La clessidra della carriera di Rafael Nadal sta facendo scivolare gli ultimi granelli di sabbia. Non stiamo parlando semplicemente dell’addio al tennis di un grandissimo campione, ma della fine di un’epoca. Con l’imminente ritiro di Nadal si conclude del tutto l’epopea della Fedal, ovvero una delle rivalità più avvincenti di sempre, quella tra il maiorchino e Roger Federer.
Roger Federer e Rafa Nadal
Lo spirito guerriero
L’amore per il tennis di Rafael Nadal supera anche la sofferenza. Dei cosiddetti big three, ovvero Nadal, Novak Djokovic e Federer, Rafa è il giocatore che ha subito più infortuni: 24 lesioni, 16 tornei del Grande Slam saltati e 13 ritiri durante i tornei. Djokovic, ad esempio, in questi anni ha rinunciato solamente a 3 tornei del Grande Slam mentre Federer non si è mai ritirato. Numeri che fanno impressione, non tanto per il quantitativo di infortuni, che è comunque elevato, quanto per il fatto che Nadal sia riuscito a tornare ogni volta competitivo e a vincere 22 Slam.
Nonostante la malformazione al piede, la rottura del tendine del ginocchio, la tendinite, le fratture alle costole e tanti altri guai fisici, il mancino di Manacor in queste settimane sta regalando ai propri tifosi una last dance sulla terra rossa.
Il dritto arrotato di Nadal
Re della terra rossa
Uno dei tanti record di Nadal è la striscia di 81 vittorie consecutive sulla terra rossa realizzata tra il 2005 e il 2007, iniziata a Monte Carlo e terminata in finale ad Amburgo contro Federer. È la striscia di vittorie più lunga di sempre su una superficie e, forse, un record inarrivabile. In tutto sono 63 i tornei vinti sulla terra rossa, di cui 14 Roland Garros. Il torneo parigino è casa sua, al punto che in suo onore è stata eretta una statua all’esterno del Court Philippe Chatrier, il campo centrale. 112 vittorie e 3 sconfitte all’ombra della Tour Eiffel sono numeri semplicemente fantascientifici.
Nella sua lunga carriera, Nadal non ha mai anteposto l’agonismo sfrenato alla correttezza. Mai un gesto sbagliato, un punto preso in maniera scorretta. Uno dei pochi giocatori a non aver mai rotto una racchetta, Nadal è l’esempio più puro di una compostezza sempre più emarginata in luogo di un protagonismo feroce o di eccessive sceneggiate causate dalla frustrazione.
A dimostrazione del grande affetto che lega gli appassionati di tutti il mondo allo spagnolo, poche settimane fa il pubblico di Roma gli ha tributato una più che meritata standing ovation. Al Foro Italico è stata allestita una passerella sospesa nel vuoto e tutto intorno una bolgia silenziosa, quasi incredula, nel vedere passare il Re, i cui passi sembravano metaforicamente avvicinarlo alla fine del suo regno. Rafa era visibilmente emozionato, conscio che questa è stata probabilmente la sua ultima volta agli Internazionali d’Italia. Anche se ha voluto lasciare socchiusa un’ultima porta: “Spero di tornare l’anno prossimo“, infiammando ancora una volta i cuori dei tifosi.
Questa frase riassume perfettamente lo spirito di Nadal, il voler provare a esserci sempre, nonostante gli infortuni, l’età che avanza, lo stato di forma non perfetto, solo per poter dare al proprio pubblico ancora qualche goccia del suo immenso talento e della sua caparbietà. Una caparbietà che il maiorchino è arrivato persino a cucirsi sul petto: accanto allo sponsor Nike, infatti, Rafa porta il simbolo del suo brand che, ovviamente, non poteva che avere come simbolo un toro, animale con cui condivide una più che discreta passione per il rosso.
Nadal posa di fianco alla sua statua fuori dal Philippe Chatrier
Rafa Nadal Academy
Fondata nel 2014, la Rafa Nadal Academy è uno dei centri sportivi all’avanguardia a livello mondiale. Si trova a Manacor, città natale dell’ex numero 1 del mondo e anno dopo anno continua a espandersi: i ragazzi abbinano lo sport all’istruzione con metodi innovativi sotto la guida di un team di allenatori di primissimo livello coordinati da Toni Nadal, storico allenatore e zio di Rafa. Alcuni membri dell’Academy hanno iniziato a farsi notare nel circuito. L’esempio principe è sicuramente Casper Ruud, arrivato in accademia nel 2018 e attualmente in pianta stabile nella Top 10 del tennis mondiale, con tre finali slam perse, una proprio contro il suo mentore.
Nadal e il logo sullo sfondo della Rafa Nadal Academy
Vita privata e scaramanzie
Protagonista sui campi, riservato nella vita privata: Nadal non ha mai fatto parlare di sé se non per le sue imprese sportive. Nel 2018, quando un terribile alluvione colpì la sua amata Maiorca, Rafa era per le strade ad aiutare la gente a spalare il fango. Anche dal punto di vista sentimentale, la sua non è una vita passata sul red carpet: è sposato con Maria Francisca Perello dal 2019 ed è stata sua sorella a presentargli la futura moglie quando il maiorchino aveva 19 anni. Dal 2022 la coppia ha un figlio, Rafael Jr. “Vorrei dargli la possibilità di avere un ricordo di me in campo ma so che non posso” ha dichiarato il 22 volte vincitore di uno Slam.
In ogni incontro disputato da Nadal c’è un pizzico di scaramanzia, la sua routine in campo per cercare di evitare distrazioni e allontanare lo stress è divenuta iconica: tocco allo slip, spalla sinistra, poi la destra, seguito da orecchio destro, naso, orecchio sinistro fino ai cinque rimbalzi della pallina a terra. Così come ai cambi di campo, quando sistema sempre le bottigliette in diagonale rispetto alla sedia su cui siede.
Tra Colosseo e Tour Eiffel
Gli Internazionali d’Italia, vinti 10 volte e il Roland Garros, conquistato in 14 occasioni, sono i due tornei preferiti dal maiorchino. Quello tre Rafa e l’Italia è un rapporto speciale, iniziato a Barletta quando ancora sedicenne vinse il suo primo Challenger nell’aprile 2003. E oggi, vent’anni dopo, è tornato sulla terra rossa a lottare senza i favori del pronostico, contro chiunque ma soprattutto contro se stesso e i suoi acciacchi. Una sofferenza che cerca di nascondere per far gioire chi lo guarda, senza mai accampare scuse. L’unico obiettivo è essere competitivo, sempre.
Nadal ricorda il suo primo successo in carriera, quello del Challenger di Barletta del 2003
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