Tra tutte le sfide che si disputano tra squadre lombarde, la più celebre è ovviamente il derby della Madonnina, l’eterna rivalità tra Milan e Inter. Il primo si giocò più di 100 anni fa, il 10 gennaio 1909, ben lontano dalle luci e dal glamour attuale di San Siro. All’epoca il teatro della partita fu il Campo Milan di Porta Monforte, dove i rossoneri si imposero per 3-2 grazie alle reti messe a segno da Attilio Trerè II, Pietro Lana e Max Laich alle quali risposero quelle nerazzurre di Achille Gama e Bernard Schuler.
Sono state scritte pagine e pagine sul derby della Madonnina, talmente tante e rilevanti che negli anni hanno oscurato diverse altre rivalità lombarde non meno accese. Tra queste, una in particolare è spesso snobbata e sconosciuta al grande pubblico. Stiamo parlando del derby tra Como e Monza, che nella prossima stagione si disputerà per la prima volta in Serie A.
Un derby a 40 chilometri di distanza
A prima vista può apparire strano che due città distanti 40 chilometri possano vantare un clima da derby. Una cosa che, in realtà, non dovrebbe stupire se si pensa che la seconda rivalità lombarda è quella tra bresciani e atalantini, separati dal Lago d’Iseo e da 50 chilometri.
La parola derby in ambito sportivo è un ampliamento del concetto utilizzato per la prima volta nelle corse ippiche istituite in Inghilterra nel 1780 da Edward Stanley, ovvero, come ci dice Treccani, una “gara molto importante in competizioni sportive di altro tipo, e spec., nel calcio, tra due squadre della stessa città o regione, o anche tradizionalmente rivali”. Dunque, la condizione di territorialità, se così vogliamo chiamarla, viene assolutamente rispettata: le due squadre sono entrambe lombarde, seppur distanti. Ma perché esiste questa rinomata rivalità proprio tra Como e Monza? Prima di approfondire il discorso è doveroso fare una piccola parentesi su un altro iconico derby, quello che si gioca tra il Como e la squadra della sponda che volge a mezzogiorno dell’omonimo lago: il Lecco.
Origini del Como e derby del Lario
Fino al 1992 quella tra Como e Lecco era una delle tante rivalità sparse per lo Stivale. Dal 1992 però, con la creazione della provincia di Lecco, la situazione si è amplificata, andando ben oltre le semplici questioni calcistiche. È un duello tra i due rami del lago di Como – spesso chiamato anche Lario, riprendendo l’antico nome latino – ossia il ramo di Volta e il ramo di Manzoni. La contesa, che ha visto come massimo palcoscenico la Serie B, annovera 72 confronti tra cadetteria, Serie C, Serie D, coppe nazionali e campionati di guerra, con 29 affermazioni comasche, 23 pareggi e 21 successi lecchesi. Attualmente il tabellino vede il Como avanti anche nel computo delle reti, con un complessivo 93-75.
La nascita del calcio a Como ha un luogo e una data. Il 25 maggio 1907 presso il Bar Taroni, nella centralissima via Cinque Giornate, un comitato di soci fondò il Como Foot-Ball Club, fissando proprio il luogo di fondazione come prima storica sede della neonata società. Negli anni immediatamente successivi il Como disputò una serie di incontri amichevoli e tornei a carattere locale, sfidando esclusivamente squadre milanesi, ossia U.S. Milanese, Libertas, Unitas e Juventus Italia, e svizzere, quali Chiasso, Lugano e Bellinzona.
Il primo vero confronto calcistico tra le due città del Lario avvenne soltanto due anni dopo, il 12 dicembre 1909. A Como si incontrarono il Como Foot-Ball Club e l’Unione Sportiva Lecchese, partita terminata 4-3 per i padroni di casa. Lo sviluppo del calcio locale fu rapido: il 1º ottobre 1911, in occasione delle amichevoli Internazionale-U.S. Milanese 8-0 e Como-Bellinzona 3-1, venne inaugurato il campo da gioco di via dei Mille. Nel 1912, dopo la fusione con il Club studentesco Minerva avvenuta l’anno precedente, il Como partecipò alle qualificazioni per l’ammissione al campionato di Prima Categoria, non accedendovi a causa della sconfitta nel primo turno – giocato a Torino il 20 ottobre – per 3-1 contro il Savona. Il Como fu quindi iscritto al girone lombardo di Promozione ed esordì il 17 novembre del 1912 sul suo nuovo campo, battendo il Brescia per 5-0.
In poco tempo la squadra prese forma e consapevolezza, rafforzandosi sempre di più, fino a ottenere la promozione in Prima Categoria, massimo campionato calcistico dell’epoca. Vi rimase fino al 2 luglio 1922, quando perse 2-1 contro il Piacenza nel turno preliminare degli spareggi per partecipare alla nuova Prima Divisione, istituita in seguito al Compromesso Colombo che riunificò i campionati.
Relegati in Seconda Divisione, i comaschi dovettero aspettare la stagione 1924-25 per assistere alla prima sfida ufficiale contro i rivali di lago, all’epoca rappresentati dalla Canottieri Lecco. Dopo l’1-1 dell’andata, al ritorno arrivò il primo storico successo del Como con un convincente 4-1. Fu un’annata brillante per il Como Foot-Ball Club, che vinse il proprio girone di Seconda Divisione, salvo poi soccombere nel girone finale e rinunciare agli spareggi interdivisionali per l’ultima chance di promozione. La rinuncia fu parzialmente motivata dal 3-2 interno incassato nell’ultimo turno dall’Udinese: sono passati esattamente 100 anni ma la musica non è mai veramente cambiata, visto che i comaschi attribuirono la mancata vittoria all’arbitro della partita, quel Rinaldo Barlassina che sarebbe diventato il numero uno dei fischietti italiani e avrebbe creato nel 1932 la cosiddetta Agendina del Calcio, prima forma di almanacco del pallone italiano.
Negli anni successivi alla riforma portata dalla Carta di Viareggio, che ha ufficializzato l’assetto del calcio che – pur con qualche modifica – è in uso anche al giorno d’oggi, arrivarono scontri a livelli man mano più alti, fino a quelli del campionato 1946-47 con i primi derby del Lario in Serie B, massimo livello mai raggiunto dalla sfida. Il canovaccio fu lo stesso del primo rendez-vous ufficiale: pareggio all’andata con il risultato di 0-0, nuovo successo del Como al ritorno, stavolta di misura.
Ci vollero undici anni per un nuovo scontro ufficiale tra le due rivali, preludio a un periodo in cui il derby del Lario sarebbe diventato sempre più raro. Particolarmente significativa fu la stagione 1978-79, quella del primo scontro in Serie C1 con la nuova denominazione. Un’annata trionfale per il Como, che vinse il campionato e avrebbe concesso il bis l’anno seguente, e in cui si giocarono ben quattro derby: il Lecco non colse l’occasione di salvare la stagione, non riuscendo a frenare la corsa del Como verso la B – 3-1 all’andata, 0-0 al ritorno – né a eliminarlo dalla Coppa Italia Semiprofessionisti: il 2-0 per i comaschi all’andata vanificò l’unico successo stagionale lecchese per 1-0 nel match di ritorno.
Fu un lungo commiato: il Como visse il periodo più importante della sua storia, circostanza che privò le due tifoserie di questo sentito match fino alla fine degli “anni ruggenti” dei biancoblù, ossia per dodici anni in match ufficiali e addirittura per diciannove in campionato. La sfida tornò nel 1997-98 e si disputò in C1 per quattro anni di fila, fino alla stagione 2000-01, quando i comaschi centrarono la promozione in B vincendo la finale dei playoff con il Livorno, anche in questo caso, come avvenuto nel biennio 1978-1980, completando il doppio salto fino alla Serie A. Una stagione in cui il Como fu inserito nello stesso girone del Lecco, sconfitto 4-0 al Sinigaglia ma vittorioso al Rigamonti-Ceppi per 1-0. A fine stagione i manzoniani poterono comunque consolarsi con la conquista della salvezza.
L’ultima sfida è recentissima e risale allo scorso 27 febbraio 2024, con i comaschi ancora una volta vittoriosi sui cugini per 3-0 a domicilio. E chissà che un giorno i due club non finiscano per ritrovarsi contro anche nella massima categoria. Nell’attesa, dalla prossima stagione il Como avrà comunque l’opportunità di disputare un derby in Serie A: forse non sarà sentito come quello con il Lecco ma è comunque un appuntamento acceso e affascinante: la sfida con il Monza.
Le origini della rivalità tra Monza e Como
Monza-Como è uno tra i derby lombardi più accesi e longevi del panorama calcistico professionistico. La forte rivalità, sentita da entrambe le tifoserie, si è inasprita anno dopo anno in seguito ai numerosi incroci tra i due club e al calciomercato, con il frequente passaggio di calciatori dall’una all’altra sponda. Sin dalla prima sfida, disputata in riva al lago il 19 novembre 1922 e terminata 0-0, la convivenza tra le due squadre ha contribuito alla creazione di una competizione avvincente e sentita, tanto che con il tempo Monza-Como è diventato uno dei derby più intensi delle serie minori. Il bilancio complessivo delle sfide tra le due squadre recita 38 vittorie in favore dei comaschi, 29 per il Monza e 31 pareggi.
Dopo i primi confronti tra Seconda e Prima Divisione, quando il Como adottò il nome Comense, i due club si ritrovarono nella Serie C nazionale nel 1936. Al campo di via Ghilini, i brianzoli annientarono i lariani con il tennistico punteggio di 6-1, perfetta vendetta dopo il pesante 2-5 nell’ultima sfida a livello regionale. Protagonista indiscusso fu Giovanni Arosio – secondo goleador monzese di sempre dietro a Bruno Dazzi – che uscì dal campo con il clamoroso bottino di cinque gol realizzati.
A partire dagli anni ’50, Como-Monza è diventata un’accesa classica di cadetteria. Furono i comaschi a centrare il primo successo in B, con un 4-1 nella stagione 1953-54, avviando un periodo di sostanziale predominio spezzato solo dal successo esterno per 2-1 dell’allora Simmenthal Monza nel match di andata del campionato 1955-56. Il riscatto brianzolo arrivò nel campionato 1957-58, con due vittorie su due incontri: 1-0 in trasferta e il primo successo interno nei derby di Serie B del 20 aprile 1958, in un incontro terminato 2-1 con reti biancorosse di Achille Fraschini e Luigi Borghi, quest’ultimo autore anche di una tripletta nel roboante 4-0 di due mesi più tardi in Coppa Italia.
Non mancano le curiosità e i gol d’autore, nei derby tra Como e Monza: nella stagione 1959-60, il Como del tecnico argentino Hugo Lamanna – che sarebbe finito sulla panchina proprio del Monza nella stagione seguente – si impose anche grazie alle reti dei fratelli Gianluigi e Franco Stefanini, con il primo che successivamente si sarebbe accasato tra le fila dei brianzoli. Nel 2-3 del campionato 1961-62, invece, nel Como andò a segno Gigi Meroni, futura Farfalla granata ed eroe sfortunato che sarebbe scomparso tragicamente pochi anni più tardi, mentre nel Monza ad andare a segno fu Eugenio Bersellini, in seguito grande allenatore, tra le altre, proprio dei rivali comaschi.
Gli spartiacque: 1967 e 1980
La rivalità tra le due squadre si accese definitivamente tra gli anni ’60 e ’80, a causa di due episodi. Per capire il clima di quegli anni, è molto eloquente questo passaggio di un’intervista rilasciata il 20 maggio 2024 da Adriano Galliani. Nello specifico, l’attuale amministratore delegato dei biancorossi racconta la palpabile tensione durante gli scontri tra tifoserie negli anni ’60, quando lui stesso faceva parte della curva e degli ultras della squadra brianzola:
Venivamo presi a sassate appena arrivati fuori dalla stazione a Como. La differenza tra gli episodi di un tempo e quelli di oggi è che oggi si può vedere tutto, ci sono le telecamere, si può vedere il labiale, si vede qualunque cosa.
Sul campo, il primo grande episodio spartiacque risale al 28 maggio 1967. Alla vigilia dell’ultima giornata del campionato di Serie C, la capolista Monza guidata da un giovanissimo Gigi Radice si trovava al comando della classifica con una lunghezza di vantaggio sul Como. Tuttavia, mentre i lariani travolsero in casa il Rapallo, i brianzoli si trovarono clamorosamente sotto 2-0 sul campo dell’Entella. Riacciuffato il pareggio nei minuti finali, in un’epoca di due punti a vittoria, i biancorossi e i comaschi si ritrovarono affiancati a quota 50. Un arrivo a pari punti che determinò uno spareggio thrilling sul campo neutro di Bergamo. C’erano quasi ventimila spettatori il 4 giugno 1967 allo Stadio Mario Brumana, oggi Gewiss Stadium: 19 milioni e 838.000 lire di incasso. Cielo coperto, temperatura fresca, qualche goccia di pioggia e poi sole verso la fine della gara. Condizioni perfette per giocare a calcio.
Dopo una buona partenza del Como, che chiuse in difesa i biancorossi, attorno alla mezz’ora il match si accese: al 28’ un’occasione per il centrocampista monzese Gianluigi Maggioni, mandata alle ortiche nonostante la porta spalancata, quindi la risposta del Como con due occasioni ravvicinate al 30′ create da Giorgio Mognon. Un sostanziale equilibrio, spezzato al 32′ dal vantaggio del Monza: Gedeone Carmignani – portiere biancoblù – respinse malamente la palla sui piedi di Maggioni, che di piatto realizzò il gol dell’ 1-0.
Nel secondo tempo i comaschi partirono all’arrembaggio a caccia del pari, con il Monza che cercava di amministrare il gioco disinnescando senza grossi affanni gli attacchi avversari. Solo nel finale i biancoblù crearono due chance per riportare il match in parità: all’82’ Claudio Costanzo, con un preciso colpo di testa, impegnò il portiere monzese Santino Ciceri, che con un balzo all’indietro riuscì a mandare la sfera oltre la traversa. All’87’ l’episodio chiave, con un presunto mani in area di Giuseppe Ferrero giudicata involontario dall’arbitro Sergio Gonella, che peraltro ammonì il capitano del Como Bruno Ballarini per proteste.
Una pressione continua ma sterile, anche grazie alle ripartenze brianzole e a un centrocampo estremamente folto, contro cui nulla poteva il pur affidabile Italo Galbiati: il Como non riuscì a trovare lo spunto necessario per impattare il match e alla fine fu decisivo il gol di Maggioni: il Monza tornò in Serie B in un derby dall’alto contenuto di adrenalina, il tutto a discapito dei rivali comaschi, secondi e quindi costretti a un ulteriore anno di C. Una doppia batosta tutt’altro che facile da digerire.
Ma è 13 anni dopo, per la precisione il 13 aprile 1980, che la già caldissima rivalità si infiammò definitivamente con la tremenda vendetta comasca. Allo stadio Gino Alfonso Sada di Monza si trovarono di fronte due big della serie cadetta: la capolista Como contro il Monza, terzo in classifica a -3 dai lariani. Dopo il vantaggio con Ezio Cavagnetto, il Como si trovò clamorosamente sotto 3-1 grazie a Francesco Vincenzi, futuro lariano, e, soprattutto, al giovanissimo idolo di casa Daniele Massaro, autore di una doppietta. Il club del lago accorciò le distanze con il centro di Doriano Pozzato, riversandosi nella metà campo brianzola.
Nel finale l’episodio che avrebbe avvelenato il clima: all’89’ il bomber comasco Marco Nicoletti controllò il pallone di mano e, pur solo sfiorato dal monzese Lino Giusto, cadde in area di rigore. Luigi Agnolin, arbitro internazionale, fischiò indicando il dischetto nello stupore generale. Lo stesso Nicoletti si incaricò di trasformare l’inspiegabile e contestatissimo rigore del definitivo 3-3, scatenando il disappunto di giocatori, dirigenti e tifosi. Il direttore di gara fu costretto a lasciare lo stadio scortato dalla polizia. L’allenatore Alfredo Magni se ne andò senza dire una parola e la stessa cosa fecero i calciatori biancorossi, mentre il commento di un dirigente del Monza di allora fa capire il tipo clima che si poteva respirare a fine partita:
Non è giusto che accada questo sui campi da gioco. L’arbitro è un essere umano e può anche sbagliare. Ma errori di questo genere, me lo si conceda, hanno proprio il sapore della provocazione voluta.
Chi non tacque fu invece il difensore Giusto, autore del discusso fallo da rigore. Parlando a un giornalista disse che, ancor prima che Agnolin fischiasse il penalty, Nicoletti aveva confessato di aver toccato il pallone di mano. Perfino il difensore del Como Piero Volpi ammise che, anche se il pareggio ci poteva stare rispetto a quello che si era visto in campo, l’episodio sul finale era stato molto fortunato e poco prevedibile. In un finale di partita a dir poco rovente, sono da registrare anche un pugno tirato dal libero monzese Francesco Stanzione al portiere del Como Villiam Vecchi, colpito sul labbro prima che potesse tornare negli spogliatoi, oltre alle sassate da parte dei tifosi del Monza al pullman dei rivali.
Il Como, allenato da Pippo Marchioro, fu dunque promosso in A, mentre il Borussia della Brianza di Magni – così chiamato per via della somiglianza nel gioco offensivo e ricco di gol proposto dai tedeschi di Mönchengladbach – chiuse il suo campionato al quinto posto, a sole tre lunghezze dalla zona promozione.
L’eroe brianzolo dello spareggio Maggioni, recentemente scomparso
Il bilancio dopo il 1980
Già prima del 1980 si erano registrati numerosi pareggi al termine di partite spigolose e anche nella stagione 1982-83, quando la sfida tornò a disputarsi in Serie B in seguito alla retrocessione del Como, si registrarono due pari. Il riscatto monzese arrivò nell’ottobre 1983: 1-0 con rete di Maurizio Ronco. I lariani, dal canto loro, interruppero una lunga striscia senza vittorie – l’ultima risaliva addirittura al 2-0 nella gara di andata del campionato 1972-73 – con il netto 0-3 in Coppa Italia del settembre 1987, contraddistinto dalla doppietta del compianto e indimenticato Stefano Borgonovo. Per rivedere il Como tornare a vincere in campionato avremmo dovuto attendere altre due stagioni, nel ritorno del campionato di Serie B 1989-90: 1-0 al Sinigaglia con centro di Graziano Mannari.
Dalla stagione 1990-91 in poi, il derby tra Como e Monza si è disputato prevalentemente in Serie C e senza particolare continuità, condizionato dai fallimenti societari che hanno scandito la storia delle due protagoniste, soprattutto dal 2004 in avanti. Negli anni ’90 il Monza trasformò il nuovo stadio Brianteo in un fortino, espugnato per la prima volta dal Como con lo 0-1 dell’agosto 2009 in Lega Pro Prima Divisione grazie al centro di Giuseppe Cozzolino. Memorabile, inoltre, l’1-1 del 2011, con lo spietato ex Roberto Colacone a far esplodere la curva Davide Pieri e tutto il tifo monzese all’ultimo giro di orologio. L’ultimo scontro tra le due rivali, il primo in Serie B dal lontano 1990, risale alla stagione 2021-22, conclusa con la promozione brianzola: 3-2 per il Monza all’andata, 2-0 per il Como al ritorno con centri di Alberto Cerri e Antonino La Gumina.
Le immagini dell’ultimo derby disputato, vinto dal Como in Serie B
Il Como di nuovo in A
Dopo la storica prima promozione del Monza in massima serie del 2022, quest’anno anche i lariani torneranno a giocare in Serie A grazie all’ottimo ultimo campionato cadetto, concluso in seconda posizione dietro al Parma. Un grande risultato per la società e i tifosi, che ci regalerà per la prima volta questo storico derby ai piani più alti del calcio italiano. Una sfida che si preannuncia tutt’altro che timida: il Como ha la proprietà più ricca d’Italia, nello specifico rappresentata dagli indonesiani Robert e Michael Hartono che vantano un patrimonio di oltre 40 miliardi di dollari. Una cifra astronomica, che li colloca nella Top 10 dei proprietari di società sportive più facoltosi del pianeta, nettamente davanti ai colleghi delle big del nostro calcio.
I prossimi obiettivi dichiarati della proprietà biancoblù sono portare i ricavi del merchandising da 4 a 20 milioni di euro, migliorare il centro sportivo di Mozzate, aumentare il valore del club fino a un miliardo di euro, ristrutturare e ammodernare il Sinigaglia e, ovviamente, costruire una squadra che possa farsi valere in Serie A. Il mercato ha già visto rimbalzare nomi a effetto, da Raphaël Varane a Pau López passando per Pepe Reina e Alberto Moreno. Calciatori che accendono le fantasie dei tifosi e anche i futuri derby con il Monza, una squadra complessivamente meno blasonata a livello di presenze nel nostro massimo campionato: nonostante una lunga assenza, infatti, il Como può vantare ben 13 partecipazioni alla Serie A – la prima nel campionato 1949-50, l’ultima nel 2002-03 – a fronte delle sole due partecipazioni del Monza.
Sicuramente il passaggio di testimone in panchina da Raffaele Palladino – approdato alla Fiorentina – ad Alessandro Nesta potrebbe complicare la situazione del Monza, privato del condottiero di queste ultime due stagioni. Tiene banco anche la questione legata alla proprietà per via delle voci dei mesi scorsi circa un disimpegno di Fininvest, che oggi parrebbe aver fatto dietrofront: al momento tutto resta immutato, con Galliani vicepresidente e amministratore delegato. Ma, alla luce delle intenzioni della famiglia Berlusconi, è probabile che si continueranno a cercare soci che possano sostenere l’attività della squadra.
Per la prima volta in più di un secolo di calcio, nel menù della Serie A 2024-25 troveremo questo sentito derby lombardo, un appuntamento che sta già iniziando a scaldare le rispettive tifoserie, pronte a scrivere una nuova pagina negli annali di una rivalità che mai si era spinta così in alto. E che, alla luce dell’ambizioso progetto societario lariano e del buon livello mostrato negli scorsi due campionati dai biancorossi brianzoli, potrebbe restare a lungo sotto la luce dei riflettori.
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