Nel mondo del calcio vale spesso l’assunto secondo cui un fuoriclasse difficilmente può diventare un grande allenatore. Guardando la storia del Gioco, si può dire che ci sia un fondo di verità in questa teoria. Sono pochi gli esempi di grandissimi calciatori che abbiano raggiunto livelli altrettanto alti una volta seduti in panchina, tra i campionissimi vengono in mente Johan Cruijff e Zinedine Zidane. Molto spesso però vale anche il contrario, ossia moltissimi allenatori hanno fatto la storia dello sport pur avendo una carriera da calciatore assolutamente trascurabile. Arrigo Sacchi e Josè Mourinho, tra gli altri, appartengono certamente a questo gruppo. E gli allenatori dell’attuale serie A che calciatori sono stati? Vediamolo insieme in questa classifica che li ordina in base al livello raggiunto quando calcavano il rettangolo verde.
Posizioni 20-16
20 – Davide Ballardini (Sassuolo)
Tra i 20 allenatori attualmente seduti sulle panchine di Serie A, Davide Ballardini si piazza all’ultimo posto in termini di carriera da calciatore. Prodotto delle giovanili del Cesena, non ha collezionato alcuna presenza da professionista. Che il destino di Ballardini fosse la panchina e non il campo, lo testimonia il fatto che nella Primavera del Cesena sia stato allenato da un certo Arrigo Sacchi, agli albori della sua carriera. Il tecnico di Ravenna ha abbandonato molto presto il calcio giocato per intraprendere la carriera da allenatore, sedendo sulla panchina delle giovanili del Bologna a soli 24 anni. Sacchi torna centrale nella carriera di Ballardini, visto che nel 2002 gli assegna il ruolo di responsabile delle giovanili del Parma. Dopo questa esperienza, inizia da San Benedetto del Tronto la carriera da professionista che, tra una salvezza da subentrante e l’altra, è continuata fino al recente approdo al Sassuolo.
19 – Francesco Calzona (Napoli)
Calzona è un nome relativamente nuovo per il grande pubblico. Dopo gli esordi da allenatore nei dilettanti toscani e tanti anni come vice-allenatore e collaboratore tecnico, tra gli altri, di Sarri, Di Francesco e Spalletti, ottiene dalla federazione slovacca il primo incarico di capo allenatore nel professionismo, addirittura nella Nazionale maggiore. De Laurentiis quest’anno gli ha concesso la grande chance di poter allenare il Napoli campione d’Italia in carica, con l’obiettivo di raddrizzare una stagione iniziata male e proseguita peggio. Del Calzona calciatore non c’è traccia: fa parte della rosa dell’Arezzo in Serie B per un paio di stagioni a metà degli anni ’80, collezionando una manciata di presenze. Poi trascorre il resto della carriera nei campi di provincia, senza mai più assaporare il calcio professionistico.
18 – Luca Gotti (Lecce)
Come Calzona, anche Luca Gotti ha recentemente abbandonato il ruolo di vice per dedicarsi a quello di capo allenatore. Dopo le esperienze di Udine e La Spezia, il presidente Sticchi Damiani lo ha chiamato a Lecce per risollevare una stagione che si stava pericolosamente complicando. Un altro punto di contatto tra Gotti e l’attuale allenatore del Napoli è la non folgorante carriera da calciatore. Di ruolo difensore centrale, Gotti spende la quasi totalità della sua carriera in campionati dilettantistici. Tuttavia, riesce a togliersi la soddisfazione di giocare a livello professionistico con il San Donà. Dopo la promozione dal Campionato Nazionale Dilettanti della stagione 1993-94, raccoglie 28 presenze nel successivo campionato di Serie C2 e sfiora la promozione in C1, dopo il secondo posto in campionato.
17 – Stefano Colantuono (Salernitana)
Colantuono è tornato ad allenare in Serie A dopo più di due anni. L’ultima esperienza, sempre sulla panchina della Salernitana, non fu molto fortunata, visto che durò solo 15 partite. Subentrato a ottobre 2021 a Castori, è stato esonerato dopo pochi mesi con la miseria di 9 punti raccolti. Torna a Salerno nell’agosto del 2022 in veste di responsabile del settore giovanile. La stagione tribolata della Salernitana lo ha riportato in panchina, con l’obiettivo di concludere dignitosamente un campionato segnato da una retrocessione che pareva già certa al momento del suo ritorno e che è divenuta realtà molto prima del tempo.
Da calciatore gioca come difensore centrale e alla fine degli anni ’80 disputa cinque stagioni consecutive in Serie A con le maglie di Pisa, Avellino, Como ed Ascoli. Una curiosità: Colantuono ha vinto uno scudetto, ma di calcio a 5. Non avendo raggiunto un accordo per la rescissione del contratto con l’Ascoli e di fronte alla prospettiva di restare fermo per un’intera stagione, nel 1991 accetta l’offerta di un amico, allora dirigente della BNL Roma, per far parte della squadra della capitale con cui si laurea campione d’Italia.
16 – Davide Nicola (Empoli)
Esperto di salvezze impossibili, Davide Nicola ha un solido passato anche da calciatore. Difensore arcigno, gioca solo una stagione nella massima serie con la maglia del Siena nel 2004-05. Bandiera del Genoa, ha vestito la maglia rossoblù per quasi 200 volte tra Serie B e Coppa Italia. Nicola può però vantarsi di aver giocato e trionfato in uno degli stadi più iconici del mondo: Wembley. Il 17 marzo 1996 il Grifone vince infatti l’ultima edizione della coppa anglo-italiana, sconfiggendo nel mitico impianto londinese il Port Vale. Il torneo, che ha cambiato più volte formato, vedeva partecipare in quell’edizione otto squadre italiane e altrettante inglesi (le quattro retrocesse dalla massima serie e le quattro migliori non promosse della seconda serie).
Davide Nicola, subentrato quest’anno ad Andreazzoli alla guida dell’Empoli
Posizioni 15-11
15 – Gian Piero Gasperini (Atalanta)
Centrocampista con buon fiuto del gol, Gasperini vanta una lunga carriera da calciatore. Muove i primi passi nelle giovanili della Juventus, senza però contare alcuna presenza in Serie A. Gli anni migliori della carriera del Gasp sono stati a Pescara, squadra in cui ha militato per cinque stagioni alla fine degli anni ’80, riuscendo a vincere un campionato di B agli ordini di mister Galeone. L’esordio Serie A è arrivato a 29 anni, totalizzando 59 presenze e 10 gol in due campionati. Dopo la retrocessione della stagione 1988-89, gioca un altro campionato con il Delfino in Serie B e disputa gli ultimi anni di carriera nei campionati minori tra Salerno e Pesaro.
14 – Ivan Jurić (Torino)
Iniziata la carriera da calciatore nella natia Croazia, all’Hajduk Spalato, Ivan Jurić si è trasferito in Spagna, giocandovi quattro anni tra Siviglia e Albacete ed esordendo in Liga con la squadra andalusa nella stagione 1999-2000. Nel 2001 è approdato in Italia, acquistato dal Crotone. La vera svolta della carriera di Jurić, però, risale a due anni dopo, con l’arrivo di Gasperini sulla panchina dei pitagorici.
Tra i due nacque subito un grande feeling, grazie alla stima di Gasp nei confronti del croato e delle sue doti di instancabile centrocampista, rendendolo immediatamente una colonna della squadra protagonista della risalita in Serie B e di due buoni campionati tra i cadetti. Nel 2006 Gasperini passò al Genoa portandosi con sé Jurić: conquistata l’immediata promozione in Serie A, Jurić ha poi giocato per tre stagioni consecutive in A con il Genoa, conquistando anche la Nazionale croata e l’esordio in Europa League con i rossoblù.
13 – Vincenzo Italiano (Fiorentina)
L’allenatore della Fiorentina è stato un centrocampista di buon livello. Classico metronomo davanti alla difesa, ha giocato la maggior parte della sua carriera a Verona. Tra Hellas e Chievo, ha passato nella città scaligera ben 13 stagioni, intervallate solo da sei mesi al Genoa nel 2005. Conta più di 100 presenze in Serie A e supera le 300 in B. Ha vinto due campionati cadetti da protagonista, ovviamente uno con l’Hellas nel 1999 e uno con il Chievo nel 2008. Il feeling con il Veneto si conferma anche negli ultimi anni di carriera. Milita per tre anni a Padova e sfiora un’altra promozione che sfugge soltanto nella finale playoff persa con il Novara.
12 – Raffaele Palladino (Monza)
Raffaele Palladino è stato un calciatore di grande talento che non ha avuto una carriera al livello delle proprie potenzialità. A 18 anni viene acquistato dalla Juventus, che ripone nel ragazzo campano aspettative molto alte. Seconda punta dotata di ottima tecnica, dribbling e senso del gol, Palladino ha tutto per avere una carriera ricca di soddisfazioni. La Juve lo gira in prestito alla Salernitana per disputare la prima vera stagione da professionista: i 15 gol realizzati lo consacrano come giovane stella su cui il calcio italiano potrà fare sicuro affidamento.
Tuttavia le stagioni successive non determinano la crescita sperata. La carriera di Palladino resta di buonissimo livello, viste le 212 presenze e 24 reti in Serie A e le esperienze positive in Serie B, tra cui quella con la Juventus con cui vince il campionato nel 2007. Le sole tre presenze in nazionale sono però l’evidenza di ciò che poteva essere e non è stato.
11 – Claudio Ranieri (Cagliari)
Il decano degli allenatori di Serie A ha iniziato la sua carriera da calciatore nel 1973 con la maglia della Roma, squadra della sua città. Nato come attaccante, viene trasformato in un terzino destro molto affidabile. Il nome di Ranieri calciatore si lega principalmente al Catanzaro, club in cui milita per otto stagioni consecutive a partire dal 1974. Conquista due promozioni dalla Serie B e raggiunge il record di presenze in A con la maglia dei giallorossi calabresi (128). Gli ultimi anni di carriera li gioca in Sicilia, tra Catania (dove ottiene la terza promozione in A della carriera) e Palermo.
Sir Claudio Ranieri sulla panchina del Cagliari
Posizioni 10-4
10 – Stefano Pioli (Milan)
La Juventus campione d’Italia acquista il diciottenne Stefano Pioli dal Parma nel 1984. Nei tre anni in bianconero, pur con un ruolo di rincalzo, gioca 62 partite e vince uno scudetto, una Coppa dei Campioni, una Supercoppa europea e la Coppa Intercontinentale del 1985. Nella finale di Tokyo contro l’Argentinos Junior, Pioli scende in campo sostituendo capitan Scirea. Dopo due anni a Verona passa alla Fiorentina, restandovi per sei anni, vincendo un campionato di Serie B e conquistando una finale di Coppa UEFA. Chiude la carriera con 202 presenze in Serie A e un palmarés di tutto rispetto.
9 – Marco Baroni (Verona)
L’attuale allenatore del Verona è probabilmente a sorpresa all’ottavo posto della classifica. Analizzando i freddi numeri, il profilo di Baroni è simile a quello di allenatori la cui carriera è stata descritta precedentemente: 157 presenze e 6 reti in Serie A, 270 partite e 18 gol in B. Il fiore all’occhiello della carriera di Baroni sono però i due anni giocati nel Napoli di Maradona. Acquistato dal Lecce nell’estate 1989, Baroni è lo stopper titolare della squadra che conquista il secondo scudetto della sua storia. Non solo, è proprio suo il gol scudetto: all’ultima giornata il Napoli supera la Lazio 1-0 al San Paolo e mantiene il vantaggio sul Milan, giunto secondo. Vanta anche 16 presenze nella nazionale Under 21, con cui disputa una finale dell’Europeo di categoria nel 1986, persa contro la Spagna.
8 – Eusebio Di Francesco (Frosinone)
Dopo i primi anni di carriera spesi tra Empoli e Lucchese, Di Francesco viene acquistato nell’estate 1995 dal Piacenza, neopromosso in Serie A. In due anni salta solo una partita e insieme ai suoi compagni conquista due salvezze consecutive. Centrocampista instancabile, unisce quantità e buona qualità. Lo nota la Roma di Zeman che lo acquista e lo rende titolare inamovibile. Conquista anche la Nazionale maggiore, con cui gioca 13 partite, e resta a Roma fino al 2001, riuscendo a festeggiare lo scudetto, pur avendo un ruolo marginale in quella stagione a causa di un grave infortunio. Torna poi al Piacenza e gioca i suoi ultimi anni tra Ancona e Perugia.
7 – Simone Inzaghi (Inter)
L’allenatore dell’Inter è stato un attaccante di buonissimo livello in Serie A. Si è fatto conoscere con la maglia del Piacenza con cui ha segnato 15 gol nella stagione 1998-99, quindi è passato alla Lazio, dove ha praticamente giocato tutto il resto della sua carriera, eccezion fatta per due parentesi in prestito alla Sampdoria e all’Atalanta. Vittima in carriera di parecchi infortuni, non ha mai trovato grande continuità, oltre ad aver giocato in un periodo in cui l’Italia disponeva di un parco attaccanti semplicemente impressionante, tra cui il fratello maggiore Pippo.
Con la Lazio è comunque riuscito a togliersi parecchie soddisfazioni, su tutte lo scudetto del 2000, a cui ha contribuito con 7 gol, tra cui quello che ha sbloccato il decisivo match dell’ultima giornata contro la Reggina. Ha anche tre volte la Coppe Italia e la Supercoppa Europea del 1999, anche se il vero exploit personale lo ha realizzato in Champions League, con il poker rifilato al Marsiglia nel marzo del 2000, record per un calciatore italiano. Ha chiuso la carriera con un centinaio di gol da professionista (43 in A) e tre presenze in nazionale.
6 – Igor Tudor (Lazio)
Tudor ha avuto una carriera da calciatore di tutto rispetto, grazie alla combinazione tra una fisicità impressionante ad una tecnica invidiabile. Prova ne è il fatto che durante la sua carriera si è diviso con ottimi risultati tra la posizione di difensore centrale e quella di mediano. Nato in Croazia, ha mosso i primi passi all’Hajduk Spalato, prima di vestire per sette anni la maglia della Juventus, con cui ha giocato un totale di 174 partite. In questo periodo ha vinto due scudetti e due Supercoppe italiane.
Ha avuto anche un ruolo primario nella Nazionale croata, con 55 presenze raccolte tra la fine degli anni ’90 e gli anni 2000, facendo parte anche della rosa che ha conquistato il terzo posto nei mondiali di Francia ‘98. Dopo una parentesi a Siena, è tornato all’Hajduk, suo club d’origine e con cui ha giocato un ultimo anno prima di appendere le scarpette al chiodo.
5 – Paolo Montero (Juventus)
Ruvido difensore uruguaiano, deve buona parte dei suoi successi da calciatore a Marcello Lippi: è stato proprio il tecnico di Viareggio a volerlo in Italia nel 1992, quando sedeva sulla panchina dell’Atalanta, prima di fare il bis e chiederlo anche alla dirigenza della Juventus neo-campione d’Europa quattro anni più tardi. Da quel giorno il nome di Montero si è fuso con quello della Vecchia Signora, di cui ha difeso i colori con efficacia, energia e anche qualche colpo proibito per ben nove stagioni, connotate da 4 scudetti, 3 Supercoppe italiane, una Coppa Intercontinentale, una Supercoppa europea e un Intertoto.
Dopo le avventure da allenatore in Uruguay, Argentina e alla Sambenedettese, nel 2022 è tornato “a casa”, diventando allenatore della Primavera bianconera, prima di cogliere l’occasione di diventare coach ad interim per la parte finale della stagione 2023/2024.
4 – Alberto Gilardino (Genoa)
Ai piedi del podio resta Alberto Gilardino: attaccante letale in area di rigore, conta più di 270 gol da professionista, piazzandosi al decimo posto assoluto dei cannonieri della Serie A con 188 reti. Cifre che lo proiettano prepotentemente tra i migliori attaccanti italiani degli ultimi 20 anni. Campione del mondo 2006, ha giocato anche i Mondiali in Sudafrica nel 2010 e, in generale, Gilardino ha avuto un feeling speciale con la maglia azzurra, con cui ha raccolto prestigiosi allori anche a livello giovanile: con le nostre Nazionali ha vinto l’Europeo Under 21 del 2004, laureandosi capocannoniere e miglior giocatore del torneo, oltre al bronzo alle Olimpiadi di Atene.
Nel torneo olimpico ha realizzato quattro gol, di cui uno nella finale per il terzo posto vinta proprio grazie alla sua rete contro l’Iraq, regalandoci l’ultima medaglia olimpica nel calcio. A livello di club è stato capocannoniere con il Parma nel 2004-05 (23 centri). Ha pagato, forse eccessivamente, la non esaltante esperienza con il Milan. In tre anni ha comunque vinto la Champions League 2006-07, impreziosita dal gol che ha chiuso la storica semifinale vinta 3-0 contro il Manchester United. La sua classica esultanza mimando il suono del violino è stata ammirata anche dai tifosi di Fiorentina, Genoa e Palermo.
Nonostante qualche perplessità iniziale, Gila si è rivelato un allenatore di livello
Il podio
3 – Thiago Motta (Bologna)
Thiago Motta è certamente il giocatore che ha vinto di più tra gli attuali allenatori del campionato. Otto scudetti tra Barcellona, Inter e PSG, la Champions League 2006 con i blaugrana e quella del 2010 con l’Inter di Mourinho arricchiscono un palmarès invidiabile. Oltre a questi trionfi, ha vinto anche un Mondiale per Club con l’Inter e altri diciannove trofei tra coppe nazionali in giro per l’Europa. Centrocampista cerebrale, riusciva a dettare i tempi delle proprie squadre in modo unico. Cresciuto nel Barcellona, ha attraversato qualche anno difficile per via di numerosi infortuni: come da lui stesso dichiarato, ha iniziato una seconda carriera dopo l’incontro con Gasperini al Genoa. Dopo aver giocato nelle nazionali brasiliane giovanili, ha vestito la maglia dell’Italia dal 2011 al 2016, conquistando il secondo posto a Euro 2012.
Thiago Motta è uno degli allenatori emergenti più in vista in Europa
2 – Daniele De Rossi (Roma)
Giocatore generazionale, De Rossi si piazza al secondo posto tra i giocatori più forti tra i 20 allenatori della Serie A 2023/2024. Intelligenza tattica sopra la media, leader naturale, De Rossi è stato un giocatore semplicemente straordinario. Ha giocato una vita nella Roma, la squadra della sua città e del suo cuore, riuscendo a non farsi schiacciare dalla pressione ma soprattutto a non vivere nell’ombra di Totti. Capitan Futuro ha una stanza dei trofei certamente più spoglia rispetto a quella di Thiago Motta ma la costanza dimostrata durante tutta la sua carriera lo rendono probabilmente un giocatore migliore.
Con la Roma ha vinto soltanto due Coppe Italia e una Supercoppa italiana, ma le 616 partite e 63 gol con i giallorossi lo rendono immortale per il tifo giallorosso. È quinto per presenze in Nazionale (117 apparizioni). Con la maglia azzurra ha realizzato anche 21 gol, oltre al rigore segnato contro la Francia nella finale di Berlino del 2006 che ha consegnato all’Italia la Coppa del mondo.
Daniele De Rossi è subentrato a Josè Mourinho sulla panchina della Roma
1 – Fabio Cannavaro (Udinese)
L’ex capitano azzurro, arrivato agli sgoccioli del campionato, si piazza al primo posto come miglior giocatore tra i 20 allenatori attualmente in massima serie. Uno dei difensori centrali italiani più forti di sempre, tra gli ultimi e più brillanti esempi della nobile tradizione italiana di stopper arcigno, Cannavaro è stato protagonista indiscusso tra gli anni ‘90 e 2000. Dopo gli esordi nella sua Napoli passa al Parma, componendo con Buffon e Thuram – e non solo – un pacchetto difensivo insuperabile. Gioca due anni nell’Inter senza lasciare il segno, a causa di infortuni e incomprensioni tattiche, quindi viene ceduto alla Juventus di Capello, nella quale si ritrova e disputa due campionati di grande livello prima dell’esplosione dello scandalo Calciopoli.
Il 2006 è il suo anno: alza la Coppa del Mondo al cielo di Berlino e conquista il Pallone d’Oro e il FIFA World Player a seguito di un mondiale semplicemente incredibile. Nell’estate successiva al mondiale tedesco viene acquistato dal Real Madrid, con cui conquista due volte la Liga pur senza toccare i picchi raggiunti nei precedenti anni di carriera. Dopo un fugace ritorno alla Juve chiude la carriera a Dubai, nell’Al-Ahli. In nazionale vanta 136 presenze, di cui 79 da capitano, secondo in entrambe le graduatorie al solo Buffon. Ha vinto anche due Europei Under 21 (1994 e 1996), venendo nominato miglior giocatore del torneo in occasione del secondo trionfo.
Fabio Cannavaro, ultimo allenatore ad aver ottenuto una panchina in A ma primo nel nostro ranking
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