La storia d’amore infinita tra Parigi e le Olimpiadi

Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano” cantava Venditti. E proprio i Giochi Olimpici, dopo cent’anni di attesa, tornano nella città dell’amore. Una storia senza fine unisce Parigi alla regina delle manifestazioni sportive, che si sposerà per la terza volta con la capitale francese quest’anno, dopo i matrimoni del 1900 e del 1924.

Epoche diverse, pochi i punti in comune. Ora l’assegnazione della città ospitante avviene tramite il Comitato Olimpico Internazionale mentre, allora, c’era un unico uomo al comando: Pierre De Coubertin, che mantenne la presidenza del CIO fino al 1925.

 

Primo tango a Parigi

Fondatore dei Giochi Olimpici moderni, lo storico francese nel 1894 stabilì che la prima Olimpiade moderna dovesse essere ospitata nella capitale francese durante l’Esposizione Universale. Successivamente, per paura che il clamore verso questo evento potesse scemare a distanza di sei anni, venne introdotta l’edizione del 1896 ad Atene.

Si arrivò così al 14 maggio del 1900, il giorno in cui iniziò il primo matrimonio, che durò fino al 28 ottobre dello stesso anno. Presero parte più di 1000 atleti di 28 nazioni in 20 discipline diverse.

Un evento storico, anche per la prima partecipazione delle donne, con Charlotte Cooper che divenne la prima campionessa olimpica aggiudicandosi l’oro nel tennis. Furono appena 22 le donne a partecipare ai Giochi, un numero ancora basso ma destinato a salire grazie all’emancipazione femminile che aumentava anno dopo anno.

Parigi - Puntero

Charlotte Cooper, entrata nella storia a Parigi come primo oro femminile della storia olimpica

 

In alcuni sport atleti di diverse nazionalità gareggiarono nella stessa squadra. Il 26 agosto, ad esempio, una coppia di timonieri olandesi necessitò di un timoniere sostitutivo e fu scelto tra il pubblico un ragazzo francese che trascinò la coppia alla vittoria nel rush finale. Dopo essersi fatto fotografare durante i festeggiamenti, il giovane scomparve e non si vennero mai a sapere il suo nome e la sua età, nonostante i numerosi tentativi di ricerca. Un baby-fenomeno, di età tra i 7 e i 12 anni che resterà uno degli interrogativi più grandi della storia delle Olimpiadi.

I successi di Alvin Kraenzlein, al contrario, rappresentarono una solida realtà, destinata a finire nel grande libro della storia dello sport: l’americano vinse quattro medaglie d’oro e fu la stella indiscussa della prima edizione dei Giochi. Tutt’ora è l’unico atleta ad aver ottenuto quattro allori in altrettante discipline individuali alle Olimpiadi.

Nel 1985 è entrato a far parte della “hall of fame” olimpica degli Stati Uniti. Vinse 60 metri, 110 e 200 metri ostacoli e anche il salto in lungo. Kraenzlein può essere considerato un pioniere nel salto degli ostacoli, fu lui il primo a scavalcare le barriere con la gamba avanti tesa, una tecnica usata ancora oggi.

Nell’atletica, alle Olimpiadi parigine, non ci fu storia. L’americano dominò ogni gara ma il medagliere lo vinse la Francia con 109 medaglie, seguita da Stati Uniti a 48 e Regno Unito a 30.

Il successo della manifestazione fu macchiato da alcune ombre. Molte gare, come il tiro al piccione e il tiro alla fune, vennero palesemente truccate per avvantaggiare gli atleti francesi. Inoltre si gareggiava soltanto di domenica e quindi molti atleti, soprattutto americani, non parteciparono per motivi religiosi.

I Giochi Olimpici del 1900 in qualche modo seguirono le orme della Belle Époque: all’apparenza sembrarono un successo – vista la grande partecipazione di pubblico, l’apertura alle donne e il maggior numero di atleti e discipline rispetto all’edizione di Atene – ma in realtà si rivelarono un mezzo fallimento.

Troppe furono infatti le lacune organizzative e strutturali: corse di atletica disputate in una pista per cavalli, concorso ippico in una via elegante del centro cittadino, lancio del disco in un prato circondato da alberi dove i dischi svanivano tra le fronde.

Inoltre, l’assenza di tribune permetteva al pubblico di gironzolare durante le varie manifestazioni. Il primo matrimonio tra Parigi e le Olimpiadi terminò il 28 ottobre con un velo di malinconia, visto che la città dell’amore trascurò la manifestazione sportiva, preferendole l’Esposizione Universale o meglio, cercando di far convivere due regine su uno stesso trono.

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Kranzlein alle prese con gli ostacoli, con la tecnica ancora oggi in uso e da lui inventata

 

Successo crescente

La Belle Époque invece continuò fino agli inizi della Prima guerra mondiale, che polverizzò l’edizione olimpica del 1916. I Giochi ripresero ad Anversa nel 1920 per poi tornare a Parigi nel 1924. Nozze combinate da De Coubertin, che voleva regalarsi un ultimo Can Can prima di lasciare il Moulin Rouge olimpico nel 1925.

Più di 3000 atleti per la prima volta ospitati in un villaggio olimpico, che però sembrava essere più un villaggio tribale, visto che era formato da un insieme di capanne in legno. Abitazioni circondate da un pubblico infuocato, più di 600.000 persone ad assistere ai Giochi che stavano assumendo sempre di più una connotazione hollywoodiana.

L’edizione del 1924 fu infatti la prima seguita dai media e gli atleti sfruttarono questa loro popolarità, soprattutto il nuotatore americano Johnny Weissmuller che, oltre a vincere tre ori, interpretò Tarzan in 12 film.

Le stesse Olimpiadi furono immortalate in Momenti di Gloria, film di Hugh Hudson che vinse l’Oscar raccontando le gesta dei corridori britannici Eric Liddell e Harold Abrahams, rispettivamente cristiano fervente ed ebreo praticante.

Sport e spettacolo si fondevano insieme per la prima volta grazie alla volontà surreale di lasciare più spazio, nella vita quotidiana, a sogno ed inconscio.

Un surrealismo fuori dagli schemi, senza freni inibitori, incarnato da Salvador Dalì, ma che mise le sue radici proprio a Parigi, toccando tutte le arti, dalla pittura alla letteratura fino ad arrivare al cinema e nel 1924. Non a caso nello stesso anno delle Olimpiadi fu scritto il primo manifesto surrealista.

Una corrente avanguardistica bizzarra, rispecchiata anche nelle discipline sportive. Il rugby fu l’esempio eclatante, in quanto faceva a pugni col romanticismo parigino. Sport che fu escluso definitivamente dai 5 cerchi dopo la rissa tra pubblico e giocatori a seguito della vittoria in finale degli Stati Uniti sulla Francia.

Un piccolo blackout nella Ville Lumière, che tornò subito a brillare grazie a Paavo Nurmi, capace di collezionare 5 ori, tra cui la surreale doppietta nelle gare 1500-5000 metri vinte a 90 minuti di distanza l’una dall’altra, che gli valse l’appellativo di finlandese volante.

Solamente la sovrapposizione di alcune gare gli impedì di vincere anche i 10.000 metri, dove prevalse Villie Ritola, un altro finlandese. Un grande successo della Finlandia che si piazzò seconda nel medagliere, alle spalle degli Stati Uniti e precedendo la Francia di De Coubertin, che questa volta non riuscì a fermare gli USA.

Il barone uscì di scena con un inchino e si prese l’applauso della critica e del pubblico, riuscendo a riscattare il fallimento del primo matrimonio. Questa volta all’Olimpiade venne data maggior attenzione, fu lei la vera protagonista.

Il 27 luglio, al termine della cerimonia di chiusura, l’olimpiade partì per il lungo viaggio di nozze che l’ha portata in giro per il globo e finalmente quest’anno è pronta a tornare nella sua amata Parigi. Cent’anni dopo.

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Paavo Nurmi al comando della gara nei 1500m a Parigi

 


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