Come sta andando il calciomercato dell’Inter

Calciomercato Inter - Puntero

Ai tempi delle elementari ho iniziato ad associare alcune parole ai colori. Ad esempio i giorni della settimana: quando qualcuno diceva “sabato”, a me veniva in mente immediatamente il giallo, per “domenica” il rosso e così via. Stessa cosa per i mesi: novembre era un grigio tremendo e spaventoso, dicembre un nero lucido. Di sicuro questo fenomeno è più frequente di quanto credesse il me bambino e negli anni mi sono confrontato sul tema con un sacco di persone, trovando spesso conforto: non ero un bambino pazzo, capitava anche ad altri. Probabilmente i tedeschi hanno inventato una lunghissima parola composta e per me impronunciabile per descrivere questo fenomeno (loro hanno una parola per tutto). Magari esiste anche un termine scientifico che vuol dire proprio “pensare a un colore quando senti una determinata parola”.

Anche da adulto succede di avere flash colorati quando leggo un nome. Giuseppe Marotta per me è il grigio assoluto, che immagino non esista ma ci siamo capiti. È una tonalità austera e serissima, che di certo non ti mette l’allegria di una spiaggia di Rio, però sull’affidabilità cosa gli vuoi dire. L’Inter 2024/2025 è costruita esattamente così: solida, frutto di un mercato mirato e, almeno fino a oggi, senza grandi sussulti. Un’Inter grigio Marotta.

 

I primi colpi dell’Inter: Zieliński, Taremi e Josep Martínez

Senza girarci troppo attorno, l’obiettivo dichiarato dell’estate nerazzurra è puntellare una rosa che nella stagione scorsa ha fatto i suoi porci comodi in campionato e ha vagamente deluso in Champions League. Ma, un po’ come succede per le ferie di luglio, una vacanza ha una più alta probabilità di riuscita se programmata per tempo. Papà Marotta e il figlio prediletto Piero Ausilio lo sanno e per questo già a gennaio hanno incassato i sì di Piotr Zieliński e Mehdi Taremi, arrivi funzionali al progetto, due calciatori esperti che nello scacchiere di Simone Inzaghi dovranno fungere da primi cambi nei rispettivi reparti (il polacco condividerà questo ruolo con Davide Frattesi). Del resto il leitmotiv è chiaro: la prossima stagione, complice il Mondiale per Club, vedrà l’Inter impegnata su quattro fronti e il gruppo va rimpolpato. Servono giocatori che abbiano un’esperienza internazionale comprovata.

A Milano è arrivato anche Josep Martínez, su cui la società di viale della Liberazione ha investito una quindicina di milioni (bonus compresi). Il portiere spagnolo farà da secondo a Yann Sommer, al posto di quell’Emil Audero che nelle poche apparizioni della scorsa stagione aveva convinto il giusto. L’ex Genoa è un portiere dal potenziale forse ancora in parte inesplorato e che in Liguria si è messo in mostra con prestazioni esaltanti alternate a qualche scivolone, ma a 26 anni sembra vicino alla piena maturità calcistica: l’Inter ha aperto il portafoglio per lui sperando possa diventare titolare dopo un anno di apprendistato alle spalle dello svizzero, che a dicembre spegnerà 36 candeline.

C’è poi il classe 2006 Álex Pérez. Il difensore del Betis arriva all’Inter in prestito con diritto di riscatto fissato a 700mila euro e sembra destinato alla Primavera. Si tratta di un centrale giovane che verrà valutato con calma, al momento è da escludere che possa rendersi utile in prima squadra, anche perché sta guarendo da un infortunio e non si è mai allenato agli ordini di Inzaghi. Il fisico (1,93) e il potenziale ci sono, almeno così dicono i pochi che lo hanno visto giocare, alla peggio tornerà in Spagna con ancora appiccicata addosso la pesantuccia etichetta di “nuovo Piqué”.

 

Le cessioni e l’eterno ritorno degli Esposito

L’Inter ha ceduto tanto. O meglio, ha lasciato andare via a zero quegli elementi marginali nella stagione della seconda stella. Hanno fatto le valigie Juan Cuadrado, Stefano Sensi, Alexis Sánchez, a cui si aggiunge Davy Klaassen (fine prestito). Per motivi diversi nessuno di loro è riuscito a dare un contributo almeno sufficiente e, considerate anche le carte d’identità e le cartelle cliniche, era impensabile confermarli.

Diverso il discorso di Valentín Carboni, rientrato dalla buona stagione al Monza che gli è valsa la convocazione nell’Argentina, con cui ha vinto la Copa America. L’Inter ha provato a monetizzare ma si è dovuta accontentare di rinnovargli il contratto fino al 2029 prima di spedirlo in Erasmus a Marsiglia (prestito oneroso da un milione). L’intento è chiaro: la dirigenza nerazzurra spera che il fantasista esploda definitivamente grazie al calcio propositivo di Roberto De Zerbi e che i francesi lo riscattino a 36 milioni (l’Inter, nel caso, avrebbe diritto al contro-riscatto fissato a 40).

A margine, vanno segnalate le ormai tradizionali cessioni a titolo temporaneo dei fratelli Esposito (Pio allo Spezia, Sebastiano si confronterà con la Serie A a Empoli), di Aleksandar Stanković al Lucerna e di Zinho Vanheusden al Mechelen.

Lucien Agoumé è stato ceduto al Siviglia: l’Inter incassa 4 milioni per il 50% del cartellino e mantiene un 10% sulla rivendita. Gli spagnoli possono acquistare tra un anno – entro una data definita – il restante 40% a una cifra già stabilita, pari a 4 milioni. Se ci avete capito poco è normale, questi sono gli affari che si fanno nel mondo del calcio nel 2024.

In uscita a titolo definitivo c’è anche Martín Satriano. L’attaccante uruguaiano ha rifiutato di tornare al Brest, che giocherà la Champions League e che aveva messo sul piatto 8 milioni per acquisirne il cartellino. Ausilio ora gli sta cercando un’altra sistemazione.

 

Correa, che non somiglia per nulla a un elefante

Joaquín Correa è l’elefante nella stanza dell’estate interista. E questo dice molto di noi e della nostra necessità di paragonare gli esseri umani agli animali. Converrete che non esiste al mondo una persona meno simile a un elefante di Correa, che nei suoi giorni migliori – pochi, certo – era un calciatore elegante che sembrava zampettare sinuoso in quella zona mistica del campo che va dalla trequarti all’area di rigore. Eppure per tutti ora lui è diventato un gigantesco mammifero con la proboscide, peraltro rinchiuso in uno spazio molto limitato.

Tagliando corto, Correa al momento è invendibile, ha un ingaggio pesantissimo per uno che nella scorsa stagione ha fatto zero gol e zero assist con il Marsiglia. Sembra aver semplicemente dimenticato come si gioca a calcio e, tornando per un attimo seri, sta chiaramente attraversando un periodo terribile dal punto di vista psicologico, almeno per quanto riguarda la sfera professionale. Quindi che si fa? Niente, si aspetta. L’Inter vorrebbe cederlo per qualche milione ma al momento la missione appare impossibile. Un altro prestito? Può darsi, magari finirà così, anche se in quel caso i nerazzurri dovranno accollarsi buona parte dello stipendio del Tucu. Ultima ipotesi, forse la più affascinante: Correa resta all’Inter come quinta punta. Fantamercato sì, ma forse neanche troppo.

 

Arnautovic e il mister X della difesa

Quello di Correa non è l’unico nodo da sciogliere in attacco. Si dice che Ausilio abbia fatto intendere a Marko Arnautović che insomma, come dire, se decidesse di andarsene non sarebbe proprio un dramma. L’austriaco ha qualche estimatore e potrebbe fare comodo a diverse squadre di metà classifica o qualcosa meno. Anche all’estero pare esistano ds che ci stanno facendo un pensierino.

L’ex Bologna ad esempio piace parecchio in Turchia, specialmente al Trabzonspor. Anche in questo caso l’ingaggio è un ostacolo non da poco (3,7 milioni). Se dovesse partire Arnautović l’Inter dovrebbe mettersi alla ricerca di una quarta punta ma è ancora troppo presto per dire che tipo profilo si andrà a cercare. Per ragioni di lista UEFA potrebbe tornare di moda il nome di Andrea Pinamonti: i rapporti tra i nerazzurri e il Sassuolo, si sa, sono ottimi ma di mezzo ci si potrebbe mettere l’Atalanta che ha bisogno di un rinforzo davanti dopo il grave infortunio di Gianluca Scamacca.

Ausilio e i suoi collaboratori, intanto, sfogliano la margherita per mettere a disposizione di Inzaghi un braccetto di sinistra. Si tratta di un acquisto reso necessario dopo lo stop di Tajon Buchanan, che non tornerà in campo prima di metà novembre. L’infortunio del canadese cambia il gioco delle coppie del Demone di Piacenza: Carlos Augusto verrà utilizzato prevalentemente come vice di Federico Dimarco e non più come riserva di Alessandro Bastoni.

I nerazzurri hanno rinunciato a Ricardo Rodríguez, andato al Betis, il che vuol dire che difficilmente ingaggeranno un veterano. Più probabile che si viri su un nome alla Bisseck: pochi milioni, sicuramente meno di 10, per portare a Interello un difensore di prospettiva e una possibile futura plusvalenza. Del resto Ausilio era vicino a chiudere con il Verona per Juan David Cabal, ma poi la Juve ha rilanciato e l’Inter ha preferito non esporsi economicamente su un ragazzo promettente ma che ad oggi ha pochissimo calcio vero nelle gambe.

 

Inzaghi può ritenersi soddisfatto?

Riassumendo, quindi, l’Inter ha virtualmente concluso il mercato in porta e a centrocampo, cerca un braccetto sinistro giovane e probabilmente una punta. Tra i pali ci sono Sommer, Martínez e Di Gennaro. I due braccetti destri sono Pavard e Bisseck, i centrali Acerbi e de Vrij, a sinistra Bastoni aspetta di capire chi potrà fargli tirare il fiato. Gli esterni destri dovrebbero essere i confermati Dumfries e Darmian, a sinistra agiranno Dimarco e Carlo Augusto in attesa del rientro di Buchanan. Il regista sarà Çalhanoğlu con Asllani primo cambio. Barella e Mkhitaryan le due mezzali che giocheranno più minuti, con Frattesi e Zieliński che avranno molto spazio. Davanti Lautaro e Thuram non si toccano, Taremi terza punta e Arnautovic o un nuovo arrivo a completare il reparto.

Sulla carta si tratta di una rosa completa e competitiva in tutti i reparti, che punta a confermarsi Campione d’Italia e a fare meglio in Europa. Anche se, è quasi superfluo dirlo, le vie del calcio (e fino al 1 settembre anche del calciomercato, leggi Federico Chiesa) sono infinite. L’Inter è reduce da una stagione in cui tutto o quasi ha girato per il verso giusto, soprattutto grazie al lavoro di Inzaghi e del suo staff. La base da cui ripartire è eccellente, sia in termini di calciatori che di proposta tattica. Insomma, il 2025 potrebbe rappresentare il nuovo picco del ciclo milanese di Marotta. Grigio, ma vincente.

 


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Di Vincenzo Corrado

Giornalista professionista, scrittore e altre cose che andavano di moda prima dell'intelligenza artificiale. Nato al mare e cresciuto tra la nebbia: avrei preferito il contrario.