Il calciomercato è il teatro dell’assurdo

Siti a tema cliccatissimi, esperti che ottengono interazioni, improvvisati insiders che provano a guadagnarsi i loro dieci minuti di gloria, tifosi che sognano o si deprimono, allenatori che si lamentano perché le trattative possono destabilizzare: oggi, 2 gennaio, in Italia si apre il calciomercato.

Episodi curiosi, voltafaccia, trasferimenti sfumati per dettagli o, in taluni casi, per secondi: da sempre il calciomercato offre storie da raccontare.

Ne abbiamo raccolte alcune tra le più curiose per mettervi in guardia: fino all’ultimo secondo può succedere qualcosa di clamoroso.

 

Le regole sono le regole

Ridursi all’ultimo secondo è diventata quasi una regola aurea del calciomercato. Negli ultimi giorni possono arrivare affari inattesi grazie ai giocatori rimasti ai margini dei vari progetti sportivi per tutta l’estate o ai loro ripieghi, nel caso in cui gli obiettivi principali siano andati in fumo.

Il trittico composto da Chelsea, Leicester e Sporting Lisbona, tuttavia, ha esasperato il concetto. È l’estate del 2017, del Leicester che un anno prima ha stupito il mondo conquistando la Premier League è rimasto solo il ricordo.

Il Chelsea di Conte sta cercando un centrocampista per rinforzare il proprio organico e negli ultimi giorni di mercato la scelta ricade su Danny Drinkwater, titolare in quel Leicester dei miracoli.

Il Leicester sembra d’accordo ma prende tempo per trovare il sostituto, individuandolo, all’ultimo giorno di mercato, nel portoghese Adrien Silva dello Sporting.

Inizia la corsa contro il tempo. Il Chelsea completa l’acquisto di Drinkwater per 37 milioni di sterline e circa la metà di quella cifra viene girata alla società lusitana per Adrien Silva. Sembra tutto fatto ma arriva l’inghippo.

Lo scambio di documenti viene completato in ritardo. Di 14 secondi. Pochi per il Leicester che si appella alla FA, la federazione inglese. Abbastanza per la federazione, che si mostra inflessibile: Adrien Silva non può giocare per il Leicester, le regole sono le regole.

Il portoghese rimane al palo, allenandosi con le Foxes, fino al mercato di gennaio, quando il trasferimento viene realmente ultimato.

Adrien Silva finalmente pronto a giocare nel Leicester. L’esperienza non è stata memorabile

 

I signori della truffa

La storia più nota quando si parla di truffe di calciomercato è quella di Carlos Henrique Raposo, noto come Kaiser, soprannome che il giocatore dichiara discendere da una presunta somiglianza con Beckenbauer.

In realtà gli fu affibbiato in quanto, a dire di un amico durante un film-documentario a lui ispirato, non essendo magrissimo il suo fisico ricordava la forma della bottiglia di birra Kaiser.

Già, un film-documentario. Perché Kaiser è stato un fenomeno culturale da studiare, per certi versi.

Calciatore lo è stato solo contrattualmente, grazie alla pubblicità di amici influenti tra giornalisti e compagni di squadra conquistati con party a luci rosse, ma non nei fatti: in ventidue anni di carriera, tra Brasile, Messico, Stati Uniti e Francia, Kaiser non ha mai giocato, eludendo i contratti firmati con finti infortuni.

Kaiser, infatti, non sapeva giocare a calcio, tanto da essersi detto spaventato quando ha rischiato di dover fare davvero qualcosa da calciatore.

La prima volta capita durante la presentazione al Gazelec Ajaccio. Lo stadio è pieno di spettatori e il campo è colmo di palloni, così, per non rischiare di dover palleggiare e far vedere di non essere capace, Kaiser inizia a lanciarli ai tifosi, raccogliendo applausi.

Nel 1988, invece, va vicinissimo all’esordio con il Vasco. L’allenatore, di fatto, lo obbliga ad andare a scaldarsi e prepararsi per scendere in campo. Il colpo di genio di Kaiser, però, è incredibile: durante il riscaldamento scavalca le recinzioni e scatena una rissa, colpendo un tifoso e facendosi espellere senza giocare.

Il presidente chiede spiegazioni negli spogliatoi e l’interpretazione di Kaiser si arricchisce con un altro capolavoro. Scoppia a piangere, dicendo che aveva sentito i tifosi insultare il presidente e per questo aveva dovuto reagire perché per lui era come il padre che non aveva più. Il presidente si impietosisce e addirittura gli offre un rinnovo.

Non è stato da meno il senegalese Ali Dia. Dopo anni di mediocre carriera, convince un amico a fingersi George Weah per sponsorizzarlo.

A cascarci, nel 1996, è Graeme Souness, tecnico del Southampton, convinto dal falso Weah del fatto che Dia fosse suo cugino, giocasse in nazionale senegalese ed avesse un passato promettente nel PSG.

Incredibilmente per un’epoca abbastanza moderna e nonostante avesse già superato i trent’anni, il Southampton lo ingaggia e lo schiera addirittura per 53 imbarazzanti minuti in Premier, prima di rescindere il contratto, e consegnarlo alla storia come il peggior calciatore mai arrivato nella massima serie britannica.

Di lui, la leggenda del club Matt Le Tissier, sostituito proprio da Dia nella sua unica apparizione, ha dichiarato che già in allenamento si capiva che non fosse adeguato e tutti furono colpiti quando lo videro tra i convocati, non sapendo neanche se parlasse in inglese perché nessuno gli aveva mai rivolto parola.

In campo, ha detto Le Tissier, si muoveva come Bambi sul ghiaccio.

Uno spaventato Ali Dia nella sua prima e ultima apparizione in Premier League

 

Mamma non ho preso l’aereo

Il rapporto tra calciomercato ed aeroporti ha creato situazioni curiose e imbarazzanti. Nel 2008 l’attaccante zimbabwese Benjani Mwaruwari ha messo a rischio l’occasione della vita, un trasferimento al City appena passato nelle mani di Mansur Bin Zayed.

Nell’ultimo giorno di mercato, infatti, l’attaccante del Portsmouth perde due aerei per Manchester. Il motivo è singolare: si è addormentato nell’aeroporto di Southampton.

“Operazioni spericolate e arroganti”. Un’accusa forte, quella della Fiorentina nei confronti della Juventus. Il pomo della discordia è Dimitar Berbatov, vicinissimo al trasferimento in viola nell’estate del 2012.

Prende un aereo da Manchester, fa scalo a Monaco di Baviera ma lì si ferma. I tifosi viola lo attendono all’aeroporto ma non arriverà perché, poco prima di decollare, la Juventus lo ha contattato. Marotta annuncia un accordo last minute per portare il bomber bulgaro in bianconero.

Tutto fatto? Macché. La Juventus gli mette a disposizione un volo privato ma Berbatov non sale neanche su quello. Prende un volo per Londra e firma per il Fulham, lasciando le due società italiane con nulla in mano.

Anche i tifosi della Roma hanno conosciuto la stessa sorte di quelli della Fiorentina nel 2018. Il ds giallorosso Monchi ha finalizzato l’acquisto di Malcom, esterno mancino brasiliano del Bordeaux.

Sui propri canali social, la Roma dichiara il raggiungimento dell’accordo, ratificato all’esito delle visite mediche. Che non ci saranno.

Partito il tam-tam mediatico e scoperto il suo volo con jet privato, i tifosi della Roma vanno a Ciampino ad accoglierlo. Ma una voce annuncia la cancellazione del volo, lasciando i tifosi sgomenti.

Il Barcellona si prende la rivincita dopo la clamorosa rimonta in Champions, offrendo sei milioni in più al Bordeaux e il doppio dell’ingaggio al calciatore, che accetta la corte dei blaugrana.

Alla fine Benjani Mwaruwari si è svegliato ed ha vestito la maglia dei Citizens

 

I dolori delle visite mediche

Famoso per essere il “tacco di Allah”, ha compromesso la sua grande chance all’Inter per colpa dei muscoli: è la storia di mercato di Rabah Madjer, attaccante algerino che ha deciso con un colpo di tacco la finale di Coppa dei Campioni del 1987 tra Porto e Bayern Monaco.

Nel 1988 il presidente Ernesto Pellegrini lo sceglie per rinforzare l’Inter: Madjer viene presentato alla stampa e posa con la maglia nerazzurra.

Tutto questo, però, prima di effettuare le visite mediche, che rivelano un problema serio. Madjer, infatti, ha un “bozzo” evidente sulla coscia sinistra che si scopre essere stato causato dalla rottura del bicipite femorale.

Il rischio per la salute è palese e l’Inter decide di non firmare il contratto. Con qualche rimpianto, dal momento che Madjer continuerà regolarmente la sua carriera per altri quattro anni, prima di ritirarsi.

Meno chiara la storia del terzino senegalese Aly Cissokho. Ad un passo dal Milan nell’estate del 2009, non supera le visite mediche per un presunto problema ai denti. Il calciatore smentisce, dichiarando che si tratta di una scusa: secondo lui in realtà i motivi del mancato accordo sono economici.

Chi alle visite mediche non è neanche arrivato è Sergej Milinkovic-Savic. Ancora una volta vittima è la Fiorentina quando, a fine luglio del 2015, il serbo del Genk arriva nel centro sportivo viola.

Sta per sottoporsi alle visite mediche quando scoppia a piangere e dichiara di non poterle fare per ragioni private. Pochi giorni dopo firmerà per la Lazio, rimanendoci per otto stagioni prima del trasferimento in Saudi League.

Una rivista dell’epoca dedica un articolo al nuovo acquisto interista Madjer. In realtà l’acquisto non sarà mai ultimato

 

Anche una sola lettera può pesare

1980, il calcio italiano riapre le frontiere e accoglie i calciatori stranieri. Osservatori e ds partono per cercare talenti ovunque, soprattutto in Sud America.

Non è da meno la Pistoiese, che riceve relazioni entusiastiche su un certo Luis Silvio Danuello. Il viceallenatore della Pistoiese va in Brasile e assiste ad una partita organizzata dalla sua squadra, il Ponte Preta. Il match è, in realtà, truccato per far fare bella figura al ragazzo, gli avversari del Comercial sono praticamente dei figuranti e Luis Silvio segna due gol, convincendo il viceallenatore toscano.

Atterra a Fiumicino con lo stesso volo di Falcao e ad un giornalista che gli domanda “Sei una punta?”, Luis Silvio risponde con un laconico “Sì, sì. Punta.” Ecco l’equivoco: Luis Silvio è un’ala, che in portoghese si dice “ponta”.

L’equivoco tattico dura poco, il giocatore finisce rapidamente in panchina per tornare, a fine anno, al Ponte Preta. Nonostante alcune leggende metropolitane sul fatto che fosse, addirittura, un attore porno, Luis Silvio ha avuto un’onesta carriera in patria per poi dedicarsi alla pasticceria di famiglia.

Anche in tempi più recenti una lettera è stata determinante. 1997, Zeman arriva a Roma e chiede un difensore del Tenerife. Lo ha incontrato, da avversario, con la Lazio e si ricorda che il cognome termina per “z”. Perinetti lo accontenta, acquistando Cesar Gomez e facendogli firmare un quadriennale. Si scoprirà che il difensore che Zeman voleva, però, era l’argentino Pablo Paz.

Gomez è un disastro, dopo due spezzoni gioca un derby a causa dell’assenza dei titolari: in campo combina solo disastri e non vedrà più il campo. Quel derby fu l’ultima partita in carriera. Gomez rimane sino a fine contratto senza mai giocare ma aprendo una concessionaria di auto in zona Eur.

Il leggendario Luis Silvio abbraccia lo sfortunato Eneas prima di una trasferta a Bologna

 

Qualche firma di troppo

Sul finire degli anni ottanta, Gerald Vanenburg è una delle ali più stimate del calcio europeo. Cresciuto nell’Ajax, è esploso nel PSV, con cui ha vinto la Coppa dei Campioni nel 1987.

Nel 1989, a soli 25 anni, ha già un palmarès ricchissimo: l’Europeo del 1988 con l’Olanda, una Coppa dei Campioni, nove Eredivisie, sette coppe d’Olanda e due premi come miglior calciatore del campionato.

Per questo il ds della Roma Mascetti lo mette nel mirino per portarlo nella Capitale. Ottiene la firma di Vanenburg sul contratto, con i titoli dei giornali che danno per fatto il clamoroso colpo. Viola lo paga otto miliardi. C’è un problema, però: i tifosi olandesi sono in rivolta perché pochi giorni prima è stato ceduto anche Koeman al Barcellona.

Il PSV contatta Mascetti per dirgli che l’affare è saltato ma la Roma ha dalla sua un contratto firmato. Vanenburg, però, firma anche un rinnovo faraonico: 900 milioni l’anno per otto anni ed un vitalizio di 50 milioni l’anno fino al compimento dei 60 anni.

La UEFA punisce il PSV con una multa irrisoria, quattro milioni di lire e la Roma rimane a secco. Vanenburg dichiarerà dopo il ritiro che il mancato approdo in Serie A rimarrà un grande rimpianto.

Sei anni dopo Luis Figo fa ancora peggio. Dopo aver firmato un contratto con la Juventus, fa valere una presunta rescissione unilaterale per firmare, da svincolato, con il Parma. La Lega dichiara non validi i contratti, stabilendo che per due anni nessuna squadra italiana può acquistare Figo. Che si accasa al Barcellona, diventando uno dei migliori esterni d’Europa. Arriverà in Italia solo dieci anni dopo, per chiudere una grande carriera nell’Inter.

Un noto quotidiano annuncia Vanenburg e Bebeto alla Roma. Non arriverà nessuno dei due

 

Cedere sé stessi per amore

Chiudiamo con la storia più antica ma anche più curiosa. Il racconto risale al 1949 e parla di un calciatore inglese di nome Ivor Broadis, attaccante. Dopo aver disputato qualche partita con la maglia del Manchester United, nel 1946, a ventiquattro anni non ancora compiuti, viene ingaggiato dal Carlisle United come player-manager, risultando il più giovane di sempre a ricoprire questo ruolo.

Le ambizioni del club in poco tempo si scontrano con un problema non di poco conto. La proprietà, infatti, è in affanno a livello economico e serve qualche cessione per risanare i conti. Arrivano alcune offerte sul tavolo della proprietà che decide di girarle a Broadis, permettendogli di scegliere quale membro della squadra sacrificare senza compromettere la competitività. Tra le altre c’è un’offerta molto alta, la più alta. Quella che permetterebbe al club di risolvere quasi tutti i problemi economici. La cifra, considerevole per l’epoca, arriva dal Sunderland ed ammonta a 18.000 sterline.

C’è una particolarità: l’oggetto del desiderio del Sunderland è proprio Ivor Broadis. Che, per il bene del suo Carlisle, non ci pensa troppo: accetta e avalla la propria cessione. Sarà l’unico caso nella storia del calcio di player-manager che decide di cedere se stesso. Negli anni seguenti, Broadis raggiungerà anche la convocazione in nazionale, con cui giocherà 14 partite con 8 gol.

Nel 1955, dopo aver vinto una FA Cup senza disputare la finale per un litigio con l’allenatore del suo club, il Newcastle, Broadis tornerà al Carlisle per fare di nuovo il player-manager fino al 1959, anno in cui si trasferirà in Scozia per chiudere la carriera prima di diventare giornalista sportivo.

Broadis in posa prima di un match

 


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catenaccio

Di Manuel Fanciulli

Laureato in giurisprudenza e padre di due bambini, scrivo di sport, di coppe e racconto storie hipster. Cerco le risposte alle grandi domande della vita nei viaggi e nei giovedì di Conference League.