Toni Fritsch, dal gol a Wembley alla vittoria del Superbowl

Quante volte abbiamo pensato di dare una svolta alla nostra esistenza. Una decisione netta, radicale, lasciare tutto per rilanciarsi nel mondo, cambiare vita e in taluni casi anche Paese e continente, provare a vedere se altrove le cose possano essere migliori. E la maggior parte delle persone si è tirata indietro altrettante volte. Siamo umani, a volte il pensare troppo ci fa diventare pavidi, non ce la sentiamo di mettere a repentaglio tutto in nome di un sogno che forse non si avvererà. Se c’è un atleta che non fa parte di questa categoria, capace di prendere il toro per le corna e osare, rischiare tutto con un salto nel buio e attingere a piene mani dal successo generato dal proprio coraggio, quello è Toni Fritsch. L’uomo che ha saputo scrivere la storia in due sport diversi.

 

Figlio della guerra

Anton Fritsch, detto Toni, nasce nel 1945 a Petronell, piccolo comune della Bassa Austria ad una ventina di chilometri dal confine con la Cecoslovacchia, noto per la vicinanza con le rovine dell’antica città romana di Carnunto. È un figlio della guerra, concepito in piena Seconda guerra mondiale e nato il 10 luglio, poco più di due mesi dopo la stipula del documento di resa incondizionata da parte della Germania e dei paesi dell’Asse. Un messaggio positivo, una vita che nasce dopo tanta morte, quella scaturita da un inferno lungo sei anni e che in Giappone non è ancora stato sgominato, pronto a infliggere ulteriori ferite mortali con le atomiche di Hiroshima e Nagasaki.

La fuga dal pericolo, connaturata nella nascita al momento giusto, è diventata una peculiarità anche a livello fisico per il piccolo Toni, che fin da bambino gioca a calcio come praticamente tutti i suoi coetanei in Austria. E l’arma in suo possesso per sfuggire agli avversari è la grande velocità: piccolo e sgusciante, è praticamente imprendibile. Lo diventerà anche per gli adulti ma, al tempo stesso, altre doti faranno parlare di lui. Per essere così piccolo, questo ragazzino di Petronell ha un tiro veramente micidiale, una sassata che saprà garantirgli sia il giorno più bello da calciatore che una longeva carriera nel mondo dello sport. Velocità e potenza del tiro lo rendono una perfetta seconda punta.

Pare quasi uno strano gioco di parole voluto dal destino, ma il club che per primo riesce a intravedere nella sua velocità un’arma che potrebbe tornare utile ai massimi livelli è il Rapid Vienna. Il Rapid è il più grande club austriaco, anche grazie ad una rete di osservatori in grado di scovare i migliori talenti nazionali. Non è difficile notare questo ragazzino, stella delle giovanili di un paesino in cui la concorrenza è tutt’altro che spietata e che dista meno di 50 chilometri da Vienna. Né è complicato convincerlo ad accettare: nel 1956 il Rapid Vienna è un club leggendario e ha già vinto 21 titoli nazionali. Purtroppo per il ragazzo non c’è neanche bisogno di parlare con la famiglia: Toni è orfano, ragion per cui vede di buon occhio l’occasione di allontanarsi da un luogo capace di infliggergli un dolore così grande già da bambino.

A 11 anni, Fritsch entra nell’accademia del Rapid che diventa casa sua. Letteralmente, perché la sua vita si svolge interamente negli alloggi del centro sportivo del club e gli unici amici sono i compagni di squadra. Quella biancoverde sarà l’unica maglia che indosserà da calciatore: impossibile tradire chi ti ha dato tanto, qualunque cosa accada. L’esordio arriva a 18 anni, durante la stagione 1963-64: solo due presenze ma sufficienti a permettergli di fregiarsi del titolo di campione d’Austria. È l’inizio di una crescita costante, che gli garantirà sempre più spazio fino ad approdare in Nazionale.

Fritsch - Puntero

Fritsch (primo a sinistra nella fila centrale) con la maglia del Rapid

 

Wembley Toni e il rapido declino

Già, la Nazionale. Fritsch è giovanissimo e nella stagione 1964-65 trova il primo gol in Staatsliga, che dall’anno seguente si sarebbe chiamata Nationalliga. Non ha moltissimo spazio, solo 7 presenze e 1 gol oltre all’esordio in Europa grazie alla Mitropa Cup giocata in estate proprio a Vienna, dove il Rapid subisce una deludente sconfitta per 3-0 in semifinale per mano della Fiorentina. Il 1965 è l’anno della svolta, nel suo club si guadagna un posto da titolare e ad ottobre anche la prima chiamata in Nazionale. Non un match banale perché l’Austria, da poco eliminata dalla corsa ai Mondiali del 1966, è chiamata ad una sfida apparentemente proibitiva nel tempio del calcio, a Wembley contro l’Inghilterra, Paese chiamato ad ospitare l’imminente Mondiale e la cui selezione è imbattuta da un anno e mezzo.

Nelle terre di Albione la gente è carica e respira l’aria del trionfo, classica sensazione di attesa del piacere che accompagnerà il Paese per quasi un anno fino alla consacrazione del successo iridato, incassato proprio a Wembley. Il 20 ottobre 1965 però la nazionale austriaca vende cara la pelle: al gol di Sir Bobby Charlton replica Flögel, quindi gli inglesi tornano avanti con Connelly. Ma al 73’ si scatena il ragazzino minuto con la maglia numero 7 sulle spalle. Dapprima un tap-in sulla respinta del portiere Springett, quindi la specialità della casa, una bomba mancina da fuori area: doppietta per Fritsch, che all’esordio regala all’Austria una delle pagine più memorabili della storia della Nazionale. Da quel giorno sarà conosciuto in patria con il soprannome Wembley Toni.

Quella di Wembley, tuttavia, sarà l’unica serata di gloria della sua carriera in Nazionale, conclusa con appena 9 presenze e senza più segnare. Anche nel club le soddisfazioni personali inizieranno a diventare piuttosto sporadiche. Vero, la squadra aggiungerà al proprio palmarès altri due campionati nazionali nel 1967 e 1968 e due ÖFB-Cup nel 1968 e 1969, ma Wembley Toni non rispetta le premesse. Nonostante il ruolo, la potenza e la velocità, a livello realizzativo non riesce mai a raggiungere cifre elevate, con il massimo exploit della stagione 1967-68 conclusa, oltre che con il double nazionale, con 7 gol complessivi tra Nationalliga, ÖFB-Cup e Coppa Intertoto. Negli anni a seguire lo spazio in formazione si riduce. L’austriaco è un uomo intelligente prima ancora che un buon calciatore, è consapevole che nell’epoca in cui vive la carriera da calciatore termina presto e l’idillio con questo sport non è destinato a durare.

Ci sarebbe il calciomercato ma non lo prende in considerazione: troppo amore per il Rapid, che gli ha permesso di vivere un sogno e gli ha dato un posto nel mondo. Non tradirebbe mai gli Hütteldorfer. Nel 1970 inizia a fare delle riflessioni che un anno dopo, al termine della stagione 1970-71 conclusa con sole 12 presenze senza mai segnare, diventano realtà: Fritsch appende gli scarpini al chiodo a soli 26 anni.

La sintesi del match che ha originato la leggenda di Wembley Toni

 

Soccer, nuova moda negli States

Ad un oceano di distanza dal Vecchio Continente, gli anni ’60 hanno portato alla ribalta il calcio negli Stati Uniti. Il successo inglese nel Mondiale del 1966 ha accelerato la crescita del movimento in tutto il mondo anglosassone, contribuendo alla nascita della NASL, lega che di lì a poco avrebbe organizzato il campionato nazionale. Pur se con qualche difficoltà nei primi anni, il soccer inizia ad entrare nelle case americane, destando interesse ma anche offrendo spunti di riflessione per altri sport. Va da sé che la disciplina più affine tra quelli che già spopolano negli USA è il football americano, come indica anche la comunanza delle denominazioni, tanto che il calcio viene chiamato anche association football, proprio per distinguerlo dallo sport giocato nella NFL.

Tra i personaggi più grotteschi della NASL vi è senz’altro Božidar Kapušto, allenatore jugoslavo noto negli States come Bob Kap. Oddio, allenatore è un termine azzardato. Bob Kap è principalmente un millantatore, che sbarca nel mondo del calcio a stelle e strisce dichiarando una carriera tutt’altro che suffragata da prove. Afferma di aver giocato nel Građanski Zagreb, nel Vardar e nel Manchester United come ala per oltre dieci anni, quindi di aver studiato come allenatore presso l’accademia della Nazionale ungherese, stringendo un’amicizia intima con Puskás prima di diventare allenatore di un imprecisato club di nome Botev e in Canada. Ma il calcio sta crescendo e un profilo europeo è attraente, quindi le bugie gli valgono la panchina dei Dallas Tornado. Kop dura poco, si capisce che non è del mestiere. Ma adesso ha un nome e inciderà nello sport americano e nella carriera di Fritsch in maniera decisamente atipica.

Fritsch - Puntero

Il Dallas Morning News celebra il nuovo incarico di Bob Kap

 

A pesca di kicker in Europa

A proposito di rivoluzioni nello sport americano, un altro europeo sta raccogliendo consensi nel football. Si tratta di Pete Gogolak, kicker ungherese in forza alla franchigia dei Buffalo Bills. Prima del suo sbarco nella lega, i calci piazzati nel football americano venivano effettuati con rincorsa frontale ed utilizzo della punta, circostanza che conferiva una minor precisione ai field goals, convertiti con una percentuale di realizzazione che si attestava mediamente al di sotto del 50%. Memore della sua infanzia in cui aveva giocato a calcio in Europa, invece, Gogolak trasforma il ruolo del kicker, portando una rivoluzione in termini di stile ed efficacia dei piazzati: rincorsa semi laterale e calcio di collo, in quello che da lì in avanti sarebbe stato noto a tutti come calcio “soccer-style”. I benefici sono evidenti, tanto che Gogolak diventerà il capocannoniere di tutti i tempi dei Giants, squadra in cui approderà nel 1966.

Bob Kap, sempre alla ricerca di modi creativi per sbarcare il lunario, ha un’idea bislacca: grazie alla nuova tecnica introdotta da Gogolak potrebbe valere la pena andare in giro per l’Europa a reclutare ex calciatori da trasformare in kicker nella NFL. La prima squadra a tentare questa strada sono i Dallas Cowboys che, accompagnati da Kap, nel 1971 si dirigono in Europa. Per pura coincidenza, la città da cui parte il reclutamento è Vienna e, quando i membri della spedizione per conto della franchigia texana arrivano nella sede del Rapid, il primo nome che viene consigliato loro è quello di Toni Fritsch. In società lo adorano, lui è ancora giovane, ha appena smesso con il calcio e ha un tiro potentissimo, adatto per calciare da lunghe distanze. Il giocatore accetta, allettato dalla maggior durata della carriera dei giocatori di football americano. Nel giro di un paio di mesi, Wembley Toni diventa un kicker dei Dallas Cowboys, passando dal calcio al football americano.

Fritsch - Puntero

Pete Gogolak tenta un kick “soccer-style”

 

Adattamento e Super Bowl

L’adattamento non è semplice. Sebbene le doti tecniche siano esattamente quelle che i Cowboys stanno cercando, c’è un aspetto che negli Stati Uniti non viene preso in debita considerazione: in Europa il football americano non è uno sport molto conosciuto o praticato. E il kicker austriaco non rappresenta un’eccezione rispetto alla media popolare del Vecchio Continente: oltre a non conoscere l’inglese, a malapena ha visto una palla ovale in vita sua. Inizia un addestramento per imparare le regole, grazie all’allenatore Tom Landry ed al suo vice Ernie Stautner, abile con la lingua tedesca. Inizialmente, pur essendo apprezzato da tutti per il carattere molto affabile e amichevole, Fritsch è un po’ un corpo estraneo alla squadra a causa della barriera linguistica. Quando Stautner non è vicino, Toni utilizza le poche parole che conosce, compreso un “motherfucker” rivolto ad un arbitro con la convinzione fosse l’equivalente di “signore.

Talvolta ciò gioca a suo favore: avvezzo agli stadi di calcio europei, è un rookie atipico che non subisce la pressione del pubblico e proprio per motivi linguistici non raccoglie gli insulti degli avversari. È per questi motivi che al suo esordio contro i St. Louis Cardinals, entrato sul 13-13, elude il trash talking dell’avversario Larry Stallings e realizza il kick del decisivo 16-13. Coach Landry è entusiasta di lui, ne parla come un catalizzatore su cui incentrare il gioco della sua squadra. Pur non essendo il titolare entra ugualmente nella storia come membro del roster: i Cowboys infatti vincono il Super Bowl VI, Dallas è la prima franchigia della NFC a diventare campione dopo la fusione tra NFL ed AFL. E Fritsch è il primo atleta a vincere un titolo professionistico sia nel football americano che nel calcio.

Fritsch - Puntero

Bob Kap assieme a Wembley Toni

 

Rabona

Nel 1972 Fritsch è a tutti gli effetti il kicker titolare dei Cowboys, a caccia della conferma dopo il titolo conquistato l’anno precedente. Nonostante una sola sconfitta in più rispetto all’anno precedente, le 10 vittorie valgono solo il secondo posto nella NFC East. Ai Divisional Playoff, comunque, l’abbinamento con i San Francisco 49ers appare fortunato in quanto, seppur vincitori della NFC West, gli avversari hanno concluso la stagione con sole 8 vittorie. A livello individuale, l’ex calciatore stabilisce il record di franchigia con 21 field goals convertiti e 36 extra points su 36 (migliorato solo l’anno seguente con un 43 su 43).

Il match di Divisional Playoff è molto combattuto e, a pochi minuti dalla fine, i 49ers sono avanti 28-23. Serve un colpo da fuoriclasse e Fritsch ne pesca uno dalla faretra, facendo leva sul proprio passato da calciatore. Gli avversari sono in difesa, pronti ad un onside kick praticamente scontato, quando l’austriaco stupisce tutti: finge di colpire con il sinistro e calcia con il destro con una rabona, la palla non viene bloccata dal difensore dei Niners e i Cowboys avanzano. Yards fondamentali per Dallas, che grazie a quei metri e alle successive due azioni del quarterback Staubach porta a casa il touchdown del sorpasso. La strada dei Cowboys si interrompe con la rovinosa sconfitta nel turno successivo, al Conference Championship contro Washington. Ma Wembley Toni si prende un’altra pagina di storia.

La sintesi del match contro i 49ers e la mitica rabona

 

Carriera in NFL

Fritsch non conoscerà nuovamente la gloria del trionfo. Nel 1975 i Cowboys perdono il Super Bowl X per 21-17 contro i Pittsburgh Steelers a causa della rimonta patita nell’ultimo quarto. Ma Toni non c’è, fermo per un grave infortunio che gli fa saltare l’intera annata, un freno solo momentaneo ad una carriera che riprenderà con cifre di prim’ordine. Nella stagione successiva guida la lega con 22 field goals realizzati, cifra che ritocca anche il record di franchigia da lui stesso stabilito in precedenza. La percentuale, tuttavia, non è soddisfacente, un non eccellente 62,9% che porta i Cowboys a fare altre scelte, cedendo l’austriaco ai San Diego Chargers.

In California il suo rendimento è molto al di sotto delle attese, gioca appena cinque partite con le peggiori percentuali della carriera per field goals ed extra points, quindi viene svincolato per scarso rendimento. Dal 1977 riparte dagli Houston Oilers: il ritorno in Texas giova a Wembley Toni, che ottiene ottimi traguardi individuali, con le più alte percentuali di field goals dell’intera carriera, risultando il miglior kicker della NFL in questa graduatoria nel 1977, 1979 (con il picco massimo dell’84% di trasformazioni) e 1980. La sua carriera in NFL si chiude nel 1982, dopo una stagione disputata nei New Orleans Saints. Una parabola di buon livello, chiusa con un titolo e, soprattutto, smentendo chi riteneva una pagliacciata il reclutamento di ex calciatori. È proprio l’abitudine ad altri grandi palcoscenici ad aver dato a Fritsch il giusto sprint. In seguito, l’austriaco dirà a tal proposito:

Ci vuole concentrazione per calciare per bene una palla da football, specialmente sotto pressione. Ma più c’era pressione, più mi piaceva calciare.

Fritsch - Puntero

L’austriaco con la divisa degli Oilers

 

Ultimo ballo a Houston

Sebbene la carriera in NFL sia terminata, per Fritsch c’è un’ultima chance nel mondo del football americano. A Houston ha lasciato un segno ed è molto amato, motivo per cui una nuova squadra in città pensa a lui. Si tratta degli Houston Gamblers, franchigia della USFL (United States Football League), una lega nata nel 1983 con l’obiettivo di spezzare l’egemonia della NFL nel football. Assenti nella prima stagione della neonata lega, i Gamblers sono attivi dal 1984 e decidono di tentare il colpo gobbo provando a convincere l’austriaco: 35.000 dollari annui, oltre ad ulteriori 25 dollari giornalieri per i pasti, convincono Wembley Toni a tornare in campo alle porte dei 40 anni.

La firma sul contratto coi Gamblers

 

Ad ingolosirlo anche una serie di succulenti bonus, che portano Fritsch a giocare ad un livello superiore: incasserà ulteriori 5.000 dollari per il raggiungimento del 60% di field goals su un minimo di 18 tentativi (farà l’81% con 26 tentativi), 10.000 dollari per essere nominato nell’All-USFL First Team e 8.000 dollari in quanto leader per punti tra i kickers (con 130 punti sarà il miglior realizzatore non solo tra i kickers ma nell’intera lega a prescindere dai ruoli).

Stralcio del contratto contenente i bonus di Fritsch

 

Fallirà solo il raggiungimento del bonus come MVP della stagione e quello per il 100% degli extra points, nonostante un clamoroso 67 su 69. Il primo errore è causato solo da uno snap sbagliato da un compagno, in un’azione comunque conclusa con un touchdown generato da una sua giocata.

Primo extra point fallito con i Gamblers

 

La carriera di Fritsch si conclude definitivamente nel 1985, quando la USFL viene sciolta dopo appena tre stagioni. Un esperimento fallito a livello sportivo ma molto utile per le tasche dell’austriaco. La scelta di dedicarsi al football americano si è rivelata vincente, sia per l’auspicata longevità della carriera e dei relativi guadagni, sia per il reciproco lascito: se Wembley Toni ha cambiato il modo di intendere un ruolo fondamentale nel football, la palla ovale ha saputo consegnare il kicker alla leggenda.

Non solo come campione in due diverse discipline ma come figura di riferimento in Austria, nello sport e non solo: chiusa la carriera, ha lavorato come opinionista NFL per il primo Super Bowl trasmesso dalla tv tedesca e come dirigente del Rapid Vienna nella stagione 1992-93. Si è stabilito a Houston anche per offrire un supporto agli uomini di affari austriaci che intendessero investire i loro soldi negli USA. Fino al 2005. Il 13 settembre di quell’anno si è recato a Vienna per assistere al ritorno del Rapid in Champions League e, dopo aver acquistato i biglietti per il match del giorno seguente contro il Bayern Monaco, ha deciso di festeggiare nel suo ristorante preferito. Non ne sarebbe più uscito, stroncato da un arresto cardiaco dove tutto è iniziato. A Vienna, nel mondo del calcio, quasi la chiusura di un cerchio per un atleta unico.

Fritsch - Puntero

Amanti del football e tifosi del Rapid all’inaugurazione di una strada dedicata a Toni Fritsch

 


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catenaccio

Di Manuel Fanciulli

Laureato in giurisprudenza e padre di due bambini, scrivo di sport, di coppe e racconto storie hipster. Cerco le risposte alle grandi domande della vita nei viaggi e nei giovedì di Conference League.