La Juventus ospitava l’Inter con la possibilità, vincendo, di portarsi al primo posto in classifica. I nerazzurri potevano invece allungare sui bianconeri staccandoli di cinque punti, mantenendo invariato il distacco dalle inseguitrici della seconda fila, ovvero Milan e Napoli. Alla fine però ha prevalso la voglia di non perdere.
Due squadre che hanno dato vita a un primo tempo interessante, nel quale entrambe hanno trovato dei gol che rispecchiano alla perfezione le strategie dei loro allenatori. Alla ripresa delle operazioni invece un solo tiro verso la porta e la netta sensazione che nessuno abbia voluto sbilanciarsi. Allegri si è giocato la mossa a sorpresa di Hans Nicolussi Caviglia al posto di Locatelli come mediano. Ballottaggio davanti vinto dalla coppia Chiesa–Vlahovic. Inzaghi invece si è affidato ai suoi fedelissimi, con il solo Stefan de Vrij a sostituire l’infortunato Bastoni.
Le differenti scelte sulla prima pressione
Ci si aspettava un’Inter aggressiva, e invece è stata la Juventus a partire forte. Lo Stadium carico per il big match deve aver dato una spinta emotiva ai ragazzi di Allegri, che hanno iniziato subito non lasciandosi spaventare dalla costruzione degli ospiti e andandoli a prendere alti a uomo.
Come si nota dalle immagini, è McKennie l’incaricato ad aggiungersi a Vlahovic e Chiesa per andare a pressare i tre centrali interisti. Quando la palla passa dalle parti di Sommer tutti si accoppiano al proprio uomo, permettendo alla squadra di stare alta e mettere difficoltà al giropalla nerazzurro.
Quando invece sono i difensori a gestire il pallone l’atteggiamento è più prudente. I padroni di casa decidono di frapporsi con il loro 5-3-2 con blocco medio-basso, che gli è valso la palma di miglior difesa della Serie A per xG concessi, per giunta proprio di poco davanti all’Inter.
I nerazzurri stessi hanno optato per la prudenza, lasciando volentieri girare palla ai tre centrali bianconeri.
Il piano d’attacco della Juventus
Per ovviare a queste mancanze tecniche del reparto difensivo, la Juventus ha evitato di costruire palla a terra. In questo senso, è stata importante la partita di Vlahovic, e non solo per il gol. Infatti, il serbo è stato prezioso sia riuscendo a lavorare da sponda, dimostrando miglioramenti nel gioco spalle alle porta, sia nella cattiveria con cui ha portato il pressing.
Qui possiamo vedere il 9 bianconero impegnato a mettere giù un lancio di Bremer, staccandosi bene dalla marcatura e aprendo il gioco a destra.
L’azione ha poi sfogo sulla sinistra, con Kostic che accompagna e ben quattro giocatori in area che aspettano il cross. A questi si aggiungono Nicolussi Caviglia al limite, e Rabiot che taglia alle spalle di Dumfries andando a impegnare Darmian.
Per ovviare alla pressione interista, Allegri ha pensato bene di optare anche per una costruzione 4+1, di modo da scoraggiare le mezzali nerazzurre dall’alzarsi in pressing e sperando di far uscire i due esterni sui terzini. In particolare a sinistra con Kostic, che poteva innescare i movimenti ad aprirsi sia di Rabiot che di Chiesa.
Lo si evince bene da questa immagine dove si vede la Juventus occupare i cinque corridoi offensivi. Il serbo si abbassa a formare la linea a 4, con Gatti che va ad allargarsi come terzino destro e Nicolussi Caviglia in mezzo al campo. Davanti invece Chiesa si allarga, con Rabiot e McKennie che salgono nei mezzi spazi avvicinandosi a Vlahovic, mentre Cambiaso occupa l’ampiezza sul lato destro.
Le idee dell’Inter
Discorso molto diverso per l’Inter, che la palla cerca di alzarla il meno possibile. I ragazzi di Inzaghi hanno provato infatti a sfruttare a loro vantaggio l’aggressività dei bianconeri. Una volta attirata la pressione, le opzioni erano principalmente due. La prima è ormai una costante della capolista, ovvero la palla diretta sulle punte che possono giocarsi il duello diretto col loro marcatore. In particolar modo, è stato Thuram il più cercato. Il francese si è reso protagonista di diversi movimenti ad aprirsi per riuscire a sfruttare le sue qualità spalle alla porta e in campo aperto.
Approfittando della scalata in avanti di Gatti che va su Mkhitaryan per far alzare McKennie su Acerbi, Marcus Thuram si apre a sinistra alle sue spalle con Bremer a inseguirlo.
L’altra via pensata dal tecnico piacentino verteva invece sulla volontà di attaccare lo spazio alle spalle delle due mezzali juventine. Ecco il perché di questo continuo giropalla orizzontale tra i tre centrali. Quando la sfera passava dalle parti di Darmian o di Acerbi, si attendeva proprio l’aggressione di Rabiot e McKennie. Hanno fatto però un ottimo lavoro sia Rugani che Gatti, che poche volte si sono fatti fregare dalla tattica interista.
Proprio in una di queste circostanze l’Inter è riuscita trovare Mkhitaryan alle spalle di McKennie, con Gatti fissato da Lautaro Martinez e impossibilitato a uscire. A questo punto l’armeno può puntare la porta e servire Barella, che spreca calciando malamente una buona occasione dal limite dell’area di rigore.
Dall’altro lato, quello destro, non solo è arrivato il gol, ma c’era già stata una concreta occasione potenziale a inizio gara che la Juventus deve aver sottovalutato, facendosi poi infilare con una giocata simile per l’1-1.
Sulla pressione alta della Juve si passa da Sommer, che gira immediatamente per Darmian, il quale è stato scientemente lasciato libero in un primo momento dai bianconeri.
Rabiot esce sul difensore azzurro, ma questo concede spazio da attaccare alle sue spalle a Barella.
Nicolussi Caviglia prova a rimediare stringendo sul centrocampista sardo, con Rugani che esce fuori tempo sperando di riuscire a intercettare il pallone diretto verso Thuram.
Un uno-due tra l’attaccante francese e lo stesso Barella permette all’ex Cagliari di lanciare Lautaro Martinez che attacca la linea assieme al compagno di reparto in parità numerica contro Bremer e Gatti. Solo un lancio impreciso di Barella salverà la Juventus da un grande pericolo.
Gol e contromosse
La partita la sbloccano i bianconeri, e lo fanno proprio nel momento in cui l’Inter aveva provato a essere più feroce in pressione. Infatti, su un’azione di pressing lanciata da Lautaro Martinez, i bianconeri sono costretti a tornare indietro da Szczesny con Cambiaso che viene addirittura triplicato. Il polacco opta per spazzare via senza troppi fronzoli, e questa sarà una costante della gara, ovvero il rilancio lungo del portiere per evitare di costruire palla a terra, andando subito a cercare i duelli aerei di Rabiot e Vlahovic. Da un rinvio nasce il gol dell’1-0.
Un controllo infelice con il petto da parte di Dumfries diventa preda di Vlahovic, che sa subito dove trovare Chiesa per innescarlo nella transizione offensiva.
L’azzurro può sfruttare la sua velocità palla al piede, ringraziando anche un Darmian troppo passivo che prima gli concede tempo e spazio per accelerare, poi indietreggia fino a portarselo in area di rigore per servire comodamente Vlahovic per il vantaggio. Qui le sviste sono anche di Mkhitaryan, che manca nel fare una corsa di sacrificio a tappare quel buco fatto preda dal bomber serbo, oltre che di de Vrij. L’olandese infatti non guarda minimamente l’uomo limitandosi a coprire la sua zona senza accorciare sull’ex Fiorentina, che poi è bravo a prendere tutti sul tempo calciando di prima intenzione col destro.
A questo punto l’Inter va sotto ma non perde fiducia nel suo piano gara. La brutta notizia però è che Allegri ha annotato immediatamente il pericolo nato qualche minuto prima, e da un’altra palla recuperata nasce l’ennesima transizione juventina.
Questa volta Gatti esce fortissimo su Mkhitaryan che perde una brutta palla in orizzontale, e fa partire un’azione che sembra la fotocopia dell’1-0.
Come si può notare, la situazione è speculare a quella del gol del vantaggio. Vlahovic ancora una volta vince la battaglia in mezzo al campo e serve di nuovo Chiesa, abile a smarcarsi preventivamente per farsi trovare dai compagni in transizione. Questa volta però Darmian è molto più aggressivo e non gli lascia il tempo di partire.
Tutto comincia da qui. Infatti l’Inter, una volta recuperata la sfera, ci riprova passando sempre dal lato destro per provare a generare delle scalate tardive da parte dei bianconeri come in occasione della chance potenziale di inizio gara. E ha ragione Inzaghi.
Si pone fine a una serie di rimpalli tornando da Sommer, che non ha nessuna voglia di perdere tempo e apre per Dumfries, con Kostic che non ha la brillante idea di andarlo ad attaccare.
Forse non aveva notato che la squadra era particolarmente sbilanciata, anche perché Rabiot era andato forte su Darmian, e quindi per l’esterno olandese è un gioco da ragazzi oltrepassare il serbo per servire Barella.
Rugani, come nell’occasione vista in precedenza, tenta un’altra uscita disperata per cercare di intercettare il pallone, che invece sfila e va a trovare ancora Thuram, ma questa volta fronte porta e non spalle, di modo da poter partire palla al piede con Bremer che lo segue.
Il resto lo fanno la conoscenza del calcio e l’intesa con il compagno di Thuram, e il grande killer instinct di Lautaro Martinez, che si libera con un contromovimento di Gatti anticipandolo per riportare la partita in parità.
Un punto per tutti e per nessuno
Come ci dimostrano queste azioni, nel calcio non si sa mai come può andare a finire. Una volta ti salvi da una situazione di pericolo, la volta dopo correggi il tiro, poi si trova il gol, successivamente si rischia di raddoppiare in circostanze simili, e si finisce a prendere il pareggio sul ribaltamento di fronte. Un primo tempo così, giocato egregiamente a scacchi dai due allenatori, e con intensità e qualità da parte dei calciatori, ha illuso, o per meglio dire spaventato. Ha portato più la paura di perderla, di andare sotto senza riuscire a trovare poi il modo di recuperarla, dato che parliamo delle due migliori del campionato sia per xG concessi che per gol subiti. Si può spiegare così il doppio volto di un match che ha visto terminare la prima frazione con uno 0,49 di xG per la Juventus contro i 0,55 dell’Inter (dati Understat.com), mentre la seconda parte di gara ha visto solamente un tentativo ciabattato di Marcus Thuram come unica palla gol. Due volti di un match che sembrava troppo senza controllo inizialmente, dato che entrambe le squadre avevano dimostrato di sapere molto bene come far male all’avversario, e che ha finito con il fossilizzarsi su un pareggio senza infamia e senza lode. L’ennesima opportunità persa dal calcio italiano per mettersi in mostra. Il tutto in nome di una classifica che vede sì la distanza invariata tra bianconeri e nerazzurri, ma anche un Milan e un Napoli che hanno accorciato e tornano a farsi sotto. Un punto che fa contenti tutti, ma che paradossalmente non serviva a nessuno.
Ascolta Catenaccio, il podcast di Puntero. Puoi trovarlo su Spotify, oppure ti basta cliccare qui sotto.