Wout Van Aert è forse il corridore più completo del gruppo. Un dubbio d’obbligo quando nel gruppo è presente un fenomeno totale come Tadej Pogačar. Tuttavia, questa volta, ci sbilanciamo e gli diamo questo merito. Come mai? Perché Wout è stato capace per più anni di correre da gennaio a ottobre inoltrato in due discipline apparentemente simili ma in realtà completamente diverse tra loro: il ciclocross e il ciclismo su strada. Non basta?
Ok, andiamo oltre: Wout ha vinto da finisseur, ha vinto da velocista battendo allo sprint gli specialisti puri, si è portato a casa tappe di media montagna e di alta montagna (con fughe appassionanti e nonostante il suo metro e novanta per settantadue chili di peso), ha vinto la storica tappa del doppio Mont Ventoux nel Tour del 2021 ma anche a cronometro, battendo i campioni del mondo di specialità futuri e passati, senza dimenticare i successi nelle Classiche Monumento.
Prendendo in considerazione anche le corte distanze del ciclocross rispetto al ciclismo su strada, ha vinto letteralmente su ogni chilometraggio. Eppure questo non basta a considerarlo il più forte e vincente della sua epoca, e solo il tempo ci dirà se verrà ricordato fra trenta, quaranta o cinquanta anni. Il motivo è che Wout ha sempre dovuto combattere contro gli avversari ma anche contro la malasorte. Partiamo dal primo di questi nemici.
Quello lì e quello là
Così si definivano Coppi e Bartali, non nominandosi mai. Come se il nome donasse realtà a un rivale così ingombrante che era meglio lasciare indefinito. Nel ciclocross stiamo vivendo questa rivalità da quasi un decennio grazie a Wout Van Aert e Mathieu van der Poel. Se escludiamo il 2022 con la vittoria del giovane Tom Pidcock, tra il 2015 e il 2024 il Mondiale ciclocross è sempre stato uno scontro tra MVDP e WVA.
Uno scontro che ultimamente ha visto spesso vincitore Mathieu ma all’inizio – e da Under 23, perché la battaglia era già iniziata – era Wout a farla da padrone. La loro rivalità si è poi trasferita su strada. Dove Mathieu, figlio d’arte di Adrie van der Poel e nipote d’arte di Raymond Poulidor, probabilmente il francese più amato dai francesi, è davanti nelle Classiche Monumento, mentre Wout è avanti nelle tappe, in particolare dei Grandi Giri. Mathieu è un plurivincitore del Fiandre e ha in bacheca una Sanremo e una Roubaix. Wout ha fatto sua una Sanremo, ottenendo piazzamenti nelle altre.
Lo scontro tra i due ha rinfocolato una rivalità tra due nazioni storicamente dominanti nel mondo del ciclismo: Olanda e Belgio. Ed è una battaglia che si rinnova ad ogni Classica Monumento, un po’ come, per fare un paragone calcistico, se periodicamente assistessimo a una finale Italia-Francia a un Europeo o un Mondiale.
Gli altri avversari
Avversari Van Aert li ha avuti all’interno della sua stessa Nazionale, uno su tutti il giovane fenomeno Remco Evenepoel. Esemplare è stato il mondiale di Glasgow del 2023. Di nuovo quello e quell’altro, ovviamente. MVDP oro e VWA argento (sul capitolo secondi posti e medaglia d’argento torneremo tra poco). Terzo? Pogačar ovviamente. Ma qui lasciamo in sospeso una domanda che non ha risposta se non nel terreno metafisico del periodo ipotetico dell’irrealtà. Come sarebbe andata se il co-capitano di Wout, Evenepoel appunto, si fosse messo a lavorare per lui invece di fare corsa a sé? Non lo sapremo mai.
Un altro avversario formidabile per Wout è stato Filippo Ganna. L’orgoglio italiano delle prove contro il tempo, plurivincitore di Mondiali e Olimpiadi su pista e attuale detentore di uno spaventoso record dell’ora, è stato sempre uno spauracchio per Van Aert, relegato da Top Ganna a molti secondi posti, seppur di prestigio, nelle corse contro il tempo. Anche quando sembrava fatta, la crescita di Filippo ha privato Wout di un Mondiale di specialità. Per due anni consecutivi, 2020 e 2021, Ganna ha vinto l’oro e indossato la maglia iridata, lasciando Wout per l’ennesima volta al secondo posto. La piazza d’onore è l’emblema di un altro avversario di Van Aert, quello in comune con un po’ tutti noi: se stesso. Anche Wout è rivale di se stesso e dell’importanza di chiamasi Wout Van Aert, con tutto ciò che ne consegue in termini di aspettative.
Oltre ai già citati secondi posti, c’è un argento a Tokyo 2020 in linea e un bronzo a Parigi 2024 nella cronometro. Pesa anche il doppio argento ai Mondiali nel 2020, sia a cronometro che in linea. Piazze d’onore che pesano anche e soprattutto nel numero: potrebbe chiudere la carriera andando oltre l’incredibile soglia di 100 secondi posti ottenuti. Particolarmente gravoso, poiché inflitto dal grande rivale van der Poel, il secondo posto al Giro delle Fiandre nel 2020.
La sfortuna e le cadute
Sono innumerevoli e gravi le cadute che hanno coinvolto questo corridore, fin da giovane nel ciclocross. A segnare l’inizio di una lunga serie di gravi infortuni è stata quella al Tour del 2019, aprendo un cerchio che – per ora, e si spera per sempre – si è chiuso con il terrificante capitombolo in discesa a questa Vuelta di Spagna. Nel 2019, un giovane Wout in maglia bianca, vincitore di una tappa in volata davanti allo specialista Elia Viviani, finisce su una transenna durante una cronometro e si recide il muscolo della coscia, che non tornerà più come prima.
Ma Wout torna ancora più forte, in modo incredibile. Arrivano le vittorie di peso, alcune delle quali già menzionate: Strade Bianche, Milano-Sanremo, tappe di peso al Tour de France. Il 2021 è forse l’anno in cui Van Aert raggiunge il prime: vittoria di due tappe e della maglia ciclamino alla Tirreno Adriatico (incredibilmente ancora secondo nella classifica generale, dietro al solo Pogačar). Trionfa alla Gand e alla Amstel e si presenta a un Tour de France dove fa ciò che vuole: più tappe vinte tra cui la già citata frazione del doppio Ventoux e la prestigiosissima volata sui Campi Elisi.
L’anno seguente svetterà anche nela classifica a punti del Tour, risultando il gregario perfetto per la prima affermazione in giallo del compagno di squadra Jonas Vingegaard, il tutto dopo aver indossato e vinto una tappa in maglia gialla, con una particolare esultanza sulla quale torneremo. Poi la sfortuna comincia a perseguitarlo tra cadute e guai meccanici nei momenti meno opportuni.
Emblematica la foratura nella Roubaix del 2023 che lo priva della possibilità di giocarsi la vittoria finale. Ecco quindi il 2024, con due terribili cadute. La prima a fine marzo, in discesa, nella classica “Attraverso le Fiandre”, che lo stava portando in una condizione di forma incredibile verso la Roubaix. Le immagini sono strazianti: Wout ha il completino distrutto, ferite sanguinanti su tutto il corpo e fratture multiple. Questa caduta lo priverà sia delle classiche sia della possibilità di correre il suo primo Giro d’Italia. Torna al Tour, dove non incide, mentre alla Vuelta si rivede il Wout che conosciamo: tre vittorie parziali e indosso sia la maglia a pois di miglior scalatore sia quella verde come leader della classifica a punti.
Ma la magia finisce alla quindicesima tappa. Wout si schianta a 70 all’ora contro le rocce in discesa, mentre era in fuga per consolidare i suoi due primati. Si procura una ferita così profonda al ginocchio che arriva a interessare le articolazioni. Deve ritirarsi – impietose immagini lo inquadrano, sbiancato per il dolore e lo spavento mentre il sangue scorre copioso dal ginocchio e da altre parti del corpo – perdendo la possibilità di correre Europei e Mondiali.
La caduta alla Vuelta che segna l’ennesimo stop per Wout Van Aert
Le maglie e l’amore di una nazione
Tornerà Wout, e siamo sicuri tornerà a conquistare maglie prestigiose come quelle già indossate, delle quali proviamo a fare una rassegna che sicuramente sarà incompleta: quella di campione del mondo nelle categorie under e juniores, maglia di campione nazionale belga sia a cronometro che su strada, maglia ciclamino alla Tirreno Adriatico, maglia verde al Tour e in altre corse di una settimana francesi. Senza dimenticare che ha indossato provvisoriamente – senza portarle a casa definitivamente – la maglia bianca al Tour de France, quella blu alla Tirreno Adriatico, maglia roja, a pois e verde alla Vuelta di Spagna, quella da leader del Tour of Britain e la maglia gialla al Tour de France. E concludiamo con la conquista anche del titolo di campione europeo nella categoria Under 23 di ciclocross.
Il Belgio lo ama. Non si può non amare Wout Van Aert. Non è solo così forte e completo come abbiamo descritto, incarnando in modo sublime il ciclismo moderno. Wout è anche generoso, è un uomo in missione che prova fughe di quasi duecento chilometri che profumano di ciclismo antico. La caduta alla Vuelta è l’ennesimo stop di una carriera in cui la malasorte sta giocando un ruolo preponderante. Ma Van Aert tornerà a volare. Anche questa volta.
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