Tutti i tifosi Ferrari, almeno quelli non di primissimo pelo, certamente ricorderanno con piacere i grandi successi iridati ottenuti all’ultima gara: il mondiale 1999 di Schumacher vinto sul Finlandese volante Mika Hakkinen, la vittoria del sesto titolo del Kaiser sempre sul tracciato di Suzuka ai danni di Kimi Raikkonen nel 2003 o, ancora, il trionfo nel 2007 dell’Iceman vestito di rosso contro i due galli nel pollaio McLaren, Alonso e Hamilton. Rimangono, però, sicuramente vivide anche le memorie delle sconfitte cocenti come quelle collezionate da Fernando Alonso nel 2010 ad Abu Dhabi e nel 2012 in Brasile sul circuito di Interlagos.
Le premesse della gara
Il fine settimana carioca è già carico emotivamente per l’ultimo “ballo” di Michael Schumacher nel circus della F1. Il tedesco l’anno successivo lascerà il posto in Mercedes a Lewis Hamilton pronto, quest’ultimo, a dire addio alla McLaren dopo un matrimonio durato ben 15 anni, praticamente dall’età del karting. Fernando Alonso su Ferrari e Sebastian Vettel su Red Bull, contendenti per il mondiale, non dispongono certo del mezzo migliore del lotto, ma, comunque, si trovano a giocarsi il titolo. Vettel ha 13 punti di vantaggio sullo spagnolo, un distacco maturato grazie alla costanza di risultati nel corso della stagione.
Avendo già vinto in cinque occasioni (contro le tre dello spagnolo), Vettel può aggiudicarsi il mondiale anche solo terminando a pari punti con il pilota Ferrari. La griglia di partenza del GP è simile a quella della prima gara in Australia, con le due McLaren in testa seguite dalle due Red Bull e Massa, compagno di squadra di Alonso, che in qualifica ha raccolto un’opaca settima piazza. Fernando si trova a dover scalare una montagna per poter mettere le mani sull’agognato terzo titolo mondiale: l’asturiano deve sperare che il talento di Heppenheim non tagli il traguardo tra i primi cinque, a patto di vincere la gara.
La corsa parte, Sebastian no
Allo spegnimento dei semafori Vettel viene sopravanzato da Massa, dal compagno di team Webber e dal rivale Alonso sprofondando in settima posizione, quella occupata dallo spagnolo inizialmente. Per il tedesco però il peggio deve ancora arrivare. Il gruppo approccia la curva Subida do Lago con Hamilton che guida indisturbato il gruppo, Massa che si difende dal contrattacco di Button e Alonso che segue Webber, quando, alle spalle della Force India di Hulkenberg, si verifica lo scenario peggiore che potesse immaginare il pilota della Red Bull numero uno. Raikkonen, all’altezza del cartellone dei 100 metri, blocca le ruote anteriori andando lungo nella via di fuga.
Per difendersi da quest’attacco fallimentare, Vettel sacrifica l’entrata in curva trovandosi lontano dal punto di corda e, nel tentativo di recuperare una traiettoria ottimale, chiude bruscamente la porta al nipote, ironia della sorte, di un tre volte campione del mondo, Bruno Senna. Senza spazio, il brasiliano impatta con l’anteriore sulla pancia sinistra della RB8 del tedesco, che si gira di 180 gradi. Ormai in direzione opposta rispetto al senso di marcia, il tedesco scivola sul tracciato umido e viene colpito nuovamente dalla Williams numero 18, questa volta alla posteriore destra. Danno collaterale di questa carambola è la Sauber del messicano Sergio Perez, che, insieme a Senna, termina la sua corsa con la sospensione anteriore destra divelta.
Vettel, a questo punto, è ultimo.
Fernando al limite
All’inizio del secondo giro Alonso sferra un doppio sorpasso al compagno di box Massa e all’altra Red Bull di Webber portandosi in terza posizione all’inseguimento delle McLaren. Fernando è virtualmente campione, ma la strada fino alla bandiera a scacchi è ancora molto lunga. La pioggia è sempre più fitta e, al quinto giro, lo spagnolo va lungo all’entrata della S do Senna, cedendo la terza posizione a Hulkenberg che ringrazia, mettendosi a caccia delle MP4-26 che, nel frattempo, decidono di accendere una battaglia fratricida nella quale ha la meglio Button. Con la pista ormai visibilmente bagnata, Hamilton e Alonso decidono di rientrare ai box per montare le gomme intermedie.
Dietro di loro si ferma anche Vettel che, nel mentre, è risalito fino alla zona punti: il tedesco sta ricostruendo la sua gara, ma i danni che si porta dietro dal contatto con Bruno Senna alla partenza stanno fortemente condizionando il bilanciamento della vettura. In caso di rottura dello scarico nella parte interessata, inoltre, c’è un’alta probabilità di innalzamento delle temperature in quella fascia di carrozzeria, con rischio di incendio. La sua squadra, perciò, non può far altro che correggere il carico aerodinamico, adeguando l’ala anteriore e cambiando la mappatura del motore per ridurre il più possibile il surriscaldamento dello scarico che si trova in una situazione precaria. Nonostante la vettura non ottimale, avendo però azzeccato le mescole da utilizzare in queste condizioni miste, il tedesco si ritrova in quinta posizione dopo solo 20 giri, proprio alle spalle dello spagnolo.
Ora è il lui, provvisoriamente, campione del mondo.
Distacchi azzerati
Nel frattempo la testa della corsa passa alla Force India di Hulkenberg. Alla 23esima tornata, la Safety Car fa il suo ingresso in pista a causa dei molti detriti lasciati dai numerosi scontri tra vetture, ma, soprattutto, per i frammenti dispersi dalla Mercedes di Rosberg dopo la foratura alla posteriore destra. La corsa riprende con i distacchi azzerati e con non pochi problemi per Vettel che perde sia il suo scudiero Webber – va lungo alla prima curva – sia la quinta piazza in favore della Sauber di Kobayashi.
Pochi giri dopo la Ferrari capitalizza il vantaggio delle due punte contro una della Red Bull: Massa ha un’ottima uscita dalla S do Senna che gli permette di avere alla Curva do Sol una velocità di percorrenza decisamente maggiore rispetto al tedesco. L’idolo di casa, in questo modo, ha la possibilità di sfruttare tutto il vantaggio generato dall’apertura del DRS e della scia combinata della RB8 e della Sauber C31 sulla Reta Oposta, sferrando l’attacco decisivo all’esterno della Subida do Lago frenando a 75 metri.
Il brasiliano, in questo modo, si prende la sesta posizione. Vettel ora è settimo.
Non solo Alonso e Vettel
La lotta per il campionato del mondo non è ancora finita, ma l’esito ultimo non dipende solo dal comportamento dei due contendenti, ma anche da ciò che accade intorno a loro. In condizioni meteo tanto variabili, l’errore è dietro l’angolo per chiunque.
Hulkenberg e Hamilton, intanto, si danno battaglia per leadership della gara. Al giro 48 il tedesco scivola in curva otto, lasciando la prima posizione all’inglese. Il passo della Force India è, tuttavia, così consistente da riuscire a recuperare il distacco dalla McLaren numero quattro e, pochi giri dopo, da provare l’attacco per riconquistare la testa del GP. La manovra, però, ha effetti catastrofici. Alla prima staccata Hulkenberg blocca le ruote posteriori generando la rotazione del retrotreno della sua VMJ05 e colpendo la gomma anteriore sinistra della vettura di Hamilton, causandone la rottura della sospensione. Questo non è sicuramente l’epilogo che si aspettava l’inglese per la sua avventura in McLaren. Button, intanto, passa e ringrazia.
Mentre la lotta per la leadership imperversa, Vettel perde le comunicazioni radio con il suo muretto, forse nel momento peggiore: la pioggia aumenta e il tedesco è costretto a fermarsi pochi giri dopo aver montato le gomme medie. Il pit stop inaspettato per calzare le intermedie, però, coglie impreparati i meccanici della Red Bull che, al rientro della vettura ai box, non sono pronti. Vettel rimane nella sua piazzola per un’infinità di tempo e perde diverse posizioni a vantaggio, in ordine, della Force India di Di Resta, della Sauber di Kobayashi, della Mercedes del suo idolo Michael Schumacher e della Toro Rosso di Vergne. Se la gara terminasse così, Alonso, in terza posizione, sarebbe campione del mondo. Nonostante lo scenario favorevole anche lo spagnolo, però, è costretto a fermarsi ai box.
Vettel, intanto, riesce a risalire velocemente tutte le posizioni perse in precedenza.
L’aiuto del Kaiser
La mossa decisiva in suo favore, però, arriva da parte di Michael Schumacher che, accorgendosi di essere seguito dal suo connazionale, decide di farsi agilmente sorpassare cedendogli così la sesta piazza e consegnandogli, virtualmente, il titolo campione. Alonso è secondo, ma questo piazzamento non è sufficiente. Al penultimo giro Paul Di Resta mette nel muro la sua Force India, decretando di fatto la fine della gara con l’uscita della Safety Car. Alla bandiera a scacchi solo nove macchine arrivano a pieni giri, Alonso resta secondo dietro a Jenson Button e Vettel conserva la sesta posizione regalatagli dal suo mentore Michael Schumacher. Sebastian è campione per la terza volta in carriera.
Lo spagnolo perde di nuovo il titolo, questa volta per tre miseri punti.
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