O.J. Simpson, al di là del bene e del male

Simpson - Puntero

O.J. Simpson è uno dei personaggi più controversi della storia contemporanea degli Stati Uniti. Le sue gesta leggendarie all’interno del rettangolo verde sono state rapidamente cancellate da un orrendo duplice omicidio per cui il sistema giudiziario a stelle e strisce non è stato in grado di condannarlo. In questo articolo non si vuole giudicare la persona ma raccontare principalmente O.J. Simpson come lo sportivo capace di far innamorare gli Stati Uniti a tal punto da influenzare l’esito del processo a suo carico.

 

Gioventù complicata

Negli anni ’70 Orenthal James Simpson, nato a San Francisco nel 1947, è una delle stelle più brillanti del football americano, un modello da seguire per tanti giovani afroamericani che desiderano fare fortuna grazie allo sport. Una storia di riscatto, la sua: da ragazzo sembra avere un fisico inadatto ad una carriera sportiva di alto livello, essendo afflitto da rachitismo. La sua infanzia è abbastanza tranquilla, nonostante il colore della pelle fosse motivo in quegli anni di forte discriminazione: provenire da una famiglia agiata gli permette di non subire violente manifestazioni di odio razziale. Il personaggio più eccentrico di casa è senza dubbio il padre Jimmy Lee, che vive una doppia vita particolarmente faticosa per un genitore degli anni ’50: durante il giorno esercita la professione di cuoco, mentre di notte si esibisce come drag queen. Durante l’adolescenza O.J. si destreggia tra football e calcio ma, soprattutto, entra a far parte di una gang, con cui compie gesta poco edificanti che gli valgono un breve soggiorno in riformatorio.

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Un giovane O.J. in tenuta da gioco

 

Carriera nel football

I riflettori del football professionistico si posano su di lui grazie alla militanza nei Trojans, la squadra dell’Università della Southern California, con cui nel 1968 vince l’Heisman Trophy come atleta universitario dell’anno a seguito di una stagione da 21 touchdown. Sarà la maglia bianca dei Buffalo Bills quella che vestirà per gran parte della sua carriera, vincendo numerosi trofei ma anche abbattendo record storici che gli valgono un posto nel gotha del football, sebbene oggi numerosi fan vorrebbero eliminarlo dalla memoria collettiva di questo sport. In particolare, la richiesta principale riguarda la rimozione del suo busto dalla Hall of Fame.

Le qualità principali di The Juice erano legate alla sua prestanza atletica: velocità e fisico massiccio lo rendevano un perfetto running back, permettendogli di ricevere palla dal quarterback e di correre con una sorprendente agilità.

O.J. Simpson ha trionfato in un football diverso rispetto a quello di oggi: negli anni ’70 per vincere era necessario imporre il fisico con ogni mezzo a disposizione, finanche utilizzando colpi all’epoca leciti ma che al giorno d’oggi sono diventati proibiti. Il 16 dicembre 1973, durante l’ultimo match stagionale allo Shea Stadium vinto per 9-5 dai Buffalo Bills sui New York Jets, Simpson abbatte una soglia fin lì mai varcata, quella delle 2000 yards corse in stagione: ancora oggi è il giocatore ad averle superate con il minor numero di match disputati, appena 14. Proprio il 1973 è l’anno migliore della sua carriera: vince il premio come MVP della stagione, l’Offensive Player of the Year, l’AFL-AFC Player of the Year, l’Hickok Belt Award, il Bert Bell Award e pure l’Associated Press Player of the Year; viene nominato nel First Team All-Pro (seconda volta delle cinque in carriera) e per l’All Star Game della NFL, il Pro Bowl (per la terza volta, in tutto saranno sei).

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Simpson insignito del prestigioso Heisman Trophy

 

Lontano dal campo

Solo nel 1978 lascia Buffalo per chiudere la carriera nella squadra della sua città, coronando il sogno di ritirarsi come giocatore dei San Francisco 49ers, dopo 11 stagioni in NFL nelle quali tuttavia manca il più grande sigillo, il Super Bowl. Ma O.J. è ormai un personaggio di spicco dello sport e dello showbiz statunitense, tanto da avviare una carriera anche come attore: dopo essere comparso in film di vari generi, il suo ruolo principale è quello dell’agente Nordberg nella trilogia comica Una pallottola spuntata.

Il football e la recitazione non sono le sue uniche passioni. Detto della carriera da calciatore alle superiori, durante gli anni alla USC ha fatto parte della staffetta 4×100 di atletica leggera, con cui il 15 giugno 1967 ha fermato il cronometro a 38.6 secondi, record mondiale per la categoria, assieme ad Earl McCulloch, Fred Kuller e Lennox Miller, futuro argento olimpico nei 100m piani alle Olimpiadi del 1986 e bronzo a quelle del 1972. Un record che fu l’ultimo possibile con squadre miste, dal momento che Lennox Miller era giamaicano. 

Il 13 giugno 1994 la sua fama e le sue brillanti gesta vengono completamente macchiate dall’accusa di omicidio della sua ex moglie Nicole Brown e dell’amico Ronald Lyle Goldman. La stella afroamericana divenuta idolo per diverse generazioni si oscura, O.J. Simpson si trasforma nel macabro protagonista di un inseguimento in diretta tv e di un vero e proprio reality in tribunale, collezionando così altri record, ma dai contorni tragici. Il 10 aprile 2024, comunque la si veda, è morto uno dei grandi del football americano.

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La staffetta della USC che ha stabilito il record mondiale nel 1967. O.J. Simpson è il terzo da sinistra

 


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