Arbitri corrotti, partite combinate, giocatori dopati e chi più ne ha più ne metta. Piaccia o no, il calcio, esattamente come ogni altro sport, racchiude in sé una percentuale fisiologica di marciume. Lo dice la storia del Gioco, piena zeppa di scandali e casi che nel corso dei decenni hanno indignato gli appassionati ad ogni latitudine. Così è stato e così sempre sarà. Non servono riflessioni chissà quanto profonde per comprenderne il motivo: il mondo del pallone è popolato da esseri umani, alcuni onesti e altri meno, senza parlare di chi finisce per infrangere le regole, per vari motivi, anche se partito con le intenzioni nobili o comunque non truffaldine.
Eccezione sgradita
Quanto accaduto nelle scorse settimane riguardo alle scommesse effettuate da alcuni professionisti, però, ha messo in luce un aspetto raro per un circuito, quello del calcio, storicamente chiuso in se stesso. L’eccezione si chiama Fabrizio Corona, un uomo che non solo non fa parte del mondo del calcio, ma che addirittura, a più riprese, ha dichiarato di volerlo “distruggere”. Secondo lui, infatti, troppa è la corruzione, quasi la depravazione, di un fenomeno sociale dal seguito sterminato a livello globale. Da che pulpito viene la predica, verrebbe da dire. Tuttavia liquidare in maniera sbrigativa l’operato dell’ex re dei paparazzi sarebbe un errore. Il sistema calcio deve ad ogni costo tenere lontani i Corona del caso perché, come detto in precedenza, ha già abbastanza problemi endemici.
Il salvabile
La notizia del coinvolgimento di alcuni calciatori di Serie A in un’inchiesta riguardo ad un giro di scommesse illegali, è arrivata nel bel mezzo di una sonnacchiosa pausa per le nazionali. Corona, fresco fondatore di un giornale scandalistico, ha avuto il merito di rivelare per primo un paio di nomi. Ha fatto, né più né meno, ciò che ogni cronista fa quando ha in mano una notizia: la rende pubblica. Le anticipazioni di un’inchiesta giudiziaria di solito filtrano dai tribunali, in questo caso è altamente probabile che le fonti di Corona fossero invece personaggi in un modo o nell’altro vicini ai giocatori indagati. Ma il punto è un altro e cioè il teatrino messo in piedi dall’ex amico inseparabile di Lele Mora. Da qui in poi, l’operato di Corona e del suo giornale è stato semplicemente inaccettabile, tanto nella forma quanto nel contenuto.
Show dell’assurdo
Usciti i nomi di Fagioli e Tonali, infatti, Corona ha dato vita ad uno show dell’assurdo, annunciando di voler rivelare un nome al giorno sui propri canali social. Per fortuna ci hanno pensato le forze dell’ordine ad attenuare la sua sete di visibilità, convocandolo in questura per dirgli di non provarci nemmeno. I precedenti penali di Corona sono noti e alcuni, vale la pena ricordarlo, si intrecciano con il pallone: Trezeguet, Coco e Adriano sono soltanto alcuni dei calciatori fotografati dagli scagnozzi del paparazzo milanese, tutti casi finiti in tribunale. Nonostante l’avvertimento della polizia, Corona ha fatto il Corona e nei giorni successivi ha comunque citato una serie di nomi di giocatori che, secondo le sue fonti, avrebbero scommesso sul calcio. Il risultato? Un plico di denunce per diffamazione.
Nomi a caso
Casale, Barella, El Shaarawy e altri colleghi hanno dato mandato ai rispettivi legali di difendere la propria immagine da accuse che ad oggi sono basate sul nulla, tanto più che una delle gole profonde da cui si abbeverava Corona ha confessato pubblicamente di aver inventato di sana pianta l’elenco dei presunti scommettitori.
Ci mancava Corona
Detto che per fortuna al momento, a fine novembre, Corona sembra tornato ad occuparsi di argomenti più vicini ai suoi interessi, come i tradimenti nelle coppie vip, la sua irruzione nel mondo dello sport deve spingere a più di una riflessione. La prima è che la credibilità del sistema calcio italiano è già ai minimi storici, non solo per i risultati sul campo di club e Nazionale, quanto per una diffusa sfiducia negli organi di governo, incapaci di tradurre in azioni concrete le aspettative di milioni di tifosi. Inutile infierire sui mali del pallone nostrano, basta citare, in ordine sparso, la situazione economica deficitaria della maggior parte dei club, l’incapacità cronica di costruire stadi all’altezza e il senso di impunità di cui godono i vertici politici del pallone, spesso semplicemente inadeguati al ruolo che ricoprono.
La responsabilità dei media
Il punto fondamentale però è un altro e riguarda i media e l’opinione pubblica. Non appena Corona ha premuto il tasto rosso del nuovo calcioscommesse, infatti, in Italia la quasi totalità delle testate hanno preso per oro colato le parole di una persona che, visti i precedenti, tutto è fuorché attendibile. Quotidiani, siti internet e pagine social hanno ripreso compulsivamente le sparate del “giornalista” creando un insensato clima di caccia alle streghe. E chi ha beneficiato del caos mediatico? Ovviamente lui, Corona.
Per giorni attraverso i giornali, cartacei e non, milioni di tifosi, la maggior parte probabilmente controvoglia, hanno dovuto attendere le nuove rivelazioni del grande burattinaio che, come dimostra la sua biografia, è sempre e solo a caccia di due cose: grana e fama.
Rimangono macerie
Ora che la bolla creata ad arte da Corona si è sgonfiata e che la Procura di Torino è tornata a poter lavorare in un contesto più tranquillo, si può fare il bilancio dell’incursione di Corona nelle nostre vite di appassionati di sport. Cosa rimane delle settimane in cui ogni ora venivano gettati sospetti su tutto e tutti? In qualche modo le sparate nel mucchio hanno migliorato anche soltanto di una virgola il calcio italiano? Ora il pallone è più pulito, migliore di prima? Davvero qualcuno crede che senza Corona non saremmo venuti a conoscenza del fatto che Fagioli e Tonali hanno commesso degli illeciti? Le risposte sono scontate e da quelle bisogna partire per lanciare un appello tanto semplice quanto fermo: tenete Corona lontano dal mondo dello sport, grazie. Di problemi ne abbiamo già a sufficienza. E di nuovi avvoltoi senza scrupoli facciamo volentieri a meno.
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