Il divario economico tra Premier e Serie A continua ad aumentare

Deloitte - Puntero

La società di consulenza Deloitte ha recentemente pubblicato la Football Money League 2024. Giunto alla ventisettesima edizione, questo documento presenta un’approfondita analisi relativa ai ricavi delle prime 30 squadre europee nella stagione 2022-23. Le variabili prese in esame per classificare le società sono i ricavi da stadio, quelli derivanti dalla cessione dei diritti TV e quelli commerciali legati a sponsorizzazioni di vario genere. Negli ultimi anni sono stati considerati anche alcuni indicatori non riconducibili prettamente ad un ambito economico-finanziario, come ad esempio il numero di follower sui vari canali ufficiali delle società.

 

Nuove variabili

Per dare un giudizio a 360 gradi sui club sono state prese in considerazione due ulteriori variabili che servono a descrivere meglio il perimetro in cui si muove una società di primissima fascia in Europa: Diversity&Inclusion e Sostenibilità. La prima viene utilizzata per verificare quanto le società calcistiche siano aperte in termini di genere, etnia, età, orientamento sessuale, disabilità e religione. In media, il 17% dei membri dei consigli di amministrazione dei club inseriti nella Money League sono stati giudicati etnicamente “diversi”.

Permangono tuttavia grosse differenze tra i singoli club. Il Newcastle e l’Inter sono quelli con maggiori differenze etniche, toccando quote del 60%, seguite da Manchester City (50%) e Tottenham (25%). Sono però ben sette le società senza differenze etniche all’interno dei propri board, mentre altre sette non hanno reso pubbliche queste informazioni. Le donne che siedono nei consigli di amministrazione delle società prese in esame sono passate dal 9% del 2021-22 al 15% del 2022-23. La rappresentanza femminile rimane comunque a livelli molto esigui nel settore calcistico. Si conta infatti un 40% di donne che siede nei CdA delle 350 maggiori aziende della Gran Bretagna, dato ben al di sopra di quello del settore calcistico.

La sostenibilità, invece, prende in esame l’impegno in ambito ambientale. In particolare, viene sottolineato che solo cinque club (tra cui Roma e Juventus) hanno sottoscritto lo “United Nations Sport for Climate Action Framework. Il documento, redatto dalle Nazioni Unite, incentiva gli attori presenti nel settore sportivo ad attuare politiche in grado di contrastare il cambiamento climatico, soprattutto in termini di riduzione delle emissioni. Anche la UEFA si è molto spesa su questi temi, prova ne è il fatto che dalla stagione 2022-23 è stata redatta la Sustainability Strategy 2030.

 

Ranking 2024

Il titolo dato quest’anno alla Football Money League è “Breaking new ground”. La novità a cui si fa cenno sta nel fatto che per la prima volta le prime 20 società europee hanno superato il muro dei 10 miliardi di euro complessivi di ricavi, nella stagione 2022-23. Una cifra davvero considerevole, in aumento del 14% rispetto ai 9,2 miliardi registrati nell’anno 2021-22. Curiosamente, la stessa cifra era stata raggiunta anche nella stagione 2018-19, l’ultima prima della pandemia da Covid a cui poi era seguita una tanto naturale quanto consistente flessione.

Il Real Madrid di Florentino Pérez è la società che ha raggiunto il livello massimo di ricavi nella stagione 2022-23 toccando la cifra record di 831,4 milioni di euro. Nonostante il treble della stagione scorsa, il Manchester City si deve accontentare del secondo posto. Chiude il podio virtuale il Paris Saint-Germain, mentre al quarto posto si piazza il Barcellona. Queste società sono le uniche ad aver sfondato il muro degli 800 milioni di euro di fatturato in stagione. Analizzando le posizioni successive, è evidente il dominio della Premier League. Le altre big inglesi (Manchester United, Liverpool, Tottenham, Chelsea, Arsenal) sono tutte nella top 10, completata con il sesto posto del Bayern Monaco.

Quattro le squadre italiane presenti in classifica: la Juventus, nonostante una stagione difficile da un punto di vista sportivo, è undicesima con 432,4 milioni di euro di ricavi; nonostante l’exploit in Champions League della scorsa stagione, l’Inter si deve accontentare del quattordicesimo posto, appena dietro ai cugini del Milan; il Napoli, campione d’Italia in carica, chiude diciannovesimo con ricavi pari a 267,7 milioni di euro. 

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Una foto che spiega senza bisogno di parole il legame tra investimenti e successi sportivi

 

Il dominio della Premier

Analizzando più nel dettaglio i numeri, sono evidenti alcune tendenze. Come già accennato, la Premier fa la parte del leone ormai da parecchi anni e nel 2023 ha piazzato addirittura quattordici squadre tra le prime trenta. La sola partecipazione al massimo campionato inglese significa di fatto entrare a far parte dell’elite mondiale a livello economico. Quella di quest’anno non è un’eccezione, visto che nella scorsa stagione furono addirittura sedici le società inglesi tra le prime trenta per ricavi.

I motivi di tale dominio sono molti. Il principale è legato ai diritti televisivi: se consideriamo i ricavi che le squadre inglesi incassano dalla cessione dei diritti TV della sola Premier League, notiamo che il Manchester City riceve la fetta maggiore, pari a circa 200 milioni di euro. L’ultimo club di questa graduatoria è il Bournemouth che percepisce una cifra intorno ai 160 milioni di euro. Per fare un paragone, in Liga soltanto Real Madrid e Barcellona incassano una somma leggermente superiore. La squadra italiana che ha guadagnato di più dai diritti TV della Serie A nel 2022-23 è stata l’Inter con un introito stimato intorno agli 87 milioni di euro.

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L’impatto dei diritti televisivi è il segreto di Pulcinella dietro la vertiginosa crescita della Premier League

 

Il potere dei grandi brand

Le squadre inglesi sono maggiormente attrattive anche per gli sponsor, che ovviamente tendono ad investire maggiormente in un prodotto ritenuto di alta qualità, prendendo parte a quel circolo virtuoso che aiuta la sostenibilità del sistema. Tuttavia, è il Bayern Monaco la squadra più ricca in questo settore. La società bavarese ha raccolto 419 milioni di euro di ricavi commerciali, che derivano in gran parte dai ricchissimi contratti firmati con i main sponsor Adidas, Allianz e Audi. Le tre aziende sono ben inserite anche a livello societario nel Bayern: ciascuna possiede una quota pari all’8,33% del club.

Il Barcellona invece primeggia nei ricavi da stadio. La cifra raggiunta dai blaugrana è di 166 milioni di euro, davanti a Paris Saint Germain e Manchester United che superano entrambi i 150 milioni di euro.

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L’Allianz Arena di Monaco. I naming rights sullo stadio costituiscono una consistente fetta degli introiti da sponsorizzazioni per i bavaresi

 

I numeri delle italiane

Le squadre italiane sono sempre state presenti nella classifica di Deloitte ma negli ultimi anni il divario dalle big degli altri campionati europei è aumentato. La Juventus è stata una presenza fissa in top 10, in particolare durante il periodo dei nove scudetti di fila. La volontà di ricucire definitivamente il gap con le grandi europee ha portato dirigenza e proprietà a scelte che hanno vanificato il percorso virtuoso fin lì portato avanti.

Le proprietà di Milan e Inter hanno ormai da qualche anno dichiaratamente inserito obiettivi di crescita economica affianco a quelli sportivi. Il Milan è riuscito a chiudere il bilancio 2023 in utile per la prima volta dal 2006, mentre la proprietà cinese dell’Inter, molto indebolita finanziariamente nel corso degli ultimi anni, si affida a prestiti terzi per mantenere la gestione societaria, con effetti negativi sui risultati economici.

La Roma dei Friedkin invece non è ancora riuscita a stabilizzarsi. I giallorossi toccarono l’apice nella Football Money League a seguito della stagione 2017-18, quando la semifinale di Champions League aveva consentito di raggiungere i 250 milioni di ricavi e la quindicesima posizione europea. Quest’anno invece la Roma si attesta in ventiquattresima posizione con 214,9 milioni di ricavi.

Il Napoli è un’altra squadra che è stata spesso presente in top 30 negli ultimi anni. L’effetto positivo dello scudetto conquistato la scorsa stagione ha portato i partenopei a raggiungere la cifra record di 268 milioni di ricavi, in aumento del 71% rispetto all’annata precedente.

 

Chi non spende non vince?

Le squadre italiane devono fronteggiare il cronico problema del mantenimento dell’equilibrio economico. Molto spesso i costi crescono tanto quanto i ricavi se non addirittura di più, portando a perdite di bilancio anche consistenti. Il rapporto tra costi per gli stipendi e ricavi è un indicatore estremamente significativo su cui le squadre italiane stanno cercando di invertire la rotta. Per fare degli esempi, la Juventus è passata dall’85% del 2022 all’attuale 65%, il Milan aveva addirittura superato il 100% durante il periodo Covid, vedendo così sostanzialmente erosi i propri ricavi dalle sole spese per la retribuzione dei tesserati. Anche l’Inter, ampiamente sopra l’80% nelle ultime due annate, quest’anno è scesa al 61%.

Il Napoli, rivoluzionando la rosa, è passato in due anni dal 90% al 42%: quello degli azzurri è un esempio lampante di come le scelte dettate da una visione economico-finanziaria possano portare vantaggi anche dal punto di vista della competitività sportiva.

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L’acquisto di Kvaratskhelia è il perfetto esempio di sostenibilità economica unita alla ricerca della competitività 

 

Cosa ci riserva il futuro

Nel breve e medio periodo il dominio delle squadre inglesi in questa speciale classifica rimarrà pressoché invariato. I nuovi accordi per i diritti TV in vigore tra il 2025/26 e il 2028/29 in Premier League vedranno un aumento medio annuo del 4% circa su base omogenea, nonostante le difficili condizioni di mercato. Per contro la Serie A, come anche la Ligue 1, ha siglato un accordo fino al 2029 con un calo marginale del valore medio annuo nel corso del ciclo attuale, escluse le componenti variabili.

Durante la stagione 2022/23, l’aumento delle entrate è stato sbloccato attraverso un utilizzo più efficace degli stadi da parte dei club, anche nei giorni in cui non ci sono partite, ed è prevedibile che tale pratica aumenterà in futuro con una maggiore attenzione agli investimenti nelle infrastrutture. Una nuova ondata di sviluppo degli stadi è infatti già in corso nel calcio europeo, finanziata in vari modi, come ad esempio la vendita di quote di minoranza (Paris Saint-Germain) e investimenti di private equity, come visto nei campionati spagnolo e francese. Club di tutta Europa, tra cui Real Madrid, Manchester City, FC Barcelona, Liverpool, Milan e Inter sono in fase di sviluppo degli stadi (anche se le italiane notevolmente in ritardo rispetto ai competitor europei). Tali investimenti vanno nella direzione di trattare i propri impianti come luoghi di intrattenimento polivalenti tutto l’anno. In un momento in cui i diritti TV potrebbero essere in fase di stallo, l’aumento delle entrate degli stadi potrebbe aiutare i club a stimolare la crescita finanziaria attraverso una maggiore capacità e un’offerta di intrattenimento più ampia, compresi gli eventi dal vivo.

In futuro, la diversificazione delle entrate potrebbe rivelarsi particolarmente importante per i club europei per ottenere il controllo su una percentuale maggiore delle loro entrate totali. Ciò consentirà alle società di isolarsi dalla variabilità delle prestazioni in campo, dalle difficili condizioni macroeconomiche e dai futuri scossoni dell’ecosistema calcistico in un momento in cui i club devono affrontare un maggior grado di regolamentazione finanziaria da parte della UEFA e degli organi di governo locali.


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