Sei titoli nazionali, quattro Coppe di Francia, tre Coppe di Lega francese e tre Supercoppe. Sette partecipazioni in Champions League e 22 in Coppa UEFA, cinque da quando si chiama Europa League. Quando il Bordeaux ha presentato istanza di fallimento, il quotidiano L’Équipe non ha potuto che titolare con una parola tagliente, ma inesorabile: “Inevitabile“. La notizia era nell’aria da tempo, perché da diversi anni il club stava sperimentando una gestione finanziaria disastrosa, con un conseguente tracollo dei risultati sportivi.
Una delle squadre storiche e più titolate del calcio francese, tanto in campo nazionale quanto internazionale, dovrà ripartire dalla quarta serie, dopo oltre 100 anni di storia. Les Marines et Blancs hanno toccato il punto più basso e adesso possono soltanto risalire la china: ne va della credibilità di una città, di tanti campioni nel passato, di un intero sistema calcistico.
Gli albori spagnoli
Prima che il calcio diventi l’attività principale della società polisportiva Girondins de Bordeaux devono passare circa 30 anni. Il club nasce come associazione di ginnastica e di tiro competitivo, mentre la sezione del calcio apre in via sperimentale nel 1910. L’inserimento in pianta stabile arriva soltanto nel 1920: un inizio che fa da preambolo ad una storia di alti e bassi nel panorama del calcio francese.
A contribuire alla crescita del movimento calcio a Bordeaux è poi lo scoppio della guerra civile spagnola, perché grazie al conflitto la città si riempie di cittadini spagnoli esuli. A dire il vero, si hanno tracce della presenza di una folta comunità spagnola sin dalla metà degli anni Venti, con tanto di iscrizione ufficiale ai campionati del Club Deportivo Español de Burdeos. José Altuna e Ramon Equiazabal, entrambi originari dei Paesi Baschi, sono i giocatori più rappresentativi di una società fondamentalmente straniera chiamata a disputare un campionato professionistico in terra di Francia.
Successi amari
Il Deportivo Bordeaux – si usava chiamare così la squadra spagnola – decide di fondersi con un’altra squadra della città, lo Sporting Club de la Bastidienne. Ma è solo il 17 ottobre 1936 che il club assume la denominazione di Girondins de Bordeaux FC e i primi successi non tardano molto ad arrivare. Successi per i quali c’è poco da festeggiare, perché la cruda campagna di Francia nel 1940 ha smembrato il Paese e decimato le forze militari transalpine. Perdite pesantissime, con più di 90mila soldati uccisi e quasi due milioni di prigionieri di guerra. Dopo la caduta di Parigi in mani tedesche il governo francese viene trasferito a Bordeaux, con la spinta di forze politiche e militari, al fine di siglare il prima possibile un armistizio.
Il primo ministro Paul Reynaud, contrario alla resa, viene costretto alle dimissioni e rimpiazzato dal celeberrimo maresciallo Philippe Pétain. Un uomo passato alla storia per essere stato il capo politico dello Stato fantoccio della Repubblica di Vichy, sotto il diretto controllo di Berlino. Dopo la firma dell’armistizio, la Francia viene suddivisa in tre zone: una grande zona occupata a nord, dove erano di stanza le truppe tedesche, una cosiddetta “libera” o “franca” al sud sotto la giurisdizione di Vichy – e quindi di Pétain – e una proibita sull’area costiera, interdetta persino agli abitanti della zona fino al 1943.
Il movimento calcistico francese decide di non fermarsi e di organizzare le partite della Coppa di Francia in base alle zone di occupazione. In sostanza, ogni zona disputa il proprio torneo e le squadre vincitrici si affrontano in partite interzonali, di difficile organizzazione logistica a causa della guerra. Ma è proprio in questo contesto che arriva il primo storico successo per i Girondins de Bordeaux: la Coppa di Francia del 1941. Il club riesce a conquistare la vittoria finale contro il Fives grazie a una doppietta di Santiago Urtizberea, anch’egli originario dei Paesi Baschi.
La questione Saarland e il primo titolo
Dopo il termine della Seconda guerra mondiale, la regione del Saarland torna sotto il dominio francese. Una circostanza che fa ricadere la squadra principale di quel territorio, l’FC Saarbrücken, all’interno dei campionati calcistici d’oltralpe. Lo sport è da sempre un grande volano per l’integrazione ma i cannoni hanno smesso di sparare da troppo poco tempo per accettare una simile situazione, tanto che il Saarbrücken di quegli anni si configura come una specie di caso diplomatico all’interno del mondo del calcio. Il club, sostenuto dal presidente Jules Rimet, richiede di essere annesso alla federcalcio francese, ma la maggioranza delle squadre boccia categoricamente la proposta. Inoltre gli atleti tedeschi, durante le trasferte, non sono propriamente accolti di buon grado dalle tifoserie avversarie.
Il punto di incontro viene trovato in una formula alquanto particolare: viene decretato che la squadra del Saarland può prendere parte alle competizioni ma che i risultati sportivi non saranno conteggiati. In sostanza, come se figurasse una squadra “fuori categoria”. Il problema è che il Saarbrücken finisce il campionato interregionale di Division 2 1948-49 davanti a tutti, un esito che in condizioni normali garantirebbe alla squadra la promozione diretta nella massima serie francese.
Chi approfitta di questa situazione è proprio il Bordeaux, giunto terzo in classifica ma promosso in seconda posizione per l’esclusione del Saarbrücken. Una situazione bizzarra che consentirà ai Marines et Blancs di conquistare la promozione in Division 1 e di ottenere un’incredibile vittoria da neopromossa – la prima squadra francese a riuscirci – nella stagione 1949-50. Dopo il girone di andata dominato dal Lille, i girondini riescono a ricucire lo svantaggio grazie ad una seconda parte di campionato pressoché perfetta. La vittoria finale arriva grazie ai 6 punti di vantaggio rispetto al Lille, con due giornate di anticipo e la miglior difesa dell’intera lega. Leader indiscussi di quella squadra sono i rocciosi difensori Manuel Garriga e Jean Swiatek, oltre all’attaccante olandese Bertus de Harder.
Un’annata assolutamente speciale per il Bordeaux, che alla fine della stagione parteciperà alla seconda edizione della Coppa Latina, un torneo degli anni Cinquanta riservato ai campioni nazionali di Francia, Portogallo, Italia e Spagna. I girondini superano l’Atlético 4-2 in semifinale e sfiorano il successo contro il Benfica, terminando sul 3-3. Non essendo previsti supplementari e rigori, per assegnare la coppa occorre ripetere la finale. E questa volta il Bordeaux soccombe per 2-1.
I gloriosi anni Ottanta e la successiva caduta
Al 1950 faranno seguito trent’anni di ombre per il Bordeaux, con l’unico barlume di un giocatore che finirà per diventare uno dei più rappresentativi di sempre nella storia del club girondino: Alain Giresse. La svolta tattica che fa tornare la squadra alla ribalta è determinata dall’assunzione del tecnico Aimé Jacquet nel 1980. A disposizione del nuovo allenatore vengono messi un insieme di calciatori esperti e di giovani promesse, quali Bernard Lacombe, Jean Tigana, Patrick Battiston, Gernot Rohr e tanti altri.
Il Bordeaux vive un decennio incredibile, dominando il panorama del calcio francese. I biancoblu vincono tre titoli nazionali (1983-84, 1984-85 e 1986-87) e due Coppe di Francia (1985-86 e 1986-87) in quattro anni, arrivando a disputare addirittura la semifinale di Coppa dei Campioni contro la Juventus nel 1985. Un’edizione che diverrà tristemente nota non tanto per il primo successo europeo dei bianconeri, bensì per la tragedia dello stadio Heysel di Bruxelles, una finale surreale in cui persero la vita 39 persone, con i dirigenti UEFA e le forze dell’ordine intenti a far disputare la partita per evitare un ulteriore escalation di violenze.
Ma nel giro di poco tempo iniziano i problemi di natura economica, che costringono il club a ripartire dalla seconda divisione al termine della stagione 1990-91. Lo storico presidente dei girondini Claude Bez si dimette e il Bordeaux viene retrocesso per motivi amministrativi. Tuttavia, les Marines et Blancs si riscattano immediatamente sotto la guida dell’allenatore Rolland Courbis. Il Bordeaux in due anni centra la promozione in Division 1 e un quarto posto che fa tornare i girondini in Coppa UEFA. La squadra si ripete l’anno successivo, prima che la panchina finisca in mano al tecnico serbo Slavoljub Muslin. Per arrivare, forse, alla stagione più sorprendente dell’intera storia del club.
Già, perché nel 1995-96 la squadra riesce a raggiungere la finale di Coppa UEFA. Un exploit europeo che fa da contraltare a un’annata piuttosto deludente in campionato, dove il Bordeaux rischia addirittura di retrocedere. Una colpa imputata a Muslin, che viene esonerato per fare spazio al già citato Gernot Rohr, tornato dopo il suo passato da calciatore durante l’epoca d’oro del club. In finale i girondini si arrendono contro il Bayern di Jürgen Klinsmann e Lothar Matthäus. Ma in quella squadra emergono alcuni talenti incredibili che lasceranno la squadra l’anno successivo: Christophe Dugarry, Bixente Lizarazu e Zinédine Zidane.
Proprio così, i primi sprazzi di genio di uno dei giocatori più forti di questo sport si intravedono con la maglia del Bordeaux. La città in cui Zidane milita per quattro anni, siglando 28 reti in 139 gare ufficiali e aggiudicandosi diversi riconoscimenti a livello individuale. Un talento messo in mostra dal tecnico Courbis, il primo a credere in lui e a inventare il soprannome Zizou, avvalorato dalle referenze di Michel Platini, che ne suggerirà il nome alla Juventus degli Agnelli.
Perentorio 3-0 nel ritorno dei quarti di Coppa UEFA 1995-96 e rimonta sul Milan, che si innamorerà di Dugarry, autore di due gol
Gli ultimi titoli e il disastro americano
Negli ultimi venticinque anni il Bordeaux si è sempre mantenuto nelle zone alte della classifica in Ligue 1, aggiudicandosi due titoli nazionali nelle stagioni 1998-1999 e 2008-2009. L’ultimo successo arriva con Laurent Blanc in panchina e con giocatori che, eccetto alcune eccezioni, faranno fatica a lasciare il segno fuori dalla Gironda: il difensore Benoît Trémoulinas, l’ex milanista Yoann Gourcuff, la punta argentina Fernando Cavenaghi e il marocchino Marouane Chamakh. Un titolo conquistato nelle ultimissime giornate, più grazie agli stop delle inseguitrici che ai meriti biancoblu.
L’inizio della fine comincia il 6 novembre 2018, quando il club viene ceduto alla proprietà americana GACP (General American Capital Partners) e alla società partner King Street. L’ex ginnasta e già presidente della Federtennis francese Frédéric Longuépée viene messo a capo del club. Una scelta piuttosto bizzarra, che presto rivelerà le reali intenzioni della proprietà a stelle e strisce. King Street acquista tutte le quote del Bordeaux e mette in atto un piano di gestione sportiva assolutamente fallimentare, oltre che chiaramente improntata alla truffa. E a pagare una parte dei debiti accumulati dalla società sono, incredibilmente, i tifosi.
Longuépée firma comunicati in cui si annuncia il tutto esaurito in curva, per costringere i tifosi ad acquistare i biglietti nei settori più costosi dello stadio Matmut-Atlantique. Peccato che il tutto esaurito non ci sia mai. Gli ultras si ribellano, con tanto di invasione di campo durante una partita contro il Nîmes del 2019 per chiedere le dimissioni del presidente. Longuépée presenta anche una denuncia per diffamazione, quando in giro per la città cominciano a circolare i volantini con il suo volto e la scritta “Wanted – 40.000 € reward pour la capture de Frédéric Longuépée“.
Una rabbia e un livore giustificati, dato che il club continua ad accumulare debiti importanti e a sprofondare in campionato. Una situazione che porta alle dimissioni dell’allenatore Gustavo Poyet a seguito della cessione dell’attaccante Gaëtan Laborde al Montpellier. Una trattativa mai comunicata allo stesso Poyet e portata avanti con il solo obiettivo di fare cassa.
Fumo negli occhi: Gérard Lopez e il fallimento
La proprietà King Street lascia il Bordeaux con un debito finanziario da 60 milioni di euro che ne mette a rischio la sopravvivenza. Il club viene messo sotto amministrazione controllata da parte di un tribunale fallimentare, in attesa dell’annuncio del nuovo presidente Gérard Lopez. Un soggetto già noto per aver ridotto sul lastrico le precedenti società che aveva gestito, non soltanto il team Lotus in F1 ma addirittura il Lille, proprio in Ligue 1 e solamente sei mesi prima rispetto all’acquisizione del Bordeaux.
La strategia del fumo negli occhi prevede operazioni di bella facciata: il restyling del logo in stile franchigia americana e l’assunzione dell’ex allenatore della Lazio Vladimir Petković, con un ingaggio esorbitante e assolutamente fuori portata rispetto alla precaria situazione finanziaria del club. Lo stesso Petković viene cacciato sei mesi più tardi con una ricca buonuscita da 10 milioni. Una situazione disastrosa che fa sprofondare il Bordeaux in Ligue 2, a distanza di 30 anni dall’ultima retrocessione.
Le ultime due stagioni nella seconda serie infliggono il colpo finale: un club sempre più indebitato e un tetto stipendi altissimo per la categoria. L’atto finale è arrivato lo scorso 26 luglio, dopo un disperato tentativo da parte di Lopez di vendere la squadra a Fenway Sports, i proprietari del Liverpool. Come recita il comunicato dal sito internet dei girondini:
Dopo la conferma della decisione del DNCG di retrocedere l’FC Girondins de Bordeaux in National 1, il club ha presentato martedì un’istanza di fallimento presso il Tribunale commerciale di Bordeaux per avviare la necessaria ristrutturazione. Di conseguenza, il Tribunale commerciale dichiarerà a breve l’apertura di una procedura collettiva, che comporterà automaticamente la perdita dello status professionale del club.
Il Bordeaux deve tornare a splendere
Il Bordeaux ha subito un’ulteriore retrocessione dalla commissione federale di controllo. I girondini alla fine sono costretti a ripartire addirittura dalla quarta serie, in National 2. Non si è ancora deciso dove disputerà le partite, anche se si parla del piccolo stadio Sainte-Germaine du Bouscat. Il nostro augurio è che il Bordeaux possa tornare nel posto che merita: ai vertici del calcio francese. Un club così ricco di campioni, dalle radici così profonde e intrise di storia, non può e non deve sparire dal calcio che conta.
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