Roque Santa Cruz ha 43 anni e continua a segnare

Roque Santa Cruz - Puntero

Esistono atleti più forti del destino, capaci di resistere stoicamente a infortuni e sconfitte e di prendere decisioni controintuitive, di quelle che stravolgono una carriera. Il mondo del calcio da sempre è popolato anche di atleti del genere. E spesso diventano giocatori di culto. Uno di questi è nato a Luque, in Paraguay, il 16 agosto 1981. Parliamo di Roque Santa Cruz.

 

Gli esordi del Puntero

Nel calcio contemporaneo, dall’oggi al domani alcuni giocatori minorenni raggiungono valori di mercato di decine di milioni. Spesso capita ai più nostalgici di pensare ad alcuni baby fenomeni del passato, per provare a stabilire quale sarebbe stato il loro valore di mercato ai giorni d’oggi. Se oggi nascesse un nuovo Roque Santa Cruz, quanto varrebbe?

Santa Cruz fa il suo esordio con l’Olimpia di Asunción nel 1997, quando ha appena compiuto 16 anni. Di ruolo attaccante, già ai tempi del settore giovanile del club paraguaiano comincia a far parlare di sé in tutto il Sud America. Il soprannome di Roque, El Puntero, fa intuire le sue caratteristiche tecniche. È il tipico pivot, fisicamente si presenta come un nove alla vecchia maniera. Il suo gioco è caratterizzato dall’uso della notevole struttura fisica per dominare i palloni alti e fare a sportellate con i difensori. Ma non solo. In area è famelico e la sua tecnica individuale gli consente di essere un attaccante moderno, di quelli che non sono solo meri finalizzatori ma che sanno dialogare con i compagni. In Paraguay tutti sono convinti che sarà il bomber su cui la Nazionale farà affidamento per i successivi quindici o vent’anni.

L’esordio in prima squadra di Roque non è banale. Avviene in una delle partite più sentite dal tifo paraguaiano, il Clásico tra Cerro Porteño e Olimpia. Entrare nel corso di una sfida di tale importanza fa capire già diverse cose di un 16enne. La prima sicuramente è la forte personalità del ragazzo, la seconda il fatto che nessuno, all’interno del club, dubiti delle sue qualità. Anzi. Seppure sia molto giovane è già visto come un elemento in grado di cambiare le sorti della della stagione. Anche in Nazionale brucia le tappe: nel 1999, a soli 17 anni e dopo appena un anno di professionismo, viene convocato dal ct della selezione paraguaiana Éver Almeida.

 

L’approdo in Europa, l’amore con la Baviera e le polemiche

È il primo assaggio di Nazionale ma l’età parla chiaro: il suo percorso giovanile non è ancora terminato. Nell’aprile del 1999 va in scena il Mondiale Under 20. Roque si presenta all’appuntamento nei panni del giocatore sotto età ma anche del trascinatore del Paraguay. E sebbene il cammino della squadra sudamericana si interrompa già agli ottavi di finale, El Puntero trova il modo di farsi notare. In sole quattro partite riesce a mettere a segno tre gol.

Dopo questo primo exploit internazionale, il destino dell’attaccante pare ormai delineato: nel suo futuro ci sarà presto l’Europa. Nel corso dell’estate diversi club si fanno sotto e Osvaldo Dominguez Bibb, presidente dell’Olimpia, inizialmente avanza una richiesta fuori mercato di 20 milioni di dollari per il cartellino del gioiellino. Le cose cambiano in breve tempo. A interessarsi al profilo del giocatore è il Bayern Monaco. Chiudere la trattativa con un club così prestigioso farebbe gli interessi di tutte le parti in causa e a casa del presidente del club paraguaiano si presentano due figure del calibro di Uli Hoeneß, direttore sportivo del club tedesco, e Karl-Heinz Rummenigge, vicepresidente.

La trattativa si chiude a meno della metà della richiesta iniziale, per la precisione a 7 milioni di dollari. Ma arrivare a dama non è facile, affatto. Anzi, tutto è a un passo dal naufragare quando i dirigenti del Bayern offrono 10 milioni di marchi: peccato che Dominguez Dibb voglia sì 10 milioni, ma di dollari. Hoeneß e Rummenigge escono dalla stanza della trattativa, intenzionati ad andarsene. Mentre aspettano il taxi vengono richiamati in fretta e furia per tornare a trattare: il presidente si è convinto, ha accettato. Così inizia l’avventura europea di Roque Santa Cruz in uno dei club più importanti del mondo.

L’attaccante paraguaiano rimane in terra bavarese otto anni, fino al 2007, vincendo praticamente tutto: cinque campionati tedeschi, quattro Coppe di Germania, due Coppe di Lega, una Champions League e una Coppa Intercontinentale.

La sfortuna gli impedisce però di guadagnare i gradi di titolare nei suoi otto anni in Baviera, non riuscendo mai a superare quota 5 gol in campionato a causa di gravi infortuni di natura muscolare e, soprattutto, relativi a problemi ai legamenti delle ginocchia. Nonostante ciò è ancora oggi amatissimo dai tifosi del club bavarese, che sempre ne hanno apprezzato quello spirito di lotta che contraddistingue il suo gioco. Tutti gli allenatori passati dal Bayern in quegli anni hanno avuto la certezza Santa Cruz, quella di un ottimo rincalzo in grado di non far rimpiangere i titolari – se sano – senza creare problemi di spogliatoio a causa del minutaggio scarso. Nel 2004 gli viene addirittura dedicata una canzone, Ich, Roque – “Io, Roque” – scritta dagli Sportfreunde Stiller.

Roque Santa Cruz e la Germania sembrano fatti l’uno per l’altra e l’attaccante paraguaiano non nasconderà mai il solido legame con la sua terra calcistica d’adozione. Un rapporto che gli costa anche un’accusa pesantissima, sollevata da parte del compagno di Nazionale José Luis Chilavert. L’ex portiere, in un’intervista a Fox Sports del 2013, ha dichiarato che durante il mondiale del 2002 in Corea e Giappone, Santa Cruz avrebbe finto un infortunio durante la partita contro la Germania in modo da favorire la vittoria dei tedeschi, uscendo dal campo dopo meno di mezz’ora per un fastidio muscolare. Chilavert ha argomentato la propria supposizione dichiarando di aver visto Rummenigge nell’hotel in cui alloggiavano i giocatori del Paraguay.

Santa Cruz smentì subito le accuse del compagno di squadra, spiegando che semplicemente l’allora vicepresidente del Bayern Monaco alloggiava nello stesso hotel e che si erano soltanto salutati.

 

Roque Santa Cruz, la fenice

La parola fine nella storia d’amore tra El Puntero e il Bayern Monaco arriva al termine della stagione 2006-07. Dirigenti e giocatore concordano che sia il momento giusto per salutarsi. Diversi club si interessano a Santa Cruz, ma i due più agguerriti sono il Betis Siviglia e il Blackburn Rovers. Alla fine è la squadra inglese ad avere la meglio, pagando il cartellino del giocatore cinque milioni di euro.

Per la prima volta dopo tanti anni, la stagione del paraguaiano non è caratterizzata da guai fisici e i risultati si vedono: 23 gol in 43 partite ufficiali, miglior annata in carriera a livello realizzativo. Nello spogliatoio Roque è soprannominato Mister Gorgeous a causa della sua bellezza. “È assolutamente l’uomo più bello che io abbia mai visto in vita mia, non ho alcun dubbio a riguardo” dice ridendo il compagno di squadra Savage. A pensarlo non è solo l’ex centrocampista gallese, dal momento che Santa Cruz era già stato incoronato “calciatore più sexy” del Mondiale 2006 in Germania, davanti a icone planetarie come David Beckham e Cristiano Ronaldo.

Purtroppo nella sua seconda stagione in Inghilterra tornano i problemi fisici a limitarne l’impiego e il rendimento. Nonostante ciò, nell’estate del 2009 lo acquista il Manchester City – non ancora in mano agli sceicchi – per ben 30 milioni, su esplicita richiesta di Mark Hughes, suo allenatore al Blackburn e nel frattempo approdato sulla panchina dei Citizens. Sulla sponda blu di Manchester, tuttavia, non scatta mai la scintilla: dapprima si alterna con Emmanuel Adebayor con risultati non eccelsi, quindi la sua storia a Manchester si chiude con l’esonero di Hughes e l’ingaggio di Roberto Mancini, che retrocede Santa Cruz all’ultimo posto nelle gerarchie dell’attacco.

 

Girandola di prestiti e nuova casa

Nel gennaio 2011 Santa Cruz è quindi costretto a fare i bagagli. A dargli una nuova chance è di nuovo il Blackburn. Stavolta però le cose non vanno bene: 10 presenze stagionali senza gol e il rapporto si interrompe. Il City lo manda nuovamente in prestito, stavolta al Betis, l’altra squadra interessata quando il Bayern aveva deciso di venderlo. A Siviglia trova spazio ma le sue prestazioni non convincono il club andaluso a esercitare il diritto di riscatto presente nell’accordo stipulato con i Citizens.

La svolta arriva con un nuovo prestito, sempre in Spagna, nell’estate 2012. A volerlo è il Malaga di Manuel Pellegrini, una squadra piena di talenti di altissimo livello come Isco e Joaquín, che saranno capaci di scrivere pagine indelebili nella storia del calcio spagnolo. Il Malaga è la grande sorpresa della Champions League: vista come underdog ai nastri di partenza, conclude la propria corsa ai quarti solo a causa di una clamorosa rimonta subita dal Borussia Dortmund che, dopo lo 0-0 in Spagna e sotto di 2-1 in casa al 91′, riesce a ribaltare il risultato con due gol in due minuti in pieno recupero.

Santa Cruz è l’attaccante titolare della squadra e con i suoi movimenti risulta fondamentale per aprire spazi per i talentuosi trequartisti alle sue spalle. A fine stagione viene acquistato dal Malaga a titolo definitivo, firmando un contratto di tre anni. E nel corso dell’estate la sua carriera potrebbe cambiare nuovamente volto. Al Barcellona è appena arrivato il Tata Martino a sostituire Tito Vilanova e il tecnico argentino vuole una punta. Roque Santa Cruz è in cima alla lista dei desideri blaugrana. Ma, sorpresa delle sorprese, è lo stesso attaccante a ringraziare e a declinare l’offerta. Troppa, infatti, è la sua riconoscenza nei confronti della gente di Malaga. Si tratta di una delle grandi sliding door della carriera di Santa Cruz. L’anno successivo, infatti, la rosa del Malaga viene rivoluzionata e il paraguaiano è uno dei pochi della vecchia guardia a rimanere fedele al club. A fine stagione il Malaga si salva chiudendo un campionato a dir poco deludente. Ma già a gennaio, dopo quasi 15 anni, Santa Cruz lascia l’Europa e approda in Messico, al Cruz Azul. In estate rientra al Malaga, dove rimane un’ stagione prima del definitivo ritorno in Sud America. Stavolta per scrivere la storia nel suo Paese, il Paraguay.

 

Il legame col Paraguay e un finale non banale

Nell’estate del 2016 viene ufficializzato il suo ritorno nel club che lo aveva cresciuto, l’Olimpia. A condurre la trattativa è Ricardo Tavarelli, ex portiere della Nazionale, direttore sportivo del club e suocero del giocatore. Il suo rientro manda in visibilio i tifosi, entusiasti di rivedere il loro bambino diventato calciatore di livello mondiale. Ben 17 anni anni di lontananza in cui il rapporto tra Roque e il Paraguay non si è mai interrotto, dal momento che l’ex attaccante del Bayern ha continuato a essere un idolo della gente grazie alle prestazioni con la Nazionale albirroja, con cui ha partecipato a tre Mondiali, nel 2002, 2006 e 2010.

La sua storia con la Nazionale si chiude definitivamente nel 2016, quando è costretto a saltare la Copa América del Centenario a causa dell’ennesimo infortunio. La delusione ma anche l’appagamento di essere tornato in Paraguay lo spingono a dire addio al vero grande amore della sua carriera. Anni prima, in un’intervista aveva dichiarato che mentre il sogno degli altri bambini era quello di giocare nei top club europei, il suo unico obiettivo fin da bambino era giocare per il Paraguay.

Nell’Olimpia, Roque Santa Cruz è intoccabile, una figura forse persino ingombrante. Il club gli comunica che potrà indossare la maglia del club fin quando lo desidererà. Una decisione dettata dalla gratitudine ma che non va a genio a Santa Cruz. Per questo, sul finire del 2021, El Puntero prende una decisione storica, per certi versi rischiosa, per altri folle. Lascia il club nel quale era cresciuto e nel quale era tornato per riconoscenza. Ma non in un modo banale. Decide di andare a giocare nei rivali di sempre dell’Olimpia, il Libertad, il tutto all’età di 40 anni già compiuti. Una decisione che spiega molto del suo carattere, perché sa che al Libertad dovrà guadagnarsi tutto e nessuno gli perdonerà nulla, dagli atteggiamenti alle prestazioni sottotono.

Il 6 luglio 2022 Santa Cruz ha riscritto la storia del calcio sudamericano, diventando il più anziano giocatore di sempre a segnare in un match a eliminazione diretta di Copa Libertadores, all’età di 40 anni e 323 giorni. Ci è riuscito grazie a un potentissimo destro scaraventato nella porta dell’Athletico Paranaense. Ancora oggi Santa Cruz continua a giocare e a segnare. Nella stagione in corso ha trovato il gol anche nei gironi di Libertadores contro il Deportivo Táchira a 42 anni e 266 giorni, secondo marcatore più anziano della competizione includendo anche le reti nei gironi, alle spalle del suo ex compagno di squadra al Bayern Zé Roberto, a segno a 42 anni e 322 giorni. La sensazione è che abbia ancora voglia di continuare a divertire e divertirsi. Del futuro se ne parlerà a fine stagione. Come sempre.

 


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