A cavallo tra gli anni ’70 e ’80 il movimento calcistico inglese visse un lungo periodo di splendore, con molte squadre che riuscirono a imporsi anche al di fuori dei confini britannici. Erano gli anni del Liverpool di Paisley e delle Coppe dei Campioni di Aston Villa e Nottingham Forest. Ma rovistando tra gli albi d’oro si può notare come, in mezzo ai top club e ai loro successi in campo continentale, figuri anche il modesto Ipswich Town, che solo recentemente è tornato in Premier League ma che ha vissuto indimenticabili picchi di gloria in patria all’inizio degli anni ’60 e al di fuori dei confini albionici nei primi anni ’80.
Trionfi e sfide
A circa 100 chilometri dalla galassia londinese, tra le verdi campagne della contea di Suffolk sorge la città di Ipswich, che nel corso degli anni si è affermata come un porto di rilevanza strategica per gli scambi commerciali con i Paesi scandinavi. Tanta storia per quella che è considerata una delle città più antiche del Regno Unito ma anche luogo caro ad artisti e alti membri del governo inglese.
Oltre ad aver dati i natali a George Orwell e aver ospitato Charles Dickens e Winston Churchill, Ipswich è stata la culla in cui nel 1878 è nato l’Ipswich A.F.C., primo embrione della squadra che di lì a breve avrebbe cambiato il nome in Ipswich Football Club. La squadra ha iniziato a muovere i primi passi nei campionati locali, per poi guadagnare pian piano esperienza e farsi un nome, pur venendo riconosciuto come club professionistico dalla federazione inglese solamente nel 1936. Da quel momento l’Ipswich iniziò un lungo periodo di saliscendi tra le categorie minori, barcamenandosi tra la Third Division e la Second Division con risultati poco soddisfacenti.
A rompere l’ormai monotona altalena di risultati fu Alf Ramsey, che approdò sulla panchina dei Tractor Boys nel 1955, fresco di ritiro dal calcio giocato. Nel giro di quattro anni l’Ipswich passò dal brancolare tra le basse leghe inglesi a vincere la Third e la Second Division, arrivando fino alla First Division, l’odierna Premier League. La macchina costruita da Ramsey girava a meraviglia, tanto che l’Ipswich riuscì a compiere un vero e proprio miracolo sportivo aggiudicandosi la vittoria del campionato nel 1962, alla sua prima apparizione. Una sorta di Leicester di Ranieri ante litteram. Sebbene sembrasse destinato a fare grandi cose sulla panchina dell’Ipswich, Ramsey ricevette la chiamata dalla Nazionale inglese, un’occasione troppo ghiotta per essere rifiutata. Dopo l’addio del suo allenatore, l’Ipswich faticò a mantenere il livello raggiunto, tornando a giostrarsi tra la First e la Second Division.
Anche nel 1962 andava di moda il bus scoperto. L’Ipswich festeggia il suo unico titolo di campione d’Inghilterra
Sir Bobby Robson
Come accaduto a Ramsey, cui ad Ipswich sono state dedicate una statua e una strada, anche l’altro grande allenatore di successo che prese il comando del club del Suffolk, guidandolo verso la gloria, ottenne celebrazioni ed onorificenze da parte del popolo dei Blues e dell’amministrazione cittadina. Bobby Robson assunse l’incarico di manager dell’Ipswich nel 1969, dopo aver conosciuto casualmente il direttore del club Murray Sangster. I frutti del lavoro impostato da Robson iniziarono ad intravedersi solamente nel lungo termine. L’Ipswich pian piano emerse dai bassifondi della First Division, acquisendo fiducia e dimestichezza nel lottare per le posizioni di vertice: nel giro di qualche anno i Tractor Boys si rivelarono inferiori solo alle superpotenze dell’epoca, Liverpool e Manchester United, riuscendo peraltro a soffiare una FA Cup all’Arsenal nel 1978.
Ma è la stagione 1980-81 quella della ribalta per Robson e il suo Ipswich. Il terzo gradino del podio raggiunto nella stagione precedente aveva garantito loro l’accesso alla Coppa UEFA. La squadra era riuscita a rafforzarsi nel corso delle stagioni, operando acquisti dall’estero. Il calciomercato estero all’epoca era poco frequentato dalle squadre inglesi, chiuse nella loro convinzione che i calciatori continentali non fossero in grado di sostenere la fisicità e i ritmi asfissianti imposti dalla First Division. I due olandesi Frans Thijssen e Arnold Mühren furono gli apripista della nuova frontiera del calciomercato e divennero compagni di giocatori del calibro di John Wark, Paul Mariner, Alan Brazil e Terry Butcher.
L’Ipswich festeggia la FA Cup vinta ai danni dell’Arsenal nel 1978
Partenza lampo
Sin dagli albori della stagione fu chiaro che la squadra di Robson sarebbe andata incontro a grandi fortune. L’Ipswich rimase imbattuto per le prime 15 partite di campionato, emergendo dal gruppo principale delle contendenti e lasciando dietro di sé Aston Villa e Liverpool. Nel frattempo la Coppa UEFA era iniziata e l’Ipswich fu sorteggiato nel primo turno contro i greci dell’Aris Salonicco. Nella gara d’andata, disputata al Portman Road, la squadra di Robson spazzò via la controparte con un sonoro 5-1, impreziosito dal poker di un John Wark glaciale nel trasformare i ben tre rigori. Sebbene il ritorno sembrasse quasi una formalità, venne fuori tutto l’orgoglio dell’Aris Salonicco, che in casa batté l’Ipswich per 3-1 e fece tremare più di qualche tifoso inglese.
Nei sedicesimi di finale l’avversario fu il Bohemians Praga, che poteva vantare tra le fila nientemeno che Antonín Panenka, balzato agli onori della cronaca qualche anno prima per il famoso cucchiaio ai danni della Germania Ovest. Dopo un’altra brillante vittoria in casa per 3-0, con Wark nuovamente sugli scudi con una doppietta, gli infortuni di Mariner, Thijssen e del portiere Paul Cooper fermarono temporaneamente quella che sino ad allora era stata una macchina perfetta. In terra ceca l’Ipswich perse per 2-0, con un gol segnato proprio da Toni Panenka, passando il turno nuovamente con il brivido.
Agli ottavi, sul cammino dell’Ipswich si parò il Widzew Łódź, diventato la vera sorpresa del torneo dopo essere riuscito nell’impresa di eliminare Manchester United e Juventus nei turni precedenti. I dubbi sul fatto che il piccolo Widzew Łódź potesse o meno ambire a confermarsi come una squadra competitiva per la finale vennero fugati con il roboante 5-0 maturato dall’Ipswich al Portman Road, che si confermò una fortezza inespugnabile per le concorrenti. Ma se da un lato il fattore casa pesava e non poco sulle prestazioni dei Tractor Boys, la lontananza dal Suffolk li rendeva tutt’altro che imbattibili: l’Ipswich perse il ritorno con un indolore 1-0, che comunque proiettò Robson e i suoi verso i quarti di finale.
Attimi di gioco tra Ipswich e Widzew Łódź
Au revoir
Con l’avanzare della stagione, ogni minimo errore avrebbe potuto avere un enorme peso sul bilancio finale. L’Ipswich sembrava inarrestabile, tanto da chiudere il girone di andata di First Division con solamente due sconfitte in 21 partite. Il sorteggio in Coppa UEFA, però, non era stato di certo benevolo, visto che ad attendere i ragazzi di Robson c’era il Saint-Étienne di un giovane e rampante Michel Platini.
Negli anni precedenti il Saint-Étienne aveva dato buona prova di sé in campionato, diventando campione nazionale per tre volte, giungendo inoltre fino alla finale di Coppa dei Campioni nel 1976. Les Verts inoltre potevano fregiarsi di un record di imbattibilità in casa decisamente invidiabile: da quando erano state istituite le competizioni europee 26 anni prima, il Saint-Étienne non aveva mai perso tra le proprie mura amiche, senza contare il fatto che non aveva ancora subito gol in quella edizione di Coppa UEFA. C’erano tutti i presupposti perché il cammino dell’Ipswich si fermasse ed anche il primo quarto del match di andata disputato in Francia allo Stadio Geoffroy-Guichard sembrava far pendere ulteriormente i favori del sorteggio verso il Saint-Étienne.
Ma la reazione dell’Ipswich fu esemplare: Mariner salì in cattedra e aprì le danze per gli inglesi siglando una doppietta, con le successive gioie personali di Mühren e dell’immancabile Wark ad arrotondare il punteggio. Risultato finale: 1-4, imbattibilità cancellata e tutti al Portman Road. Nella tana dell’Ipswich non ci fu storia: 3-1 per i padroni di casa, utile a schiantare il Saint-Étienne per un complessivo di 7-2. In semifinale il Colonia non creò alcun tipo di grattacapo all’Ipswich che, pur non vincendo in maniera roboante come nei turni precedenti, riuscì ad aggiudicarsi la finale vincendo entrambi gli scontri per 1-0.
Il grande successo in terra francese dei Tractor Boys
The last dance
Ad aspettare l’Ipswich in finale c’era l’AZ Alkmaar, squadra giovane – visti i soli dieci anni di vita – ma già in grado di rendersi pericolosa sia in Olanda che in Europa. Peraltro gli olandesi a fine stagione sarebbero riusciti a vincere per la prima volta l’Eredivisie con largo vantaggio sull’Ajax, perdendo una sola volta in tutto il campionato. Lo stesso non si può dire per l’Ipswich, che dopo la grande prima parte di First Division mise in scena un vero e proprio harakiri, dando la possibilità all’Aston Villa di acciuffare il primo posto.
Entrambe le finaliste prediligevano un calcio votato all’attacco, poco attento ai tatticismi e alle coperture. La sfida nella sfida era quella tra le bocche di fuoco delle due finaliste: da una parte Wark e dall’altra Kees Kist, ricordato ancora oggi come uno dei migliori attaccanti della storia dell’Eredivisie. La finale di andata si disputò al Portman Road, sbloccata – neanche a dirlo – da un calcio di rigore trasformato dal solito Wark. Nella ripresa poi i Tractor Boys volarono sulle ali dell’entusiasmo, dilagando e chiudendo i conti prima con Thijssen e poi con Mariner.
Il ritorno in trasferta – in casa dell’Ajax per far fronte alle numerose richieste di biglietti degli olandesi – sembrava quasi una formalità per l’Ipswich, che tuttavia rischiò di subire un’incredibile rimonta, peccando di eccessiva superficialità. Nonostante gli inglesi avessero sbloccato il match con Thijssen, l’AZ non mise da parte l’orgoglio e rifilò un totale di quattro gol ai Tractor Boys, salvati da un finale thrilling dal gol del momentaneo 2-2 messo a segno nel corso del primo tempo da Wark, laureatosi capocannoniere del torneo con la bellezza di 14 gol in 12 partite. Con il risultato complessivo di 5-4, l’Ipswich vinse la Coppa UEFA, coronando il grande e lungo lavoro svolto da Robson nel portare “una piccola” sul tetto d’Europa. L’ex tecnico anni più tardi dichiarerà:
La gente ci amava ed è stata una delle poche occasioni in cui abbiamo fatto cantare il nostro pubblico. La squadra del 1981 è stata, a mio avviso, la migliore che io abbia mai allenato. Giocavamo un calcio che non si vedeva da molti anni, non solo ad Ipswich ma in tutta l’Inghilterra.
Robson festeggia la vittoria, sullo sfondo una Ipswich in festa
Dal campo al cinema
I campioni che in quell’anno fecero sognare i tifosi dei Tractor Boys arrivarono anche al cinema. Dopo la vittoria della Coppa UEFA, alcuni giocatori dell’Ipswich vennero scritturati per le riprese di Fuga per la vittoria, vero e proprio cult per gli appassionati di questo sport. Russell Osman, Laurie Sivell, Robin Turner, Kevin O’Callaghan e proprio l’eroe di coppa Wark raggiunsero il set allestito a Budapest per le riprese, dove intanto erano stati radunati Pelé, Sylvester Stallone, Michael Caine, Osvaldo Ardiles e Bobby Moore. Alle riprese parteciparono in parte anche Kevin Beattie e il portiere titolare Cooper ma solo come controfigure di Caine e Stallone in alcune azioni di gioco.
Paradossalmente Wark, che dopo una stagione stupenda era diventato la stella e il punto di riferimento per l’Ipswich e i suoi tifosi, nel film ha avuto una parte secondaria, con una sola frase da recitare, peraltro doppiata a causa del suo accento di Glasgow molto marcato.
Il trionfo in Coppa UEFA rimane il picco più alto mai raggiunto dalla squadra del Suffolk, che quest’anno ha completato il doppio salto dalla League One – la terza serie del calcio inglese – e dalla prossima stagione tornerà a calcare i campi della Premier League a ben 22 anni di distanza dall’ultima apparizione.
Dal Suffolk a Hollywood: Russell Osman e John Wark sul set di Fuga per la Vittoria
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