Italvolley maschile e femminile, due cicli relativamente giovani ma che già hanno un’impronta, contraddistinta da risultati e strategie. Una con un’ossatura ben solida e con qualche alloro in bacheca, l’altra con idee chiare ma ancora alla ricerca di conferme. Vediamo da dove sono partite e a che punto sono le due selezioni: a Parigi 2024 riusciranno Fefè De Giorgi e Julio Velasco a portare l’Italia della pallavolo dove nessuno è mai riuscito?
L’era De Giorgi
L’era De Giorgi inizia nel 2021 e coincide con un ricambio generazionale all’interno della Nazionale maschile, chiaro sintomo della volontà di avviare un nuovo ciclo a seguito della cocente delusione data dal sesto posto all’Olimpiade nipponica, neo della gestione comunque positiva di Chicco Blengini, che ha portato in dote un argento sia ai Mondiali nel 2015 che alle Olimpiadi di Rio nel 2016. L’avventura del nuovo ct parte con scelte altamente impopolari, su tutte l’esclusione di campioni che hanno fatto la storia della pallavolo nostrana quali Massimo Colaci, Ivan Zaytsev e Osmany Juantorena.
Una decisione che potrebbe diventare un vero e proprio boomerang in caso di risultati negativi. E invece De Giorgi fa bingo: inserisce gli enfant prodige Alessandro Michieletto, Daniele Lavia e Yuri Romanò che non solo entrano in pianta stabile nella Nazionale, ma addirittura ne diventano i perni in poco tempo. La più peculiare è la situazione dell’opposto Romanò, che esordisce in Nazionale durante la finale dell’Europeo con la Slovenia nel 2021 e fornisce un contributo utile alla squadra pur non avendo ancora mai giocato in Superlega. In azzurro conquista rapidamente i gradi di titolare ma nel club non segue lo stesso percorso perché nella stagione 2021-22, pur approdando in massima serie alla Powervolley Milano, è solo la riserva del francese Jean Patry.
Il grande merito dei ragazzi di De Giorgi consiste nel non pagare lo scotto della matricola: infatti, dopo appena due mesi dall’insediamento del nuovo coach, l’Italia si aggiudica l’oro agli Europei di Katowice, un titolo assente in bacheca da ben 16 anni. Il collante del gruppo è chiaro e visibile quando i ragazzi scendono in campo: la freschezza fisica e l’entusiasmo sono i punti di forza di questa Italia così giovane. E Katowice diventa il luogo talismano di De Giorgi, che proprio nella città che ha sancito il suo primo successo da ct porta gli azzurri all’oro iridato nel 2022. Nel 2023 arriva un’ulteriore conferma nella rassegna di casa, dove non riesce il bis europeo ma arriva il secondo posto. Oggi l’Italia è considerata unanimamente la squadra con il futuro più roseo, vista l’età media di 24,4 anni.
Nations League col freno a mano tirato
Nella recente Volleyball Nations League, l’Italia maschile ha strappato il pass olimpico per Parigi 2024 con quattro giornate di anticipo rispetto alla fine della kermesse, grazie alla seconda posizione nel ranking e al margine di sicurezza su Cuba, prima delle escluse dopo la seconda tornata di match. La partita della svolta è stata quella con i Paesi Bassi, che ha permesso di ottenere i punti necessari a dare slancio alla fuga prima di rafforzare la posizione e il margine di sicurezza grazie ai successi negli scontri diretti contro Cuba e Serbia, le due rivali da tenere lontane nella corsa al pass.
La qualificazione anticipata ha permesso a De Giorgi di affrontare la tappa di Lubiana e le Finals lasciando a casa i big. Una decisione che di fatto ha impedito agli azzurri di giocarsi il successo finale ma dettata dalla volontà di presentarsi alle Olimpiadi con la squadra titolare nelle migliore condizione possibile. I giocatori risparmiati, infatti, sono rimasti a lavorare nel ritiro federale di Cavalese agli ordini di Nicola Giolito e Giacomo Tomasello dal 25 giugno all’1 luglio. Programma? Recupero da piccoli acciacchi rimediati nelle ultime partite e rientro graduale in palestra per iniziare a pieno regime la preparazione della rassegna a cinque cerchi.
Scelta divisiva, perché se da un lato ha permesso di far “fare le ossa” ad alcuni giovanissimi in proiezione di un progetto a lunga gittata e al tempo stesso di vedere all’opera chi ha avuto meno spazio per valutarne l’utilità per le Olimpiadi, dall’altro ha tolto qualche chance di migliorare l’affiatamento in vista di Parigi: la pallavolo, si sa, è questione di alchimia e meccanismi che devono essere ben oliati ma la stagione fitta di impegni non permette ai selezionatori di avere molte occasioni ed ogni uscita è buona per provare la formazione in vista dei grandi eventi. Vedremo se la scelta di De Giorgi pagherà.
Per gli almanacchi, l’Italia è stata eliminata ai quarti di finale, sconfitta per 3-2 dalla Francia che ha poi vinto la rassegna battendo in finale l’emergente – ma poi nemmeno tanto – Giappone degli “italiani” Yuki Ishikawa e Yūji Nishida. La sfida con i transalpini ha certificato ancor di più la bontà delle seconde linee e del progetto giovani, con particolare riguardo alle prestazioni eccellenti di Luca Porro e Alessandro Bovolenta.
I giovani dell’Italia se la giocano con i transalpini
Gli azzurri e le rivali nel girone
Il sorteggio ci ha riservato il più classico dei gironi di ferro: nella Pool B dovremo affrontare le fortissime Brasile e Polonia e la sempre imprevedibile Nazionale dell’Egitto, qualificatasi all’Olimpiade grazie al criterio della rappresentanza continentale, in quanto migliore tra le africane. Un girone decisamente complicato, tenuto conto anche della necessità di oliare ulteriormente gli ingranaggi. L’esordio dell’Olimpiade francese sarà alla South Paris Arena 1 di Parigi, sabato 27 luglio alle ore 13, e vedrà la nostra formazione fronteggiare i verdeoro. Seguiranno poi Egitto e Polonia, in un girone che si svolgerà interamente nel medesimo impianto sportivo.
Se è vero che a passare il turno saranno le prime due classificate dei tre gironi e le due migliori terze, circostanza che sembrerebbe rendere l’accesso ai quarti una formalità, sarà molto importante anche il piazzamento, dirimente per la formazione del tabellone nella fase finale: migliore sarà il piazzamento nel girone, più possibilità avremo di incontrare le altre superpotenze il più tardi possibile. La Pool A è composta da Francia, Slovenia, Canada e Serbia, mentre la Pool C vedrà darsi battaglia Giappone, Usa, Argentina e Germania. La grande assente alla rassegna a cinque cerchi è Cuba che, nonostante l’apertura ad alcuni giocatori dissidenti, non è riuscita ad ottenere la qualificazione.
Non è da sottovalutare il Brasile. Se è vero che ultimamente i risultati non sono stati degni della sua tradizione, la Seleçao può comunque contare su campioni affermati e che non hanno bisogno di presentazioni, come Bruninho, Yoandy Leal e Ricardo Lucarelli. Molto probabilmente all’inizio della competizione Bruninho sarà il palleggiatore titolare ma ci sono serie possibilità che, nel corso del torneo, ceda il posto a Fernando Kreling detto Cachopa, rimanendo a disposizione con la sua esperienza e garra. Al centro c’è l’imbarazzo della scelta: certo del posto il neo trentino Flávio Gualberto, si giocano una maglia l’eterno Lucão, al secolo Lucas Saatkamp, e il lunghissimo Isac Santos, dall’alto dei suoi 208 centimetri.
L’uomo chiamato a fare la differenza è l’astro nascente del volley mondiale, l’opposto 22enne Darlan Souza, giocatore dall’incredibile elevazione e che potrà lucrare sul proprio strapotere fisico. Un giocatore giovanissimo ma già capace di macinare record su record, tanto che ad aprile ha battuto quello di punti realizzati in un incontro in ben due occasioni, fissandolo a 48. E se è vero che potrebbe peccare di inesperienza, come tutti i giovani potrà compensare con la sfrontatezza e l’estro necessari a dare al Brasile quel qualcosa in più che che negli ultimi anni è parso mancare. Alla guida dei carioca troviamo una vecchia volpe come Bernardo de Rezende, padre di Bruninho. Ha iniziato la carriera da allenatore nel 1988 e all’esperienza unisce un palmarès senza eguali: è infatti l’allenatore più titolato di sempre, con oltre 30 titoli internazionali e 6 medaglie olimpiche consecutive tra selezione femminile e maschile.
La Polonia è la grande favorita per l’oro e potrà contare su un Wilfredo León ristabilito e tornato ai fasti del passato, dopo un anno tribolato in cui è stato poco presente con la Sir Perugia per colpa di vari acciacchi fisici: se ripeterà le prestazioni mostrate in VNL, in cui è apparso in gran forma, ne vedremo delle belle. Inoltre nessun’altra squadra al mondo può contare su un organico di un livello paragonabile a quello della Polonia, che vanta tra le sue fila Łukasz Kaczmarek, il sempreverde capitan Bartosz Kurek, a tratti straripante in attacco, Bartosz Bednorz, Kamil Semeniuk e soprattutto Aleksander Śliwka, attualmente il giocatore più completo e continuo del panorama pallavolistico internazionale.
La quota di genio e sregolatezza è nelle mani di Tomasz Fornal: se il suo picco di forma coinciderà con la rassegna a cinque cerchi, la Nazionale polacca avrà tutte le carte in regola per diventare ingiocabile. Ulteriore dettaglio da non sottovalutare è che sulla panchina polacca siede una certezza come Nikola Grbić, selezionatore giovane ma abituato a gestire situazioni di pressione in grandi competizioni, sia come giocatore che come allenatore. Seconda ai Mondiali e campionessa europea in carica, con un gruppo ormai solido e ben rodato, la Polonia non può che essere la prima indiziata per la vittoria finale, seguita a ruota da Italia e Francia.
L’avversaria meno in vista è l’Egitto, potenziale mina vagante che tuttavia non può contare su individualità di spicco. La guida tecnica e spirituale del gruppo sarà capitan Hossam Abdalla, vincitore di molti allori in patria, temibile palleggiatore dall’alto dei suoi 2 metri e 03 e con una grande esperienza dalla sua parte, alla luce delle 36 primavere. Un organico con il giusto mix di esperienza, caricato dal primo posto nel Campionato Africano del 2023 e soprattutto dal più che onorevole settimo posto nella Coppa del Mondo.
E infine veniamo a noi: l’Italia non può nascondersi dietro un dito. Può contare su Simone Giannelli, capitano e palleggiatore più continuo e con la maggior incidenza in termini di punti dell’intero panorama mondiale, oltre al già citato Michieletto, potenzialmente un crack e già oggi tra i cinque martelli più forti in circolazione. Sebbene sia ancora giovanissimo (22 anni) ha maturato grande esperienza internazionale sia con la maglia azzurra che con quella del Trentino Volley. Senza dimenticare gli equilibratori della seconda linea: Lavia e Fabio Balaso, chiamati a servire al meglio le nostre potenti bocche da fuoco.
Lavia in realtà eccelle anche nei fondamentali di prima linea con alzata scontata, quando il muro è ben schierato. Balaso invece ha superato alla grande una prima e difficilissima prova, quella della sostituzione di un totem come Colaci. Anche Romanò è ormai una sicurezza sia in prima linea che con gli attacchi dalla seconda, una crescita esponenziale dovuta sia allo sviluppo in un ambiente tranquillo come Piacenza, senza la pressione estrema del risultato, che alla tanta gavetta in A2.
Nel reparto dei centrali, pur non avendo nessuno tra i fenomeni del ruolo, la forza degli azzurri è la costanza di rendimento, la compostezza nel muro e la capacità nelle scelte che garantiscono ordine nell’impostazione dei fondamentali di seconda linea. La correlazione tra muro e difesa spesso fa la differenza, ancor di più da quando c’è il Rally Point System, e di certo Roberto Russo e Gianluca Galassi sapranno dare un grande apporto.
Una piccola crepa è rappresentata dall’assenza di Simone Anzani per problemi di aritmia cardiaca, che ne hanno determinato una nuova sospensione dall’attività agonistica dopo lo stop di giugno 2023. Il centralone ha fortemente contribuito agli ottimi risultati degli ultimi anni e avrebbe fornito una dose di gradita esperienza al gruppo: al suo posto il giovane Giovanni Sanguinetti. Il punto di forza cui potersi aggrappare sarà comunque coach De Giorgi che, grazie al consueto studio degli avversari, saprà impostare al meglio le gare e cavalcare l’onda dei risultati eccezionali degli ultimi anni. Faccia oscura della stessa medaglia è la velocità rispetto alle attese con cui questi risultati sono arrivati, circostanza che potrebbe causare un inconscio rilassamento, mai foriero di buoni risultati.
L’era Velasco
Quando a novembre 2023 viene nominato ct della Nazionale femminile, il Professore entra in corsa con un unico obiettivo: ottenere la qualificazione alle Olimpiadi di Parigi 2024, anche in questo caso tramite il salvagente ranking. Con l’insediamento di Velasco si è voluto dare un chiaro segnale: la guida tecnica dev’essere un trascinatore, una fonte autorevolissima da seguire per remare tutti nella stessa direzione. E se ciò non bastasse, la Federazione ha creato uno staff superlativo, affidando la Nazionale B – preparatoria per l’inserimento nella Nazionale maggiore – a Mister Secolo Lorenzo Bernardi e designando come vice di Velasco l’ex ct Massimo Barbolini.
Si tratta di due figure molto ingombranti – entrambi hanno rivestito per molto tempo ruoli da head coach, Bernardi prevalentemente nei club del volley maschile, su tutti Sir Perugia e Piacenza, Barbolini nel mondo della pallavolo femminile addirittura dal 1985 a livello di club e, come detto, della Nazionale – ma di enorme potenziale, capaci di portare al servizio delle azzurre notevole esperienza e altri autorevoli punti di vista, pur con la consapevolezza che l’ultima parola spetta sempre e comunque a Velasco, che certo non difetta di autorevolezza al cospetto dei pur prestigiosi collaboratori.
La prima decisione forte è quella di delineare con chiarezza i ruoli nell’organico: 6+1 le titolarissime, altre 6 le alternative, una divisione che nasce dal fatto che, pur preso atto del fatto che tutte le azzurre sono importanti, è fondamentale dare certezze sui ruoli e sulla formazione di partenza. La decisione del ct crea inevitabili dualismi, pur contraddistinti da un sano agonismo, ma è mirata a evitare di ripetere gli errori del passato: emblema del periodo precedente all’insediamento del Professore è stato il modo confusionario con cui l’ex ct Davide Mazzanti ha gestito l’alternanza tra Paola Egonu ed Ekaterina Antropova. Un dualismo risolto in maniera risoluta da Velasco: il progetto azzurro gira totalmente attorno a Egonu.
Altro nodo della precedente gestione è la questione libero: Moki De Gennaro era stata esclusa dalle convocazioni in maniera piuttosto discussa, perché se è vero che non è più giovanissima (37 anni), è altrettanto innegabile che stiamo parlando di uno dei liberi ancora oggi più forti in circolazione, soprattutto grazie alle sue caratteristiche peculiari, che la rendono un vero e proprio palleggiatore dalla seconda linea. Proverbiali, in tal senso, le combinazioni con i centrali direttamente oltre la linea dei 3 metri. Per Velasco non ci sono dubbi: è lei il libero titolare.
Non trovano posto, invece, l’ex capitano Cristina Chirichella e la palleggiatrice Ofélia Malínov, che nonostante la buona stagione disputata non sono ritenute congeniali al gioco della nuova Nazionale. La preferenza è ricaduta su centrali più giovani, quali Alessia Mazzaro, Sarah Fahr e Marina Lubian, mentre al palleggio è stata convocata Carlotta Cambi.
Non solo qualificazione, obiettivo vittoria in VNL
Proprio come la selezione maschile, anche la rappresentativa femminile allenata dal Professore ha conquistato la partecipazione olimpica grazie alla posizione nel ranking e agli ottimi risultati nella VNL. Dopo le tappe disputate ad Antalya e Macao, nel terzo girone di Fukuoka è arrivato il tanto agognato pass per le Olimpiadi, ottenuto con prestazioni ai limiti della perfezione per le nostre ragazze e con uno score di 11 vittorie su 13 incontri, cedendo il passo solo a Polonia e Brasile.
Le partite simbolo di questa cavalcata, che fanno morale per i Giochi, sono sicuramente le vittorie con la fortissima Turchia di Ebrar Karakurt e Melissa Vargas e soprattutto quella sulle campionesse olimpiche in carica degli Stati Uniti. Per le Finals, a differenza di quanto fatto da De Giorgi, Velasco non ha rinunciato ai suoi assi: tutte hanno timbrato il cartellino a Bangkok, sia per onorare il prestigio della manifestazione, sia soprattutto per creare quell’alchimia necessaria per potersi presentare al meglio ai nastri di partenza a Parigi il 28 luglio. Il risultato è la medaglia d’oro con un ruolino di 13 vittorie su 15 partite, annichilendo una ad una le avversarie e vincendo 3-1 in finale contro il sorprendente Giappone. Oltre a una super Egonu, MVP e miglior opposto, ottime prestazioni anche di Myriam Sylla, Alessia Orro e Sarah Fahr, premiate tutte come migliori nei rispettivi ruoli.
Tattica e combinazioni sono ancora da affinare ma il morale è alto e ci sono tutti i presupposti per dare il via a un ciclo di alto livello e, più a breve termine, per arrivare alle Olimpiadi francesi nelle migliori condizioni possibili e tentare l’assalto alla prima medaglia della storia del volley femminile. In più, grazie ai risultati ottenuti in VNL, l’Italia ha raggiunto il secondo posto nel ranking, presentandosi come testa di serie ai Giochi, circostanza che può agevolare il cammino di Anna Danesi e compagne.
Cosa ci attende ai Giochi
Durante il sorteggio del 19 giugno le azzurre sono state inserite nella Pool C come testa di serie. Un’urna abbastanza benevola, che ci ha visto sì pescare la Turchia di coach Daniele Santarelli – tra le favorite assolute – ma anche le più abbordabili Repubblica Dominicana e Paesi Bassi. Sicuramente meno fortunate le padrone di casa, inserite nella Pool A, un girone di ferro con USA, Cina e Serbia in cui può succedere di tutto. Nella Pool B compito apparentemente facile per le favorite Polonia e Brasile contro Giappone e Kenya. Come nella versione maschile, anche qui accedono alla fase ad eliminazione diretta le prime due classificate dei tre gironi e le due migliori terze. Le aspettative e le prospettive dell’Italvolley sono diverse dal girone del torneo maschile: qui non possiamo nasconderci, l’obiettivo è puntare al primo posto per aver accoppiamenti più agevoli nella fase successiva.
Molto passa dall’avversaria più temibile, la Turchia. Una squadra che conosciamo molto bene, dominatrice indiscussa del 2023 con la vittoria di Europei, VNL e Coppa del Mondo. Ormai ben digerita la convivenza tra le già citate stelle Karakurt e Vargas, l’amalgama è stata definitivamente creata e coach Santarelli può disporre di due autentiche macchine da punti. La naturalizzata Vargas, in particolare, è stata miglior realizzatrice alla ultima VNL, seconda per attacchi vincenti e miglior battitrice.
Dalle convocazioni emerge con chiarezza l’attenzione a non mettere sabbia negli ingranaggi di una macchina quasi perfetta, tanto che fra le convocate per Parigi figura anche Hande Baladın, assente dai campi da molto tempo e prossima al rientro. Tra le più temibili della formazione turca, da segnalare anche il centrale Aslı Kalaç, quinta per muri realizzati nella ultima VNL e vincitrice degli ultimi due campionati in patria con la formazione del Fenerbahçe. Desta curiosità la scelta di occupare un solo slot per il ruolo di opposto, sebbene la qualità della titolare Vargas e la possibilità di spostare Karakurt da schiacciatore a opposto rendono la scelta ragionevole. La Turchia conterà su queste individualità e sull’esperienza del suo allenatore, a caccia di successo anche in una sorta di “derby familiare”: Santarelli è, infatti, il marito del nostro libero Monica De Gennaro.
I Paesi Bassi sono reduci da un ottimo terzo posto agli Europei del 2023 ma anche dal deludente nono posto della recente VNL e dal dodicesimo ai Mondiali del 2022, chiara evidenza di una squadra giovane e in crescita ma ancora molto discontinua. Diversi componenti della nazionale oranje sono volti noti, in quanto militano o hanno militato nel nostro campionato, il più importante al mondo. Da tenere d’occhio la giovane monzese Nika Daalderop e la più esperta Celeste Plak, dalle quali dipenderà la vena realizzativa olandese. La nazionale olandese può contare su un gioco molto rodato, che passa dalle centrali Indy Baijens – appena acquistata dalla Savino del Bene Scandicci – e Juliët Lohuis del Casalmaggiore. Non sarà facile comunque sostituire quella che per anni è stata la colonna portante della Nazionale, il centrale Robin de Kruijf, che ha appeso le ginocchiere al chiodo al termine della stagione appena conclusa.
La Repubblica Dominicana, vincitrice del Campionato Nordamericano nel 2023, è reduce dall’undicesimo posto nella recente VNL, stesso piazzamento ottenuto al Mondiale del 2022. Il miglior risultato internazionale rimane l’ottavo posto a Tokyo 2020. Tra i nomi da segnalare, l’esperta 34enne e capitana Niverka Marte – miglior palleggiatrice alla Coppa del Mondo 2015 – e Brenda Castillo, ormai una certezza, ritenuta uno dei migliori liberi al mondo. Due buoni talenti ma probabilmente troppo poco per superare la fase a gironi.
A livello di individualità, l’Italia è al vertice praticamente in tutti i ruoli. Nessun’altra squadra ha due opposti del calibro di Egonu e Antropova, che sarebbero titolari certe praticamente in ogni altra rappresentativa mondiale, tenuto conto che gli unici opposti di livello paragonabile al loro sono la già menzionata Vargas, la serba Tijana Bošković e la svedese Isabelle Haak. Vista l’assenza forzata per infortunio alla spalla di Elena Pietrini e il forfait dell’ultimo minuto di Alice Degradi, le schiacciatrici titolari saranno Sylla e Caterina Bosetti, meno appariscenti di Pietrini ma capaci di portare grande equilibrio per le capacità di mixare al meglio sugli altri fondamentali. Dalla panchina si alzeranno Gaia Giovannini e Loveth Omoruyi.
L’impressionante elevazione di Paola Egonu
Poi il capitano e centralone Danesi, non solo muro invalicabile ma anche attaccante estremamente efficace, con Lubian e Fahr a giocarsi l’altro posto in zona centrale: Lubian ha una potenza devastante in attacco e può essere un’arma micidiale con la sua particolarissima battuta in salto; per contro, pur essendo meno straripante, Fahr è più precisa e costante nel rendimento.
Alessia Orro ha preso in mano il ruolo di palleggiatrice e adesso, come un direttore d’orchestra, gestisce al meglio le proprie compagne: esperienza e personalità le permettono di chiudere sempre le partite con un buon tabellino. Da monitorare la sua condizione fisica, sebbene appaia completamente ristabilita dopo l’infortunio alla caviglia subito il 16 marzo che l’ha costretta ad un rientro lampo per la fase decisiva della stagione. Un po’ sofferta la scelta di Cambi come seconda palleggiatrice ai danni di Ofélia Malínov: la ragazza di origini bulgare paga due stagioni non molto brillanti e non è bastato tornare ai suoi livelli nell’ultima annata per guadagnarsi un biglietto per Parigi.
Infine De Gennaro, il libero più forte del mondo assieme alla giapponese Manami Kojima: impeccabile in ricezione e difesa, le già menzionate capacità da “seconda palleggiatrice” sulle palle vaganti la rendono uno dei punti di forza di una selezione di prima fascia come la nostra. Perché, bando alla scaramanzia, sull’onda della VNL appena vinta e con un certo signor Velasco in panchina, saremo la squadra da battere.
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