Alla OPAP Arena di Atene, alle ore 21, va in scena la finale di Conference League tra Olympiacos e Fiorentina. Da un lato la squadra di Vincenzo Italiano che è al secondo ultimo atto consecutivo nella competizione, dall’altro quella di José Luis Mendilibar che non pensava certo di arrivare a così poco dal riscrivere la sua epica grazie al terzo allenatore stagionale. Due avversari così lontani sia tatticamente che filosoficamente da non condividere nemmeno lo stesso mare, ma con due trait d’union inaspettati: il grande ex Stefan Jovetic e l’impeto del loro calcio.
Mendilibar nelle ultime due stagioni si è scoperto un allenatore di coppa. Un condottiero gentile in grado di guidare una cavalcata europea totalmente insperata, come quella del Siviglia in Europa League lo scorso anno. Di certo non è diventato solo adesso un fine stratega del pressing. Lo spagnolo infatti, non riproduce lo standard del tipico gioco iberico basato sul possesso palla e su una costruzione lenta e ragionata: tutt’altro, le sue squadre fanno dell’aggressione e della verticalità la loro forza e l’Olympiacos non è da meno.
Il 45% di possesso palla in questa Conference League è la testimonianza di come i greci facciano le loro fortune senza il pallone. Questo però non deve ingannare. Non parliamo infatti di una squadra difensiva: il pressing dei biancorossi è il loro primo attaccante. Non a caso con 18 gol segnati, di cui 10 dal capocannoniere Ayoub El Kaabi, il club del Pireo ha il miglior attacco della fase a eliminazione diretta ma anche la peggior difesa con 10 reti subite.
Nella foto seguente possiamo vedere l’inizio di una prima sequenza di pressing da parte dell’Olympiacos. Senza palla la struttura di partenza è un 4-4-2 molto stretto che invita il giro palla avversario a virare per vie esterne o a tornare indietro, come in questo caso. Pur essendo un sistema a zona, l’aggressività sui portatori di palla è estrema. La differenza in questo tipo di atteggiamento sta negli angoli di pressione. Qui quello di El Kaabi è perfetto, perché nega il passaggio verso il terzino.
Si torna dunque indietro per sfruttare il portiere in modo da trovare una traccia per il playmaker brasiliano Douglas Luiz, ma Kōstas Fortounīs si è accentrato per braccarlo, con Santiago Hezze che si alza su McGinn per non lasciare una giocata facile sullo scozzese. Ecco che allora sembra poter bastare uno scarico dietro per trovare il terzino libero.
Se non fosse che Rodinei, terzino destro dell’Olympiacos, si è alzato in pressione su Digne. A quel punto non rimane che tornare indietro da Lenglet, pronto a essere assaltato da El Kaabi. Nel mentre, Hezze molla McGinn per riprendere posizione davanti alla difesa in caso di una verticalizzazione dei Villans, con Chiquinho che può sia andare a chiudere sul capitano degli inglesi che pressare il portiere Olsen su un eventuale retropassaggio. Agli uomini di Emery non rimane che buttare via il pallone. Anche perché non liberarsene significa rischiare di perderlo e di lasciarsi asfissiare dai greci, come infatti possiamo vedere nella situazione seguente.
La posizione ibrida di Chiquinho, pronto a coprire due dei potenziali destinatari del passaggio, manda in tilt il possesso dell’Aston Villa
Stavolta su Douglas Luiz si alza l’altro mediano, Vicente Iborra. Con El Kaabi che rimane su Lenglet e accenna un raddoppio sul brasiliano, Fortounīs che si accoppia col terzino, Chiquinho che chiude la traccia verso McGinn, e Rodinei ed Hezze pronti a saltare su Rogers, l’unica via libera è il passaggio al portiere.
Il numero 6 dei Villans però non vuole tornare ancora dal suo portiere e forza la giocata verso destra per sfruttare il due contro uno che si è creato tra Konsa e Cash contro Daniel Podence. Il portoghese però è attento e in ottima posizione, finendo per intercettare un passaggio mal eseguito sotto pressione da Douglas Luiz. I biancorossi non riusciranno ad andare al tiro pur avendo recuperato la sfera nell’area di rigore avversaria ma l’azione rende bene l’idea della loro aggressività.
Se la fase di non possesso è studiata nei minimi dettagli, con la palla l’atteggiamento degli ellenici è molto basico: niente costruzione dal basso in situazioni nascenti da rinvio dal fondo, dove la tendenza è calciare lungo alla vecchia maniera. Non c’è una vera e propria uscita palla codificata, ciò che si fa più frequentemente nel 4-2-3-1 dei biancorossi è tentare di sviluppare la manovra per vie esterne dove Fortounīs e Podence lavorano con le sovrapposizioni rispettivamente di Rodinei e Francisco Ortega.
Come possiamo notare in questo frangente contro il Maccabi Tel-Aviv (foto sotto), la salita dei terzini viene favorita dall’abbassamento del mediano sulla linea dei centrali, sia in mezzo ai due difensori, come in questo caso con Hezze in possesso di palla, sia ai loro lati. La costante è la libertà che Mendilibar lascia ai suoi tre trequartisti, con particolare occhio a Podence e Fortounīs. Il primo ha messo a referto ben 4 assist in sole 7 partite di Conference, il secondo 3 con una sola gara giocata in più. Sono le principali fonti creative della squadra, ragion per cui il tecnico basco lascia loro la possibilità di muoversi come meglio preferiscono per trovare la posizione giusta, in particolare accentrandosi nei mezzi-spazi. Insieme hanno prodotto 13 occasioni da gol e nessuno può vantare una coppia con tali numeri nel torneo.
Hezze scala tra i due centrali, permettendo a Rodinei e Ortega di avanzare e dare supporto alla manovra offensiva
Se la Fiorentina è una squadra abituata a pressare, l’Olympiacos non è a suo agio nel rischiare. Ecco perché, a differenza di chi prova palla a terra a superare la pressione uomo contro uomo per aprirsi gli spazi, i greci preferiscono lanciare lungo. Se non si può far arrivare il pallone ai due esterni in modo pulito per via dell’intensità degli avversari, non ci si vergogna a buttarla in avanti per giocarsi la seconda palla.
Qui sull’ottima pressione dell’Aston Villa, che chiude le possibili linee di passaggio, David Carmo non si fa problemi e va lungo da El Kaabi.
Sulla seconda palla i greci sono meglio posizionati e la fanno loro. Il primo pensiero di Iborra è andare subito da una delle due fonti di creazione della squadra, in questo caso Podence. Il portoghese è libero di ricevere per via della scelta di Konsa di rompere la linea su Chiquinho che viene incontro al suo mediano. A quel punto Cash non può stare attaccato al folletto lusitano per dare copertura al suo compagno.
Anche qui, decisione veloce e pensiero in verticale da parte di Podence che si accentra sfruttando la sovrapposizione di Ortega e imbuca subito per El Kaabi che andrà ad impattare questo lancio con un colpo di testa che farà fare bella figura a Olsen: in 15 secondi dal lancio di Carmo l’Olympiacos è arrivato a calciare in porta dentro l’area. In questa Conference nessuno meglio di loro ha dimostrato di saper ribaltare il campo con velocità nelle transizioni positive. E nessuno meglio di El Kaabi ha fatto vedere di saper galleggiare sulla linea difensiva e stressare con i suoi strappi in profondità i centrali avversari.
Tutta questa verticalità non sarebbe così pericolosa se in fase di rifinitura non fosse presente un apporto qualitativo sulla trequarti. Nelle due foto sotto, altrettanti esempi della tecnica del solito Podence, capace di fare le fortune di El Kaabi. Prima la trivela, poi lo scavino per il gol del momentaneo 2-0 dei greci.
Nel gol del vantaggio al Villa Park ritroviamo i tratti distintivi degli ellenici. Un anticipo forte di Panagiōtīs Retsos, leader della competizione in questo aspetto con ben 18 intercetti, permette di consegnare la palla a Iborra. Anche in questo caso lo spagnolo la cede subito al suo esterno, stavolta Fortounīs. Nonostante Rogers sia bravo a ripiegare da dietro, nella carambola la palla finisce a Chiquinho che si inventa un colpo di tacco per lanciare il solito El Kaabi verso la porta. Una squadra verticale sì, ma piena di qualità.
Il tacco di Chiquinho evita di perdere un tempo di gioco, mandando El Kaabi in porta per lo 0-1
Sono questi i due ingredienti che tengono in piedi il sistema difensivo di Mendilibar. In assenza di concentrazione quell’intensità sulla prima pressione rischia di diventare un boomerang che può disordinare la squadra.
Nei due esempi in foto vediamo come lo spazio ai lati dei mediani risulti complicato da chiudere in caso di distrazioni. Nella prima immagine Chiquinho chiude la traccia verso McGinn ma Hezze si fa trovare nella terra di mezzo e si perde il trequartista Diaby che può lanciare i Villans verso l’area avversaria assieme a Bailey che accompagna alla sua destra. Nella seconda invece non si dà seguito a un’ottima pressione che porta Olsen a lanciare lungo. Sulla seconda palla i biancorossi non sono ordinati. Iborra si perde Rogers al suo fianco, la difesa è troppo distante dal centrocampo e il 27 in maglia claret & blue può controllare, avanzare e calciare, costringendo Kōnstantinos Tzolakīs a una grande parata.
Proprio lo spazio tra le due linee ben sfruttato da Rogers è quello che più deve preoccupare Mendilibar. Infatti, la compagine greca non è nuova ad allungarsi quando pressa, specie in fasi della partita in cui la fiducia viene meno e i difensori tendono a scappare indietro anziché venire in avanti.
Vediamo un esempio pratico di quanto appena detto. I greci sono schierati col solito 4-4-2 stretto, ma la difesa viene attirata da Watkins e Diaby e invece di accorciare scappa con loro. Rogers si accentra da sinistra e va facilmente da McGinn che non è pressato. La sua ricezione crea un 5 contro 4 per l’Aston Villa e ciò porta David Carmo alla decisione estrema di spezzare la linea per uscire su di lui. Solo un’imprecisione di Rogers nel tocco per Diaby, ma soprattutto una grande chiusura di Ortega, riuscirà a negare ai Villans di andare in porta.
Difesa e centrocampo si scollano quando i centrali seguono il movimento delle punte avversarie. È qui che la Fiorentina può far male
Carmo (contrassegnato dal numero 2) si prende un rischio spezzando la linea e l’Olympiacos si salva grazie alla diagonale del terzino (numero 1)
Se come abbiamo visto l’Olympiacos ha nella verticalità una delle sue armi, questa può rappresentare anche una sua debolezza. Sul lancio lungo di Lenglet a cercare la sponda di Watkins si può notare la solita uscita aggressiva di Retsos, la stessa che ha portato all’1-0. Stavolta però la sponda riesce e questo apre a un 4 contro 3 che gli inglesi riusciranno a sfruttare per guadagnarsi il rigore del momentaneo 2-1.
L’aggressività diventa un’arma a doppio taglio: se Retsos arriva in ritardo la linea difensiva è in inferiorità numerica
Sulla carta la Fiorentina si schiera col 4-2-3-1 ma in fase di possesso la disposizione è fortemente variabile. Vincenzo Italiano non impone ai suoi ragazzi di allinearsi in una determinata maniera, sono loro che devono capire come muoversi a seconda della situazione. I fattori che influenzano la loro scelta sono l’altezza di campo in cui si sta costruendo l’azione e la pressione avversaria. Quest’ultima può cambiare a livello di intensità e numero di giocatori.
Se proprio dobbiamo individuare una costante nella prima costruzione della Viola, possiamo parlare di una tendenza che sta spopolando sempre di più in Europa, ovvero le sovrapposizioni dei difensori centrali al centro del campo. Si parte sempre da un 4+2 di base, poi, a seconda della situazione, i due centrali scelti tra Nikola Milenković, Lucas Martínez Quarta e Luca Ranieri possono decidere di sovrapporsi all’interno del campo.
La struttura 4+2 utilizzata inizialmente contro l’Atalanta
Queste sovrapposizioni sono utili sia contro un sistema difensivo a zona…
Ranieri riconosce lo spazio libero nella difesa a zona avversaria e si sovrappone
…sia contro le squadre che decidono di marcare a uomo.
In questo caso Arthur scivola nella linea difensiva liberando uno spazio che occuperà Milenković
In determinate situazioni, un difensore può alzarsi a centrocampo mentre entrambi i terzini rimangono bloccati. In questo caso assistiamo alla costruzione 3+2, che però può prevedere anche rotazioni differenti.
La costruzione 3+2, in cui possono anche variare le posizioni dei giocatori
Nella maggior parte dei casi, i due terzini giocano in posizione sfalsata e decisamente asimmetrica, facendo ruotare anche il resto della squadra. Queste rotazioni fanno in modo che gli avversari prendano a uomo ogni riferimento e siano costretti a dei cambi di marcatura durante la gara. Nella seguente immagine Arthur si abbassa a palleggiare coi centrali, Fabiano Parisi si sovrappone in mezzo al campo e Michael Kayode fornisce la massima ampiezza a destra.
In questa situazione la Viola porta tanti giocatori in avanti, tra cui entrambi i terzini, grazie al fatto che non deve affrontare una pressione corposa
Nell’immagine successiva Arthur scivola nella linea difensiva, mentre Rolando Mandragora e Antonín Barák si abbassano fornendo un apporto ai costruttori. Si viene a creare un 3-2-5, ma stavolta i due terzini occupano le posizioni inverse rispetto a quelle dell’immagine precedente.
Stavolta Parisi fissa l’ampiezza a sinistra, mentre Kayode viene dentro al campo lasciando González in ampiezza a destra
La Fiorentina cerca costantemente di occupare tutti e cinque i corridoi offensivi ma sempre con uomini diversi per creare imprevedibilità. Il gioco di posizione si sta evolvendo, i calciatori non occupano più la propria mattonella dove sanno che possono creare o trovare spazio ma ruotano costantemente fra di loro alla ricerca della superiorità numerica e posizionale.
Ciò nonostante, i gigliati non si sottraggono alla costruzione lunga se affrontano una pressione troppo intensa o che comunque può causare problemi. Molto spesso viene ricercata la punta, quindi M’Bala Nzola o Andrea Belotti, che grazie alle loro qualità fisiche riescono a vincere i duelli aerei e indirizzare le seconde palle sui piedi dei compagni. Contro la pressione alta del Maccabi Haifa, la Fiorentina è andata a cercare con grande frequenza Nzola. L’ex Spezia, una volta scaricato il pallone, ha potuto così dare il via a degli ottimi attacchi in campo aperto. Contro difese più chiuse è stato ricercato anche Nico González in ampiezza, il quale, ha un’ottima propensione per il gioco aereo.
Nzola scarica su Gonzalez che trova l’inserimento diagonale di Ikoné da una corsia all’altra
La Fiorentina non si limita a dominare soltanto il campo, vedasi il 58% di possesso palla medio stagionale, ma è prima in Serie A anche per quel che riguarda il field tilt, ossia il possesso palla medio nella trequarti avversaria. In questa zona di campo, la Viola cerca di smuovere il blocco avversario con tante rotazioni di catena e diversi cambi gioco da una parte all’altra del campo. In questo ambito sono ancora di eccezionale importanza i terzini che, una volta raggiunta la trequarti, devono posizionarsi nel posto giusto per ricevere il cambio gioco e sviluppare sul lato debole, dove spesso si incontra più spazio. Contro il Bruges, Cristiano Biraghi e Giacomo Bonaventura hanno creato i presupposti ideali per far sì che Riccardo Sottil potesse segnare un grandissimo gol.
Biraghi e Bonaventura si sovrappongono in avanti creando spazio centrale per la sterzata e la conclusione di Sottil
Lo stesso può accadere anche sul lato opposto, con Kayode che si sovrappone a destra creando spazio centrale per Jonathan Ikoné, che rientra dentro al campo.
Questo tipo di movimento può avvenire anche a parti invertite
In fase di rifinitura, la soluzione principale sono i cross, sui quali l’occupazione dell’area di rigore svolge un ruolo fondamentale. Dentro si possono trovare sempre la punta, l’esterno opposto e almeno un terzo giocatore, che può cambiare. Può sembrare strano ma spesso e volentieri il terzo è un difensore centrale. Ciò avviene o nella continuazione della sua sovrapposizione fino in area di rigore o perché è rimasto in attacco a seguito di una palla inattiva. Non è raro vedere addirittura due difensori centrali all’interno dell’area di rigore, come nella partita contro il Torino.
Su situazione di parità, entrambi i difensori centrali si trovano nell’area avversaria. Ranieri segnerà il gol partita.
In fase di non possesso la Fiorentina ha un atteggiamento ultra-aggressivo e molto intenso, sin dalla prima costruzione avversaria. I toscani sono primi in Serie A per build-up disruption (dato che misura l’efficacia del pressing), secondi per PPDA (dato che misura l’intensità del pressing) e secondi anche per contrasti vinti nella trequarti offensiva. Questo perché Italiano predilige una marcatura a uomo su ogni riferimento, con una pressione molto alta che ha lo scopo di non concedere respiro agli avversari. Se la Viola arriverà alla partita in un ottimo stato di forma, dal punto di vista atletico e mentale, ai greci non rimarrà che lanciare lungo, perché potranno vedersi aggrediti con grande vigore e forza fisica. Gli accoppiamenti con l’Olympiacos dovrebbero essere i seguenti:
Kouamé può patire gli inserimenti di Rodinei, mentre la linea difensiva deve stare attenta a non scomporsi troppo
La Fiorentina è una squadra che mediamente concede pochissimo possesso agli avversari, raramente si abbassa nella propria trequarti per difendere e cerca sempre di tenere gli avversari fuori dalla propria area di rigore. I viola sono tra le squadre che subiscono meno conclusioni nei 16 metri, nonché la squadra che concede meno tocchi nella propria trequarti e nella propria area.
Nonostante ciò, la Fiorentina concede troppi gol e xG in rapporto ai tocchi avversari nella propria area di rigore. Questo accade perché la maggior parte delle reti vengono segnate su situazione di campo aperto. La struttura difensiva dei viola, infatti, presenta più di qualche difetto: ad esempio, la difesa non è sempre ben allineata e si vengono a creare troppi buchi nei quali gli avversari possono inserirsi in velocità. Contro l’Atalanta tale difetto è apparso evidente: Scamacca riceve spalle alla porta, Milenković gli “salta addosso” lasciando uno spazio alle sue spalle; a quel punto Koopmeiners sfila alle spalle di Mandragora e attacca lo spazio libero, segnando poi il gol del vantaggio.
Milenkovic rompe la linea, ma il reparto difensivo dei viola è scomposto e diventa facile per Koopmeiners inserirsi
La compagine di Italiano ha dimostrato di essere una squadra molto verticale in grado di aprire spazi nella difesa avversaria ma allo stesso tempo fatica molto a contrastare questi attacchi alle spalle dell’ultima linea.
Come per gli ellenici, un altro aspetto che denota la verticalità della Viola sono le transizioni positive. In questa situazione di gioco, i giocatori rapidi come Ikoné, Kouamé e Gonzalez si esaltano e possono dare libero sfogo alla loro velocità palla al piede.
Ikoné avvia una transizione positiva e Kouamé si inserisce alle spalle della difesa
Ciò nonostante, la Viola è una delle squadre che segna di meno dopo aver recuperato il pallone, Questo lo si deve soprattutto alla notevole imprecisione sotto porta dei suoi attaccanti. Un altro punto significativo è l’aggressività manifestata una volta persa palla. In Serie A, la Fiorentina è seconda per intensità del gegenpressing, ossia la pressione effettuata una volta persa palla. Infatti, appena i gigliati perdono il controllo del pallone si catapultano in zona palla per evitare una rapida transizione avversaria, bloccando le linee di passaggio e cercando di rubare la sfera al portatore.
Come detto in precedenza, il reparto difensivo può seriamente andare in difficoltà se esposto a situazioni di difesa in campo aperto. Ciò accade perché mediamente si spingono in avanti tanti giocatori, soprattutto in situazioni di pareggio o svantaggio.
La Fiorentina, sotto nel punteggio, porta otto giocatori nella trequarti avversaria
Questo può portare i viola a subire delle transizioni molto rapide, dove basta un attaccante con più gamba dei difensori per rischiare di subire gol. Per esempio il Bruges, con un uomo in meno, è riuscito a segnare il gol del pareggio con Igor Thiago. Nella partita in questione potrebbe rivelarsi pericoloso il sopracitato Ayoub El Kaabi. Il marocchino, come abbiamo visto in precedenza, sa come attaccare la profondità e battere la trappola del fuorigioco.
Igor Thiago su un lancio lungo si fionda sul pallone bruciando in velocità i due centrali viola
Un ultimo elemento che non va sottovalutato sono i rinvii dal fondo: non del portiere avversario ma bensì di quello viola. La scorsa stagione, la Fiorentina ha perso la finale di Conference su un rinvio lungo gestito molto male sulle seconde palle e con una difesa impreparata a un possibile contrattacco. Quest’anno è successo altre volte, per esempio a Bergamo nel finale. Come si nota nell’immagine sotto, sul rinvio di Pietro Terracciano non c’è nessun centrocampista pronto sulle seconde palle, Éderson colpisce indisturbato e, più o meno volontariamente, lancia Scamacca alle spalle della difesa.
Sul rinvio dal fondo viola arriva per primo Éderson, che lancia Scamacca in profondità cogliendo la difesa di sorpresa
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