Cosa si può aggiungere a quanto già detto e raccontato su Cristiano Ronaldo? Un calciatore capace di realizzare, ad oggi, circa 900 gol in carriera tra club e nazionale. Cinque volte campione d’Europa con il club, una volta con il Portogallo. Cinque volte Pallone d’Oro, recordman di presenze, reti e assist in tantissime competizioni.
Si potrebbe ipotizzare che l’unica variabile che ha impedito a Cristiano Ronaldo di superare i già incredibili numeri appena menzionati ed entrare ancora di più nella storia del calcio sia stata giocare nella stessa epoca di Lionel Messi. Ma, conoscendo il campione di Madeira, questa rivalità è stata probabilmente uno dei principali motivi che lo ha spinto a perseverare con l’obiettivo di migliorarsi sempre. Il dualismo Ronaldo-Messi ha scandito il tempo tra il 2008, anno della prima Champions League e del primo Pallone d’Oro del portoghese, e l’estate 2023, momento in cui entrambi si sono ritrovati lontani dall’Europa.
Cristiano Ronaldo ha avuto la capacità di costruire non solo una carriera ma anche un vero e proprio brand attorno alla propria figura. Non è stato solo un calciatore ma un’azienda che ha fatturato, talvolta, più dei club in cui ha giocato. CR7 è ormai un marchio riconoscibile in tutto il mondo. Essere Cristiano Ronaldo, con tutto ciò che comporta in termini di celebrità, ha però ovviamente anche dei lati negativi. Il portoghese ha dovuto convivere per metà della sua vita con questa spada di Damocle sulla testa e nutrire il suo bisogno di successo e fama. Talvolta rimanendone schiavo. E nelle sue dichiarazioni si possono trovare dei macro-temi attraverso i quali il campione lusitano ha cercato in ogni modo di concentrare l’attenzione mediatica su se stesso. Ponendo il proprio marchio, oltre che la propria persona, al centro del dibattito sportivo.
Chi è Cristiano Ronaldo?
Non ho mai avuto idoli, il mio giocatore preferito sono io.
Nel 2011 Cristiano Ronaldo si racconta così. Ormai non è più la promessa dello Sporting Lisbona o il talento in erba del Manchester United ma un calciatore capace di imprimere il proprio nome sui libri di storia del calcio. Il Real Madrid ha puntato su di lui da due anni, CR7 adesso prova rispetto verso i vecchi compagni di nazionale Figo e Rui Costa. Rispetto ma non idolatria: Cristiano Ronaldo gareggia solo contro se stesso.
La gente mi invidia perché sono ricco, bello e forte.
Sempre nel 2011, Cristiano Ronaldo prende in prestito dall’Antica Grecia il concetto di kalokagathìa. Ovvero il principio secondo cui l’uomo ideale deve essere prestante e bello ma anche forte e invalicabile sul campo di battaglia. L’ideale di perfezione associava la bellezza fisica a quella morale e Cristiano Ronaldo ne è uno degli esempi più limpidi tra le trasposizioni nel mondo moderno. Il cinque volte Pallone d’Oro appare in intimo sui cartelloni di tutto il mondo e addirittura crea una sua linea chiamata CR7 Underwear. È l’idolo delle folle, quindi le critiche che gli piovono addosso sono frutto di invidia da parte di chi lo guarda e sogna di essere come lui.
Sono il più forte giocatore della storia, non vedo nessuno migliore di me.
Nel 2017 Cristiano Ronaldo è già l’icona mondiale conosciuta oggi. Il dualismo con Messi è più vivo che mai e questo gli impedisce di essere considerato da tutti, almeno univocamente, il giocatore più forte della sua generazione. Di conseguenza, per imporre il proprio dominio sulla Pulce e confermarlo anche su tutti i fuoriclasse del passato, lo stesso campione lusitano si espone con una dichiarazione che parla chiaro: è lui il GOAT di questo sport.
Un accenno di onnipotenza di Cristiano Ronaldo
L’ossessione della vittoria
Troppa umiltà è un difetto.
Una dichiarazione che rispecchia fedelmente il modo in cui Cristiano Ronaldo è sempre apparso davanti alle telecamere. Le sue origini umili e il passato sull’isola di Madeira insieme a mamma Dolores vengono lasciate da parte. CR7 traccia il percorso per il traguardo e definisce il modo in cui raggiungerlo: la parola d’ordine è autostima, anche a costo di apparire presuntuoso. Oltre, ovviamente, al duro lavoro giorno dopo giorno.
Non inseguo i record, sono loro che inseguono me.
A giugno 2023 Cristiano Ronaldo parla direttamente dal ritiro della Nazionale portoghese. Il fuoriclasse è vicino alle 200 presenze con la maglia dei lusitani ma non sembra intenzionato a smettere. Anzi, vuole continuare a fare quello che gli riesce meglio. E vuole farlo senza l’ossessione dei record: secondo le parole di CR7, non è lui che cerca i record ma, piuttosto, i record che vanno da lui, vista la naturalezza con cui mette a referto gol, assist e prestazioni indimenticabili.
Il Pallone d’Oro ha perso credibilità: i numeri sono fatti.
Cristiano Ronaldo si scaglia anche contro il Pallone d’Oro assegnato da France Football. A gennaio 2024 parla direttamente dall’Arabia Saudita e critica l’aura di sacralità del titolo, una posizione non da semplice buon samaritano ma che, bensì, rivela un interesse di fondo, vista la sua esclusione dai candidati. “Il Pallone d’oro e il FIFA The Best perdono credibilità. Non dico che Messi o Haaland o Mbappé non lo meritassero. Ma i numeri non ingannano: bisogna considerare tutta la stagione. I numeri sono fatti“. Cristiano Ronaldo non ci sta a perdere, specialmente nell’anno in cui ha messo a referto l’ennesimo record.
L’opinione sulle competizioni in cui ha giocato
La Serie A, quando sono arrivato, era un campionato morto.
Nel 2023 è un Cristiano Ronaldo che indossa quasi le vesti di un Gesù Cristo prestato al calcio, che fa resuscitare Lazzaro e lo riporta a camminare. Il portoghese ha da poco sposato la causa araba e vuole spiegare la sua scelta: è l’ennesima opportunità per dimostrare la sua influenza su un campo di calcio. Ma non è un’impresa nuova per lui: stando alle sue parole, anche la Serie A era in calo quando è arrivato. E la rinascita che ha avuto il campionato italiano negli anni successivi è dipesa da lui, quindi potrebbe ripetersi anche nel campionato arabo. Un pronostico che, in un certo qual modo, si è realizzato alla luce dell’elevatissimo numero di fuoriclasse che si sono trasferiti in Arabia nell’estate 2023.
La Saudi Pro League è più competitiva della Ligue 1.
Ad un anno dalla scelta di vestire la maglia dell’Al-Nassr, il portoghese tira acqua al suo mulino e si schiera contro la Ligue 1. Un modo indiretto per scagliare l’ennesima frecciatina a Messi, che ha vestito per due anni la maglia del PSG assieme a Kylian Mbappé e Neymar. Ma anche la migliore mossa comunicativa per commentare la mancata vittoria del campionato arabo, andato all’Al-Hilal. D’altronde Cristiano Ronaldo vive la sconfitta sempre con tristezza e lo struggimento tipico di chi non è abituato a veder trionfare gli avversari.
Dovrebbero cambiare nome alla Champions e chiamarla CR7 Champions League.
Nel 2018, dopo la terza Champions League consecutiva con il Real Madrid e la quinta in carriera, Cristiano Ronaldo diventa il secondo più vincente della storia della competizione. In quel momento – fino al 2024, anno in cui arriverà il sesto sigillo per Toni Kroos, Dani Carvajal, Nacho e Luka Modrić – solo Francisco Gento ha vinto più volte il trofeo di lui. Al suo fianco Paolo Maldini, Alessandro Costacurta e gran parte del Real Madrid del quinquennio 1955-1960. Alle sue spalle tutti i suoi compagni di squadra e l’acerrimo rivale Messi. Il portoghese è il vero e proprio game changer della competizione.
Il dominatore della Champions League festeggia il quinto sigillo personale
Il GOAT?
È sempre difficile stilare una classifica. Lo sport si evolve nel corso degli anni, cambia alcune regole e cambiano anche i contesti in cui si gioca. Cristiano Ronaldo è stato, oltre che una macchina da gol e trofei, anche un personaggio, un’icona a suo modo. E questo non può non essere tenuto in considerazione quando si inizia un discorso sul migliore di tutti i tempi: così come viene analizzato quando parliamo di Muhammad Alì o Michael Jordan, l’aspetto “extra sport” deve far parte della valutazione anche del fenomeno di Madeira.
Le sue dichiarazioni e le sue azioni determinano e hanno determinato tutta la carriera, a maggior ragione adesso che si sta avviando verso una naturale conclusione. Non sappiamo se sia stato realmente il più grande di sempre, di sicuro possiamo affermare che per molti anni è stato quanto di più vicino ad una macchina perfetta si possa immaginare. Parallelamente, il suo ego ha raggiunto dimensioni forse inimmaginabili per le leggende di altre discipline e di altre epoche, anche perché CR7 non è stato il primo atleta globale ma di sicuro la prima superstar sportiva che ha sfruttato al meglio la potenza di fuoco dei social network e più in generale della comunicazione che corre veloce come un proiettile.
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