Tutti pazzi per Nico Paz. Nel giro di pochi giorni il talento di Santa Cruz de Tenerife ha prima esordito con la maglia della Nazionale argentina e, successivamente, ha realizzato la sua prima rete in Serie A con la maglia del Como. Rete che fatto esultare anche Hugh Grant, attore americano presente in tribuna per vedere giocare la compagine lariana.
Hugh Grant che esulta per il goal del Como.
Il multiverso. pic.twitter.com/rxL3X8S4FH— ericaconlac (@ericaconlac_) October 19, 2024
Nico Paz, non solo un figlio d’arte
Ma chi è Nico Paz? Classe 2004, Nicolás è figlio di Pablo Paz, ex difensore del Newell’s Old Boys che ha avuto modo di vestire la maglia dell’Albiceleste alle Olimpiadi di Atlanta del 1996 e ai campionati mondiali di Francia 1998, oltre ad aver giocato anche in Europa con Everton, Tenerife e Valladolid.
E proprio nel Vecchio Continente, precisamente in Spagna, è nato Nico Paz. Questo è il motivo per cui il giocatore argentino potrebbe ancora lasciare la maglia dell’Argentina per vestire la divisa delle furie rosse spagnole. Sì perché le regole FIFA sono cambiate: non basta più aver debuttato con una Nazionale per avere il proprio futuro legato ad essa. Il nuovo regolamento dell’organismo che governa il calcio mondiale impone infatti l’obbligo del raggiungimento di tre presenze. Questo significa che al giocatore del Como serviranno altre due partite oltre a quella di debutto (nel 6-0 con il quale la Selección ha facilmente regolato la Bolivia) per essere considerato definitivamente un calciatore convocabile esclusivamente dalla squadra del Paese sudamericano. Ad oggi comunque non sembrerebbero esserci dubbi riguardo la scelta di Paz Jr., visto quanto specificato già qualche anno fa:
Sono nato in Spagna. Amo entrambi i Paesi, ma alla fine mi sono deciso per l’Argentina. L’Argentina è la nazione che più mi rappresenta, per come è il Paese e per come si vive il calcio. In più, posso seguire le orme di mio padre.
Alla maglia della Nazionale argentina Paz non è però arrivato perché figlio d’arte. Lo ha detto lo stesso Lionel Scaloni, commissario tecnico dell’Albiceleste:
Nico non è qui perché è figlio di Pablo ma perché gioca molto bene. Gli abbiamo dato dei minuti in campo perché si sentisse identificato con questa maglia. Gioca molto bene, si associa bene, ha forza, capacità realizzative, è alto (186 centimetri). Soprattutto è un grande ragazzo, con una grande testa.
Anche Lionel Messi ha speso parole importanti per Paz, definendolo un calciatore che “comprende molto il gioco” e di grande qualità.
Scuola Real Madrid, con la Serie A nel destino
Qualità che Nico ha iniziato a sviluppare in Spagna fin dall’età di 6 anni, quando cominciò a tirar calci al pallone nell’Atlético San Juan, piccolo club della provincia di Santa Cruz de Tenerife. Da lì poi lo sbarco nella cantera del Real Madrid nel 2016 e l’inizio di tutta la trafila con le squadre giovanili delle merengues. Fino ad arrivare al Real Madrid Castilla, la seconda squadra del club madrileno, per essere allenato da Raúl (l’ex gloria del Real si sta infatti facendo le ossa come tecnico nella filiale della società che lo ha visto protagonista da calciatore).
In quest’ultimo contesto, Paz si è trovato a giocare insieme ad altri ragazzi promettenti come gli spagnoli Iker Bravo (attualmente in forza all’Udinese), Álex Jiménez (Milan) e Rafa Marín (Napoli). Le qualità di Paz non passarono inosservate e così, appena diciottenne, il ragazzo cominciò a venir convocato in prima squadra da Carlo Ancelotti. Il tecnico italiano ha battezzato l’esordio di Paz, impiegandolo l’anno scorso con i blancos per un totale di otto partite, quattro delle quali nella Liga, una in Copa del Rey e tre in Champions, competizione nella quale il ragazzo si è tolto anche la soddisfazione di andare in gol. Accadde a novembre, nella partita che il Real disputò contro il Napoli.
Quella sera, dopo aver ricevuto palla all’altezza della trequarti, Paz si liberò facilmente in dribbling – una specialità della casa – del diretto avversario, per poi scagliare un bel tiro alle spalle del non incolpevole Meret. Fu quella la rete che, di fatto, decise la gara del Santiago Bernabéu, prima che un’ulteriore marcatura, in pieno recupero, da parte di Joselu fissasse sul 4-2 il risultato finale.
Fra gli ammiratori del giovane Paz va annoverato anche Cesc Fàbregas. Lo spagnolo, attuale allenatore del Como, è riuscito a portare il talentino in riva al Lago, con la società lariana che ha speso la scorsa estate 6,3 milioni di euro per assicurarsi il cartellino del giocatore, anche se il Real Madrid si è riservato il diritto di ricompra e anche il 50% degli utili in caso di futura cessione. In questo senso, nel caso di un ritorno alla Casa Blanca, Nico potrebbe ripercorrere la strada a suo tempo fatta da Brahim Díaz, passato per tre anni dal Milan prima di rientrare al Real per diventare un pezzo del puzzle assemblato da Ancelotti.
Il futuro della Nazionale argentina?
Insieme ad Alejandro Garnacho, Facundo Buonanotte, Valentín Barco, Walter Benítez, Valentín Carboni , oltre al più esperto Valentín Castellanos, Paz fa parte di quella nidiata di giovani che il commissario tecnico Scaloni ha fatto debuttare nella nazionale maggiore dopo i vittoriosi Mondiali di Qatar 2022. Segno che il cittì punta su di lui. E non potrebbe essere altrimenti per un ragazzo che ha bruciato le tappe e che ha già scomodato paragoni importanti con illustri colleghi del passato.
Contro la Bolivia, entrato in campo a venti minuti dal termine in sostituzione di Lautaro Martínez, Paz ha mostrato il perché di questa fiducia di Scaloni, producendo sedici passaggi corretti su diciotto palloni toccati, con anche un assist decisivo per la rete realizzata da Messi. Tutte giocate di qualità.
L’esordio di Nico Paz, nella notte di ieri, in Selección è fatto di questa roba qua: tocco d’esterno, pisadita, pisadita, esterno.
Ah, poi ha servito un assist a Messi. pic.twitter.com/b4ZFt0FiGW— Fabrizio Gabrielli (@conversedijulio) October 16, 2024
Non una sorpresa per un giocatore che riesce ad esprimersi al meglio quando può toccare tante volte la palla e, così facendo, associarsi con i compagni vicini. Sorretto da una buona struttura fisica, Paz è in grado di utilizzare con efficacia il proprio piede mancino anche in spazi ristretti, facendo perno sul corpo per proteggere la palla e difendersi dalla pressione degli avversari. In questo senso con Paz parliamo di un trequartista moderno, vicino alla versione di quei numeri 10 strutturati che cominciarono a imporsi a livello internazionale nella prima decade degli anni Duemila. Se qualcuno pensa ai Totti, i Del Piero o gli Zidane beh, il paragone è certamente azzardato e prematuro. Forse meglio avvicinarsi a uno Yoann Gourcuff o a un Johan Micoud.
Come sta andando a Como
Tornando a Paz, proprio l’assist per il gol di Messi contro la Bolivia è esemplificativo delle qualità di del ragazzo nello stretto. In questa occasione infatti il giocatore del Como ha ricevuto palla dall’ex Barcellona giocandola di tabela, vale a dire restituendola “a muro” al compagno di squadra, che poi ha effettuato la conclusione vincente. Si tratta di una giocata tipica del modello relazionale utilizzato dall’Argentina di Scaloni. La prima rete in maglia comasca invece è arrivata nella sfida con il Parma. Paz l’ha realizzata al termine di un’azione di contropiede, buttandosi alle spalle del difensore parmense Botond Balogh per poi infilare di sinistro la porta difesa dal giapponese Zion Suzuki.
Con la squadra di Fabregas, Nico Paz ha finora messo insieme 508 minuti spalmati su 7 partite, in cinque delle quali è partito titolare. In base ai dati raccolti da Fbref, l’argentino, che in riva al lago indossa la maglia numero 79 – un omaggio all’anno di nascita della madre – è il secondo calciatore della rosa lariana per passaggi progressivi per 90 minuti di gioco con una media di 5,54. Soltanto il centrocampista Luca Mazzitelli, con 7,73, ha fatto meglio fra i calciatori del Como che hanno collezionato almeno 6 presenze. Paz è invece il migliore dei suoi per quanto riguarda gli expected assist (xA) per 90 minuti con 0,37.
Le capacità di inserimento in avanti dell’argentino sono poi confermate da un altro dato, quello relativo ai tocchi di palla in area rivale. Con i suoi 19, infatti, il trequartista comasco è secondo soltanto ai 41 di Patrick Cutrone, il centravanti della formazione di Fàbregas. Numeri interessanti per un giocatore che, a livello di club, è chiamato ad agire in un modello di calcio fortemente posizionale e, di conseguenza, diverso da quello che ha trovato con la nazionale.
A questo punto la domanda sorge spontanea: quali sono i margini di crescita del ragazzo? Difficile prevederlo. Le partite giocate in campionato sono poche e, con la maglia dell’Argentina, ci sarà tempo e modo per vedere Paz all’opera in situazione più probanti. Di certo il talento c’è. Oltre al tempo, data la giovane età, dalla parte di Paz c’è anche il fatto di essere inserito in una realtà ambiziosa ma non con troppa pressione com’è appunto quella del Como di proprietà dei fratelli Hartono. Il rischio di bruciarsi quindi non dovrebbe esserci. A patto di non caricare Paz di troppe aspettative. In questo dovrà essere bravo anche Fàbregas, che dovrà riuscire a dosarlo in modo adeguato.
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