Huddersfield, inoltre, spicca il talentuoso difensore Ray Wilson, 23enne che nove anni dopo sarà il terzino titolare dell’Inghilterra campione del mondo nel Mondiale casalingo. Senza dimenticare l’attaccante scozzese Les Massie, ancora giovane e alle prime armi ma che nei suoi dieci anni al club supererà le 100 reti. Insomma, l’Huddersfield è più ambizioso della stagione precedente e ha una certa dose di talento e senso tattico da mettere sul rettangolo di gioco. Inoltre si tratta del match di ritorno: nella gara di andata il Charlton era andato in vantaggio per 3-0 sul campo avversario, salvo subire una clamorosa rimonta per il 3-3 finale. Gol, spettacolo, voglia di vendetta e di riprendersi quel punto lasciato sul campo dell’Huddersfield lasciano presagire una partita piena di spettacolo.
Non va inoltre dimenticato un altro elemento tutt’altro che trascurabile: siamo nel 1957 e il calcio è estremamente diverso da come lo conosciamo oggi. Lo è tatticamente, con la costante tendenza allo sbilanciamento in avanti delle formazioni, nonché a livello regolamentare, dal momento che non esistono le sostituzioni. Due aspetti che, come vedremo, avranno un peso rilevante sin dai primi minuti del match.
La fuga dell’Huddersfield
Entrambe le squadre scendono in campo al The Valley con il 2-3-5 tipico del calcio dell’epoca: due centrali difensivi, tre mediani di cui uno primariamente deputato al supporto dei due compagni arretrati, cinque attaccanti chiamati a svariare sul fronte e coprire le fasce, con l’intento di affondare il colpo anziché di garantire copertura. Il primo grande protagonista di questa storia è Derek Ufton, mediano difensivo del Charlton. Siamo al 17’ quando, in un contrasto aereo, Ufton cade malamente lussandosi una spalla. Un problema che in realtà non spaventa più di tanto il capitano, in quanto vi è piuttosto avvezzo. Ufton, infatti, soffre di lassità alla spalla, frutto di problemi perenni generati dalla sua carriera di giocatore professionista di cricket. Già, ecco un’altra grande anomalia dei tempi: nel 1949 Ufton ha dato il via alla carriera da professionista in due sport diversi, dimostrandosi non solo un calciatore affidabile ma anche uno dei migliori wicket-keeper della contea del Kent, vestendo per 13 anni la casacca del Kent County Cricket Club in massima serie.
Ufton si siede in panchina nel tentativo di rimettere la spalla al suo posto. Ci prova per tutto il primo tempo, al termine del quale l’Huddersfield ha capitalizzato non solo la superiorità numerica ma anche l’assenza di filtro in mediana del Charlton. All’intervallo, il punteggio è 2-0 per gli ospiti grazie ai centri del già citato Massie e dell’altro scozzese Alex Bain. Ufton è costretto ad alzare bandiera bianca e farsi portare in ospedale, accompagnato dal padre nonostante l’opposizione del capitano, in quanto, a suo dire, il padre era un grande tifoso del Charlton e la squadra aveva bisogno di tifosi come lui per vincere. Un invito, quello al padre, non causale. Parte del pubblico stava già abbandonando il The Valley: i sostenitori degli Addicks non credevano nelle chance di rimonta in dieci uomini e sotto di due gol, quindi serviva il massimo sostegno da parte di chi era rimasto al proprio posto.
Le nobili intenzioni del capitano sembrano infrangersi in maniera rovinosa al culmine di un saliscendi di emozioni durato poco più di un quarto d’ora. Perché il Charlton, teoricamente più forte, rinfrancato dal riposo nell’intervallo e dal supporto dei tifosi superstiti, rientra in campo con piglio e grinta e al 47’ accorcia le distanze con un gol di Johnny Summers. Passano appena altri 4 minuti e le residue speranza paiono svanite: prima la doppietta personale di Bain, quindi un calcio di rigore trasformato dall’ex nazionale inglese Bill McGarry portano gli ospiti avanti per 4-1. E al 62’ arriva anche il quinto sigillo firmato da Bob Ledger, che una volta lasciato l’Huddersfield entrerà nella leggenda all’Oldham Athletic come uno dei rarissimi casi di calciatore impiegato in tutti i ruoli possibili: schierato in attacco dall’Huddersfield, le variazioni tattiche degli anni sessanta lo porteranno ad arretrare il baricentro, dapprima spostandolo sulla linea mediana, quindi in difesa e addirittura, in un’occasione resasi necessaria dall’infortunio del portiere titolare Dave Best, tra i pali.
Sta di fatto che, con 28’ ancora sul cronometro, il punteggio dice che gli Addicks stanno soccombendo tra le mura amiche con il punteggio di 1-5, per giunta in inferiorità numerica. Sarebbe lecito aspettarsi una mattanza e invece di lì a poco la partita sarà consegnata alla leggenda.
L’incredibile rimonta nel segno di Summers
Abbiamo già accennato alla figura di Johnny Summers. Ala sinistra incredibilmente prolifica, Summers è un calciatore di 30 anni, classico monopiede mancino con un passato già di buonissimo livello con le maglie di Millwall e Norwich ma che al Charlton conoscerà la gloria a più riprese. Arrivato nel 1956, con i suoi 104 gol in 182 presenze sarà uno dei soli cinque calciatori ad andare in tripla cifra di reti con la maglia del club londinese, nonché quello con la media gol più alta. Sarebbe rimasto nel cuore dei fan anche per la sua triste scomparsa a meno di 35 anni, 12 mesi dopo il ritiro dall’attività agonistica, per un cancro fulminante. Essendo ben note le sue qualità sotto porta, l’allenatore del club Jimmy Trotter – confermato a dispetto dei 120 gol subiti l’anno precedente in massima serie – decide di provare a rinvigorire l’attacco dei suoi spostandolo dalla fascia al centro dell’attacco, come terminale di riferimento attorno al quale far gravitare l’intera manovra offensiva. Una soluzione che, come detto, dà buoni risultati a livello personale ma inizialmente pochi a livello di risultato complessivo. Però quel gol al 47’, segnato con il piede destro a due passi dalla linea di porta, è il primo seme piantato nel prato di un’impresa sportiva di squadra e individuale senza eguali. Perché sul risultato di 1-5 qualcosa si smuove nelle menti dei calciatori di casa e nel giro di due minuti il Charlton recupera due gol. Prima Summers torna a vestire i panni dell’esterno e attiva il compagno Johnny Ryan per il gol del momentaneo 2-5, quindi è lui stesso a siglare al 64’ il 3-5, addirittura con il destro.
Al 73’ è ancora Summers, sempre con il piede debole, il destro, a regalare alla partita un contorno di suspense totalmente inatteso appena 10 minuti prima. Ma l’attaccante inglese è indemoniato e decide di prendersi la scena in maniera totale. Al 78’ e all’81’ arrivano altri due gol, sempre di destro: a 9 minuti dal termine il tabellino dice Charlton-Huddersfield 6-5 con cinque gol di Johnny Summers, tutti segnati con il piede destro, fino a quel giorno utilizzato a malapena per salire sul proverbiale autobus e diventato arma implacabile al servizio della squadra.
In una partita del genere nove minuti sono un tempo infinito e sebbene Shankly risulti incredulo e i suoi giocatori molto scossi dalla deriva che ha preso il match, occorre ricordarsi che l’Huddersfield è in superiorità numerica, ragion per cui riprende a spingere con un assalto all’arma bianca alla porta dei padroni di casa, senza ormai nulla da perdere. Uno sforzo che dà i suoi risultati quando, all’86’, un tiro di Stan Howard trova la deviazione di un difensore e si infila nel sacco, per il pirotecnico 6-6. Finita qua? Ovviamente no. Summers è in totale delirio di onnipotenza e dopo essersi preso la scena a suon di gol, decide di tornare alle origini, alle sue discese sulla fascia per fare il bis anche come assistman: all’89’ un suo cross è nuovamente raccolto da Ryan, che in mischia fissa definitivamente il punteggio sul 7-6. 5 gol e 2 assist per Summers.
A fine partita, i tifosi fanno letteralmente vibrare gli spalti in legno del The Valley, dando il via a una pacifica invasione di campo per portare in trionfo i loro dieci eroi. Un risultato entrato negli annali e capace di stupire anche i più fedeli e ottimisti dei tifosi. Compresi gli Ufton. Risvegliatosi dall’intervento, il primo pensiero del capitano va ai suoi compagni. Rintronato dall’operazione, chiede aiuto al padre che inizia a chiedere in giro come fosse finita la partita:
Abbiamo vinto 7-6. Abbiamo ribaltato il risultato e l’abbiamo vinta!
Questa pagina di storia rappresenterà l’ultimo momento di felicità per i tifosi del club londinese. A fine stagione il Charlton chiuderà al terzo posto, mancando di un solo punto il ritorno in First Division. Un obiettivo mancato che sul momento apparirà come il mero rinvio di un destino certo ma che invece sarà l’inizio di un lunghissimo calvario, che riporterà gli Addicks al massimo livello del calcio inglese solo nel 1986, con addirittura quattro stagioni complessive in Third Division.
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